Tema e genere: Adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Alexandra Bracken, un thriller fantascientifico ambientato in un futuro distopico.
Trama: Un'epidemia ha ucciso il 98% dei bambini. Quelli rimasti acquisiscono superpoteri pericolosi e per questo vengono rinchiusi in campi speciali.
Recensione: Una nuova saga distopica teen è tra noi (come se non ce ne fossero già abbastanza), parlo ovviamente della saga e del film Darkest Minds (The Darkest Minds) della regista Jennifer Yuh Nelson (Kung Fu Panda 2 e 3, quest'ultimo co-diretto), film che come per i suoi più noti precedenti (Hunger Games e Maze Runner su tutti) si presenta come l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Alexandra Bracken edito nel 2012. Un film ambientato nel solito e indefinito futuro distopico, un film dove il futuro e la libertà sono in mano a dei ragazzi poco più che adolescenti, ma dai grandi poteri. Un film in cui una giovane ragazza di nome Ruby, che possiede una delle capacità più potenti e pericolose, decisa a sopravvivere riesce a evadere dal campo e ad unirsi ad un gruppo di altri ragazzi in fuga. Un film in cui codesti ragazzi saranno inseguiti dal governo (o da chissisìa) per poterli nuovamente rinchiudere e sfruttarli. Un film insomma banale, praticamente un déjà-vu. Non è un caso che guardando Darkest Minds si ha l'impressione che la storia non valga molto, che si tratti di un miscuglio abbastanza ben riuscito di Hunger Games, La quinta onda, Beautiful Creatures con una forte tendenza verso Divergent. L'idea quindi di un futuro distopico in cui i ragazzi hanno acquisito poteri straordinari che li obbligano a vivere sotto stretta sorveglianza, divisi per colore in caste in base alle loro abilità e la presenza di una protagonista femminile che è più straordinaria di tutti gli altri e che sviluppa grandi doti di leadership e sacrificio personale per il bene di tutti è davvero trita e ritrita, e la storia è canonizzata a tal punto che anche quelli che dovrebbero essere veri e propri colpi di scena risultano davvero scontati. Però non solo Darkest Minds (tra l'altro prodotto dai produttori di Stranger Things) non è brutto un film, anzi, ha una bella colonna sonora, un cast interessante, anche se nessuno mette insieme l'interpretazione della vita creando personaggi iconici, ed è supportato da una forte chiarezza compositiva della scena che rende davvero gradevole la fotografia, ma è un qualcosa che cerca in qualche modo di evolversi, di portare il genere ad un livello successivo, e ci riesce. La narrazione, il linguaggio, le immagini, tutto nel film si discosta sempre più dai film precedenti, tingendosi di tinte più cupe e popolandosi di personaggi più crudeli. Sulla scia degli altri film young adult ambientati in un futuro distopico dove un gruppo di ragazzi è costretto a lottare per la propria libertà, Darkest Minds presenta infatti fin da subito delle atmosfere più forti, un linguaggio più duro e soprattutto delle scelte narrative e stilistiche più potenti e cruente. Sfruttando immagini più crude, quasi senza censure, il film si avvicina maggiormente al thriller, piuttosto che a un racconto destinato ad un pubblico più giovane. La costruzione stessa della trama è complessa e si basa su diversi snodi fondamentali, che ribaltano in continuazione le parti, trasformando l'avventura dei protagonisti sempre in qualcos'altro: se all'inizio lo scopo della giovane Ruby era la sopravvivenza, nel corso del film la ragazza dovrà imparare a riconoscere i buoni dai cattivi e a capire di chi fidarsi, perché non sempre un bel faccino con gli occhi azzurri rappresenta l'alleato migliore. Darkest Minds quindi, si inserisce sì perfettamente in quel filone di film iniziato nel 2012 con Hunger Games che racconta di un mondo in un tempo non bene identificato, dove il futuro dei sopravvissuti e la difesa della libertà è in mano a dei ragazzi poco più che adolescenti, tuttavia la sua diversità è proprio nel linguaggio scelto, nel modo di mostrare e raccontare le difficoltà e gli ostacoli che i giovani protagonisti sono costretti ad affrontare.
