martedì 31 gennaio 2023

I film del mese (Gennaio 2023)

No, non mi sono dimenticato del Giorno della Memoria, che infinitamente dovrebbe esserci, semplicemente quest'anno ho preferito inserire i film, che per l'appunto stavolta sono ben due, in questo post mensile che racchiude tutte le visioni del mese (il primo Addio, signor Haffmann, ambientato nella Parigi dell'occupazione nazista, il secondo Harry Haft: Storia di un sopravvissuto, un racconto straordinario su un uomo che ha superato ogni previsione per rimanere in vita), post che da quest'anno non avrà il suo Angolo Vintage, ci penseranno gli speciali Cinema (come quello su Stephen King giorni fa) a rimpinguare il "settore", il 2023 è ancora lungo, lunghissimo. In ogni caso, e come detto, ben due film della Memoria, entrambi visti su Sky (ed entrambi ho inserito a fine lista). A proposito di Sky, come per le serie tv di venerdì scorso, è stata quella "piattaforma" l'unico fruitore cinematografico per questo mese (e non sarà l'unica volta, o l'unica piattaforma). Sedici film tra diversi generi e diversi valori, poche sorprese ma tante cose vedibili.

La scuola cattolica (Dramma 2021) - Un film (tratto dall'omonimo romanzo) che mira a ricostruire l'ambiente alto borghese in cui avvenne il celebre omicidio del Circeo. Il regista (Stefano Mordini) scava nelle psicologie dei personaggi partendo da un ipotetico ruolo nella genesi del delitto dovuto all'ambiente malsano dal punto di vista morale (di certo far ricadere la colpa alla dottrina cattolica è sbagliato ed inesatto, giacché erano per lo più universitari, e in questo senso fuorviante è il titolo), ma alcuni personaggi sono decisamente pleonastici e i continui salti temporali non giovano alla "compattezza" della pellicola. Sono invece pregevoli la ricostruzione ambientale e la prova del cast, con attori giovani assai credibili (tra questi la buona Benedetta Porcaroli). C'è qualche lentezza, qualche sotto-trama inutile, ma il film si lascia guardare e gli ultimi venti minuti colpiscono con discreta crudezza, seppur rimane la sensazione a fine visione, assai amara per la verità, di un racconto che volesse dare una spiegazione e/o addirittura una giustificazione a ciò che di terribile e inenarrabile successe. Voto: 6

Chi è senza peccato - The Dry (Dramma/Thriller 2020) - Tra dramma e poliziesco, The Dry si avvale di una forza narrativa su due piani paralleli, presente e passato, che sono destinati ad essere legati. Il protagonista (un poliziotto), che dalla città torna nella cittadina di provincia natia, non è un elemento nuovo, ma il regista Robert Connolly riesce ad amalgamare benissimo una vicenda coinvolgente insieme ad altri aspetti come l'ambientazione particolare e flashback determinanti (certo la sceneggiatura prevede che a distanza di poche ore si risolvano 2 casi di omicidio distanziati di 20 anni, ma pazienza). Il microcosmo di questa piccola cittadina australiana sembra un po' quello di Cane di Paglia di Sam Peckinpah, tra ubriaconi, bifolchi e personaggi che hanno qualcosa da nascondere. Valido il finale, dove tutto bene o male si viene a collimare, ed anche la "siccità" del titolo si rivela importante. Bravo Eric Bana e bene il resto del cast. Un film ben confezionato, un "giallo" interessante dove tutto è al posto giusto, ma per essere un thriller naviga su un mare piatto, noioso a tratti, nonostante ciò buono. Voto: 6+

venerdì 27 gennaio 2023

Le serie tv del mese (Gennaio 2023)

