martedì 30 novembre 2021

I film del periodo (20-30 Novembre 2021)

Solo settimana scorsa ho pubblicato lo speciale sull'animazione giapponese, però quella oltre la Ghibli, che in senso lato o diretto è sempre presente. E mi ritrovo oggi a parlarvi, oltre ai film di quest'ultimo periodo, anche (e paradossalmente) di un documentario, rivolto quasi esclusivamente agli appassionati e senza pretese oggettive (in questo senso è inutile criticare la forma del documentario, volutamente grezza e semplice, in quanto ciò che è realmente importante è l'uomo che sta davanti alla macchina da presa, ed è inutile affibbiargli un voto), dedicato ad un grandissimo autore, riconosciuto unanimemente come il maestro indiscusso dell'animazione giapponese. Never-Ending Man è il titolo, di questo documentario-intervista diretto da Kaku Arakawa incentrato su Hayao Miyazaki dopo l'annuncio del suo ritiro nel settembre 2013. A tal proposito, quando egli annunciò a tutto il mondo il suo ritiro, nessuno voleva crederci. Sembrava però effettivamente davvero "la fine", e invece un nuovo lungometraggio creerà, anche se c'è la possibilità che l'ultimo film di Miyazaki non veda mai la luce, in quanto non sappiamo cosa ci riserva il futuro. A parte ciò, questo documentario veramente bello su di lui (revisione di una carriera e di un'istanza creativa fortissima, tra humor, rassegnazione e nuovi sogni), non mi ha solo appassionato per le sue curiosità sul mondo dell'animazione, mi ha anche fatto capire più di quello che credevo di sapere riguardo un uomo che ho sempre stimato. Ed alla fine non ci resta che incrociare le dita, sperando che Miyazaki riesca nell'ultima sua grande impresa. E in caso non ci riuscisse, almeno conserveremo il ricordo di un uomo che è morto facendo quello che ha fatto per un'intera vita: creare arte (lo trovate su VVVVID).

Appunti di un venditore di donne (Dramma/Thriller 2021) - Film diviso in due parti. La prima, veramente riuscita, ambienta benissimo la vicenda nella Milano anni Ottanta, usa molto bene le maestranze a disposizione e costruisce un clima malinconico e amaro, molto adatto a un noir. La tavola sembra apparecchiata per una sorpresa, ma la seconda parte deraglia purtroppo in una storia sgangherata e senza molto senso, che pesca a piene mani nell'improbabile. Casting assortito alla bell'e meglio (c'è pure Libero De Rienzo, al suo ultimo film), un protagonista intollerabilmente monocorde (raramente si sono visti attori tanto legnosi come Mario Sgueglia) e un intreccio (tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Faletti) alla perenne ricerca del colpo di scena, in barba alla minima plausibilità dello sviluppo narrativo. E così tra agenti donna del Sisde con licenza d'uccidere, senatori con la pistola, brigatisti part time, la vicenda si sfascia sotto gli occhi dello spettatore illuso di aver trovato un noir italiano di livello. Un deciso passo indietro per Fabio Resinaro, co-regista del buonissimo Mine, che mette troppa carne al fuoco e non riesce ad impiattare la tavola come si deve. Peccato, l'idea di partenza avrebbe meritato una sorte migliore. Voto: 5

Magical Girl (Dramma/Thriller 2014) - Un padre ama così tanto sua figlia che è pronto a commettere un crimine per esaudire il suo desiderio. Ma il suo errore apparentemente piccolo, porta a una reazione a catena e non c'è modo di fermarla. Pregevole lavoro che osserva l'ineluttabilità del destino e l'incapacità dell'uomo a governarlo, Magical Girl del regista spagnolo Carlos Vermut è opera seducente e dalla struttura narrativa originale. Un'opera misteriosa, che mescola magia, erotismo e psicopatologia, con qualche snodo narrativo poco credibile, ma affascinante e una volta tanto non scontata. Peccato che tutto questo non sia sufficiente a tenere alta l'attenzione per le due ore circa di durata. Lungo il percorso narrativo infatti, che intreccia, in un valzer di ricatti e sangue su piani temporali paralleli e sovrapposti, i destini di tre personaggi apparentemente lontani, si verifica una perdita e una dispersione graduale della suspense e della tensione che, unita a una costruzione altalenante del ritmo, a conti fatti finisce con l'indebolire il racconto e di riflesso la sua trasposizione (il suo "messaggio"). Gli attori sono anche bravi (in particolar modo Bárbara Lennie, vincitrice dell'unico Premio Goya a fronte di 7 nomination nel 2015, già vista in Contrattempo, Tutti lo sanno e Il regno) e il film, sotto l'aspetto puramente estetico, di Cinema, se la cava, ma non tutto funziona bene od impressiona positivamente (compreso il disturbante finale). Voto: 6

sabato 27 novembre 2021

[Games] Videogiochi del periodo (Settembre/Ottobre/Novembre 2021)

