lunedì 16 settembre 2019

Macchine mortali (2018)

Tema e genere: Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo (ambientato in un futuro distopico post apocalittico) del 2001 di Philip Reeve.
Trama: A seguito di una guerra catastrofica, i superstiti vivono su enormi città meccaniche in continuo movimento, nascondendo segreti spaventosi e coltivando antichi rancori.
Recensione: Un fantasy caotico e fracassone, che non si discosterebbe troppo dai suoi omologhi hollywoodiani se non fosse per il marchio e "l'estetica" impressi dal suo realizzatore Peter Jackson (impossibile non sapere chi è). Certo, la regia di Christian Rivers, pupillo proprio di Jackson, non è all'altezza di quella del suo mentore, ma entrambi per il coraggio di voler rendere unico e diverso (ossia originale) il loro film (il genere) andrebbero ringraziati. Non è un mistero infatti che il genere fantasy non se la stia passando bene. Eppure Peter Jackson ci prova, e così come per Darkest Minds, riesce almeno nell'impresa di proporre qualcosa (più o meno) di mai visto finora. Macchine mortali difatti (adattamento di un romanzo omonimo), non solo è puro cinema di genere capace di mescolare elementi della cultura pop, ma è anche uno dei film visivamente più coraggiosi degli ultimi anni. Un film che si propone come un'avventura steampunk in un contesto post-apocalittico: la razza umana si è infatti (nuovamente) spazzata via da sola in appena sessanta minuti a suon di bombe quantiche, rendendo il mondo una terra più soave e pacifica. Questo fino a che i pochi uomini rimasti decidono di costruire alcune città semoventi, veri e propri colossi meccanici in grado di "masticare" le città più piccole, trasformando così un sogno di conquista in un vero e proprio atto predatorio. La città di Londra è sicuramente quella più temibile, un gigante di acciaio e lamiere mossa dal subdolo Thaddeus Valentine (Hugo Weaving), il quale intende estendere il predominio della nuova Inghilterra sul mondo intero (no, la Brexit non c'entra un tubo). A fare da contraltare, troviamo i coraggiosi Hester Shaw e Tom Natsworthy, due ragazzi che decidono ben presto (e in parte contro la loro volontà) di fronteggiare una volta per tutte Valentine e le sue mire espansionistiche. Tra un rimando a Star Wars, alle divise di Sigourney Weaver in Alien passando per Indiana Jones e una strizzata d'occhio a BioShock: Infinite (più vicino è tuttavia Dishonored, nell'ambientazione ovvio), Macchine mortali cerca di dare consistenza all'universo che viene mostrato a schermo, sebbene il tutto avvenga in maniera piuttosto pasticciata e troppo confusa, restituendo la spiacevole sensazione che la mitologia dietro al mondo delle Mortal Engines sia più un quadro sfocato che una mappa messa perfettamente a fuoco. Ed è un peccato, perché dal punto di vista puramente visivo e concettuale, il film non fa una piega (alcune sequenze, specie nelle battute finali, sono realmente evocative). Anche alcuni personaggi chiave e sicuramente più interessanti rispetto a molti altri (primo fra tutti Shrike, il "rinato" costruito da un cadavere caduto in battaglia), sembrano essere innestati nella sceneggiatura senza troppa convinzione. Così come la carismatica e decisamente stylish Anna Fang, la quale sembra uscita di diritto da un film di John Woo.