Per avviare la missione recupero serie tv (in partenza a febbraio) è stato necessario calendarizzare il tutto nel tempo (in buona parte nell'arco di quest'anno), ma non solo, togliere un po' di "zavorra" era altrettanto utile, cosicché ho riunito, in questo primo post dell'anno sulle serie tv, alcune di quelle di "marca" Sky per una necessaria quanto utile "pulizia". E in questo senso, poiché tutte da Sky sono (ancora) disponibili, l'occasione di vedere la diciottesima stagione di NCIS non mi sono fatto sfuggire. Ed a tal proposito, la diciottesima stagione non si è rivelata come una delle migliori: i misteri sembravano più facili da risolvere del solito, gli archi narrativi primari non hanno fornito conclusioni molto soddisfacenti, nessuna storia o scelta che sia riuscita ad avere l'impatto emotivo di altre stagioni precedenti. Ma nonostante una stagione ridotta a causa della pandemia, non mancano certamente i drammi, anzi, ne succedono più in questa stagione che nelle ultime 3-4 stagioni, tra un giro di droga, COVID-19, Gibbs sospeso e un killer che prende di mira proprio Gibbs. Quest'ultimo che sembra fuori gioco ma difficilmente lo sarà nella prossima, dove al contrario potrebbero non far più parte Maria Bello che interpreta il dottor Sloane ed Emily Wickersham che interpreta Ellie Bishop, entrambe figure partenti chissà per quanto. Si vedrà, intanto nuove aggiunte allo show in questa stagione (mi è piaciuta l'aggiunta del personaggio di Pam Dawber e spero che resti nei paraggi), un'altra stagione sorprendente ma non troppo, dopotutto è come la storiella di quella vecchia coppia sposata che mangia ogni settimana nel loro ristorante preferito e che sa esattamente cosa aspettarsi dal menu. Nonostante ciò continuerò ad andarci, anche se solo una volta tanto.

Yellowstone (4a stagione) - Il dualismo tra il vecchio e il nuovo e la difesa dei valori della tradizione avverso l'imminenza della modernità: Taylor Sheridan fa centro anche alla quarta stagione di Yellowstone (dove tra l'altro lo si vede nuovamente con le vesti d'attore), la gemma di Paramount Network che continua a conquistare tra tensione, colpi di scena, cupezza e misteri (terza qui). Una quarta stagione che punta tutto su alcuni dei protagonisti, finendo però per appiattirne altri e soprattutto proponendo alcune storie secondarie non sempre convincenti. Nonostante questo, la straripante Beth e alcuni colpi di scena ben gestiti riescono a tenere alto il valore della serie, che anche a dispetto di alcuni limiti riesce sempre ad essere coinvolgente e ben strutturata. In questo caso una stagione (quasi di transizione) che sembra anche il preludio (volente o nolente) per uno scontro su larga scala che potrebbe dominare le prossime stagioni. Voto: 6,5

Raised by Wolves - Una nuova umanità (2a stagione) - Mi accorgo solo ora di essere stato (tra i pochi che l'hanno vista) uno dei pochi a non aver apprezzato la prima stagione, di conseguenza questa seconda, di cui avrei sinceramente fatto a meno, almeno nel vederla, forse speravo che calibrasse il tiro, e invece non succede. Non ho odiato apertamente questa stagione (purtroppo già assicurata nonostante la mia reticenza), ma sono deluso ed amareggiato. La prima stagione ha creato un bel carico di misteri, che qui nella seconda più che vedersi sbrogliare si accumulano ancora di più, facendo perdere alla stagione completamente la bussola. La trama s'infittisce (già un dannato serpente volante era troppo stavolta) e ne succedono un sacco di stranezze (ed amenità varie), che invece di essere semplici pezzi di un puzzle da ricomporre, diventano invece semi per ulteriori misteri che mai probabilmente verranno svelati (cancellata a questo giro la serie potrebbe non avere futuro). Il problema più grande della seconda stagione è che non è all'altezza della premessa e promessa che anche la sigla d'apertura (evocativa di un incombente senso di fine dei tempi) proponeva. Una ripartenza umana era possibile o è inutile provarci? Gli umani saranno sempre umani e sempre li stessi errori faranno. Il senso di tutto si perde, rimane la banale definizione degli androidi esseri più umani degli umani stessi. Una stagione inconcludente e mediocre. Voto: 5

lunedì 23 gennaio 2023

Le mie canzoni preferite (Gennaio 2023)

In primis ricordo a chi non ha ancora avuto il grande piacere di conoscere i vincitori dei Saba Music Awards 2022, che i suddetti (se volete) trovate Qui, in secundis che nessuna delle ultime poche "nuove" canzoni di Natale (del mese scorso appena trascorso) ho apprezzato particolarmente, ed è un peccato, infine che queste sono le prime (sei) canzoni preferite di questo nuovo anno/stagione musicale appena cominciato. Ed ovviamente playlist completa sempre su Youtube, Qui.

La fa facile Lei, che difficile è respirare quando la si vede...