Regalano così tanti giochi ultimamente (da tante piattaforme), che credo ormai non valga più comprare giochi, o quasi, qualche titolo che desiderio difficilmente su Epic e su Prime finirà, quindi acquistarli devo, proprio ieri (giorno del Black Friday) una delle tante occasioni c'era, ma ho preferito aspettare, prima sarà meglio difatti giocare ai (tanti) titoli già nella mia libreria, anzi nelle mie librerie digitali (che al momento sono 6). Oggi comunque porto quattro regali e due acquisti precedenti, di due bundle diversi, quello di Outlast (pochi mesi fa ho giocato al primo) e Dishonored (di questo c'è ancora il terzo). Ma modalità a parte, vediamo com'è stato giocare a questi giochi (gli ultimi dell'anno prima della classifica finale). In questo senso tengo a precisare che saranno più che recensioni (almeno rispetto a tante altre volte), personali valutazioni (inutile sciorinare tutto, l'Internet è vario e vasto per ottenere informazioni in caso vi serva sapere altro o di più).

Control - Una struttura di gioco solida e ben congegnata, un ottimo level design delle mappe, un'ambientazione originale e altrettanto affascinante da scoprire un passo dopo l'altro. Alcune trovate, specialmente nella parabola conclusiva del racconto, sono semplicemente geniali per design, cura dei dettagli e cifra stilistica (il tutto è poi impreziosito da una direzione artistica visionaria e di lynchiana memoria). Un gioco molto complesso, dal punto di vista narrativo. Alla fine la complessità della trama è quello che spinge maggiormente il giocatore ad andare avanti. Leggere i documenti e guardare i video che si trovano sparsi nell'edificio (che ospita il Federal Bureau of Control, un'agenzia che si occupa di fenomeni Paranormali, o per meglio dire Parafisici) serve moltissimo per comprendere a fondo questa volutamente complessa storia, che lascia molte domande anche dopo la conclusione. Per il resto un bel gioco che non eccelle in nessun campo, ma ha la dote di farsi giocare anche solamente per capire cosa è accaduto in quello strano edificio. In questo senso Control è sicuramente un'esperienza che va vissuta per comprendere appieno una sua recensione. Tecnicamente solido (ma con qualche singhiozzo) gameplay affascinante e ispirato (ma con un sistema di coperture insoddisfacente) e con una trama fascinosa (presentata però in modo criptico), Control rappresenta probabilmente (è il suo primo che gioco, Max Payne ed Alan Wake infatti mi mancano) l'opera magna della Remedy Entertainment, che sperimentando e avvalendosi di altri generi realizza una grande avventura che coniuga il mondo degli shooter e i metroidvania (il gunplay unito ai poteri paranormali di Jesse funziona come un orologio svizzero), dando vita ad un connubio elettrizzante in cui il divertimento è assicurato. Control è davvero clamoroso, un titolo assolutamente imperdibile. Voto: 7,5

Tell Me Why - Celebre per essere il primo videogioco ad avere un personaggio transgender come uno dei protagonisti, Tell Me Why paga soprattutto il fatto che rispetto a giochi come Life is Strange (stessa casa produttrice) tocchi poche volte il piano dei sentimenti. E pur non essendo decisamente un gioco insufficiente, non può che lasciare il giocatore con l'amaro in bocca, come se i ragazzi di Dontnod avessero voluto fare il classico passo più lungo della gamba. Le premesse per un'altra storia con i fiocchi c'erano tutte senza ombra di dubbio, ma visto il modo in cui la trama sembra volerci per forza di cose farci girare intorno, non si può che rimanere un poco delusi. Dontnod si aggroviglia nel tentativo di mettere in scena thriller, dramma e sovrannaturale, come del resto è stato con l'originale LiS, e si perde in un bicchier d'acqua (in certi momenti il personaggio transgender c'è e basta). Semplice, senza impattanti momenti o colpi di scena, un'avventura grafica (perfettamente) rilassante, adatta a chi vuole godersi una decina di ore senza impegno, ascoltando una bella storia. Il titolo tratta tematiche delicate con efficacia (ma pure in maniera un po' troppo superficiale molto spesso), parlando con naturalezza di identificazione di genere, attacchi di panico, maternità, fratellanza, amore e perdita. La trama tuttavia (già di per sè svalutata da certe scelte) non brilla per originalità e i finali risultano poco soddisfacenti: non riescono infatti a cogliere nel segno e raggiungere a pieno l'obiettivo della narrazione, che si basa di fatto sull'accettazione e sull'affrontare le conseguenze delle proprie azioni. L'assenza totale di un "cattivo" degno di nota rende infine Tell Me Why un bell'esperimento che però non riesce a convincere totalmente. Eppure, anche se sul piano ludico non è il miglior gioco di Dontnod Entertainment e, tutto sommato, non è nemmeno il più avvincente (consigliato soprattutto a chi cerca un intrattenimento narrativo senza troppo impegno, poco proprio), resta comunque un validissimo esponente del videogioco narrativo moderno. Voto: 6+