Perché se il monito ambientalista a cui i film apocalittici e di fantascienza hanno abituato gli spettatori è elaborato in maniera originale, la storia no: si adagia sulla banale dicotomia bene/male per tutto il terzo atto. Senza più misteri da svelare, il gioco diventa prevedibile e poco appassionante. Una partita di cui si conoscono già i vincitori. Un peccato che la storia sia una parabola discendente che dopo un set up esaltante non riesce a mantenere alta la tensione. Il mondo narrativo non basta a rendere interessante lo sviluppo prevedibile della storia. Il risultato è che la battaglia finale non è minimamente paragonabile all'inseguimento iniziale. Un vero peccato. Unico elemento intimista a funzionare bene è il rapporto morboso tra Hester e il patrigno, il cyborg Shrike, villain che vale da solo tutto il film, interpretato in motion capture da Stephen Lang, già cattivo in Avatar (e in tante altre occasioni). Il suo incedere inesorabile è dettato dalla marcia martellante di Junkie XL, forse unico tema memorabile della comunque non disprezzabile colonna sonora. Peccato che la sua presenza sullo schermo duri solo un paio di scene. Eppure per quanto la trama si dimostri a tratti superficiale e prevedibile, ella grazie anche al regista si muovi sempre con grande agilità tra i suoi snodi e, complice una serie mirabolante di scene d'azione davvero ben orchestrate, si assiste a un incremento del ritmo verticale, che lascia lo spettatore senza respiro, rapendone l'attenzione. Attenzione già rapita dagli effetti visivi, che sono uno dei punti di forza del film: la resa delle città itineranti è infatti ben riuscita (plauso speciale per la Londra iper tecnologica divoratrice di città, la più spettacolare da vedere in azione), le sequenze in cui si vedono in azione sono fra le migliori del film. Impossibile guardarle senza pensare con nostalgia a Mad Max: Fury Road e a Il Castello Errante di Howl allo stesso tempo, ma niente di cui spartire, anche perché sono solo piccoli omaggi. Insomma un film di sufficiente intrattenimento, tutto sommato le due ore di film scivolano via con una certa piacevolezza, e anche se in troppe poche occasioni osano sorprendere davvero lo spettatore, lasciandolo infine con un ricordo leggero quanto labile di un'opera ben eseguita, ma di certo non del tutto riuscita, non ci si pente affatto.
Regia: Alla regia Christian Rivers (assiduo collaboratore di Peter Jackson), in quella che possiamo considerare la sua opera prima, non se la cava malissimo, anche se la forza visiva è data più dalle scenografie e dagli effetti speciali, però tutto sommato le carrellate sono funzionali, ed escluse le scene d'azione corpo a corpo dove un po' di confusione c'è, per il resto una direzione senza infamia e senza lode.
Sceneggiatura: Se l'occhio gode dall'inizio alla fine, non sempre la stessa meraviglia investe il cuore e la mente dello spettatore: le note piuttosto originali che caratterizzavano le premesse finiscono infatti per perdersi in uno sviluppo alquanto freddo e quasi privo di guizzi, preferendo talvolta accomodarsi sugli schemi tipici delle trame young adult piuttosto che osare nell'approfondimento dei personaggi principali. I due protagonisti, Hester e Tom, ricevono dunque un trattamento alquanto frettoloso, all'interno di una parabola di formazione talvolta didascalica e spesso caricata di una cupezza che fa a botte con il tono generale dell'opera. Il fronte dei cattivi ha forse qualche marcia in più, ma si permette di liquidare troppo velocemente l'ottimo personaggio di Shrike (Stephen Lang), una sorta di Terminator dal passato umano e rinato da morte, che ai fan di Jackson non può non ricordare i leggendari Nazgul de Il Signore degli Anelli. L'idea della città-macchine che si spostano furiosamente è invece vincente sul piano estetico quanto su quello narrativo: l'esplorazione degli spazi e il susseguirsi indiavolato dei loro movimenti garantiscono un ritmo sempre sostenuto e creano mini-racconti secondari spesso più interessanti della trama principale. Una trama forse prevedibile, almeno da un certo punto, ma che si lascia seguire e rapisce lo spettatore fino alla fine.
Aspetto tecnico: Il film sul lato visivo è buono, anzi, buonissimo (il design è minuzioso, lo spettacolo mastodontico, il confine tra effetti digitali e pratici è impercettibile) e la fotografia è piacevole, il ritmo, a parte qualche caduta non è male e le musiche sono incalzanti, il risultato lo rende più godibile.
Cast: A fronte di una sostanziale bidimensionalità dei personaggi troviamo delle interpretazioni di tutto rispetto, con un sempre ottimo Hugo Weaving nei panni del generale Taddheus, combattuto da una brava Hera Hilmar nei panni della protagonista e dalla ribelle Anna Feng, interpretata dalla sudcoreana Jihae (star della serie Marte), che si fa "aiutare" da un mostro interpretato splendidamente da Stephen Lang. Da segnalare un poco carismatici Robert Sheehan e Leila George (figlia di Vincent d'Onofrio), ma entrambi funzionali al tutto.
Commento Finale: Il coraggio e l'audacia di Jackson e Rivers sono notevoli, e Macchine mortali ha i suoi lati positivi: riesce a intrattenere, gli attori principali sono credibili e il mondo raccontato è avvincente (un plauso agli ottimi effetti visivi). Ha anche i suoi lati negativi, l'ultimo atto si sviluppa senza sorprendere o riuscire ad eguagliare l'ottima partenza (poco carisma, freddezza ed altro in aggiunta), ma avventura action off-road comunque spettacolare ed buon intrattenimento è questa (ma per l'amor del cielo non vi venisse in mente di paragonarlo a Mad Max: Fury Road). Certo, con un po' più di attenzione ai dettagli sarebbe stato meglio, perché poteva essere sicuramente meglio, ma ci si può accontentare.
Consigliato: Soprattutto se ci si approccia senza alcuna pretesa particolare alla pellicola, è questo un buon film da guardare per passare un sabato sera con gli amici e, si sa, i sabato sera con gli amici piacciono un po' a tutti.
Voto: 6
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16 commenti:

