lunedì 28 giugno 2021

Le serie tv del mese (Giugno 2021)

E' giunta a conclusione la decima stagione di The Walking Dead, e questa volta per davvero. La serie televisiva sugli zombi più celebre dell'ultimo decennio si è infatti regalata eccezionalmente (ancora per colpa della Pandemia e il conseguente blocco della storia dopo l'emergenza) una terza tranche di episodi che, a dispetto delle intenzioni iniziali di chiudere l'agonizzante show della AMC, doveva fare da ponte all'undicesima e, salvo ulteriori sorprese, conclusiva stagione. Peccato che nella loro totalità le puntate non vanno ad aggiungere molto, anzi si lasciano andare a digressioni sui singoli personaggi, ai loro rapporti e passato. Per farla breve, sono tutte praticamente inutili. Difatti tutti gli episodi di questo terzo atto della decima stagione sono filler che non portano avanti la storia di un solo passo, bensì si soffermano, come se ce ne fosse ancora bisogno, sul passato dei personaggi, sui conflitti interiori e sulle dinamiche a due (ovviamente tramite l'insistito uso dei flashback, imbarazzanti nel caso di due ridicoli episodi). E così dopo l'attacco ad Alexandria e la dipartita di Alpha per mano di Negan (nella prima tranche) e la fine dei sussurratori (nella seconda), ciò che si sceglie di esplorare in questi sei episodi riguarda le macerie interiori che questo conflitto sanguinoso ha lasciato sui protagonisti e si accenna vagamente a quello che potrebbero essere le linee guida della narrazione a venire. A tal proposito al contrario di altre occasioni, proprio per l'irricevibilità di questi episodi (episodi che fanno sì che ci si ritrovi al vero finale di stagione con un pugno di mosche e tanto tempo perso sul groppone), è venuta a mancare la creazione dell'attesa, che pure nelle stagioni più sonnolenti era garantita, e questo è decisamente un bel problema. Poco interesse (non solo mio) difronte quindi alla (si spera) conclusiva (e per davvero) stagione, ma sfuggirli (ahimè) non potrò, io purtroppo devo. Nel frattempo da vedere c'è stato (ecco), c'è e ci sarà.

The Man in the High Castle (1a stagione) - Il complotto contro l'America? Niente in confronto a questa serie che, adattandosi quasi fedelmente al romanzo ucronico La svastica sul sole di Philip K. Dick (per quanto ne so non avendolo letto), ci immerge in una realtà alternativa ancora più spaventosa, quella in cui gli Alleati hanno perso la guerra e in cui conseguentemente la Germania domina gran parte del mondo, assieme agli alleati del Giappone. C'è anche però una zona neutrale in cui la Resistenza cerca di organizzare una sorta di rivoluzione, sicuramente una riscossa da parte del popolo oppresso e questo soprattutto grazie ad una serie di film che fanno vedere una realtà diversa da quella a loro conosciuta (quella vera) e che devono essere consegnati a "L'uomo nell'alto castello". Serie interessante e di grande impatto scenico, l'argomento della vittoria dei nazisti e dei giapponesi nella seconda guerra mondiale, è una bella base di partenza e la serie riesce a mantenere vivo l'interesse, anche se talvolta la credibilità viene leggermente meno, con situazioni che potevano essere gestite meglio, cercando un po' troppo il colpo di scena. Sicuramente ci sono dei risvolti melodrammatici, una sorta di storia d'amore a tre, ma, per fortuna, questo resta comunque sullo sfondo perché è la storia, la "vera" storia, a tenere incollati allo schermo gli spettatori, o almeno, questo è quello che è successo a me. Tra tutti i personaggi spicca sicuramente il nazista John Smith alias Rufus Sewell, un cattivo fatto davvero bene, un "bad to the bone" che si fa volere bene (porca miseria). Anche il Trade Minister giapponese (Cary-Hiroyuki Tagawa) ha il suo perché, non si capisce, in questa prima stagione, quale sia il suo ruolo né quali siano i suoi reali scopi, ma è impossibile non affezionarcisi e non guardare con occhio curioso la sua spiritualità. Oltretutto a lui viene affidata nel finale di stagione il colpo di scena più sorprendente e carico di interrogativi. Gli sceneggiatori decidono infatti, forse consci del fatto che nella seconda stagione non potranno più contare sullo spunto iniziale offerto dal romanzo di Dick, ormai superato dagli eventi mostrati negli episodi, di rischiare parecchio sul piano della credibilità con un finale aperto che contrasta con l'andamento sostanzialmente realistico degli episodi precedenti. Assumerà più decisamente i caratteri di un'opera fantascientifica (FringeX-Files) o preferirà seguire le orme fantasiose ed esoteriche di Lost? Chissà, comunque tra i tanti paradossi, sono i personaggi principali (Juliana, Frank e Joe, rispettivamente Alexa DavalosRupert Evans e Luke Kleintank) ad interessare di meno, forse per le dinamiche ripetitive che li vedono protagonisti in un continuo attrarsi per poi respingersi. Nonostante ciò e nonostante uno svolgimento non sempre centrato, The Man in the High Castle è una gran serie, è questa una spettacolare prima stagione, una prima stagione interessante, a mio avviso ben fatta, ricca di suspense e ansia, che non mi ha mai annoiato e che non vedo l'ora di continuare con la seconda stagione. Voto: 7,5

