domenica 28 febbraio 2016

Gli altri film del mese (febbraio 2016)

Mune: il guardiano della luna è un meraviglioso, poetico e fiabesco film d'animazione francese del 2015. In un mondo fantastico, Mune, piccolo fauno lunare, ha il compito di far da guardiano alla luna, occupandosi dei turni di notte e veglia dei sognatori. Un suo catastrofico errore dà però a un demone la possibilità di rubare il sole, costringendolo con l'aiuto di Sohone, custode del sole, e della fragile Cire a partire per una missione speciale che farà di lui una leggenda. La storia di Mune si svolge in un tempo sospeso tra fiaba e mito, in cui luna e sole sono oggetti magici e misteriosi trascinati per il mondo dai rispettivi guardiani, incaricati di mantenere così la necessaria armonia terrestre. Nel curriculum della cosmogonia immaginata dagli autori, si ritrova gran parte del cinema d’animazione recente, questo bellissimo film infatti, riesce nell'impresa sorprendente di bilanciare le sue tante ispirazioni (Miyazaki e il suo castello errante sono certamente tra le ispirazioni, ma il disegno di Mune è una creazione originale, che non ha debiti palesi con nessuno), contrappuntandole con qualche idea originale.

sabato 27 febbraio 2016

Jurassic World (2015)

Jurassic World è un film del 2015 diretto da Colin Trevorrow, con Steven Spielberg come produttore esecutivo, quarto capitolo della serie cinematografica di Jurassic Park. Dopo tredici anni che il progetto era in cantiere (l'ultimo Jurassic Park nel 2001), e dopo una divergenza tra gli studios (Universal) e sceneggiatori il film è poi uscito nel 2015 con un record d'incasso pazzesco, attualmente occupa il quarto posto tra i maggiori incassi nella storia del cinema, dopo Avatar, Titanic e Star Wars: Il risveglio della Forza. A luglio dello scorso è stato già confermato un quinto capitolo, che uscirà il 22 giugno 2018. Intanto però questo quarto capitolo, andato in onda da Mediaset solo in settimana (lunedì scorso), è comunque un degno erede del magnifico e spaventoso mondo creato dal genio di Spielberg, regista dei primi due capitoli di questa avvincente saga. Ventidue anni dopo gli eventi raccontati in Jurassic Park, e dall'incidente occorso allora, l'isola di Nublar, al largo di Costarica, dispone di un parco a tema dinosauri del tutto funzionante. Il parco, rappresentativo del mondo giurassico, è ora una realtà che attira orde di visitatori, finalmente così come lo aveva in origine progettato John Hammond. Consapevole che il suo pubblico chiede sempre di più, il CEO Simon Masrani, il nuovo management, finanzia un progetto che prevede la generazione, attraverso incroci genetici, di una nuova specie di dinosauro, mai esistita prima. Il suo nome è Indominus rex, la sua caratteristica principale quella di unire la ferocia delle lucertole carnivore e un'intelligenza molto più sviluppata. Ma qualcosa sfugge al controllo dei gestori del parco e Indominus rex diventa una minaccia letale per i 20 mila visitatori e per i protagonisti di Jurassic World.

venerdì 26 febbraio 2016

Le altre serie tv (Gennaio-Febbraio 2016)

Agent Carter è una nuova ed esclusiva mini-serie targata Marvel che dedica il giusto spazio al personaggio di Peggy Carter, interpretato da una memorabile Hayley Atwell. Andata in onda in esclusiva assoluta da Sky Cinema dal 2 al 23 febbraio, in otto incredibili episodi. Peggy Carter non è certo un nome nuovo per gli amanti delle produzioni Marvel. Nata nel 1966 dalla mente di Stan Lee e dalla penna di Jack Kirby, l'avevamo già vista in azione nei due film dedicati a Captain America. Ora, dopo un cortometraggio del 2013, lo show tv su questo personaggio affascinante e ricco di sfaccettature. Ormai è una presenza fissa del Marvel Cinematic Universe, è finalmente ha avuto a disposizione uno spazio tutto suo. Questa mini-serie mostra la nostra beniamina nell'immediato dopo Guerra, a un anno di distanza dalla (presunta) morte del "primo vendicatore" Captain America, impegnata a portare avanti una missione segreta affidatale da Howard Stark (papà di Tony Stark/Iron Man) e al contempo a condurre una vita "normale" come qualsiasi donna dell'epoca, con un lavoro d'ufficio alla Strategic Scientific Reserve. Il che significa scontrarsi con i tanti pregiudizi riservati alle donne sul posto di lavoro... e non solo.

giovedì 25 febbraio 2016

L'invasione della pubblicità

Con il termine pubblicità si intende quella forma di comunicazione di massa usata dalle imprese per creare consenso intorno alla propria immagine ovvero per conseguire i propri obiettivi di marketing. La caratteristica principale della comunicazione pubblicitaria è di diffondere messaggi preconfezionati a pagamento attraverso i mass-media. L'obiettivo è che il consenso si trasformi in atteggiamenti o comportamenti positivi da parte del pubblico o consumatore che non consistono solo o semplicemente nell'acquisto del prodotto o servizio. La pubblicità informa, persuade, seduce il pubblico ed è ritenuta corretta se fidelizza l'utente finale in base a principi civili e umanizzanti. Si tante belle parole, tante cose giuste e buone per sintetizzare il suo concetto, però adesso basta, non se ne può più di tutte queste pubblicità in giro, nelle strade, nelle tecnologie, nei giornali, ovunque sei, ovunque stai. Certo è normale di questi tempi, ma mi da molto fastidio che usino qualunque mezzo per raggiungere i loro obiettivi, le odiose pubblicità prima nei video di youtube per non parlare di internet, letteralmente invaso, come nei cellulari, smartphone, tablet soprattutto nei giochi, in televisione, veramente seccante durante i film (per fortuna con mysky qualunque cosa registro posso togliere la pubblicità andando avanti), nei giornali di qualunque genere ma anche e soprattutto nelle strade, con cartelloni affissi ovunque, davanti pure a monumenti, chiese per coprire i lavori, indecenti. Pensare poi che uno dei posti più famosi e visitati al mondo come si evince dalla foto è Times Square di New York, praticamente una pubblicità a cielo aperto, certo bello lo è sicuramente ma è veramente incredibile a che punto siamo arrivati. Ci sono ovviamente diversi tipi di pubblicità e tra le classificazioni della pubblicità, forse la più semplice e basilare è la classificazione in relazione al fine ultimo profit/non profit, e cioè se la réclame è più o meno a scopo di lucro: quella commerciale (la forma di pubblicità più diffusa, più pressante e opprimente); quella sociale (la più utile e importante); quella pubblica (anch'essa in certi casi utile); quella politica (in verità propaganda); la 'Advocacy advertising', cioè quella volta a promuovere un consenso relativo a tematiche su cui esiste una divergenza di opinioni; e tante molte altre classificazioni, che non necessariamente si escludono a vicenda. Si può andare da classificazioni molto generiche, come ad esempio quella in relazione al tipo di medium (mezzo) che veicola la réclame fino a classificazioni piuttosto specifiche come ad esempio quelle in relazione al tipo di target (ossia il destinatario). Insomma tante e diverse, alcune fastidiose altre utilissime ma sempre opprimenti, il problema però è, a chi dare la 'colpa' di tutto ciò? chi ha inventato questo 'malefico' mezzo così da prenderlo a cinghiate?