mercoledì 24 novembre 2021

[Cinema] Japan Animation - Parte 2

Dopo 11 lunghi mesi, dopo praticamente un intero anno (questo intenso 2021), finalmente si conclude, ma non termina affatto (dopotutto non ho visto tutto e/o il meglio, ancora tanti da scoprire), il mio viaggio all'interno dell'animazione giapponese, l'animazione oltre allo Studio Ghibli. Animazione giapponese che è abbastanza cambiata in quarant'anni (l'evoluzione c'è stata ed ancora c'è), e tuttavia spiegare nel dettaglio il cambiamento avvenuto è impresa proibitiva per me, per approfondimenti rivolgersi ad altri più ferrati e capaci, ma comunque è ovvio che proprio la Ghibli abbia fornito un contributo importante a tutto quel settore che nel tempo è divenuto vitale nel Sol Levante. Tra omaggi, citazioni e tanto altro, di tutto e di più, però è stato un percorso bello ed interessante. Un percorso di visione che mi ha quindi permesso di scoprire alcuni interessanti talenti ma soprattutto grandi maestri, prematuramente scomparsi decenni fa, è il caso di Satoshi Kon, o molti più recenti, è il caso di Makoto Shinkai e Mamoru Hosoda. E proprio da loro tre (di cui filmografia ho peraltro visto tutta, tranne il primo e l'ultimissimo di Hosoda) sono venute le più belle sorprese personalmente parlando, certo, non ho trovato quel gran capolavoro che mi aspettavo (anche se alcuni vicino ci sono andati), forse troppo affezionato alla Ghibli o decisamente troppi ne ho visti (ben 25, però adesso ne saranno addirittura 34), ma è stato ugualmente emozionante affrontarlo questo viaggio. Un viaggio/percorso cominciato con Perfect Blue (1997), Steamboy (2004), Lamù - Beautiful Dreamer (1984), Jin-Roh - Uomini e lupi (1999), Panda! Go, Panda! (1972), Metropolis (2001), Oltre le nuvole, il luogo promessoci (2004), La ragazza che saltava nel tempo (2006), proseguito con Mary e il fiore della strega (2017), Sword of the Stranger (2007), Millennium Actress (2001), 5 cm al secondo (2007), L'impero dei cadaveri (2015), Maquia (2018), Summer Wars (2009), Goshu il violoncellista (1982), Tekkonkinkreet - Soli contro tutti (2006), Una lettera per Momo (2011), Viaggio verso Agartha (2011), Tokyo Godfathers (2003), Wolf Children - Ame e Yuki i bambini lupo (2012), Patema Inverted (2013), La forma della voce (2016), Il giardino delle parole (2013), Paprika - Sognando un sogno (2006) e conclusosi oggi con questi 9 film. Nove pellicole/anime pescate (proprio non riesco a smettere di inglobare tutto in uno) da diverse piattaforme streaming. Da VVVVID, Prime Video e TimVision direttamente, da Netflix non direttamente diciamo. Detto ciò, ecco com'è andato quest'ultimo viaggio.

In questo angolo di mondo (Animazione/Storico/Guerra/Dramma 2016) - Sunao Katabuchi si è formato con gli insegnamenti di Hayao Miyazaki e in questo suo film dimostra di saperli mettere in pratica, imbastendo una storia di forti emozioni. Emozioni che paradossalmente sembrano trattenuti, in quelle che sono le caratteristiche dei personaggi principali e che mostrano di come in tempo di guerra si possa mettere da parte la sofferenza e andare avanti con la forza di volontà, quasi come a isolarsi dalle paure e dai pericoli. In questo angolo di mondo (adattamento anime del manga Kono sekai no katasumi ni di Fumiyo Kōno) potrebbe trovare delle assonanze con Una tomba per le lucciole, ma il film di Katabuchi si focalizza, forse in maniera un po' prolissa, sulla vita di una giovane donna che deve affrontare cambiamenti improvvisi nella sua vita e imparare cose nuove, conoscere nuove realtà famigliari e deve fare i conti anche con un destino che la porta ad avere, e fare, scelte diverse da quelle per cui era portata. Un film graficamente discreto, come già accennato forse un po' lungo e non totalmente fluido in alcuni momenti, ma capace di coinvolgere e mantenere viva l'attenzione dello spettatore, portandolo a riflettere su quello che era la condizione della donna in Giappone e le conseguenze di un conflitto mondiale che non ha risparmiato nessuno. Un buon film d'animazione, che al netto dei pregi e dei difetti (la storia d'amore tra Suzu ed il suo sposo pur non essendo banale e mielosa è poco approfondita e soprattutto frettolosa), merita sicuramente la visione. Voto: 6,5
 