mercoledì 23 giugno 2021

[Cinema] Speciale Disney Plus

Ah, la Disney, tutto ingloba, tutto crea e fa. La casa dei sogni che si appresta a compiere 100 anni dalla fondazione, che partendo da niente ha creato qualcosa di meraviglioso, per generazioni e generazioni di spettatori. Casa di produzione che da quando ha cominciato negli anni '90 a comprare altri studi non si è mai fermata, accaparrandosi di tutto e di più. E come tutti sappiamo è diventata la numero 1, e il lancio della piattaforma Disney Plus non ha fatto altro che constatare questo "potere". Ultimamente per colpa della Pandemia tuttavia, anche loro subiscono ripercussioni, ma la creatività e la capacità non mancano. Negli ultimi anni tanti film prodotti e/o distribuiti, prevalentemente dalla suddetta piattaforma, cosicché alcune pellicole, poiché accessibili esclusivamente lì, rimaste in sospeso son state (almeno personalmente). Una certa fetta di filmografia ancora in attesa, che finalmente ora ho potuto visionare (da Disney Plus ovviamente), pellicole che vengono dopo la visione della serie The Mandalorian e di alcune altre cose. Certo, c'è molto ancora da vedere (tempo c'è), ma per adesso mi sono limitato a recuperare i film che avevo da recuperare, ossia tra quelli nominati all'Oscar 2020 e tra quelli prodotti dal 2019 in poi, esattamente 9 film, come detto nella Promessa cinematografica di quest'anno. A proposito di questi film ma sopratutto della direzione intrapresa dalla Disney, evito in questa sede o altra sede di dare/esprimere opinioni in merito a ciò fatto, sull'utilità di certi film a discapito del resto, sarebbe una discussione troppo impegnativa. Mi limito a vedere a recensire, anche se il mio NO a certi remake e/o live action (ma anche ai sequel senza senso) c'è tutto, soprattutto se questi vengono fatti solo per monetizzare. Tant'è che benissimo non è andata.

Aladdin (Avventura/Fantastico/Musical 2019) - Versione live action del celebre lungometraggio animato del 1992, in una trasposizione abbastanza fedele dell'originale, con qualche cambiamento per caratterizzare al meglio i personaggi esistenti e per crearne di nuovi. Un musical dove tornano le canzoni e gli arrangiamenti, con qualche canzone inedita, che hanno caratterizzato questo classico. Alcuni numeri musicali sono più convincenti di altri. Si punta sui costumi e sulle scenografie. Dietro la macchina da presa troviamo Guy Ritchie che sceglie di non osare, anche se la sua cifra stilistica si riconosce soprattutto nelle scene d'azione e negli inseguimenti (si mantiene su un livello qualitativo soddisfacente, ma il regista ci ha deliziato con lavori sicuramente più interessanti in passato, vedasi King Arthur). Il personaggio di Jasmine interpretato dalla bella Naomi Scott (una delle Charlie's Angels) segue la filosofia di emancipazione che la Disney sta applicando sulle figure femminili nelle sue produzioni. La tematica dell'indipendenza si sottolinea ancora di più nella trama anche se alla fine risulta quasi ridondante. Un'altra tematica trattata è quella della libertà, risvolto legato soprattutto al Genio. Il personaggio è interpretato da Will Smith (o più probabilmente dal suo terzo "Gemini") che lo caratterizza nelle movenze e nella parlata in modo abbastanza evidente, soprattutto in alcune canzoni. Stravagante ed imprevedibile si decide di umanizzarlo ancora di più utilizzando la sua versione CGI solo nei momenti essenziali. Convince nel ruolo di Aladdin il giovane Mena Massoud, invece non è caratterizzato al meglio il personaggio di Jafar, che si riprende nella parte finale. I vari elementi in CGI presenti nella pellicola come il Tappeto Magico, la tigre Raja o il pappagallo Iago interagiscono in modo fluido con gli attori. Non sempre però gli effetti speciali sono convincenti, problematica forse legate a delle ambientazioni fin troppo artificiose. In conclusione, tra scene musicali, scene d'azione, momenti comici e romantici Aladdin risulta una pellicola godibile, che intrattiene e che cerca di riproporre la storia conosciuta in una versione più matura. Un live action non al top (e comunque il paragone con il film originale è perdente), ma che permette di respirare nuovamente le atmosfere di Agrabah e la storia di un giovane uomo alle prese con il suo destino. Voto: 6+