mercoledì 24 febbraio 2016

Apes Revolution: Il pianeta delle scimmie (2014)

Apes Revolution: Il pianeta delle scimmie (Dawn of the Planet of the Apes) è un film del 2014 diretto da Matt Reeves. E' il sequel de L'alba del pianeta delle scimmie uscito nel 2011. E' però, questo secondo capitolo della nuova trilogia, il sesto film (più 2 serie tv) dal 1968. In principio era Charlton Heston, l'astronauta ammarato sul Pianeta delle Scimmie (senza dubbio un grandissimo e bellissimo, stupendo classico del cinema e della fantascienza), ora tutto gira intorno al cyber-protagonista: l'attore-scimmia digitale Andy Serkis. Il film si colloca temporalmente dieci anni dopo l’evasione delle scimmie dal laboratorio e l'inizio della diffusione del virus tra gli umani. Il virus che loro stessi hanno involontariamente creato, ha ridotto la popolazione umana al 5%, se non estinta, invisibile. I pochi sopravvissuti immuni al contagio si organizzano in una comunità insediata nelle rovine di San Francisco, capeggiata da Dreyfus (Gary Oldman). Le scimmie invece, rifugiatosi nella foresta, vivono tranquille nella cresciuta società costruita di villaggi di legno, credendo di essere ormai soli. Questa fantascientifica preistoria scimmiesca società dei primati è guidata da Cesare, che ha messo su famiglia e impostato le basi di una civiltà, in cui vengono trasmessi i principi base della convivenza pacifica (scimmia non uccide altra scimmia), dove graffiti in inglese, linguaggio dei segni e principi pacifisti la fanno da padrone, e in cui la diffusione della conoscenza ha un posto di rilievo. Ma il mondo è piccolo e gli umani si imbattono nella tribù di primati, che non sono proprio bendisposti con la nostra razza. E neanche noi nei loro confronti; loro più forti e tendenzialmente pacifici, noi più intelligenti ma tradizionalmente più guerrafondai. Gli umani infatti hanno un bisogno urgente di elettricità, e l'unica soluzione sembra essere proprio una diga situata nella foresta dove vivono le scimmie. Le due razze proveranno ad instaurare una collaborazione, tuttavia sia tra le scimmie che tra gli umani c’è chi pensa che una via pacifica sia impossibile e questo porterà ad una spaccatura tra chi vuole la guerra e chi invece pensa si possa vivere in pace.

martedì 23 febbraio 2016

Annie Parker (2013)

Annie Parker è un film (del 2013), basato su una incredibile storia vera, quella di due donne, che "non mollano", mai, Annie Parker (Samantha Morton) che, insieme a tutta la sua famiglia, per tutta la vita si trova a dover fronteggiare il cancro e Mary-Claire King (Helen Hunt), una ricercatrice. Insieme si troveranno a combattere una comune lotta contro il tumore del seno. Le storie di due donne nel Canada degli anni sessanta, che separate da migliaia di chilometri di distanza e cresciute in ambienti molto differenti, si intrecciano a poco a poco fino al momento del loro incontro, quando le esistenze di entrambe cambieranno per sempre. Annie Parker, donna dal forte temperamento e con tanta voglia di vivere, è perseguitata dal cancro sin da quando undicenne vede morire la madre per un tumore al seno. Ed è solo ventenne quando anche la sorella maggiore soccombe a causa dello stesso male. La loro perdita instilla in Annie la convinzione, quasi ossessione, che anche lei sarà colpita dal cancro. Ripetutamente rassicurata da ogni medico che la sua famiglia è semplicemente stata "sfortunata" e che non c'è nulla di cui deve preoccuparsi, Annie (a 29 anni) scopre la presenza di un nodulo al seno, di cui verrà presto confermata la natura maligna, si sottopone così a un intervento di mastectomia radicale modificata a cui segue un ciclo di chemioterapia. Da quel momento per la giovane donna inizia una doppia battaglia: quella contro il tumore, e quella contro l'establishment medico scientifico che nega la possibile esistenza di un fattore ereditario nell'avvicendarsi di certi tipi di cancro. Forte e tenace non si dà mai per vinta, non perde la speranza e arriva a sconfiggere questo terribile male. La sua storia, insieme a quella di moltissime altre donne, accompagna, nella trama del film così come nella realtà dei fatti, gli studi della dottoressa Mary-Claire King, brillante ricercatrice che già ventenne si fa conoscere in tutto il mondo per la rilevanza delle sue scoperte scientifiche, che in un'epoca in cui l'informatizzazione era agli albori e i fondi per la ricerca genetica erano assai limitati e che contro il parere negativo di tutti, ostinandosi a lavorare su un particolare progetto, la porterà alla sensazionale scoperta dell’esistenza del legame tra il gene BRCA1 e il cancro al seno, di immenso valore anche nello studio di molte altre malattie.

lunedì 22 febbraio 2016

Gravity (2013) & Fast & Furious 7 (2015)

Gravity (2013), andato in onda 2 settimane fa da Mediaset (e finalmente direi), è stato il primo film di fantascienza ad essere premiato con l'Oscar per la miglior regia (corredata da altri sei, alcuni veramente meritati). A 600 km dalla Terra, durante una missione spaziale, gli astronauti Ryan Stone (Sandra Bullock) un brillante ingegnere medico alla sua prima missione e il veterano Matt Kowalsky (un logorroico, al limite del sopportabile, George Clooney), al comando della sua ultima spedizione prima di ritirarsi in pensione, lavorano ad alcune riparazioni di una stazione orbitante, quando un'imprevedibile catena di eventi gli scaraventa contro una tempesta di detriti, il terzo membro e gli altri membri dell'equipaggio muoiono. Da soli nello spazio, Ryan e Matt perdono ogni contatto con la Terra e la paura si trasforma in panico quando con il poco ossigeno a loro disposizione tenteranno l'impossibile pur di ritornare a casa. L'esperto Kowalsky dovrà sacrificarsi per consentire alla donna un disperato tentativo di porsi in salvo, inizia qui una vera e propria 'odissea' per la donna che, tra mille insidie, tenterà un ritorno sul nostro pianeta. La prima impressione alla fine del film è stata: wow che spettacolo la terra da lassù, però che monotonia, meno male che non durava tanto. Eh sì perché sinceramente mi aspettavo molto, ma molto di più da un film vincitore di ben 7 Oscar, guardando bene però i premi tecnici sono alquanto giusti, poiché gli effetti speciali sono di livello e la fotografia è spettacolare con immagini veramente stupende, qualche dubbio sul sonoro e la regia, sì buona, ma statica. Una sola location, lo spazio immenso ma in verità chiuso, perché praticamente in un solo giorno e in uno spazio chiuso a zero gravità hanno costruito l'intero film. All'inizio praticamente non sappiamo niente del come, perché e quando si trovano lì nello spazio, e poi alla fine, perché e quando precipita sulla Terra e soprattutto come ha fatto? Volendo poi trovare uno schema filosofico alla pellicola, non sarei in grado, poiché in un'avventura non è importante la motivazione o il finale abbastanza prevedibile, ma il viaggio come l'attesa, e in questo film non è stato fatto secondo me un gran lavoro.

domenica 21 febbraio 2016

Canzoni di 'tendenza' (Gennaio-Febbraio 2016)

Questi ultimi due mesi sono stati molto proficui per quanto riguarda la musica, nuove e vecchie canzoni, un mix di suoni e colori diversi. Cominciando da David Bowie e alle sue tante meravigliose canzoni che nel mese di gennaio hanno invaso radio e mp3 (o altri lettori musicali-multimediali) per ricordare e riascoltare un mito eccezionale, un eccentrico artista di grande talento. Non è stato l'unico, altri cantanti sono venuti a mancare, sopratutto nel rock, e quindi anche le loro canzoni non potevano non essere riascoltate. Febbraio invece è il mese di Sanremo, ma le canzoni sono troppo fresche per essere già amate e conosciute, al contrario di quelle cantate, sul palco dell'Ariston, da Cristina D'Avena, indimenticabili. Come detto, tante belle canzoni ultimamente, in questo post le più suonate e ascoltate in radio, ma soprattutto da me.