Weathering with You (Animazione/Romantico/Dramma/Fantastico 2019) - Un film discreto ma un po' deludente. Nonostante offra ottime animazioni, grafica e song molto appropriate (bellissime le animazioni che giocano tantissimo su queste luci riflesse dalle gocce d'acqua mentre il cielo rasserena, albe, cieli rareffatti, riflessi sulle nuvole, animazione del cielo fantastica, da favola), perde nella storia, che ho ritenuto poco interessante. Visto che è stato uno dei big del 2019, mi aspettavo molto meglio. Non basta la classica storia d'amore per rendere un film bello, a mio giudizio, avrei voluto vedere una storia più solida, realistica e uniforme. Troppe sono le ovvietà e i cliché che si vedono, troppi i luoghi comuni e l'uso del "già visto". Nel corso delle vicende troppe sono le domande lasciate senza risposta che ruotano attorno ai due personaggi, e un terribile senso di déjà-vu con la precedente pellicola di Makoto Shinkai che a lungo andare tende ad annoiare. Per il resto propone degli ottimi tratti sentimentali che arrivano emotivamente. Secondo me perde un po' di smalto nel finale, o forse mi sono perso qualcosa, visto che sembra un po' approssimativo, forse anche manchevole di incisività, fortemente desideroso di un happy end a tutti i costi. Ma questo è un anime ben costruito sui sentimenti, interessante visivamente e capace di coinvolgere facilmente, puntando tutto sull'intensità emozionale del racconto e della caratterizzazione dei personaggi. In questo senso resta un film delicato, condito di tanta tradizione giapponese. Ma siano lontani dallo stupore della visione di Your Name. Voto: 6+

sabato 20 novembre 2021

I film del periodo (8-19 Novembre 2021)

Giuro, questo sarà l'ultimo speciale cinematografico periodico dell'anno (dopotutto non c'è più tempo ormai) e forse di sempre (dopotutto se tutto andrà come previsione, dall'anno prossimo un solo post mensile per raggruppare le mie visioni, difficile diventerà farlo). Uno speciale ancora una volta, per la seconda volta in questo 2021, di marca Netflix. Uno speciale doppiamente speciale, perché tutti questi film sono stati candidati agli ultimi Premi Oscar, e in quasi tutte le categorie, alcuni peraltro sono riusciti a vincerla quella benedetta statuetta. In questo senso è stata una coincidenza che tutti, proprio tutti e 12, provenissero dalla piattaforma streaming (a detta di molti) numero uno. Avevo infatti intenzione di recuperare altri film, molto meno recenti di questi, ma neanche a farlo apposta, 12 i film (anch'essi comunque, e tutti, in lista di visione) di produzione (e/o distribuzione) Netflix che hanno ricevuto quest'anno la, o le nomination, quindi non potevo fare altro che "soccombere" alla situazione, che comunque si è rilevata abbastanza soddisfacente, più o meno, perché tutto, e decisamente, non mi è piaciuto.

La vita davanti a sé (Dramma 2020) - Una Sophia Loren convincente a più di 80 anni è la nota più lieta di questo film, un film, remake del film del 1977 "La Vita davanti a sè" (che a suo tempo vinse l'Oscar come miglior film straniero) tratto dall'omonimo romanzo francese "La Vie devant soi", che viene leggermente soffocato da una sceneggiatura un po' scontata in cui a tratti prevalgono noia e lentezza. Una sceneggiatura a cui manca quel guizzo che ci faccia entrare davvero nel dramma e nei suoi personaggi, una sceneggiatura che non possiede lo spessore necessario per donare carattere alla pellicola che, tolta l'interpretazione dei due protagonisti (e il conseguente rapporto intenso tuttavia riduttivo tra i due), non sembra possedere altre doti degne di nota. Il regista Edoardo Ponti (figlio della grande attrice) non riesce inoltre a creare la giusta atmosfera. Il film in effetti è un festival di banalità e già visto con il tentativo di redenzione di un giovane disadattato (senegalese) che viene allevato da una prostituta (ebrea) in pensione. Il film purtroppo mette sul tavolo tante (troppe, ci sta in mezzo di tutto) tematiche (la storia nel suo tentativo di essere multiculturale ed inclusiva, alla fine è un po' troppo sbrigativa e superficiale), ma poi punta principalmente sul sentimento, diventando un filmetto light di cui perfetta è la dimensione da piattaforma streaming, ossia Netflix (non a caso sa un po' di televisivo in alcuni passaggi). La canzone della Pausini (che non meritava la candidatura figuriamoci la vittoria dell'Oscar) ha sì un bel messaggio (nella sua ruffianeria), ma arriva inutilmente alla fine, quando ormai irricevibile è alle orecchie dello spettatore, nei migliori dei casi già addormentato. Non male, ma parecchio deludente. Voto: 5,5
 
