mercoledì 31 marzo 2021

I film del periodo (15-31 Marzo 2021)

Due settimane fa le candidature agli Oscar di quest'anno, Premi che seppur ridimensionati regaleranno come sempre sorprese, sorprese che personalmente già le nomination hanno riservato. Già perché sorprendentemente (giacché le altre volte uno o nessuno avevo già visto) due film che ho visto nella lunga lista di film ci sono (lista di 37 film esclusi i cortometraggi, ho provveduto in tal senso ad aggiornare il post della Promessa). E sono Pinocchio, che mi era piaciuto e l'avevo parzialmente promosso, ed anche se all'epoca non avevo dato peso ai costumi ed al trucco tutto sommato mi sembra giusta la candidatura (ma oltre tuttavia non credo andrà), e l'altro è Shaun, vita da pecora: Farmageddon - Il film, carino sì ma non da Oscar a parer mio, però fa piacere sapere che la stop motion venga ancora presa in considerazione, perché è una tecnica stupenda. Gli altri com'è ovvio quando mi sarà possibile vedrò, e in tal senso se uno dei 37 è già in questa lista periodica cinematografica, altri ce ne saranno nella prossima, e più precisamente i tre Amazon Original candidati. Infatti da inizio marzo fino a Pasqua sto usufruendo del mese gratis a disposizione in seguito ad un acquisto di compleanno, e quindi ne sto approfittando per recuperi e visioni speciali. Ed a proposito di visioni speciali, anch'io non ho resistito e nonostante una certa titubanza ho visto Zack Snyder's Justice League. Ma ho visto anche altri film.

Zack Snyder's Justice League (Fantastico/Azione/Avventura 2021) - Un film di cui si è parlato abbastanza, ma la mia versione devo dare lo stesso. Quello che posso dire è che rispetto alla versione "originale", che tra l'altro mi risultò un pochino indigesta (qui), è migliore, ma non per questo più bella. Che poi migliore non tanto tecnicamente (e quel formato 4:3 io non l'ho capito) quanto per l'attenzione al dettaglio, miglioramenti che effettivamente migliorano l'esperienza di visione, di una pellicola che tuttavia non risulta più impattante di quello che era, non bastano minuti in più, suddivisioni di capitoli e migliaia di rallenty ad aggiustare un prodotto di base già difettato e squilibrato di suo. Al massimo mezzo voto in più (aggiunto a 5) a questo sopravvalutato lavoro, un lavoro che meritava sì d'esser concluso ma pure d'esser dimenticato. La DC deve assolutamente cambiare passo, perché così (personalmente parlando) non va bene. Voto: 5,5

La casa del terrore (Horror/Thriller 2019) - La struttura della storia richiama (abbastanza palesemente) Il tunnel dell'orrore di Tobe Hooper, anche se in fondo è sempre la solita medesima storia già narrata in altri millemila horror. L'originalità bisogna cercarla da un'altra parte. Gli do la sufficienza, anche se minima, principalmente per due motivi. Il primo è che la carne da macello, che rimane comunque tale, ha un tasso di idiozia collettivo molto contenuto rispetto alla media, di conseguenza non ti metti nei panni degli assassini per ammazzarli nel modo più doloroso possibile. Il secondo motivo è la location, scenograficamente efficace (tipo Hell Fest, per intenderci) e con trappole ben congegnate. Positivo anche il fatto che non ci sono (almeno in questo specifico caso) inutili spiegoni sui villain, ammazzano, punto. Il fattore gore è discreto, la regia se la cava dignitosamente, così come il cast che fa il suo senza grosse incertezze. La coppia di registi Scott Beck/Bryan Woods (sceneggiatori del sorprendente A quiet place) omaggia con successo e umiltà certo horror retrò, senza pensare di realizzare qualcosa di innovativo. Il non voler strafare ma limitarsi a regalare uno spettacolo degno del puro intrattenimento si rivela carta vincente. Non resterà negli annali ma diverte, nonostante un finale non proprio memorabile e una tormentata love story che poco si amalgama con il racconto principale. Vedibile senza sforzi. Voto: 6