Partiamo da due canzoni francesi che stanno riscuotendo un grande successo, erano da anni che i francesi non facevano delle canzoni così orecchiabili, la loro lingua non si sposa granché con la musica, l'ultima che ricordo avesse buon ritmo è stata Moi Lolita di Alizee.

sabato 20 febbraio 2016

Home: a casa (2015)

Home: A casa (Home) è uno spettacolare e coloratissimo film d'animazione della DreamWorks Animation del 2015. La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo per ragazzi grandissimo successo oltreoceano di Adam Rex "Quando gli alieni trovano casa". Dopo che la Terra è stata conquistata, presa in consegna, con estrema facilità, dai fiduciosi Boov, una razza aliena in cerca di un nuovo posto da chiamare casa, tutti gli esseri umani vengono rapidamente spostati, trasferiti, in modo da riorganizzare il pianeta a loro piacimento. Tra questi alieni, perennemente in fuga dai Gorg, capitanati dal cinico Smek, Oh, che spera che questo nuovo trasloco sia l'inizio di una nuova vita, fatta di socialità e di amicizia, ma il resto della sua specie non la pensa come lui. Per di più, Oh commette un errore che rischia di mandare a monte l'intera colonizzazione e deve scappare per non essere arrestato. Durante la fuga, in un supermercato, incontra per caso Tip (prima protagonista di colore della suddetta casa d'animazione), una ragazza adolescente che abitava con sua madre Lucy e il suo gatto Pig, l'unica scampata al concentramento coatto del genere umano in Australia. L'intraprendente Tip, piena di risorse, cocciuta e decisamente avversa a obbedire agli ordini, finirà per ritrovarsi complice, suo malgrado, di questo alieno, un tipo inetto e solitario che vorrebbe solo integrarsi, bandito dai suoi simili. Dopo un'iniziale diffidenza quindi, i due diventano compagni di viaggio, sulla rotta per il ritrovamento della mamma di Tip e forse, davvero, di una nuova vita. Insieme vivranno tantissime avventure e nascerà tra loro una tenera amicizia. Ma i due in fuga si renderanno presto conto che in gioco vi è qualcosa di più che una semplice questione di rapporti intergalattici, imbarcandosi in un viaggio on the road destinato a cambiare le loro vite, ritrovandosi così nell'avventura più incredibile della loro vita, e dimostrando ai rispettivi popoli che collaborare non solo è possibile ma che a farlo potrebbero nascere cose assolutamente meravigliose.

venerdì 19 febbraio 2016

Da Vinci's Demons (3a stagione)

E' giunta al termine, dopo tre spettacolari anni, e tre stagioni Da Vinci’s Demons, la serie britannico-statunitense di genere storico-fantastico ideata da David S. Goyer per la Starz, che ci ha fatto vivere un incredibile viaggio temporale e spaziale nella Firenze del XV secolo, esplorando (in modo quasi impeccabile) la vita della mente più geniale che sia mai esistita, Leonardo da Vinci. Una serie in costume che rimane, sino all'ultima inquadratura, fedelissima a questo stile: non una pecca nelle scenografie, non una pecca nei costumi, né nell'organizzazione delle scene, persino in quelle più toste, realizzate con il tocco magico del digitale. Insomma, sembra di essere proprio lì, con Leonardo, nella stregata Firenze guidata dalla famiglia dei Medici, in un oscuro e ingannevole Rinascimento. La notizia della sua cancellazione dopo 3 stagioni ed appena 28 episodi all'attivo, è arrivata non solo alla luce di ascolti poco esigui per permettere allo show di sopravvivere in tv, ma perché non è riuscita a divertire ed emozionare come in molti, compreso me, credevano, confermando i dubbi e le incertezze che aleggiavano da tempo, poiché nonostante le grandi premesse iniziali, la trama, la linea narrativa, si perde nell'ultima stagione, convergendo in un finale scontato e banale, di noia e prevedibilità. La serie, prodotta dagli americani, noi non saremmo in grado, segue la vita del giovane genio, esplorando eventi della sua gioventù, ovviamente quasi tutti inventati. Perché non sapremo mai quanto effettivamente sia stato poi realizzato, dei suoi prototipi di macchine da guerra, né tanto meno quanto davvero Leonardo sia potuto scendere in campo a combattere, e se le vicissitudini siano veritiere. E così la terza serie è diventata quasi un illusionistico trip di come le cose sarebbero potute andare, dove questi dieci episodi scrivono le pagine di un’anti-storia, in cui il fantastico si mescola con il reale, prendendo spesso il sopravvento. Tra esoterismo, magia, occulto e organizzazioni segrete, la trama risulta decisamente confusa, sciatta, senza il benché minimo criterio, costruita semplicemente sulle spalle di Tom Riley che, inerme di fronte a tutto ciò, riesce comunque a rendere credibile il personaggio da lui interpretato. Il resto è tutto dolore e noia, una noia latente. La serie però rimane una serie ambiziosa che ricostruisce nei minimi dettagli le atmosfere di un complesso periodo storico, fatto di miti e leggende, ma che perdendosi in colpi di scena telefonati, inesattezze storiche e sparuti colpi scena, non convince fino in fondo.

giovedì 18 febbraio 2016

Italo (2014)

Italo è un film italiano del 2014 ed è stato girato in Sicilia, tra Scicli, Modica e Ragusa, con un cast proveniente prevalentemente dalla regione. Basato e ispirato su una storia incredibilmente vera, di un cane meticcio, Italo, che nell'estate del 2009 apparve in circostanze mai chiarite a Scicli, conquista l'affetto dell'intera cittadina fino a diventarne simbolo, guadagnando una popolarità per le sue doti tale da meritarsi la cittadinanza onoraria. Il film racconta anche la tenera amicizia tra questo cane straordinario e un bambino solitario. Un'ordinanza comunale ha infatti bandito i cani randagi dal paese, ma un bellissimo golden retriever sfida l'ordinanza e comincia a frequentare le stradine locali, affezionandosi soprattutto ad un bambino di dieci anni, Meno, figlio del sindaco. A poco a poco Italo, come verrà soprannominato il cane, entrerà a far parte della vita della comunità, accompagnando i turisti in visita, assistendo in chiesa alla messa e giocando con i bambini del paese. La sua presenza addolcirà le vite di tutti e farà da cupido fra il padre di Meno, rimasto vedovo, e la maestrina locale, così come fra Meno e una sua compagna di giochi. Ci vuol intelligenza e sensibilità per capire il film Italo. Il cane è il motore immobile del film. Grazie alla sua "umanità" riesce a rompere equilibri, far saltare schemi, e a ricondurre i personaggi a un punto di sintesi avanzato, di pace e serenità. E' l'opera prima della regista siciliana Alessia Scarso, che a discapito del cognome, realizza con mezzi limitati e tanta buona volontà una vera e bella storia di questo simpatico cagnolone.