Il processo ai Chicago 7 (Storico/Dramma 2020) - Aaron Sorkin (affermato sceneggiatore già vincitore di un Oscar e candidato con quest'ultimo film agli ultimi Premi) dirige (il suo secondo dopo Molly's Game) una pellicola sul processo che si svolse a Chicago dopo le contestazioni alla convention democratica del 1968. Un'opera al tempo stesso informativa (di un fatto poco noto ai più) e avvincente (basata su tempi e dialoghi serrati), e che si avvale di una sceneggiatura molto ben scritta (ovviamente dello stesso regista) e di un'ottima ricostruzione ambientale, con sequenze coinvolgenti (la ricostruzione degli scontri tra manifestanti e polizia), nonché di una prova eccellente di un cast corale nel quale si segnalano i calzanti Frank Langella e Mark Rylance, ma soprattutto un efficacissimo Sacha Baron Cohen (che con la sua vena ironica ma profonda riesce a far ridere ma allo stesso tempo riesce a fare strenua opposizione pacifica), quest'ultimo non a caso, come il lato puramente tecnico (montaggio e fotografia), ha ricevuto una candidatura agli ultimi Oscar, ma a fronte delle 6 complessive (comprese quella per il miglior film, che sicuramente ci stava, e migliore canzone, sinceramente niente di eccezionale) nessuna statuetta vinta (un po' dispiace). A proposito degli Oscar 2021, paradossale notare che uno dei personaggi in scena è proprio Fred Hampton, il leader delle "Black Panther" co-protagonista in Judas and the Black Messiah (interpretato da Daniel Kaluuya), che in questo The Trial of the Chicago 7 (è il turno di Kelvin Harrison Jr.) deve invece accomodarsi una fila dietro, anche se il suo ruolo non rimane certo secondario. In un film di denuncia perfetto per ricordarci che a volte la manipolazione della realtà è più subdola di quanto immaginiamo. Nulla di originale sia chiaro, ma gli americani son maestri nel girare questo tipo di pellicole. E così le due ore abbondanti di durata scorrono via veloci, coinvolgenti e divertenti senza che ci sia un solo attimo, ma davvero nemmeno uno, di pausa. Forse prevedibile (quando il processo ha una chiara matrice politica è ben chiaro come andrà a finire) e classico, ma gran bel film, peccato anche per le scivolate nella retorica che potevano essere risparmiate. Voto: 7+

martedì 16 novembre 2021

Le (mini)serie tv del mese (Novembre 2021)

Dopo aver concluso la "missione recupero" di quest'anno, con altre che probabilmente ci saranno nei prossimi anni, si ritorna al solito ritmo, ritmo che prevede la visione delle serie in lista, lista decisamente recente, con qualche piccola eccezione. Infatti nel compilare questa lista di sole (e nove) miniserie, ne mancavano alcune, così ho ripiegato su miniserie di cui sì è parlato parecchio negli scorsi anni. In ogni caso, da questa specie di speciale miniserie televisive, tante cose buone, anzi buonissime, e poche cose non tanto buone. Raggruppate non per caso, formano un misto di generi niente male, miniserie, che ricordo si definiscono in questo modo poiché non ci sono seconde stagioni e tutto si conclude in una sola botta, che un segno hanno comunque lasciato, e non solo a me.

Alias Grace (Miniserie) - La serie sorellina di The Handmaid's Tale (basata anch'essa su di un romanzo della Margaret Atwood, che tuttavia al contrario della sorella si ispira a fatti realmente occorsi intorno al 1840) non è male (tecnicamente è ben curata), però in virtù di aspettative migliori, essa parzialmente delude, nel suo essere leggermente fredda e decisamente ambivalente, non rimane così tanto impressa nella testa. Una giovane donna è accusata dell'omicidio del suo datore di lavoro e della governante della casa in cui è impiegata. Ambientato in Canada a metà ottocento, una serie il cui fulcro è la divergenza tra la vicenda reale e la versione della protagonista, come emerge dal racconto della stessa. La serie "lavora" in particolare sulla psicologia di un personaggio principale dalla doppia personalità, benissimo interpretato da Sarah Gadon, autrice di una prova ricca (anche troppo, ma non per sua colpa) di sfumature e ambiguità (è lei comunque l'unica, di tutto il cast, ad offrire una degna performance, fra di loro, abbastanza incolore, compare anche il regista David Cronenberg). In questo senso la vera dote de L'altra Grace (da titolo italiano, comunque meno efficace dell'originale) è sì la sua capacità di essere una miniserie intrigante, pronta a far dubitare le sicurezze dello spettatore giocando con il suo orientamento, rendendo possibili soluzioni diverse tra loro (non è mai infatti ciò che sembra), ma il troppo stroppia. Prodotta da Netflix, è una serie molto lenta, dove ogni puntata, cogli qualcosa di nuovo, ma sempre pochissimo alla volta. Quindi devi avere molta dedizione per arrivare fino alla fine. Che lascia tutto aperto, comunque. La verità ce la creiamo noi. Forse sei puntate sono un po' troppe per i fatti narrati, non è probabilmente per tutti ed è fin troppo letteraria. Dal mio punto di vista, una miniserie abbastanza dimenticabile, anche se ha vari spunti affascinanti (certamente fa riflettere sulla condizione disumana della donna nei secoli scorsi), con un finale troppo affrettato seppur di buon impatto. Quale che sia la verità, infatti, di una vicenda che ancora oggi rimane avvolta nel mistero, Grace ha sofferto umiliazioni di ogni genere per anni, per cui il finale rimane accettabile (sebbene non del tutto condivisibile). Voto: 6
 