Toy Story 4 (Animazione/Avventura/Fantastico 2019) - La saga di Toy Story aveva detto tutto nelle sue prime tre puntate, questo quarto capitolo, per quanto ben fatto e ricco di invenzioni e nuovi personaggi come ad esempio il simpatico Forky doppiato da Luca Laurenti, sembra messo lì per fare cassa o peggio per allungare il brodo. Ma se una cosa abbiamo imparato in questi anni da Woody and company è che anche i giocattoli hanno un'anima, e allora, in mezzo alla solita routine action di un film che a tratti si ripete un po', bisogna riconoscere che c'è almeno una sequenza di straordinaria dolcezza, quella finale di Gabby Gabby (ma non dico altro per non fare spoiler). Come da tradizione infatti, anche qui si celano messaggi nascosti per adulti, mascherati (appunto) dietro a un film per bambini. Gli spunti sono interessanti e la resa grafica è eccellente, giungendo in alcune sequenze al foto-realismo, peccato si perda un po' la magia dei giocattoli che si muovono quando davvero sicuri di non essere visti: qui si comportano quasi come se nulla fosse in posti affollati. Questo quarto capitolo è insomma un buon film d'animazione (di certo non da Oscar, che incredibilmente ha vinto nel 2020), intrattiene bene e fa divertire (discreta la colonna sonora), ma rispetto agli altri capitoli è parecchio inferiore. I difetti principali sono nella sceneggiatura, la lunghezza del film mi è parsa eccessiva, alcune scene sono ripetitive, tutto questo non rende il film noioso (grazie anche ai simpatici personaggi) ma un po' banale. E quindi inevitabile chiedersi se era proprio necessario aggiungere questo nuovo (spero ultimo, perché non c'è probabilmente bisogno di altro) capitolo che, a parte l'epilogo, suona come un "repetita juvant". Comunque sia, si lascia guardare. Voto: 6,5

venerdì 18 giugno 2021

Le mie canzoni preferite (Giugno 2021)

Negli ultimi 30-40 giorni tante cose sono successe in ambito musicale, con annessi ambiti sia calcistici che cinematografici, cosicché ho pensato bene di riunire il tutto in un unico listone, ovviamente distinguendo un "articolo" dall'altro. Infatti, tra premi, competizioni e l'arrivo dell'estate, un'estate tanto attesa questa qui (il motivo tutti sappiamo), di carne al fuoco molta c'è, e ancora ci sarà. E così inauguro la nuova stagione "meteorologica" con degli speciali che spero vi facciano ballare e divertire, ed alla fine pure commentare, e ricordando che potete tutto ritrovare in una playlist da Youtube, qui, buon ascolto!

SPECIALE CHECCO ZALONE

E' probabilmente il miglior comico (cinematografico e non solo) italiano del momento, apprezzato (particolarmente da me) per la sua genuinità.
L'omaggio è quindi doveroso, come farlo? Semplicemente facendovi prima ascoltare e vedere il brano che ha giustamente vinto il David di Donatello 2021 per la migliore canzone originale (battendo sappiamo tutti chi) e dopo quello del suo ultimo successo, tra ironia ed orecchiabilità un mix alquanto riuscito,
con una fantastica Helen Mirren!

lunedì 14 giugno 2021

I film del periodo (1-13 Giugno 2021)