mercoledì 17 febbraio 2016

Prime visioni mediaset (Now you see me, Una donna per amica & 50 sfumature di grigio)

Volete passare un po di tempo, 106 minuti, di distrazione e di divertimento puro? Allora vedete Now you see me: I maghi del crimine, e se ve lo siete persi su canale5, solo 2 settimane fa, recuperatelo, e in fretta. Immergetevi senza pregiudizi e senza preconcetti, lasciatevi trasportare da questa bella storia raccontata con leggerezza, dinamicità, ritmo, fantasia, creatività, estro ed ottima invettiva. Quattro giovani e abili illusionisti ricevono un giorno una misteriosa chiamata e formano il gruppo dei Quattro Cavalieri, che tiene incredibili spettacoli a Las Vegas, finanziati da un ricco magnate. Durante una serata compiono il numero di magia più grande, dal palcoscenico rapinano una banca a Parigi e ricompensano il pubblico con una pioggia di banconote. Come hanno fatto? E, soprattutto, cos'altro hanno in serbo per i prossimi spettacoli? All'indagine dell'FBI, che naturalmente non sarà magra di colpi di scena, partecipa un’agente dell’Interpol e controvoglia, il detective Hobbs (Ruffalo). Fermati e poi rilasciati per mancanze di prove, i maghi proseguiranno nella loro 'misteriosa' missione. Ma il più grande smascheratore di maghi-truffatori (Freeman) non rimane a guardare. La regia affidata a Louis Leterrier è fin troppo attenta e curata, tutto è curato ai minimi dettagli, il ritmo c'è, è presente e si fa sentire. L'idea è originalissima, la sceneggiatura abilmente studiata. Dimostrando il suo grande talento, il regista oltre a raccontare una storia avvincente, riesce a rendere in maniera incredibile i trucchi di magia che avvengono sullo schermo e il grande gioco di prestigio che si nasconde nella trama. Come? Adottando esattamente la tecnica degli illusionisti, ovvero dirigendo altrove l’attenzione dello spettatore. Anche i nostri occhi verranno tratti in inganno, come è successo a me nella prima incredibile scena della carta. Ma il film funziona soprattutto per la grande capacità di amalgamare un cast eterogeneo e di talento, i Quattro Cavalieri protagonisti del film infatti sono tutti attori bravissimi e in ottima sintonia recitativa, ed il cast di star hollywoodiane che li circondano ne rendono la sceneggiatura ancora più convincente e coinvolgente, senza mai dimenticare la parola d'ordine per operazioni di questo tipo: intrattenimento. Un eccellente prodotto cinematografico che inesorabilmente ci cattura e ci catapulta per tutto il film in scene divertenti, dinamiche e pirotecniche come deve riuscire a fare un buon film che poggia le sue  basi narrative e percettive sulla magia e sull'illusionismo. Il film (del 2013) però non narra solo di magia e illusionismo, sarebbe troppo banale e scontato, c'è un potente meta messaggio che gli sceneggiatori e il regista subliminalmente e poderosamente ci lanciano con una ossessiva, calda e profonda voce fuori campo, che ad intervalli regolari, durante tutto il film, ci ripete più volte: "avvicinatevi, perché più credete di vedere, più sarà facile ingannarvi", e ancora, "guardate da vicino, perché più vicini sarete, in realtà, meno vedrete".

martedì 16 febbraio 2016

I delitti del BarLume 3

Si chiamano "Il telefono senza fili" e "Azione e reazione", i due nuovi episodi (al momento 6 in totale) de I Delitti del BarLume, la commedia a tinte gialle tratta dai bestseller di Marco Malvaldi, andata in onda a gennaio (io come sempre in ritardo) su Sky Cinema. Le due nuove storie realizzate proprio da Sky Cinema (dal 2013) in coproduzione con Palomar, sono ambientate ancora un volta sullo straordinario sfondo di Marciana Marina all'Isola D’Elba (trasformata in set televisivo per alcuni mesi e con la partecipazione della cittadinanza come comparse) e sono dirette da Roan Johnson (4-4-2 - Il gioco più bello del mondo, I primi della lista e Fino a qui tutto bene), con lo stesso cast delle precedenti stagioni, con Filippo Timi nel ruolo del protagonista. La serie ha avuto grande successo, dopo aver infatti raccolto con la seconda stagione su Sky Cinema oltre un milione di spettatori nella prima settimana di programmazione, superando gli ascolti di grandi blockbuster americani, Sky ha riportato in TV la saga giallo-comica conservando la formula narrativa che ne ha sancito il successo. Basata su un classico impianto "da giallo", I Delitti del BarLume accoglie una serie di spassosi accorgimenti narrativi che portano le storie a toccare i territori della grande commedia all'italiana e in particolare quella brillante tradizione regionale toscana che raccoglie l'eredità dei maestri del genere. Una formula maggiormente riuscita dall'aggiunta dell'elemento poliziesco, alleggerito dai toni irresistibili "da bar" di paese, che rendono il mix eccentrico e stravagante. Due nuove storie, ancora una volta ambientate nell'immaginaria cittadina di Pineta, sul litorale toscano tra Pisa e Livorno, qui, tra una bevuta e una partita a briscola, le giornate ruotano intorno al bar, centro nevralgico e strategico di qualsiasi comunità di provincia che si rispetti.

lunedì 15 febbraio 2016

Still Alice (2014)

Still Alice è un film del 2014 scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, con protagonista Julianne Moore, la quale grazie alla sua interpretazione si è aggiudicata il Premio Oscar per la Miglior attrice protagonista. La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Perdersi (Still Alice), scritto nel 2007 dalla neuroscienziata Lisa Genova e pubblicato in Italia da Edizioni PiemmeAlice Howland è una donna alla soglia dei cinquant'anni, moglie, madre e professoressa di linguistica alla Columbia University di New York, orgogliosa degli obiettivi raggiunti. Alice ha una bella vita, tanti ricordi, ha una solida famiglia composta dal marito chimico e tre figli: Anna, Tom e Lydia. Ad un certo punto, nella vita di Alice, qualcosa comincia a cambiare, dapprima qualche dimenticanza ed in seguito veri e propri momenti di "vuoto" durante i quali non riconosce il posto in cui si trova. Questi eventi convincono Alice a ricorrere ad accertamenti medici e le viene diagnosticata una forma presenile di Alzheimer di matrice genetica. Confermata la diagnosi dopo una serie di episodi allarmanti, le sue certezze crollano, diventando una donna fragile e indifesa, anche agli occhi della famiglia che l'ha sempre vista come un pilastro. Il film racconta come Alice affronti la malattia, questa forma rara e precoce che le sta portando via tutto, ed il progressivo ed inarrestabile decadimento cognitivo. La difficoltà nel linguaggio e la perdita della memoria non le impediranno comunque di lottare, trattenendo ancora un po' la donna meravigliosa che è e che ha costruito tutta la vita. Si sente spesso dire che il cinema è terapeutico, che cura il 'male di vivere', la malattia, la sua insensatezza. Ci sono film che effettivamente favoriscono l'anamnesi e l'autoanalisi, emergendo i fantasmi o i passeggeri oscuri che ci portiamo dentro. Non sconfiggono malattie e nemmeno combattono le patologie, eppure questi film curano, raccontando storie di cura anche quando non è proprio possibile curare, guarire. Still Alice, appartiene a questo genere, fornendoci una spiegazione e un'argomentazione emozionale del morbo di Alzheimer, la storia di una deriva, la vicenda di una donna intelligente e speciale che perde giorno dopo giorno le tracce di sé, del tempo, di quando c'era, era, esisteva e conosceva il suo nome, quello della sua primogenita, quello delle persone care e delle emozioni della vita di Alice Howland.