La regina degli scacchi (Miniserie) - Una miniserie (basata sull'omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis) riuscita (che riesce a tenere incollati allo schermo) e coinvolgente (c'è abbondante spazio per le emozioni) benché tratti un argomento piuttosto ostico e non proprio alla portata di tutti come gli scacchi. Ci si sofferma molto sulla personalità della protagonista (interpretata alla perfezione dalla abile e dotata di un fascino particolare Anya Taylor-Joy), una bambina tanto geniale negli scacchi quanto sfortunata e fragile nella vita, e su una perfetta ricostruzione ambientale (con scene e costumi che permettono allo spettatore una vera e propria full immersion negli anni '60 e '70, sullo sfondo l'inquietante ma a suo modo affascinante clima della guerra fredda USA-URSS), aspetti che permettono di passare sopra ad una storia facilmente prevedibile (gli scacchi come forma di salvezza e di riscatto, ma anche di ossessione e desolazione). Tecnicamente ineccepibile, nonostante qualche sbavatura (qualche aspetto magari, come le dipendenze mai approfondito in maniera esauriente, la sceneggiatura presenta inoltre alcune forzature che riguardano i punti chiave della storia, a mio parere forse un po' troppo enfatizzata) è un lavoro che merita sicuramente una visione. Un lavoro in cui per una volta a prevalere è decisamente la forma sulla sostanza, pur valida. La storia è interessante ma non è, a mio giudizio infatti, la chiave del successo del lavoro di Scott Frank. La regina degli scacchi, una miniserie assolutamente godibile, indubbiamente uno dei recenti migliori lavori firmati Netflix. Voto: 7+

sabato 13 novembre 2021

Le mie canzoni preferite (Novembre 2021)

Anche se il blog presto cambierà frequenza di pubblicazione, di sicuro il mio post musicale mensile continuerà ad esserci, perché la musica sempre ascolterò, e chi meno, ma soprattutto chi più mi piacerà sicuramente ci sarà. Pure se pochi, pure se cinque solamente, come in questo già tanto freddo mese di novembre, che anticipa il mese più bello d'anno, che si spera sarà stavolta meno "stringente". A proposito di dicembre, nel post musicale che quest'anno ci sarà (al contrario dello scorso), comunicherò anche le candidature ai miei personalissimi premi musicali, quindi non mancate. Ma per il momento, e adesso, non dimenticate di ascoltare queste canzoni, questa playlist oggi presente, che trovate anche su Youtube (a questo link qui).

L'estate è finita da un pezzo, ma è sempre periodo di canzoni leggere, anche in autunno,
e per l'appunto eccone una, una canzone del bravo Shawn Mendes decisamente rinfrescante.

Ricordate Chega? La prima hit di Gaia in cui cantava in brasiliano e non si capiva niente?
Ebbene la odiavo, lei e la canzone, ma ora non riesco ad odiare questa canzone qui, molto carina, e neanche lei.

martedì 9 novembre 2021

I film del periodo (25 Ottobre - 7 Novembre 2021)

E' stato un periodo cinematografico (quest'ultimo) per niente esaltante, e come già accaduto altre volte le uniche grandi cose son venute dall'animazione, tuttavia niente da recriminare nella scelta delle mie visioni, tra questi tre dei cinque film (gli altri ho scartato) andati in onda in prima visione su Sky in occasione di Halloween. Ed a tal proposito ricordo il mio consiglio a tema dell'ultimo Halloween, quella leggera e divertente commedia dal titolo Hubie Halloween. A parte ciò, ricordo anche il mio sondaggio di scorsa settimana, importante ai fini del futuro del mio blog, se ve lo siete perso eccolo qui, e se non l'avete ancora fatto andate a votare, avete tempo fino a fine mese per farlo. In ogni caso trovate qui di seguito le recensioni dei film visti ultimamente.