Le verità (Dramma 2019) - La famiglia continua ad essere il fulcro pulsante del cinema di Hirokazu Kore'eda, anche se in questo caso (nel caso di un film che sviscera temi quali appunto rapporto genitori-figli, allorché discorso metafilmico sull'arte, riflessioni sul potere della parola e sulla natura ingannevole della memoria) il regista emoziona e coinvolge infinitamente meno che in altre occasioni (non c'è confronto per esempio con il bellissimo Un affare di famiglia). Forse "paga" l'ambientazione europea o il fatto di aver battuto sentieri già noti. Anche le parti metacinematografiche non restano nella memoria. Si ha una sensazione di freddezza ed eccessivo controllo del tutto che non giova sul piano emozionale. La Catherine Deneuve e la Juliette Binoche sono brave (Manon Clavel "bella" sorpresa), il personaggio di Ethan Hawke non si capisce bene che funzione abbia. Buon film ma, visto il nome del regista, un po' deludente. Voto: 6

venerdì 26 marzo 2021

Le serie tv del mese (Marzo 2021)

E' tornato, con il secondo episodio speciale, Euphoria, stavolta incentrato su Jules, dal titolo F*ck Anyone Who's Not a Sea Blob. Il primo era incentrato su Rue e potete trovare il mio commento Qui, nel quale la ragazza esprimeva le sue emozioni in modo crudo al suo sponsor, questo secondo si concentra invece sulla prima seduta di analisi della transessuale Jules (Hunter Schafer), nella quale ella si apre con difficoltà e ci permette di esplorare in modo più profondo la sua personalità e i suoi dilemmi interiori. I due episodi sono inoltre collegati tra di loro, verso la fine vediamo infatti un evidente legame tra i due episodi. Ma mentre il primo speciale si mostrava studiato e calibrato su ogni singolo fotogramma, questo secondo titolo si rivela meno dinamico e magnetico, più legato a necessità riepilogative piuttosto che a un vero prodotto artistico autonomo. La seduta di analisi ci porta nelle problematiche di un adolescente in transizione, con le sue paure e le sue fragilità, attraverso un viaggio tormentato identitario e sessuale, travagliato da un rapporto con il materno devastato dall'alcolismo del genitore. Insomma, se il primo speciale di Euphoria ci mostrava la tragedia e la lotta perpetua di una persona con dipendenze, il secondo mira a mostrarci effetti e conseguenze nella vita dei suoi cari. La spessa rete di delusioni, affetto, paure e odio che Jules prova verso sua madre porta la ragazza alla ricerca di una figura simile su cui proiettare l'amore che per autodifesa non può rivolgerle. La qualità dei dialoghi è altissima e la regia pienamente adeguata, il tema trasversale della transessualità, poi, si dimostra molto ben costruito e preciso nel restituirne le complesse sfaccettature. Ciò nonostante, questo spaccato di storia non riesce a prendere e a trascinare così come ha dimostrato di essere in grado di fare il capitolo dedicato a Rue. In ogni caso questo nuovo speciale si dimostra all'altezza delle aspettative, confermando il buon livello della serie. Detto ciò, ecco, relativo a stagioni intere, e serie complete, cosa ho visto dall'ultima volta, tante belle cose, tre soprattutto.

Big Little Lies (2a stagione) - La seconda stagione di Big Little Lies lascia il sapore di un lussuoso prolungamento di un arco narrativo già abbondantemente esauritosi. Dopotutto la prima stagione era l'adattamento del romanzo omonimo di Liane Moriarty, questa seconda no. Tuttavia pur avendo più una rotta già tracciata da seguire, David Kelley e il suo team di autori ne trovano una nuova che non snatura i personaggi, ma parte da quanto accaduto per portarne avanti una evoluzione coerente. Un merito che va riconosciuto per quanto il viaggio (reso di suo però già arduo vista la difficoltà a questo giro di costruire la tensione, facilitata precedentemente dal senso di "tragedia annunciata" che pervadeva la prima stagione, ma qui mancante) non sia tuttavia privo di fastidiose turbolenze. Ancora una volta (ma più dell'altra volta), Big Little Lies si aggrappa al suo cast scintillante (ad una corona già ricca di gemme, la serie ha aggiunto in questa seconda stagione un gioiello ancora più splendente: Meryl Streep, alla iconica attrice viene affidato un personaggio difficile da gestire, ma che viene portato in scena con la convincente maestria di cui solo lei è capace) per nascondere dietro quell'arcobaleno di qualità i difetti di una scrittura che a volte inciampa rialzandosi in modo goffo. Tra bambini che sanno troppo e troppo in fretta e una scena conclusiva del season (finale che mette a rischio in maniera contraddittoria tutto quanto ognuna delle cinque amiche ha raggiunto in questa seconda stagione). Alla fine, Big Little Lies viene promossa ancora una volta. Ma la lode stavolta non la prende. La qualità sempre elevatissima della recitazione e di regia e fotografia offuscano sì le pecche di sceneggiatura, però non basta. Il risultato è tuttavia godibile. Voto: 7