domenica 14 febbraio 2016

Sei mai stata sulla luna? (2015)

Sei mai stata sulla Luna? è un film, commedia-romantica del 2015 diretto da Paolo GenoveseLa protagonista è una donna in carriera (la bellissima e stupenda Liz Solari), che lavora (come direttrice) in una prestigiosa rivista internazionale di moda, di quella moda che "basta avere l'autorevolezza di definirla tale, e tale diventa", guida una spider di lusso, viaggia in jet privato e vive tra Milano e Parigi. Di padre pugliese e madre spagnola Guia è, nelle parole della sua assistente Carola, "una stronza cinica e snob", accompagnata da un fidanzato opportunista e preoccupato solo di individuare nuovi paradisi fiscali. Ha tutto, o almeno credeva di avere tutto, fino a quando si ritrova costretta a tornare al paesello in cui è nata, per assistere al funerale della zia, uno sperduto paese della Puglia presso cui trascorreva le estati da bambina, dove ha ereditato una grande masseria di famiglia, a cui vorrebbe trovare un acquirente. Determinata a vendere tutto in pochi giorni si troverà invischiata in una fitta trama di relazioni, affetti, equivoci. Nella masseria infatti vivono un cugino, Pino, un po scemo, (meglio: affetto da "un ritardo dello sviluppo cognitivo...non scemo") e un affascinante contadino che si è occupato per anni della campagna, il vedovo Renzo (Raoul Bova), che occupa gratuitamente la dependance insieme al figlio Tony. Riuscirà in una settimana nell'intento programmato? Forse no, perché il rapporto con il fattore le farà capire che l'unica cosa che le manca è l'amore, quello vero. E quando la felicità è ad un passo da lei, non saprà come raggiungerla. La fama di Genovese, aggiunge al film un grado elevato di aspettativa nei suoi riguardi dei suoi film. Questa l'importante premessa di questo film, ma sarà riuscito nell'impresa anche questa volta? Dopo la visione, la risposta è sì, perché il film non solo è all'altezza delle aspettative, ma evidenzia la bravura di Paolo Genovese che riesce a fronteggiare una sceneggiatura ben lontana (forse migliore) da quella dei suoi precedenti film.

sabato 13 febbraio 2016

Thriller week (The Calling, The Gambler & Under the skin)

The Calling è un thriller (del 2014) abbastanza cupo e crudo con risvolti mistico-religiosi ambientato in una piccola città del Canada. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Inger Ash Wolfe, pseudonimo del poeta e autore, Michael Redhill. Una serie di macabri omicidi scuotono la piccola e sonnolenta cittadina di Port Dundas, la caccia al serial killer con una 'vocazione' tanto elevata da consentirgli di commettere omicidi raccapriccianti, toccherà alla detective Hazel Micallef, interpretata dal premio Oscar Susan Sarandon. La detective non ha mai avuto molto di cui preoccuparsi nella sua piccola cittadina, ma sulla strada per la pensione, sarà inevitabilmente costretta a confrontarsi con un serial killer che ha terrificato tutto il paese, che vedrà, in questo viaggio raccapricciante nella zona d'ombra che accoglie fede e paura, l'intera sua vita andare fuori controllo. La donna, che con-vive con la madre, insieme ad un divorzio, un mal di schiena lancinante e gli antidolorifici per tenerlo a bada, insieme ad un 'goccetto' occasionale, si ritrova a doversi occupare dell'omicidio di una donna malata terminale, uccisa nella sua abitazione. Ma al contrario di tanti killer, la vocazione è diversa, non c’è violenza ma liberazione. Non sono le solite fanciulle, ragazze, belle donne, a pagare saranno i 12 prescelti per l’al di là. Il compito di indagare su questi delitti orribili non è facile, ma la detective riuscirà a scoprire la chiave celata in ogni omicidio e a smascherare un diabolico ed efferato piano sanguinario.

giovedì 11 febbraio 2016

I cartoni animati con cui sono cresciuto

Dopo i telefilm e i programmi tv con cui sono cresciuto è arrivato il momento dei cartoni animati. La lista è così lunga che ci vorrebbero giorni per farne un post, perché da piccolo (intorno agli anni 90) c'è stato un boom di cartoon e io ne guardavo parecchio di cartoni animati, da mattina a sera, come tutti credo, ne mandavano in onda tantissimi, di tutti i generi e tipi, quelli per ragazze e ragazzi, per entrambi e per quelli che non volevano crescere, tutti. Tanti però li vedevo ma non tutti completi, certi li vedevo ma non sapevo la puntata o stagione, solo di alcuni, pochi a dir la verità, ho visto tutti gli episodi.

Ma andiamo con ordine, innanzitutto ci sono cartoni che tutti almeno una volta tutti hanno visto, partendo da Tom & Jerry, una interminabile caccia al topo, non riusciva mai a prenderlo e quando succedeva immancabilmente sfuggiva, come a Willy il coyote e Titti & Silvestro. Difficilmente capitava di non vedere Braccio di ferro e i suoi miracolosi spinaci, Picchiarello e la sua esuberante risata, Tazmania e le sue vertiginose avventure, Snoopy e i suoi simpatici amici, Scooby-Doo e le sue 'finte' paurose avventure, Pollon e la sua miracolosa polvere bianca. Ma non solo, adoravo i Flintstones e le loro incredibili e divertenti vicissitudini all'età della pietra, le fantastiche e bellissime storie di Papà castoro e i suoi tre marmocchi (che ancora non capisco come si chiamassero veramente), come anche le storie dell'elefante Babar e il suo regno, Mignolo e prof alla conquista del mondo senza successo, senza dimenticare uno dei più belli in assoluto, Pingu, così semplice ma così educativo e divertente che è un peccato non mandino più in onda.

mercoledì 10 febbraio 2016

John Wick (2014)