Una interessante collaborazione tra due eccellenze, e il risultato non può che essere positivo.

giovedì 19 gennaio 2023

[Cinema] Speciale Stephen King

Per cominciare un nuovo anno che si spera essere speciale, e non solo cinematograficamente parlando, ecco uno speciale, su una persona decisamente speciale, perché certamente Stephen King non è uno qualunque. Non lo era infatti H.P. Lovecraft, genio ispiratore, e non lo è neanche il "Re del brivido", genio della letteratura horror-fantastica, tra i più prolifici scrittori viventi, e tra quelli che più hanno ispirato cuori e menti di milioni di persone (e registi del calibro di Stanley Kubrick, John Carpenter o J.J. Abrams), pochi scrittori hanno difatti avuto l'impatto che ha avuto King nel ventesimo secolo, un impatto che non si misura soltanto nella quantità di libri venduti, ma nella pervasività dell'immaginario che ha creato, replicata in innumerevoli trasposizioni cinematografiche e televisive (negli ultimi quarant'anni probabilmente viste una ventina). A tratti brillante e per altri no, ma tutti dalla impossibile sottovalutazione. Tra i titoli più celebri: "L'ombra dello scorpione", "Il Miglio verde", "Shining", "Misery", "Carrie", portati sul grande schermo (e non per caso) da registi di chiara fama, quali Stanley Kubrick e Brian De Palma (e in questo caso con risultati eccellenti). Ispirato da fobie e traumi vissuti in età infantile (la sua figura pubblica suscita simpatia ma uomo turbolento è sempre stato), Stephen King (che come ogni bestsellerista, e forse anche come ogni scrittore, è un marchio, un brand) fin da studente ha iniziato a scrivere racconti che avevano come elemento comune il rapporto tra paranormale e infanzia. Se diciamo King, ci immaginiamo (non a caso) una certa atmosfera, una placida cittadina del New England disturbata, prima a poco a poco e poi in un crescendo apocalittico, da mali innominabili. Ha prodotto icone memorabili del terrore come Pennywise, creato ambientazioni o personaggi che sono diventati poco meno che figure del senso comune, come l'Overlook Hotel. Insomma una leggenda, che ho voluto appunto omaggiare con alcune trasposizioni cinematografiche, che venute bene o meno, influenzeranno il genere horror. Proprio l'horror uno dei comuni denominatori di questi quattro film (diversi ma simili tra loro), insieme agli anni '80 e il fatto che tra i protagonisti ci siano bambini. E mettendo in conto che nessuno di questi libri omonimi ho letto, ecco com'è andata, ecco cosa ne penso di questi per metà rivisti, altri alla prima visione.

Cujo (Horror/Thriller 1983) - Se ho sempre avuto paura dei cani, in special modo di grossa taglia, ci sarà un perché, e il perché "è colpa" di Cujo e di conseguenza del film, ma al di là di questo, un thriller/horror semplice ma efficace. Un buon prodotto tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King (che non ho letto, come del resto non ho letto nulla dell'autore ma solo visto film), un prodotto che ha quasi quaranta anni ma fa ancora la sua sporca figura, si prova empatia per i protagonisti e l'atmosfera è carica di tensione con alcuni punti "horror" davvero riusciti ed inquietanti. Ottimo il trucco di Cujo nella sua metamorfosi da cagnolone sornione a belva rabbiosa ricoperta di sangue, bave etc, molto d'effetto e realistico. E' infatti lui il miglior interprete del film e non so quanto bravi siano stati a fargli fare certe scene di cattiveria così realistiche. Molto bella (all'epoca) e davvero brava/professionale Dee Wallace che entrava di diritto tra le più brave e prolifiche attrici dell'horror anni '80 (e non solo). La regia di Lewis Teague è di buon livello, pulita, precisa, ingegnosa e realistica, insomma da vero esperto del settore e si avvale di una buona fotografia e di una bella colonna sonora, che sottolinea la tensione e dona un'aurea da puro horror alla pellicola. Peccato che il film si perde un po' troppo nel raccontare aspetti famigliari che possono appesantire la visione all'inizio, ma poi l'assedio finale è così realistico (bravo anche il dolce bambino) che si perdona qualche lungaggine di sceneggiatura. E tuttavia non un film trascendentale, ma un film seppur semplicistico affatto evitabile o disprezzabile. Voto: 6,5