Paprika - Sognando un sogno (Animazione/Sci-fi/Avventura 2006) - Prodotto di animazione giapponese che percorre una strada che abbiamo "recentemente" visto in Inception con il merito, non di poco conto, di essere arrivato con qualche anno di anticipo. Un prodotto ad opera di un regista che rimpiangiamo, un regista che, veleggiando tra sogno e realtà, ancora una volta (e per l'ultima volta purtroppo), riesce a trasportarti in un altro mondo, con questo film che ne conferma le sue ineguagliabili doti. L'ultimo lungometraggio di Satoshi Kon è infatti un vero e proprio viaggio animato nel mondo dei sogni. La pellicola delizia con animazioni fluide, disegni azzeccati e scene visivamente straordinarie, narrando una trama semplice nell'avvio ma contorta nello sviluppo. Unico punto a sfavore di un'opera ambiziosa e sofisticata è appunto forse l'esagerata complicatezza della trama (e un maggior approfondimento alla tematiche che affronta sarebbe stato gradito). Tra sequenze oniriche che sono una gioia per gli occhi con colori brillanti e vivaci e sequenze finali estremamente fantasiose, il film riesce ad appassionare e meravigliare lo spettatore per tutta la sua durata. L'omaggio di Kon alla settima arte è palese, considerando anche le moltissime citazioni (bella l'autocitazione in cui si vedono le locandine dei precedenti film di Kon, tra cui Tokyo Godfathers), nonostante poi il racconto si snodi attraverso dei parametri prettamente avvezzi al cinema fantascientifico. Kon non lascia nulla al caso, basti ascoltare la colonna sonora per rendersene conto e ci cala in un sogno dal quale è quasi triste doversi svegliare alla fine della pellicola. La forza di "Paprika" risiede soprattutto nelle idee geniali che esplodono sullo schermo in un concitato tourbillon di suoni e colori, la fantasia non ha limiti né freni e Kon può dar vita alla sua creatura facendo leva sulla sua creatività sfrenata. Davvero un grandissimo peccato che Satoshi Kon ci abbia lasciato così presto, sicuramente avrebbe avuto molto altro ancora da dirci e mostrarci. Voto: 7+

Il caso Minamata (Biografico/Dramma 2020) - Celebre fotografo della rivista Life in declino per il troppo alcool ed i troppi cattivi ricordi, William Eugene Smith accetta di recarsi in Giappone per documentare un caso di intossicazione di massa che riguarda una piccola città costiera. Pur essendo ben fatto, il film non presenta pregi particolari in sé stesso, inserendosi nel solco dei biopic convenzionali dedicati a personaggi geniali e/o problematici, tuttavia è tale la forza della vicenda narrata da rendere la visione estremamente coinvolgente: impossibile non fare confronti con simili tragedie più recenti e/o a noi più vicine. In tal senso struggente la foto mostrata alla fine che è il vero manifesto della tragedia di Minamata, Tomoko Is Bathed by Her Mother, giornalisticamente parlando una delle più belle ed importanti della storia. A metà tra un documentario e un film di denuncia sociale ed ambientale, Il caso Minamata è però, oltreché convenzionale, anche leggermente sbilanciato e ripetitivo, allorché poco approfondito, ma di grande impatto emotivo, un film ingiustamente sottovalutato arricchito da un Johnny Depp perfettamente in parte (come tutti gli altri interpreti interpellati), in cerca di redenzione artistica dopo una preoccupante sequenza di prove opache (tra le peggiori, Mortdecai e Arrivederci professore). Peccato infatti che un tema cosi interessante sia stato affidato ad un regista poco capace (Andrew Levitas). Anche il montaggio ha i suoi difetti ma resta comunque un film da vedere per conoscere una storia (come detto) lontana ma allo stesso tempo vicina. Voto: 6

sabato 6 novembre 2021

Speciale Cinema Internazionale Vintage

C'è un italiano, un russo, un cileno ed un americano, no, non è l'inizio di una classica barzelletta, ma la nazionalità dei registi da me coinvolti per lo Speciale Cinema generico appositamente progettato, per recuperare alcune mancanze a livello cinematografico mondiale (di film non proprio recenti, ma decisamente vintage). Uno speciale che quindi racchiude un po' di tutto, dramma, azione ed horror, che ho pescato da un catalogo non proprio ricchissimo, quello di VVVVID (piattaforma che ricordo essere gratuita), ma comunque non priva di titoli interessanti, sia recenti che non recenti. Uno speciale che inizialmente prevedeva vedessi Prison of the Dead di David DeCoteau, ma dopo l'esperienza delirante avuta con Creepozoids ho virato su altro, su un altro film che insieme agli altri compongono appunto questo quartetto di titoli vintage, titoli diretti dai registi Umberto LenziAlejandro JodorowskyDavid SchmoellerAndrej Končalovskij, che hanno dato vita a pellicole decisamente singolari, alcune di queste addirittura divenute di culto. Uno speciale che peraltro fa da chiusura alla Promessa cinematografica di quest'anno, perché sì, mancano sempre i film legati agli Oscar o a semplici recuperi, ma l'obbiettivo prefissato ad inizio anno, ben 15 propositi, si può dirsi concluso. E con questo discorso quindi arrivato alla fine, non vi resta che constatare se quest'ultimo viaggio sia stato per me un buon viaggio o meno.