John Wick è un esplosivo action (del 2014) con protagonista Keanu Reeves. È necessario però fare un piccola premessa, per gustarsi il film, bisogna vederlo con lo spirito giusto, perché è inutile soffermarsi ad un trama scontata o già vista, perché se è vero che è un film d'azione con una trama all'osso, che non lascia spazio a gran fantasia, a differenza del thriller, è altrettanto vero che si tratta di un prodotto di ottima fattura, curato nei dettagli in maniera quasi sorprendente. Certo, i film basati sulla vendetta sono innumerevoli, ma ogni tanto qualche novità o cambiamento è quello che ci vuole per far sì che il prodotto funzioni. Ed è quello che questo film riesce secondo me a fare. Un vecchio inesauribile e imbattibile killer professionista (John Wick per l'appunto), ha lasciato la malavita e si è ritirato ad una vita privata serena e felice, per amore di una donna. La donna amata però muore per malattia. Gli lascia come suo ultimo ricordo un cagnolino, perché su di lui riversi l'amore perduto. A una stazione di servizio ha un diverbio con un giovane spregiudicato e invadente, Iosef, che vorrebbe comperare la sua auto, una Mustang d'epoca. Quella notte, Iosef e due amici irrompono a casa di John per fregargli la macchina, malmenandolo e uccidendogli il cane. Quando si riprende dalla pestata, John seppellisce il cane e parte per una vendetta in cui ritroverà a malincuore il vecchio se stesso e i fantasmi del suo passato. Di solito sono l'uomo o la donna normali a reagire, con una violenza che non sanno di possedere, a gravi situazioni di sopruso, ma il caso di John Wick è diverso, perché il protagonista sa come uccidere e non lo turba farlo, visto che era un assassino di professione. Come nei noir più classici la storia è raccontata in un flashback, la parte più gradevole del film perché il ritmo è veloce, come in tutto il film. Ma dei noir classici il film ha solo l'atmosfera cupa e i personaggi (forse) segnati dal destino, per il resto predomina l'azione. La descrizione dello stimolo alla vendetta è ridotta al minimo sindacale, ma mantiene un forte valore simbolico come richiamo a principi in qualche modo morali, il cane è chiaramente (in qualche modo lo spiega lo stesso Wick) una metafora della ricerca di un'impossibile normalità, infranta dall'arroganza e dalla superbia di chi crede che tutto abbia un prezzo. Da quel momento inizia il meccanismo di vendetta, che scatterebbe anche a me se dei ladruncoli, impunemente, uccidessero il mio fedele amico a quattro zampe, se mai ce ne avessi uno.

martedì 9 febbraio 2016

Spongebob (2015) & L'ape Maia (2014)

SpongeBob: Fuori dall'acqua (The SpongeBob Movie Sponge Out of Water) è un film d'animazione statunitense del 2015, è il secondo film d'animazione basato sull'omonima serie televisiva, che con il più alto successo di ascolti nella storia del network (Nickelodeon) è ancora un fenomeno internazionale che continua da oltre un decennio. SpongeBob infatti, torna sul grande schermo dopo dieci anni dalla sua prima apparizione non molto fortunata, almeno in Italia e io addirittura non ricordo di averlo visto, ma poco importa. Il film è stato realizzato a tecnica mista: tradizionale, grafica computerizzata e con sequenze dal vivo. Nel film, SpongeBob, la spugna di mare più amata al mondo, sale in superficie per intraprendere l'avventura più "supereroica" di sempre. La storia è semplice ma efficace, la vita a Bikini Bottom non potrebbe essere migliore per l'eterno ottimista SpongeBob ed i suoi amici: la fedele stella marina Patrick, il sardonico Squiddi, la scoiattola scienziata Sandy ed il crostaceo capitalista, Mr. Krabs, ma quando la fantastica formula segreta dei Krabby Patty di SpongeBob (speciali e miracolosi hamburger) è scomparsa dalla cassaforte dov'era custodita gelosamente, gli eterni nemici, SpongeBob e Plankton, separati dallo spelling della parola “team” (anche se la gag funziona meglio in inglese) con una concezione del mondo radicalmente opposta, dovranno unire le proprie forze ed affrontare un viaggio attraverso lo spazio ed il tempo per poter sfruttare i loro superpoteri ed affrontare il diabolico pirata Barba Burger (Antonio Banderas, una sbiadita e grottesca copia dal grande Jack Sparrow), che ha i propri piani per le squisite prelibatezze, perché senza quella formula l’ordine sociale della comunità sottomarina di Bikini Bottom sarà totalmente sovvertito.

lunedì 8 febbraio 2016

Ida (2013)

Ida è un film del 2013 diretto da Paweł Pawlikowski. Di produzione principalmente polacca, il film nel 2015 ha vinto il Premio Oscar per il Miglior film straniero. La vicenda si svolge all'inizio degli anni '60, nella grigia e soffocante Polonia dove vige stabilmente il regime comunista, nel clima gelido ed uniforme del dopoguerra, che ha steso una coltre di apparente normalizzazione sociale, sotto la quale tuttavia cova ancora il retaggio, fatto di dolori, misteri non risolti, ricordi incancellabili, del recente Olocausto. Piccola premessa: non è un film per tutti perché non è divertente ma soprattutto è pesante, bisogna capirlo, quindi meglio sapere prima se vederlo o meno, non solo per la storia ma per l'ambientazione cupa e triste. Anna è una giovane novizia in attesa di diventare suora a tutti gli effetti. Vive serenamente in un convento isolato, ma poche settimane prima di prendere i voti, invitata insistentemente dalla Madre Superiora, si reca a Varsavia per incontrare la sua unica parente conosciuta, la zia Wanda, che, durante il passato, non si è mai messa in contatto con lei, e che non si è mai interessata a lei. Quando arriva nell'appartamento della zia, si trova di fronte una cinquantenne single, intellettuale elegante e disinvolta, ma visibilmente disillusa, al limite del cinismo. Wanda appartiene infatti all'elité del regime, essendo un magistrato, con un passato di combattente nella Resistenza antinazista e di militante del partito, soprannominata "Wanda la sanguinaria", dato che si può bene immaginare come viene esercitata la giustizia in un paese comunista, condanna sicura per i cosiddetti "nemici del popolo". È una donna, in apparenza energica e dura, ma segnata dalla disillusione e la solitudine interiore, che nasconde una grande sofferenza, compensando con un'attiva vita sessuale con vari partner e con il consumo di alcoolici. In breve racconta ad Anna una tremenda verità familiare, lei è ebrea e il suo vero nome è Ida.

domenica 7 febbraio 2016

Io, Arlecchino

No, questa non è la recensione dell'ultimo film di Giorgio Pasotti dall'omonimo titolo, che comunque non ho visto, ma parla di una cosa in comune, nel film infatti Pasotti interpreta un figlio di un attore di teatro che ritorna al paese natio con una gran voglia di riportare in palcoscenico il suo personaggio più riuscito, Arlecchino, l'unica mia maschera che portavo da piccolo a carnevale. A quei tempi (anni 90 o giù di li), anche se già esistevano costumi di supereroi ed altro, si usavano sopratutto costumi classici, più facilmente reperibili o da cucire, e di quello che ricordo del costume che indossavo (la foto più giù ne è una prova) uno è quello di Arlecchino, un personaggio bello, buffo, divertente e coloratissimo, ma soprattutto solare. Ricordo però di aver indossato una volta (ma i miei neanche si ricordano) un costume da pagliaccio, ma è un ricordo molto vago. Addirittura credo di essermi anche vestito, come mio fratello alcune volte, da punk, ossia da robe vecchie, jeans scritto e colorato, e maglione del nonno (quanto eravamo ingenui). Comunque passando ad Arlecchino, è una maschera-costume che mi piace tanto, a suo modo, a me adatta, perché dicono di me che rido sempre, ecco spiegato, il costume mi si è incastrato...no scherzo, rispecchia un po il mio carattere anche se non mi piacciono per niente le feste, si perché fino a poco tempo fa, saranno passati 20 anni dall'ultima volta, andavo ai veglioni di carnevale, o il giovedì dei 'pcciaridd' (giovani) o il martedì grasso, ma non mi sono mai divertito granché. Le uniche volte erano alle sfilate dei carri in cui potevo indossarlo, per poi ritrovarmi coriandoli da tutte le parti. Non sfilate qualsiasi ma quelle del carnevale più vecchio d'Italia, di Putignano.