Room 104 (4a stagione) - Si torna ad esplorare un'ultima volta la Room 104, con 12 nuovi episodi tutti da scoprire. In un viaggio finale che non si può certo definire sia stato indimenticabile, però neanche peggiore o migliore delle precedenti e della deludente terza stagione, ma semplicemente all'altezza delle (medie) aspettative. La quarta stagione sperimenta, l'esperimento non si può dire riuscito al meglio, ma comunque soddisfacente, non ci sono alti e non ci sono bassi, però ci sono episodi interessanti, piacevoli uniti ad alcuni semplicemente caotici. Come chi ha seguito lo show saprà (e per chi non l'ha fatto così è la cosa), nelle precedenti tre stagioni di Room 104, abbiamo assistito a una storia diversa e con differenti protagonisti in ogni episodio, tutte ambientate nella stanza che dà il titolo alla serie, andando ad assistere anche ad un cambiamento di genere dello show di puntata in puntata. La nota serie antologica infatti, ha esplorato vari generi: drama, comedy, horror e thriller tanto per citarne alcuni. In questa quarta (ed ultima) stagione c'è spazio anche per la dark comedy, la fantascienza e, anche per un episodio animato. Una ulteriore aggiunta di generi accompagnata da alcune canzoni originali interpretate dallo stesso Mark Duplass, presente per la prima volta in una moltitudine di ruoli, da sceneggiatore ad attore, regista e persino musicista dello show. Tra le storie che si avvicendano nella camera numero 104, quelle di un musicista che si esibisce in una performance di una sola notte facendo il tutto esaurito (è questo l'episodio con uno dei fratelli creatori dello show), una donna che combatte contro il suo oscuro passato a causa di una dipendenza (è Jillian Bell, una delle tante guest star, ad interpretarla), una terapista che cerca di aiutare il suo paziente (Dave Bautista come performance conferma di non essere solo un palestrato), un viaggio indietro nel tempo, uno schiuma party a metà degli anni '90, un episodio in stile cartone animato anni '80, e molto altro ancora, tra omaggi, un pizzico di magia e nostalgia. E insomma, al netto di alcuni inciampi, la vena surrealista e liberale della stagione che ha permesso al gruppo eclettico di registi e artisti di esprimersi audacemente, stimola e stuzzica, ed anche se convince a metà, riesce nell'intento di non compromettere (di nuovo) il lungo e tortuoso viaggio fatto. Nessun rimpianto, nessun rimorso. Da me sicuramente e spero anche dalla Room 104. Voto: 6

lunedì 22 marzo 2021

[Cinema] Richiesti da Voi

C'è voluto un po' di tempo, tempo per cercare e trovare, e tempo per vedere, ma alla fine sono riuscito a soddisfare le richieste di alcuni di voi alla visione e conseguente recensione di un titolo a scelta. Tra questi anche alcuni che avevo già visto, ma per rispetto e dovere (nonché piacere) ho rivisto. Tutto cominciò in occasione del quinto compleanno del blog a luglio scorso, e dopo averne il tutto inserito nella Promessa cinematografica di quest'anno, ecco venirne finalmente espletata. Una richiesta appunto contenente 9 pellicole come da Banner, e per rinfrescarvi la memoria eccovi richiedente e conseguente richiesta cinematografica. Max mi aveva chiesto Terrore dall'ignoto (From Beyond) di Stuart Gordon, Franco Battaglia invece I duellanti, opera prima di Ridley Scott, Obsidian M viceversa Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento, la Bolla mi richiedeva Creature dal cielo. Mariella ecco richiedermi, ed anche se l'avessi già visto non ho rinunciato, American Graffiti, stessa cosa per Vanessa VariniLost in Translation di Sofia Coppola, per Madame VerdurinSpeed Racer del 2008, nonché per Nella CrosigliaVia col vento. Infine l'unica richiesta di film recenti quella di In The Mood For Cinema per Relic. Tutte richieste appunto esaudite, e vorrei ringraziare ulteriormente per la vostra partecipazione. Detto ciò, e senza ulteriori indugi, vi lascio alla lettura delle mie personali recensioni.