Finalmente l'incubo è finito, seppur parzialmente (dopotutto il virus non è stato ancora debellato), ho infatti giovedì scorso fatto la seconda dose del vaccino e sono io, lo siamo tutti (in famiglia), un po' più tranquilli (stavolta gli effetti sono stati più intensi, ma la febbre dopo due giorni è scesa ed ora è tutto ok). E lo saremo di più, quando anche loro, e tutti (in Italia e nel mondo), avranno fatto anche la seconda dose, e non manca poco, vedremo poi come la campagna vaccinale proseguirà (almeno nel territorio nostro nazionale), speriamo senza più interruzioni. Tutti devono fare la loro parte, perciò forza e coraggio che la fine del tunnel è vicina. Non hanno ancora finito invece d'essere nel tunnel del nostro divertimento (alcune puntate ancora vedo e continuerò a vedere) i nostri sei amici di New York, abitudinari frequentatori del mitico Central Perk, la famosa caffetteria preferita dai protagonisti della serie televisiva cult Friends, ritrovatosi a distanza di 17 anni per celebrare la loro (e nostra) amicizia e la serie stessa, tra le più amate della storia della televisione. A tal proposito una schiera di fedelissimi, di questa Reunion (andata in onda per l'Italia su Sky una decina di giorni fa e su HBO Max in tutto il resto del mondo) hanno scritto cose bellissime (blogger e non solo), io semplicemente mi associo a quanto detto e scritto, in poche parole una reunion divertente, variegata, nostalgica e malinconica, con qualche rivelazione non da poco. Una reunion non priva di difetti ma che strappa anche qualche lacrimuccia, anche perché rivedere gli attori invecchiati ma conservare la stessa speciale chimica e apprendere della loro vera amicizia può far commuovere. Così che pur senza momenti inutili lo special arriva alla fine completando la missione: dare a Friends, dopo quasi vent'anni, un degno tributo. Sono rimasto davvero contento di ciò fatto, con loro sono cresciuto e sempre nel cuore porterò. Ma ora occhio ai film, tanti ed interessanti.

Tornare a vincere (Sportivo/Dramma 2020) - Cucito su misura per Ben "Batman" Affleck (con annessi muscoli), è un (classico) film drammatico di sofferenza, perdita e rinascita con lo sport, il basket in questo caso, come appiglio e salvezza. Tutto è semplicissimo ma girato bene da Gavin  O'Connor, regista di Warrior (che si trova a suo agio con storie di rivincite sportive legate sempre a uomini con vite difficili, si ricordi anche Miracle), ma è Ben Affleck a occupare la scena per quella che potrebbe essere definita la sua interpretazione migliore (non male era anche in The Accountant, dello stesso regista, quest'ultimo che nel 2016 scese in basso con il mediocre Jane Got a Gun). Colpisce il suo sguardo, il suo dolore, il suo pentimento che si mescola alla vita privata perché in questi ultimi anni è andata completamente a rotoli tra divorzio, lutti improvvisi, flop con critiche al seguito, ricadute nell'alcol. Insomma, un film terapia per lui e da vedere per noi. Il finale non offre una completa redenzione ed è forse questa la particolarità che discosta leggermente il titolo (in originale The Way Back) da altre centinaia di titoli come questo. Forse troppo poco ma funziona, anche se poi comunque non è niente di che (niente di notevole entità) e rimane nel limbo dei film di genere. Voto: 6+

The Specials - Fuori dal comune (Dramma 2019) - In questo film che tratta il tema dell'autismo Éric Toledano e Olivier Nakache (ancora insieme dopo anche C'est la vie - Prendila come viene) mettono in immagini le vicissitudini accadute veramente a due associazioni che lavorano da anni sul territorio parigino, scegliendo come protagonisti Vincent Cassel e Reda Kateb (bravi entrambi, più il primo a sorpresa): la sincera attenzione dei due registi nei confronti del tema della disabilità è fuori discussione (si ricordi di Quasi amici), sottolineata dalla scelta di far recitare anche persone realmente autistiche, e se la descrizione delle difficoltà dei personaggi "Fuori dal comune" appare vivida e a tratti avvincente, così come funzionale è la messa in scena della formazione "sul posto" dei vari assistenti, laddove l'intesa a pelle talvolta vale più di mille attestati, e dove l'attenzione ai suoni, ai dettagli o ai singoli gesti può risultare determinante per la comprensione di una necessità o di una difficoltà percepite come insormontabili, a convincere assai meno, sono le sotto-trame, che risultano banali, ripetitivi e affatto originali. Ne risulta un film che, al netto dell'evidente trasporto e del messaggio sacrosanto messo in bocca ad una dottoressa la quale, interpellate dagli ispettori, sottolinea come il lavoro di queste associazioni vada al di là dei protocolli ma meriti un encomio perché ottiene risultati sul campo che gli danno ragione (l'alternativa la maggior parte delle volte è la contenzione), appare piacevole, spesso divertente, ma discontinuo e con un buon quarto d'ora di troppo. Voto: 6+