  1. Io lo vedrei solo per la presenza di Lang e Weavining.
    Ciao!

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  2. Devo dire che personalmente non mi è dispiaciuto. È uscito il seguito in libreria e sono proprio curiosa di leggerlo :-)
    Ciaoooo

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    1. Credevo peggio, invece mi sono divertito, non saprei tuttavia dire se un seguito anche cinematografico ci starebbe...
      In ogni caso ciao a te e grazie della visita ;)

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  3. Sai quanto amo il fantasy..
    Per fortuna con gli amici faccio di meglio. 😜
    Buona serata.

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  4. Effetti speciali nulla da dire, veramente ottimi. storia che sembra un po' un mix di tante altre cose (Miyazaki, Terminator, Star Wars..). Purtroppo essendo un flop non ne vedremo comunque altri

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    1. Sì ho letto che ha fatto flop, che non ne vedremo non metterei la mano sul fuoco di questi tempi....comunque sì, bene gli effetti non esattamente la storia, ma nonostante ciò a me ha intrattenuto ;)

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  5. Io l'ho visto al cinema, e ricordo che non c'era tanta gente per questo film e lo rivisto anche a casa alla tv e devo dire che sostanzialmente è un film interessante anche se si poteva fare di più. Concordo con per quanto riguarda la recitazione di Hugo Weaving e di Hera Hilmar e concordo pienamente anche con il tuo 6.

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    1. Molto di più decisamente si poteva, ma se ci si può accontentare, liscia scorre la visione ;)

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  6. Partiamo male già da subito. Bombe quantiche?! Ma per cortesia, possibile che ogni volta bisogna utilizzare supercazzole scientifiche a casaccio?

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    1. Lo so, ma fanno parte del gioco, ed è meglio forse sorvolare ;)

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  7. Ma che bello questo film. Credo di averlo guardato tre volte e non escludo una quarta ed una quinta.
    Vabbe', ammetto che lo stile steampunk mi ha attirato più di ogni cosa ma credo abbia apprezzato ogni singolo elemento dello scorrere del film. I riferimenti che più mi son piaciuti sono proprio l'accostamento a Il Castello Errante di Howl come anche a Il Signore degli anelli. E leggendo il tuo post ho compreso anche tutti gli altri, alcuni proprio non li conoscevo, quindi grazie.
    Sempre bello leggerti, ciao Pietro.

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    1. Lo stile steampunk mi piace tanto, però mi aspettavo che risaltasse di più, invece poco sviluppato, e per quanto riguarda i riferimenti, mi piace che sono solo piccoli omaggi, perché come accostamenti sono un po' impropri, tuttavia nel complesso film assolutamente non da buttare ;)

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