Nonostante la giovane età, Ruby e i suoi compagni di viaggio dovranno imparare a conoscere fino a che punto l'uomo, sia esso adulto o ragazzo, sia in grado di spingersi, fin dove è disposto a sporcarsi le mani per raggiungere il proprio obiettivo. Il tutto raccontato senza badare a sangue, pestaggi, combattimenti e soprusi sui più deboli. Ovviamente in tutto questo non mancano le classiche caratteristiche da film destinato ad un pubblico giovane, ovvero una narrazione che affronti tematiche importanti e delicate, dalla diversità all'oppressione, ma niente che riesca a "rovinare" il resto o il tutto nel suo insieme. Quest'ultimo che si evidenzia nella discreta presenza di attori adulti, che in questo film hanno un ruolo decisamente marginale e quasi sempre tra l'ambiguo e l'antagonista. Si fa notare, come sempre, la badass Gwendoline Christie (aka Brienne di Tarth, parlo ovviamente di Game of Thrones), qui nel ruolo della cacciatrice di taglie Lady Jane, che ci regala un paio di scene action niente male, tra inseguimenti e colluttazioni corpo a corpo. Meno memorabile il ruolo di Mandy Moore (qui la dottoressa Cate), sebbene abbia una funzione-chiave nello scatenarsi degli eventi, così come passa in sordina la performance degli altri comprimari, il cui spessore (si intuisce) sarà approfondito nei capitoli successivi (in tutto sono quattro, almeno stando ai libri da cui i film sono tratti). Meglio la riuscita dei protagonisti e della rappresentazione degli adolescenti, nucleo sociale attorno al quale ruota tutta la vicenda. Per quanto nessun spicchi particolarmente per intensità, sia Amandla Stenberg (la bella e brava protagonista di Noi siamo tutto), sia Harris Dickinson (il bravo, e bello forse, protagonista dell'ottima serie Trust) hanno una resa efficace sullo schermo, complice anche il loro risvolto romantico che punta (e riesce) a creare una forte empatia col pubblico (empatia che esplode nell'emozionante finale). Simpatici i comprimari (il personaggio di Chubbs è uno dei più riusciti, in assoluto), un po' pacchiano l'antagonista che (per evitare spoiler) non commenterò oltre. Insomma niente male questo film, un film in cui è certo che le premesse sembrano dare la speranza ad una saga capace di risultare interessante anche per i palati più adulti, grazie al suo finale che lascia aperte numerose modalità di interpretazione. Darkest Minds è infatti un buon inizio per una saga che unisce sentimenti, formazione e tutto quell'apparato soprannaturale legato al racconto di poteri straordinari, valorizzato da una regia fresca, che ben conosce i trend estetici che piacciono alle nuove generazioni, ma anche a tutti gli altri.
Nonostante la giovane età, Ruby e i suoi compagni di viaggio dovranno imparare a conoscere fino a che punto l'uomo, sia esso adulto o ragazzo, sia in grado di spingersi, fin dove è disposto a sporcarsi le mani per raggiungere il proprio obiettivo. Il tutto raccontato senza badare a sangue, pestaggi, combattimenti e soprusi sui più deboli. Ovviamente in tutto questo non mancano le classiche caratteristiche da film destinato ad un pubblico giovane, ovvero una narrazione che affronti tematiche importanti e delicate, dalla diversità all'oppressione, ma niente che riesca a "rovinare" il resto o il tutto nel suo insieme. Quest'ultimo che si evidenzia nella discreta presenza di attori adulti, che in questo film hanno un ruolo decisamente marginale e quasi sempre tra l'ambiguo e l'antagonista. Si fa notare, come sempre, la badass Gwendoline Christie (aka Brienne di Tarth, parlo ovviamente di Game of Thrones), qui nel ruolo della cacciatrice di taglie Lady Jane, che ci regala un paio di scene action niente male, tra inseguimenti e colluttazioni corpo a corpo. Meno memorabile il ruolo di Mandy Moore (qui la dottoressa Cate), sebbene abbia una funzione-chiave nello scatenarsi degli eventi, così come passa in sordina la performance degli altri comprimari, il cui spessore (si intuisce) sarà approfondito nei capitoli successivi (in tutto sono quattro, almeno stando ai libri da cui i film sono tratti). Meglio la riuscita dei protagonisti e della rappresentazione degli adolescenti, nucleo sociale attorno al quale ruota tutta la vicenda. Per quanto nessun spicchi particolarmente per intensità, sia Amandla Stenberg (la bella e brava protagonista di Noi siamo tutto), sia Harris Dickinson (il bravo, e bello forse, protagonista dell'ottima serie Trust) hanno una resa efficace sullo schermo, complice anche il loro risvolto romantico che punta (e riesce) a creare una forte empatia col pubblico (empatia che esplode nell'emozionante finale). Simpatici i comprimari (il personaggio di Chubbs è uno dei più riusciti, in assoluto), un po' pacchiano l'antagonista che (per evitare spoiler) non commenterò oltre. Insomma niente male questo film, un film in cui è certo che le premesse sembrano dare la speranza ad una saga capace di risultare interessante anche per i palati più adulti, grazie al suo finale che lascia aperte numerose modalità di interpretazione. Darkest Minds è infatti un buon inizio per una saga che unisce sentimenti, formazione e tutto quell'apparato soprannaturale legato al racconto di poteri straordinari, valorizzato da una regia fresca, che ben conosce i trend estetici che piacciono alle nuove generazioni, ma anche a tutti gli altri.