sabato 6 febbraio 2016

The Last Panthers & Deutschland 83

The Last Panthers è un crime francese, una mini-serie di sei episodi prodotta da Canal+ e da Sky UK, scritta da Jack Thorne, già autore di Skins e di This is England e diretto da Johan Renck, che ha già diretto serie come Breaking BadThe Walking Dead e VikingsMa quello che poteva e doveva essere, alla fine non è stato. Non c'è azione, poco thriller e suspence, è solo un semplice noir drammatico, con un finale cupo, nero e triste. L'incipit è interessante, un furto di gioielli a Marsiglia (Francia), ma poi la storia cambia, muta in qualcosa di diverso, un drammone ricco di flashback, in giro per esplorare gli angoli più cupi d’Europa, in Inghilterra, Germania, Francia, Ungheria, Serbia e Montenegro, governati da una losca e misteriosa alleanza tra spietati gangster e banchieri senza scrupoli. con spostamenti 'troppo' rapidi e visioni di nudità maschili che si potevano evitare, non aggiungono niente di più alla storia. La serie definita un "European crime thriller" o anche la "Gomorra europea", visto lo stile, chiaramente ispirato alla fiction italiana è stata trasmessa oltre che Italia (da novembre a dicembre) anche nel Regno Unito, Irlanda, Germania e Austria. La serie inizia con tre uomini vestiti da imbianchini che fanno irruzione in una gioielleria. Non parlano, comunicano attraverso 'pizzini' di carta su cui hanno scritto in inglese. Rubano diamanti e un orologio e nella fuga, per sbaglio, uccidono una bambina. I primi dieci minuti passano così, quasi in silenzio, si sentono giusto i rumori, la voce della direttrice della gioielleria, i passi sul pavimento liscio e le urla della polizia. Uno rimane ferito e un quarto li aspetta lontano dalla scena del crimine. Il colpo del secolo, il colpo perfetto, peccato che nessuno, poi, voglia comprare i diamanti. Sono sporchi, non buoni, e "scottano". La polizia francese indaga, ma chi riesce, nel giro di poche ore, a scoprire qualcosa è l’assicurazione: una donna e un uomo inglesi, che arrivano la mattina a Marsiglia.

venerdì 5 febbraio 2016

La Spia: A most wanted man (2014)

La spia: A Most Wanted Man (A Most Wanted Man) è un film del 2014 basato sul romanzo 'Yssa il buono' di John le Carré. Una spy story anomala, che all'azione preferisce l'introspezione, al dinamismo il gioco intellettuale, un thriller vecchio stile. All'azione vera e propria si preferisce infatti tutta la ricostruzione delle indagini con un'ampia panoramica su come funzionano i servizi segreti e quali metodi usano per arrivare ai loro scopi. Spesso questi metodi non spiccano per la loro legalità ma ormai dopo l'11 settembre questo sembra ormai dato per assodato. E' stato l'ultimo film del compianto Philip Seymour Hoffman. Tre degli attentatori dell'undici settembre erano di base ad Amburgo, da quel giorno la città portuale tedesca divenne un sito ad alto rischio, sorvegliato dai servizi segreti tedeschi e americani, compresi nel tentativo di anticipare un'eventuale minaccia terroristica. È in questo contesto geopolitico che si muove questo thriller politico. Un povero diavolo di origine russo-cecena, Issa Karpov, approda nel porto deciso a recuperare il denaro che suo padre, uno spietato criminale di guerra, ha accumulato impunemente. Allertati i servizi segreti tedeschi e americani, spetta a Günther Bachmann (Hoffman) scoprire se Issa Karpov è un innocente coinvolto in una storia più grande di lui o un pericoloso terrorista pronto a fare esplodere Amburgo. Intanto però sta indagando su un rispettato accademico musulmano che sta appoggiando segretamente delle attività terroristiche tramite donazioni ad una compagnia di navigazione con sede a Cipro. Bachmann, grasso, depresso, solitario ma acuto e intelligente, cinico e deluso col vizio dell'alcol e della solitudine, non può sbagliare e deve riscattare un passato e un fallimento pesante. L'uomo infatti è solo, beve ed è concentrato solo sul suo lavoro e questo ovviamente non fa che tormentarlo. Con l'aiuto di una giovane avvocatessa (Rachel McAdams), di un'astuta agente della CIA (Robin Wright), ben determinata ad ottenere ciò che vuole, con cui sembra nascere un'intesa sentimentale e professionale e di un losco banchiere (Willem Defoe), Bachmann organizza un contorto piano per incastrare il suo obiettivo.

giovedì 4 febbraio 2016

Il ricco, il povero e il maggiordomo (2014)

Il ricco, il povero e il maggiordomo è l'ultimo film in ordine di tempo (2014) del famoso, irriverente e divertente trio comico Aldo, Giovanni & Giacomo. A quattro anni di distanza, il trio è tornato, e finalmente direi, ma ne è valsa la pena di aspettare. La loro nuova commedia funziona alla grande, divertente, ben strutturata e riuscitissima, sa divertire ma anche riflettere, il tutto senza le volgarità tipiche dei cinepanettoni o delle commedie americane. In mezzo a film inconsistenti, non divertenti, volgari ed estremamente superficiali, fatti solo di doppi sensi, cosce al vento e battute scurrili, questo film spicca, proponendo una bella storia, raccontata dai tre protagonisti e da un cast "di contorno" degno del massimo rispetto, ma anche per le risate di cuore che si fanno durante il film, per l'attualità del tema trattato e per la loro consueta vena surreale che in quest'occasione ce li mostra più che mai in forma. Una commedia che vuole regalare risate educando, ma alla fine segna forse uno dei lavori meno convincenti della loro carriera. La loro comicità, a differenza di quella di molti colleghi del settore, è legata alle azioni e non alle battute, ma sembrano sempre più ripetitive e noiose. A tratti il lungometraggio sembra scivolare nella banalità, con la sceneggiatura che non sa bene dove andare a parare chiudendo con un matrimonio che nulla ha a che vedere con il filone narrativo principale, e il rimarcare in continuazione il valore della vera amicizia risulta certe volte un po' forzato. Ma è questo che i tre hanno da offrire e a volte può bastare per avere successo.

mercoledì 3 febbraio 2016

St.Vincent (2014)