Speed Racer (Fantastico/Azione 2008) - Cosa si fa per amicizia (seppur virtuale, tra blogger), per amore del Cinema e soprattutto di Christina Ricci? Si rivede un film che mai avresti voluto rivedere, perché la prima volta che lo vedesti ti sconvolse, e in negativo. Dieci anni (e poco più) dopo, rivedendolo ti rendi conto che forse l'effetto cartoonesco era voluto, dopotutto era la trasposizione cinematografica della serie animata giapponese Superauto Mach 5 (nota negli Stati Uniti proprio come Speed Racer) degli anni sessanta (ma tu all'epoca non lo sapevi), però non sarebbe stato meglio se ne avessero fatto di questo progetto (nato dalla mente dei fratelli, ora sorelle, Wachowski, quelli/e di Matrix ma che tu ricordi soprattutto per essere stati gli sceneggiatori di V per Vendetta) un film d'animazione? Anche perché in quel caso, e più probabilmente, non avresti storto gli occhi e il naso di fronte ad uno spettacolo (visivamente e narrativamente) sfarzoso e carnevalesco decisamente estremo e sconclusionato come quello che Speed Racer (purtroppo) ti regala. Spettacolo che in parte poteva anche essere giustificato, con la scusa del voler appunto ricalcare il cartone originale, ma c'è modo e modo di realizzare una pellicola. Va da sé che il target fosse originariamente per bambini (e vederlo in età adulta comporta certamente un certo rischio), però ciò non giustifica una grafica da attacco epilettico che dura per tutta la pellicola né una storia banale e assurda (la parte moralistica dove, tanto per citarne una, si parla spasmodicamente della morte, vera o presunta che sia, del fratello del protagonista ma nessuno batte ciglia per gli altri venti o trenta incidenti mortali del film), nonché noiosa (la durata, piuttosto importante, non gioca certo a suo favore). Meravigliosa come sempre Christina Ricci, ma a prescindere, e non aiuta il film. Un film stupido, visto a cervello spento che, mai più rivedrò. Voto: 4

Creature del cielo (Dramma/Biografico 1994) - Un film che non avrei mai affiancato ad un Peter Jackson, specie considerando anche i suoi primi lavori. Un'opera elegante e raffinata ma allo stesso tempo inquietante e permeata da un alone malinconico e mistico. Una storia di amicizia morbosa (e nel frattempo una storia che parla di alcuni temi specifici: adolescenza, turbolenta, omosessualità, sogni infantili, follia, direi che offre una lettura interessante della sinergia che esiste tra questi fattori), gli improvvisi spazi paradisiaci e quella fanciullezza spensierata e "innocente" tra farfalle e uccellini che si trasformerà in un bagno di sangue. Tutti i requisiti per una macabra favola horror, il film però è ispirato ad una storia vera (il film non a caso è sostanzialmente una cronaca, piuttosto diluita, di un fatto realmente accaduto). Agghiacciante la parte iniziale e quella dell'omicidio, tuttavia rimane un film che dopo due giorni si dimentica. In ogni caso molto brave le due giovani attrici (nonostante gli overacting), con Kate Winslet alla sua prima apparizione sul grande schermo, e buon film. Voto: 6,5

mercoledì 17 marzo 2021

I film del periodo (24 Febbraio - 14 Marzo 2021)

Il momento (spero) tanto atteso sta per arrivare, lunedì infatti (salvo imprevisti) ci sarà la Promessa cinematografica inerente alle vostre richieste filmiche, film vecchi e nuovi, di genere e non di genere, 9 film che se mi saranno piaciuti, bene, se no, sarà stata tutta colpa vostra (ovviamente scherzo). Non anticipo niente, però è stato un "obbiettivo" interessante da vedere, ma per saperne di più, c'è da attendere (appunto) qualche giorno. Non c'è da attendere un minuto invece per vederne/leggerne di quei film da me visti negli ultimi 20 giorni, più rispetto ai precedenti periodi (ciò dovuto allo Speciale Sanremo e al post del mio compleanno che si sono presi la settimana scorsa di pubblicazione), e infatti più film. E tra i 12 film, tante visioni interessanti. Tuttavia devo segnalare il fatto che la Japan Animation abbia trovato momentaneamente posto nell'Angolo Vintage, i classici comunque torneranno presto a fare capolino. Ecco in ogni caso cosa ho visto.