mercoledì 9 giugno 2021

[Cinema] Fantascienza Vintage - Parte 2

A distanza di due anni dall'ultima volta tornano le visioni di pellicole fantascientifiche prodotte "almeno vent'anni prima del momento attuale", questa una delle tante definizioni di Vintage, che anche questa volta rientrano nella Promessa cinematografica annuale in corso. Per questo motivo infatti, alla dicitura del titolo ho aggiunto "seconda parte", per non far confusione. E riallacciandomi alle scorse quattro pellicole (che ricordo furono Westworld, Brazil, Solaris e Stalker), il post lo trovate Qui, è paradossale scoprirne le attinenze con questi altri quattro (di cui uno dei film più vecchi che ho mai recensito) che ho visto (vorrei comunque precisare che Metropolis conoscevo già benissimo, mancava solo una mia visione completa e dettagliata). Infatti, Brazil come tanti altri, da Metropolis è stato influenzato, che Solaris con 2002 condivide l'odissea spaziale, che Stalker con Ai confini della realtà condivide la concezione di surrealità espressionistica insita, che Andromeda con Westworld condivide lo stesso autore dei romanzi omonimi, quel Michael Crichton padre di Jurassic Park. Insomma, e non è la prima volta che mi capita, coincidenze curiose, e giuro che apposta non ho fatto. Ma in ogni caso, quattro film tra i più famosi (a parte uno forse) e tra i più interessanti, ciak si gira.

Metropolis (Sci-fi/Dramma 1927) - Uno di quei film su cui risulta difficile scrivere una recensione originale, perché tutto è già stato detto, sia a favore che contro (ma principalmente a favore). Il film ha avuto un notevole impatto sulla fantascienza dei decenni a venire (punto di riferimento per opere importantissime che verranno realizzate moltissimi anni dopo, come ad esempio Blade Runner), nonché sulla cultura popolare in genere, ma è oggetto di controversie fra i critici: una parte di essi lo ritiene un capolavoro "senza se e senza ma", altri gli rimproverano difetti soprattutto nella sceneggiatura. Indubbiamente, alcuni elementi narrativi possono risultare un po' datati, soprattutto l'idea che "la mano e il cervello possono essere riuniti soltanto dal cuore", che semplifica il conflitto fra il proletariato schiavizzato e il capitalismo tirannico e crudele, mentre funzionano molto meglio elementi narrativi di derivazione espressionista, come la lotta fra la dolce Maria e il suo "doppio", il robot creato dallo scienziato pazzo Rotwang. Anche nella recitazione si avverte qualche squilibrio: piuttosto enfatico l'attore Gustav Frohlich che interpreta il giovane eroe Freder, anche Brigitte Helm e Rudolph Kleine-Rogge tendono a caricare molto le rispettive interpretazioni in linea con i dettami del muto, ma la loro intensità è preferibile rispetto all'overacting di Frohlich e regge bene anche per gli standard odierni. Tuttavia, quello che rende il film eccezionale ancora oggi è la genialità delle invenzioni visive e scenografiche adottate dal regista (Fritz Lang, anche sceneggiatore insieme alla moglie Thea Von Harbou): uno stile visivo che costruisce una città futuristica popolata da palazzi monumentali collegati fra di loro da un intrico di ponti e passaggi sopraelevati, contrapposti a un mondo sotterraneo dominato da macchinari giganteschi dove gli uomini si sentono alienati. L'effetto visivo risulta volutamente abbacinante, con un'impressione di artificialità che si sposa benissimo all'idea di società totalitaria che sta alla base della trama. Fra le sequenze memorabili, da citare almeno la visione del Moloch che si nutre di carne umana, quella della Torre di Babele, il lavoro disumanizzante provato dal ricco Freder o la creazione del robot da parte di Rotwang, quest'ultima omaggiata da tantissime citazioni in altri film su scienziati pazzi come la saga di Frankenstein. Nel complesso, un'opera di impatto ancora molto forte a più di novant'anni dalla sua uscita, dunque una pietra miliare nell'evoluzione del linguaggio cinematografico: da vedere preferibilmente nell'edizione integrale (disponibile su Youtube) di quasi due ore e mezza che reintegra molte sequenze assenti dalle copie che avevano sempre circolato. Uno dei pochi film muti che, in virtù del suo estremo dinamismo, si fa apprezzare anche dal pubblico odierno non avvezzo a questo tipo di linguaggio. Voto: 9

sabato 5 giugno 2021

[Games] Videogiochi del periodo (Aprile/Maggio 2021)