Incubo sulla città contaminata (Horror/Sci-fi 1980) - Un ritorno a due facce quello di Umberto Lenzi nel genere horror, otto anni dopo l'ultimo cannibal movie, genere con cui tuttavia tornerà nel 1981 in scena, fu con Cannibal Ferox. In un film del genere bisogna andare infatti a valutare quello che è il reale valore del film, e quello che ha lasciato nelle pellicole prodotte nei periodi successivi. La figura del non-morto velocizzato e capace di azioni strategiche intelligenti è stata un'intuizione a suo modo innovativa e interessante, seppur il film più che non morto proponga in verità degli infetti da radiazioni. Quindi un plauso al regista per questo innegabile merito, ma non bisogna dimenticare anche il resto: il film difatti soffre di numerosi difetti che risaltano con troppa facilità. Partiamo da errori di regia e di montaggio veramente da dilettanti, ma in generale il film elargisce con generosità scene surreali e poco realistiche (anche il trucco lascia parecchio a desiderare). Gli attori non sono disastrosi, ma si parla tuttavia di una recitazione monocorde e piatta, nessuno spicca. Gli effetti splatter sono altalenanti e riescono alle volte a sorprendere (scena dell'occhio), però in altri frangenti fanno calare sconforto nello spettatore. Non sono il massimo neanche le scene di lotta, parecchio ripetitive e fuori luogo. Al film avrei anche dato la sufficienza, ma negli ultimi 10 minuti la vicenda diventa troppo assurda, sfociando in un finale che non ha senso d'esistere. Conclusione: film da guardare per alcune intuizioni importanti, ma sempre tenendo presente il livello della pellicola. Voto: 5,5

Puppet Master - Il burattinaio (Horror/Dramma 1989) - Diciamolo subito, questo filmetto non è nulla d'eccezionale, presenta una trama vista e rivista decine di volte, solito gruppo di persone che si ritrovano in una casa che nasconde un orribile segreto, e neanche l'idea dei "pupazzi" assassini è poi così nuova (solo pochi anni prima ne uscivano già tanti), il ritmo non è sempre incalzante e la recitazione è tutt'altro che eccezionale. Quello che invece rende il film gradevole e che mi porta a concederli la sufficienza, è la realizzazione dei burattini, veri e propri protagonisti della storia, ben caratterizzati (ognuno ha le sue tecniche omicide, alcune di queste anche abbastanza originali, come quella che sputa sanguisughe, o quello che ha un trapano sulla testa) e soprattutto ben animati attraverso la stop-motion. Stupisce vedere degli effetti speciali così ben fatti in un film di serie B come questo. Da ricordare anche la buona fotografia e regia, di David Schmoeller, colui che ne dirigerà anche altri successivamente (nonostante non sia molto famoso come altri ha infatti generato una saga decisamente lunga), sempre sotto l'egida di Charles Band come produttore, produttore di questo film ed altri (anche lui comunque regista di altri capitoli). Molto piacevole da vedere, con attori migliori (si riconosce solo Paul Le Mat, che però era nel notevole American Graffiti) e un po' di splatter in più sarebbe potuto diventare anche un piccolo classico (non si può non pensare a un classico come La bambola assassina, sicuramente superiore a questo), ma è diventato di culto, e non è poco. Voto: 6

mercoledì 3 novembre 2021

I want you... per un sondaggio...

Vi ho convocati, voi che mi seguite, follower o semplici lettori, per un sondaggio molto importante (un sondaggio firmato "Moduli Google", l'unico metodo semplice e gratuito possibile per farlo) in relazione a questo mio blog. Semplicemente, ed anche se l'ultima parola spetta sempre al sottoscritto, vi domando quale frequenza di pubblicazione preferireste dal prossimo anno. Come sapete, mesi fa alcune anticipazioni ho dato, dal 2022 l'intenzione è quella di fare un solo post al mese, dove raggruppare più recensioni possibili, di cinema e serie, con il post musicale e a rotazione gli altri argomenti a fissare il limite ad un post a settimana. Tuttavia dopo attente valutazioni, e contando i pro e i contro anche di ogni possibile alternativa (differenze di visualizzazione e di interesse), questa nuova programmazione ho messo in stand-by. E mi sono dato due alternative, continuare con lo stesso limite di adesso, dai 6 agli 8 post mensili, con recensioni periodiche di cinema ma comunque con meno speciali cinematografici, oppure fare un post singolo al giorno (tranne la domenica). In questo caso si tratterebbe semplicemente di "spacchettare" le recensioni (di cinema e serie) in lista (di 4, 6 o 12 ed oltre) in una quotidiana. Tornerei insomma agli albori, però con la grande differenza della recensione non più chilometrica ma contenuta, nella forma e sostanza ormai consolidata (più breve ed incisivo). Tocca a voi decidere, perché anche se il blog è mio e decido io (a tal proposito mi riservo comunque la scelta di seguire o meno il risultato finale), il vostro parere conta, dopotutto siete voi i fruitori dei miei post. E avete tempo fino a fine mese per votare, perché già da dicembre cominciare a programmare la nuova stagione devo. Che poi la possibilità di chiudere anche questa volta si è palesata, ma ancora resisto, sperando che i miei sforzi ancora servano. Quindi non indugiate e aiutatemi a venirvi incontro, voi preferireste che facessi...