La vita invisibile di Eurídice Gusmão (Dramma 2019) - La storia di due sorelle che tentano di emanciparsi, ognuno a suo modo, in una società fortemente maschilista e patriarcale. Diretto da Karim Aïnouz e sceneggiato da Murilio Hauser, il film infatti, film premiato a Cannes, basato sull'omonimo romanzo del 2016 di Martha Batalha, ambientato nella Rio de Janeiro del 1950, racconta la storia di due sfortunate sorelle che per colpa di un padre padrone, prepotente e burbero, sono costrette a separarsi e a non rivedersi (presumibilmente, anche se non rinunceranno mai all'idea di ritrovarsi un giorno) mai più. La fotografia e le ambientazioni son bellissime e catturano fin dai primi minuti. Il film però mi è sembrato girare un po' a vuoto per una buona ora, poi, finalmente, ha una svolta che lo rende più interessante, procede poi per alti e bassi fino al finale, toccante ed intenso ma che, secondo me, solleva solo in parte le sorti del film. Un film che dura parecchio, forse troppo, i suoi 140 minuti si fanno sentire. Buona la recitazione delle due giovani che risultano davvero credibili e, anche se alle prime esperienze, sono ben dirette, la pellicola è certamente utile per diffondere socialmente e intellettualmente consapevolezza sulla castrazione pluri secolare che le donne hanno dovuto inutilmente subire da parte della violenza, arroganza e inutilità di molti uomini insicuri e pestilenziali, ma non si eleva (non resta impresso) come era lecito aspettarsi. Rappresentò il Brasile nella corsa agli Oscar, ma non finì nella cinquina finale, un motivo ci sarà. Comunque buon melodramma. Voto: 6+

Richard Jewell (Biografico/Dramma 2019) - E' curioso come il buon Clint Eastwood, dopo una carriera di attore quasi sempre in ruoli vincenti, abbia scelto, nella sua non lunga ma prolifica "seconda vita" di regista, di dedicarsi a protagonisti sostanzialmente perdenti o quantomeno ai margini, dalla ragazza pugile con un passato (e soprattutto un futuro) difficile, all'ultimo bianco rimasto a vivere in un quartiere di ispanici ed asiatici, fino al florovivaista fallito che si ricicla come corriere di droga ottuagenario (per citarne solo alcuni). Anche in questo valido film riesce con capacità e verosimiglianza a raccontarci le vicende di un pingue bonaccione che, amante della polizia ed ex vice-sceriffo declassato a guardia privata, sventa un attentato durante le olimpiadi di Atlanta '96 salvo poi essere accusato, in maniera quanto meno superficiale, di esserne l'artefice. L'ottimo protagonista (Paul Walter Hauser, già apprezzato in Tonya, dove paradossalmente era ugualmente "impacciato", è perfettamente calato nel ruolo, notevole anche la somiglianza fisica) vive così una sorta di vicenda kafkiana dove tutto sembra remare contro di lui, aumentandone l'angoscia per non riuscire a dimostrare la propria innocenza. Solo l'aiuto di un avvocato determinato (un Sam Rockwell pazzesco che non sbaglia un colpo) e la pochezza delle prove raccolte riporteranno indietro le lancette dell'orologio a quando era stato acclamato come un eroe per aver salvato numerose vite umane. Ispirato ad una vicenda vera, il film si svolge su due piani narrativi ben distinti, quello delle rocambolesche traversie del buon Richard (e della brava Kathy Bates nella parte della madre) e quello dei tentativi di scoop della giornalista in cerca di carriera (Olivia Wilde), una delle cause del precipitare degli eventi, in grado di sconvolgere l'esistenza anche del più mite cittadino. Un buon film d'impatto visivo ed emozionale, recitato ottimamente da tutto il cast e supportato da una regia nitida, sicura e consolidata che nella mani del regista texano diventa un'esperienza indimenticabile. Tuttavia anche se ottimamente girato ed interpretato dai protagonisti, manca forse un po' di quel misto di cattiveria e poesia di altri film di Clint Eastwood, tutto è fin troppo didascalico e prevedibile, ma al di là di ciò, e come se ce ne fosse il bisogno di dirlo, egli sforna il suo ennesimo grande film su una triste storia americana, sulla falsa riga del suo Sully, la cui morale comune è che gli eroi, oggi, non piacciono a nessuno, a differenza dei colpevoli ad ogni costo. Un po' prolisso ma vedibile senza affanni. Voto: 7