St. Vincent è una toccante, emozionante e divertente commedia sull'amicizia tra un adulto e un bambino del 2014. Il 63enne veterano di guerra Vincent, interpretato da un magistrale Bill Murray, sarcastico, rude, e pieno di risentimenti, siede sulle rovine della sua vita, ma tutto cambierà quando il suo vicino di casa, il dodicenne Oliver, lo presenterà come un eroe dei giorni nostri per un progetto scolastico. Nel 2015 il film ha ricevuto ai Golden Globe, una Nomination Miglior film commedia o musicale e una Nomination Miglior attore in un film commedia o musicale a Bill Murray. Il piccolo Oliver, dopo il divorzio dei genitori, è costretto a trasferirsi in un'altra città e la madre (Melissa McCarthy), causa lavoro, lo affida ad un insolito babysitter, il vicino di casa Vincent, indolente e indisponente, un uomo scorbutico, burbero e dal linguaggio colorito, un misantropo col vizio della bottiglia, delle scommesse ai cavalli e delle cattive maniere, ruvido e scostante. Vincent non piace alla gente e a Vincent non piace la gente, fatta eccezione per Daka, una prostituta russa incinta con cui intrattiene una relazione economico-affettiva. Prima riluttante e poi convinto dal compenso, Vincent accetta di dedicarsi al ragazzo, perché a corto di soldi e ha dei debiti da saldare. E' una mossa saggia quella di affidare un bambino di otto anni ad un forte bevitore, che passa il proprio tempo alle corse, all'occorrenza si arrangia con piccole truffe, protegge una prostituta ed è pure parecchio scontroso? La risposta non è scontata. Perché Vincent, in apparenza un pensionato alcolizzato, è in realtà un veterano di guerra con un gran cuore che si prende amorevolmente cura della moglie malata, colpita da demenza senile, e di una spogliarellista incinta dell'est europeo, a cui paga gli esami per la gravidanza. Nel corso delle giornate che egli trascorre col giovane, l'anziano signore in pratica svelerà ed insegnerà al ragazzo un nuovo approccio su come affrontare la vita, instillandogli quella sicurezza e quella fiducia necessaria ad affrontare la vita futura. Chiamato dal suo insegnante a raccontare la storia di una persona conosciuta e in odore di santità, Oliver sceglierà proprio Vincent, contribuendo col suo amore ad addomesticarne il cattivo umore.

martedì 2 febbraio 2016

Son già passati 14 anni..

Era un pomeriggio come tanti ma diverso, plumbeo e grigio, il 2 febbraio del 2002, una data molto particolare, quando il mio amatissimo nonno materno, così tutto d'un tratto, se andava in cielo, in un modo dolce e crudele allo stesso tempo, in Chiesa mentre assisteva alla messa al Sacro cuore di Gesù nella Chiesa Madre del mio paese. Proprio nel giorno della candelora, quando si benedicono le candele, una s'è spenta e si è accesa una tra le stelle. Ero molto legato a lui dato che porto il suo bellissimo nome, ne vado orgoglioso come lui quando mi vedeva diceva sempre 'u nom mì' (il mio nome). Soprattutto da piccolo, ma anche dopo, è stato sempre molto presente, mi dava i biglietti delle giostre, mi comprava le patatine o un panzerotto o qualunque altra cosa volessi e desiderassi, sempre tanto gentile e garbato, era un uomo d'altri tempi, tutto d'un pezzo, non era un tipo facile ma aveva un gran cuore. Era un grande tifoso del Bari, il suo pupillo era Cassano, se sapesse che fine ha fatto..non so come avrebbe reagito anche a quello che succede nel mondo e in Italia, forse non avrebbe capito e sicuramente avrebbe, come si dice, storto il naso, era un democristiano da 50 anni, andò alla tomba di Aldo Moro in gita ed era iscritto al partito, e si divertiva tanto quando io facevo la caricatura di Andreotti. Un uomo umile e sincero, da giovane ha lavorato dignitosamente ad un mulino, ha fatto il bidello e poi ha lavorato anche al Comune. In quell'anno (2002) per esempio che entrava l'euro in circolazione, lui, come tanti, non riusciva a capirlo bene questo cambio, ma la sorte ha voluto così. Se ho girato l'Italia è stato grazie a lui che organizzava le gite, ricordo con piacere quella a Pisa e dintorni, e quelle a Roccaraso. Era il mio unico nonno, purtroppo il mio nonno paterno è morto prima che io nascessi, e quindi non l'ho mai conosciuto, non prima però di mettere al mondo sette figli, mio padre è stato il penultimo. Soltanto 6 mesi prima (agosto 2001) mia nonna paterna, quella che riuniva la famiglia, dove in campagna spostavo le statuine del presepe e ci andavo spesso a mangiare, di cui ho già parlato in alcuni post, morì anche lei, fu un periodo buio, ma col tempo tutto passa ed è passato, anche troppo velocemente. E' rimasta solo mia nonna materna Maria, ma da due anni risiede in una casa di riposo, raramente la vedo, non perché non voglia ma perché non posso, ma lei sta bene anche se fa sempre arrabbiare mia madre. Da quando se n'è andato tanto è cambiato, tante cose sono successe, e son già passati 14 anni da quell'infausto giorno, da quella settimana triste. Era, nonostante il suo particolare carattere, amato da tutti, parenti o non parenti, molto conosciuto in paese. Ma questo post è anche ovviamente rivolto a tutti i miei nonni, perché come dice la foto, "l'amore dei nonni... non si dimentica MAI". Perché fortunatamente per noi, i ricordi non svaniscono nel nulla, lui, come gli altri miei nonni, rimarranno per sempre nel mio cuore, ciao Nonni, ciao Nonno Pietro!

lunedì 1 febbraio 2016

Selma: la strada per la libertà (2014)

Selma: La strada per la libertà (Selma) è un film del 2014, che ha ricevuto 2 nomination all'Oscar e 4 nomination ai Golden Globe 2015, tra cui miglior film e regia. La stupenda e bellissima 'Glory', la canzone che accompagna la colonna sonora, ha vinto entrambi i premi, qui il video. Il film rappresenta una rievocazione delle marce da Selma a Montgomery che dal 1965 segnarono l'inizio della rivolta per i diritti civili negli Stati Uniti. Negli ultimi anni il cinema americano ha iniziato un percorso alla scoperta dei momenti fondamentali che hanno caratterizzato la storia della conquista dei diritti per le persone di colore, da Lincoln, a 12 anni schiavo e a Django Unchained. Film che hanno finalmente squarciato realtà drammatiche che per troppo tempo sono rimaste sconosciute al grande pubblico americano e non solo. Strano e spiacevole però, è anche il fatto che non ci siano film su Luther King, e la regista Ava DuVernay (miglior regista al Sundance Film Festival del 2012 per Middle of Nowhere) ha cercato con Selma di ovviare a tale mancanza storica oltre che cinematografica. Il film, narra l'intervento di Martin Luther King Jr. (David Oyelowo), carismatico leader pacifico della rivoluzione non violenta, nei tre mesi del 1965 in cui si oppose al regime bianco con una pericolosa campagna, per imporre l’imprescindibile diritto di voto anche ai neri, una delle più memorabili battaglie. Organizzò infatti una marcia pacifica in Alabama, da Selma a Montgomery, che culminò con la firma del presidente Johnson (Tom Wilkinson) del Voting Rights Act, una delle vittorie più significative per il movimento dei diritti civili, oltre che a distanza di anni con la morte di King a soli 39 anni. Il film non ha particolari meriti cinematografici, regia piatta, una narrazione con pochi sussulti emotivi, a tratti un po' lento soprattutto quando mostra i risvolti personali della vita del protagonista, ma assolutamente secondaria la sottolineatura estetica rispetto alla primaria importanza di consapevolizzare il mondo intero su un aspetto mortificante della storia, soprattutto americana. Nonostante qualche piccolo difetto il film è comunque molto interessante e ben recitato. La scenografia ci fa respirare a pieni polmoni l'atmosfera dell'America degli anni 60 dove negli stati del sud, nonostante le leggi teoricamente consentissero il voto ai neri, di fatto tutti i poteri forti concentrati nelle mani dei bianchi, cercano di negare loro questo diritto che sta alla base dell'emancipazione umana e sociale di un popolo.