Regia: Allo stile tipico da cinema di tensione, che rende il costante pericolo a cui sono esposti i personaggi, la coreana Jennifer Yuh Nelson (nota per aver diretto Kung Fu Panda 2 e per essere la prima donna ad aver diretto un film d'animazione di una delle principali compagnie di produzione) alterna sequenze leggere, sveltite da un accompagnamento musicale particolarmente adatto a restituire la persistenza della purezza giovanile e della voglia di divertirsi e stare bene anche in un mondo così oscurato dalla violenza. Niente di eccezionale, ma comunque lavoro egregio il suo.
Sceneggiatura/Cast: Gli interpreti Amandla Stenberg e Harris Dickinson (soprattutto questi due, ma anche tutti gli altri attori, principali o secondari) riescono a portare sullo schermo la grande gamma di emozioni cui sono sottoposti i propri personaggi, in una continua giostra narrativa dove si avvicendano momenti di azione pura a episodi più sentimentali, in grado di alternare garbatamente il ritmo del film. Un film in cui l'aspetto morale e formativo della pellicola, il fulcro della narrazione portata avanti dalla regista, è riscontrabile nel percorso di conoscenza che i ragazzi conducono nei confronti dei loro poteri, per cui ogni avventura, ogni pericolo rappresenta un passo in avanti verso l'appropriazione delle loro menti e delle loro capacità. Niente di nuovo, ma comunque bello.
Sceneggiatura/Cast: Gli interpreti Amandla Stenberg e Harris Dickinson (soprattutto questi due, ma anche tutti gli altri attori, principali o secondari) riescono a portare sullo schermo la grande gamma di emozioni cui sono sottoposti i propri personaggi, in una continua giostra narrativa dove si avvicendano momenti di azione pura a episodi più sentimentali, in grado di alternare garbatamente il ritmo del film. Un film in cui l'aspetto morale e formativo della pellicola, il fulcro della narrazione portata avanti dalla regista, è riscontrabile nel percorso di conoscenza che i ragazzi conducono nei confronti dei loro poteri, per cui ogni avventura, ogni pericolo rappresenta un passo in avanti verso l'appropriazione delle loro menti e delle loro capacità. Niente di nuovo, ma comunque bello.
Aspetto tecnico: Oltre alla piacevole colonna sonora e alla gradevole fotografia, indubbiamente da segnalare sono i buoni effetti speciali.
Commento Finale: Ennesimo adattamento di una saga letteraria young adult di successo, il film di Jennifer Yuh Nelson non brilla certo per originalità, ma ha dalla sua (e non solo questo) un team di protagonisti che, per una volta, non sono affatto antipatici e formano un quartetto ben assortito che ricorda quelli di certi cartoni giapponesi di una volta. Si parla di gioventù mutante, e non possono non venire alla mente gli X-Men, ma le metafore sull'adolescenza sono fortunatamente limitate, mentre il ragionamento generale riguarda un sistema sociale, politico ed economico che ha usato i ragazzi prima e dopo li ha lasciati, li ha abbandonati. In generale Darkest Minds ha tutte le carte per diventare una saga da seguire con interesse crescente. Questo primo capitolo assolve al compito di presentare contesto e personaggi, gettando le basi per degli sviluppi che potrebbero essere decisamente coinvolgenti. Si cede un po' alla spettacolarizzazione in alcune scene, il che fa storcere leggermente il naso, ma senza che il resto del film ne sia particolarmente intaccato. Rispetto al tipico racconto thriller young adult a cui ormai siamo abituati da qualche anno a questo parte, Darkest Minds decide di fare un piccolo passo in più: cambiare registro, usare immagini e linguaggi più cupi, e assolve al compito di "svecchiare" il genere. Tanto che questo primo capitolo di una storia che ha ancora molto da raccontare, grazie alla sua unicità, è tra i migliori film del suo genere. Anche se questo non vuol dire che bisogna guardarlo aspettandosi il nuovo cult per young adults, ma una storia ben raccontata con protagonisti accattivanti, trama ben costruita (quasi sempre) e una bella storia d'amore, che non guasta mai (troppo).
Consigliato: Nella consapevolezza che non sarà mai annoverato nella Top 5 dei film del genere, resta comunque una visione piacevole per una serata senza impegno.
Voto: 6,5
Questo all'epoca mi aveva incuriosito poi però non l'abbiamo visto...se lo fanno al TV gli dò una possibilità, dato anche il genere :)
RispondiEliminaSenza la curiosità non l'avrei visto, ed è così che a sorpresa mi è piaciuto ;)
EliminaSai bene che detesto la fantascienza, ma amo molto i thriller. Quindi, potrei dare un'opportunità a questo film.
RispondiEliminaChissà se supererebbe il test della prima mezz'ora senza farmi addormentare.... 😉
Secondo me potrebbe, ma non ci metto la mano sul fuoco :D
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