sabato 13 marzo 2021

1 in + nient'altro che un numero

Mai come in questo ultimissimo periodo ritenere un anno un inutile intermezzo temporale è più che naturale, dopotutto vorremmo tutti dimenticare l'ultimo anno appena passato, dimenticare la pandemia che esattamente un anno fa inglobava il mondo intero. Cosicché all'arrivo del mio compleanno e di quello di tutti (com'è ovvio, dopo un anno abbiamo festeggiato tutti la lieta ricorrenza), sembra normale e più che giustificato non contare più le candeline sulla torta. Esattamente come cantava Max nella canzone ed album omonimo (tra l'altro l'ultimo registrato in studio dagli 883) questa volta 1 in più sulla carta d'identità è appunto solo un numero. Sarà il mio, forse il vostro, perché anche se il giorno del nostro compleanno è il giorno più bello dell'anno, in quest'ultimo anno ridimensionato è, e sarà sicuramente stato (ed ancora presumibilmente sarà), da soli a casa, senza parenti ed amici, senza poter far festa. Va da sé che personalmente è sempre stato così, esattamente in modo "anonimo" (in quest'ultimo anno poi niente c'è da ricordare, di bello soprattutto), ma anche questa volta come la precedente con la testa e il cuore da un'altra parte, in ansia per quello che ancora continua ad accadere intorno a noi. L'unica differenza, in questo caso parlo me (non so voi), è che quest'anno avrò la torta tanto desiderata che lo scorso anno mi era stata preclusa per colpa del lockdown nazionale e conseguente chiusura delle attività tutte, in particolar modo quelle di pasticceria. Già, la famosissima torta Sacher, raramente assaggiata, finalmente mangerò, e tutta mia sarà ("il mio tessssoro"). Comunque, me ne sento 16 di anni, ma sono il doppio, anzi di più, sono 36. Anni che festeggerò come sempre in famiglia, in un giorno che comunque bello sarà (già è), ed anche se poi domani, un altro giorno sarà (come tutti gli altri), non importa, io questo giorno (ovvero quest'oggi) me lo godo tutto.

martedì 9 marzo 2021

Le mie canzoni preferite - Speciale Sanremo 2021

Dopo l'ultima puntata (che neanche ho ri-visto come le altre puntate il giorno dopo da RaiPlay) e la proclamazione dei vincitori del Festival...Bar (quello di Sanremo è definitivamente al capolinea, e non ha aiutato il pubblico non presente) c'era parecchia rabbia e delusione in me, tanto che stavo quasi per non fare più questo post (e non solo perché anche quest'anno nessuno dei miei preferiti ha vinto), ma poi mi sono deciso (ho riflettuto sul fatto che adeguarsi ai tempi e cambiamenti si deve sempre) ed eccolo qui, il post mio definitivo sull'ultimo Festival, giunto alla 71 esima edizione. Innanzitutto le note, stessa formula dello scorso anno, suddivisione di canzoni e categorie (stelle a tutte, una per le "peggiori", due per le passabili e tre per le migliori), video a schermo per le migliori, mentre per tutti gli altri il link del video ufficiale, e infine commento ad ogni step, per spiegare le mie scelte e quindi il perché. In tal senso ricordo che sono tutte opinioni personali, anche se oggettivamente bisognerebbe dire che la virata della Kermesse è sotto gli occhi di tutti, qualcosa è perso per sempre, inutile negarlo, i tempi di oggi stravolgono, e non è detto sia una cosa positiva. Tanto trash, troppo, neanche fossimo al Festivalbar, dove manco c'era tanto trambusto. A parte ciò, il televoto? Maledetti bimbominkia. Amadeus non sa presentare, è troppo forzato. I cantanti? Maledetti Talent. Achille Lauro non riesco a sopportare, vuole essere Renato Zero e/o David Bowie (per rispetto non cito altri), ma è solo un demente (sì l'ho detto). I Maneskin? Non è contro il rock (che anzi apprezzo) ma proprio non c'azzecca, e comunque mai stati simpatici. Le uniche note davvero liete di questa edizione (perché di cose liete ci sono comunque state, gli ospiti in primis) Fiorello (ma non sempre efficace è stato), Elodie e Matilda (strepitosa soprattutto la prima), "Dio" Zlatan ed alcune belle canzoni. Un Sanremo nuovamente lunghissimo, la serata del giovedì è sempre più inutile, dove oltretutto il livello e la qualità delle canzoni è stata inferiore rispetto a quello scorso, ma vediamola questa benedetta classifica.