Tra i tanti giochini offerti da SEGA lo scorso ottobre c'era pure Golden Axed: A Canceled Prototype, un picchiaduro come quelli di una volta, decisamente vecchio stile, non per caso specie di reboot del videogame Golden Axe, degli anni '90. Tutto nostalgicamente bello, peccato che era solo un demo e dalla durata esigua (massimo 5 minuti), però ammetto che mi è piaciuto. Non mi è invece piaciuto scoprire che dei tre giochi offerti da Ubisoft lo scorso inverno, solo Trials Rising (di cui ho parlato 2 mesi fa, Qui) era "abbordabile". Nel senso che non facevano per me e/o non erano granché, ho provato infatti a giocare ad Anno 1701: History Edition, gioco di strategia e simulazione, ma dopo 30 minuti mi è venuto a noia. Discorso diverso invece per l'altro, un simulatore di volo di tipo adventure action dal nome Starlink: Battle for Atlas, che neanche ho provato perché non è mai stato il mio genere. Simulazione di guida sì, ma astronavi od aerei da pilotare proprio no. Una piccola fregatura insomma, con l'unica consolazione che erano gratis, e che comunque quello a cui ho giocato (quell'unico appunto dei tre) non era affatto male, anzi. Di gratis in quest'ultimo periodo videoludico invece c'è solo SteamWorld Dig, che era "sepolto" da un po' nella libreria di Origin, tutti acquistati gli altri (da Steam), giochi di cui parlo/scrivo oggi, giochi che hanno riservato sorprese ed alcune avversità, ecco quali.

DreadOut - Un survival horror che ha un'atmosfera davvero inquietante ma purtroppo lo contamina con un boss inutilmente difficile e una trama vuota (che cannerà subito e non avrà spiegazione). Fin dall'inizio, l'atmosfera inquietante ti avvolge, ma è un vero peccato che non sia stato fatto uno sforzo maggiore nei personaggi, che sono decisamente piatti. E tuttavia, mettendo da parte la deludente mancanza di sviluppo del/dei personaggi/o, le meccaniche di gioco sono in realtà piuttosto rinfrescanti e divertenti con cui giocare. Usando la fotocamera del tuo smartphone per scattare foto e, infine, sconfiggere i demoni, con l'unico inconveniente in quest'ultimo caso che la fortuna giochi un ruolo non da poco, perché scattare non è facile (certe volte sembra non pigliare proprio) e perché questi maledetti demoni/fantasmi sono stronzi, muovendosi spesso a tradimento. Ciò diventa particolarmente evidente quando devi affrontare uno dei boss appunto più stronzi, la Scissor Lady, ti ritrovi intrappolato in una stanza minuscola con un fantasma che esce dalle pareti e ti colpisce con le forbici. Questa battaglia in sé è la parte più esasperante del gioco. Tanto che vorresti lasciare, cosa che in verità ho fatto, anche perché annesso a ciò l'esasperazione aumentata colpa del metodo di "risveglio", ridicolo limbo da percorrere senza sosta, 30 secondi od anche 2 minuti, che noia. Ho continuato perciò tramite soluzione video internettiana. E mi sono accorto di quanto deludenti fossero gli enigmi e del fatto che, dal momento che la grafica è abbastanza semplice, i fantasmi fossero ben dettagliati, avendo qualcosa in più rispetto al resto dei personaggi viventi in DreadOut, paradossale davvero. In questo senso, caspita che spaventi! Digital Happiness riesce a rendere al meglio questo gioco puramente incentrato sul terrore, e su alcuni livelli sicuramente funziona (dannatamente sì). Peccato però per tutto il resto, compresi alcuni bug, nonostante una versione, la mia, aggiornata. Non mi è dispiaciuto, però non ci rigiocherei, ma dovrò farlo, perché ho pure l'espansione, mannaggia. Voto: 5,5