GIOVANI

Dellai - "Io sono Luca" (Video)

Folcast - "Scopriti" (Video)

Avincola - "Goal!" (Video)

Elena Faggi - "Che ne so" (Video)

★★
WrongOnYou - "Lezioni di volo" (Video)

★★
Gaudiano - "Polvere da sparo" (Video)

★★
Greta Zuccoli - "Ogni cosa sa di te" (Video)

★★★
Davide Shorty - "Regina"

Sempre sconosciuti la maggior parte, ma è ovvio sono giovani emergenti, comunque degli otto bene la metà, male l'altra metà. Anche questa volta non vince il mio preferito, che quest'anno era Shorty, che si presentava con una canzone bella e fresca, dal groove decisamente interessante, ed era pronto a festeggiare, invece il titolo va a Gaudiano, che vince grazie ad una canzone alquanto banale secondo me (ma ci può stare dai). Dei primi quattro tre hanno comunque vinto un premio (due "secondari"), anche WrongOnYou, mentre Greta Zuccoli niente, un po' mi è dispiaciuto, perché meritava di più, ma son sicuro la sentiremo ancora, gli altri invece non credo, sicuramente non Dellai, Folcast ed Avincola, la Faggi potrebbe chissà, la sua canzoncina era pure abbastanza carina, vedremo.

giovedì 4 marzo 2021

[Cinema] ABCs of Death Trilogy

Siete affamati di B-movies, horror demenziali, malati o disturbanti? Il vostro pane quotidiano è il gore e l'emoglobina a fiumi? Ebbene, siete nel post(o) giusto, perché questa trilogia antologica horror racchiude tutte le caratteristiche sopra elencate. Una trilogia che, seppur avvicinabile come format a V/H/S, oltretutto vista esattamente l'anno scorso, ancor più pressante e particolare. Dopo gli antologici a tema halloween o semplici a tema horror visti negli scorsi anni, sto infatti scoprendo e riscoprendo film o saghe antologiche, e quest'anno eccomi affrontare The ABCs of Death, era il 2012 quando uscì il primo, e a cadenza biennale uscirono i due sequel. Tutti e tre composti da 26 cortometraggi la cui tematica è la morte. Particolarità di questi cortometraggi è la lettera iniziale della morte, unendoli infatti tutti, si crea un ordine alfabetico, da cui il titolo (ma questo vale solo per i primi due, il terzo ha solo una lettera, però ne approfondirò dopo). La cosa più sorprendente è che altrettanti (anche più di uno in alcuni corti) registi in ognuno dei tre film hanno dato il loro contributo, una ottantina di registi, pochissimi quelli conosciuti (alcuni proprio dall'altra trilogia antologica delle videocassette noti), mettono in scena modi differenti, perversi, brutali e violenti, di morire. Per dare sfogo alla fantasia horror di ognuno, concessa la massima libertà d'espressione, molto gettonato lo splatter, non manca il trash, presenti anche molti lavori ironici, c'è il grottesco e ci sono interessanti lavori a sfondo fantascientifico. Un caleidoscopio curioso a vedersi, senza nessi logici da cogliere, lasciando che a susseguirsi siano stili ed approcci spesso palesemente disomogenei, spaziando dagli effetti analogici alla CGI, dall'exploitation all'animazione fino al torture porn, alternando episodi genuinamente spaventosi o anche solo piacevoli ad altri semplicemente idioti o francamente inguardabili, rendendo ostico in partenza, se non impossibile, qualsiasi discorso d'insieme più o meno strutturato (data appunto la natura particolare dei lavori, e il fatto che vista la brevità di ogni episodio, impossibile provare emozioni o sorpresa, è tutto immediato quando non sbrigativo, le uniche sensazioni garantite il disgusto e l'ilarità, eppure un giudizio complessivo sarà emesso). In tal senso per ognuno dei film sarebbe stato necessario entrare nel dettaglio dei singoli segmenti, ma recensire ogni singolo corto è un po' inutile ed era un lavoro infinito da fare, non avevo lo spazio/tempo per farlo (capite bene che 78 complessivi non una passeggiata), mi limiterò perciò a segnalare (trovate comunque tutto su Wikipedia, se avete stomaco anche solo per leggere), il meglio, il peggio e un po' tutto il resto.