venerdì 11 marzo 2016

American Sniper (2014)

American Sniper è un film del 2014 diretto da Clint Eastwood. Il film, ha ricevuto 6 nomination agli Oscar 2015, vincendo il Premio Oscar per il Miglior montaggio sonoro. Dal nome, dalla trama ci si potrebbe aspettare il solito filmetto americano patriottico, la solita minestra, ma questo film di Eastwood non lo è quasi per niente, anzi. Perché American Sniper racconta, sì di guerra, ma soprattutto di ciò che essa lascia dentro ai soldati che la vivono. Ma tutti i film di Eastwood (un abile regista) secondo me sono film di un grande narratore, che prende un personaggio, lo analizza, lo racconta e cerca di darci un racconto problematico, non propagandistico. Il finale mi ha sorpreso, non sapevo fosse una storia vera, e addirittura il film è basato proprio sull'omonima autobiografia di Chris Kyle che racconta i suoi trascorsi nella marina americana. Clint ha già provato ad approfondire ogni aspetto della guerra, uno dei suoi temi a lui più cari infatti è il patriottismo americano e l'onore militare. Ma lo fa a suo modo, raccontando una storia vera, strabordante di retorica e eroismo certo, ma è apprezzabile come la storia viene raccontata, magnificamente. Protagonista di American Sniper è Chris Kyle, texano che cavalca tori e non manca un bersaglio, che ha deciso di mettere il suo dono al servizio degli Stati Uniti, fiaccati da molti attentati. Arruolatosi nelle forze speciali dei Navy Seal, Kyle ha stoffa e determinazione per riuscire e ottenere l'abilitazione. Perché come gli diceva suo padre da bambino lui è nato 'pastore di gregge', votato alla tutela dei più deboli contro i lupi famelici. Operativo dal 2003, parte per l'Iraq, inviato con una missione precisa: proteggere i suoi commilitoni e diventa in sei anni, 1000 giorni e quattro turni una leggenda a colpi di fucile. La sua massima precisione salva innumerevoli vite sul campo di battaglia e mentre si diffondono i racconti del suo grande coraggio, viene infatti soprannominato "Leggenda". Nel frattempo cresce la sua reputazione anche dietro le file nemiche, e viene messa una taglia sulla sua testa rendendolo il primario bersaglio per gli insorti. Allo stesso tempo, combatte un'altra battaglia in casa propria nel tentativo di essere sia un buon marito e padre nonostante si trovi dall'altra parte del mondo. Ma il film non solo racconta il suo arruolamento dopo una breve carriera da atleta di rodeo, l’addestramento, le missioni, la perdita di alcuni amici in battaglia, ma anche la costruzione di una famiglia e il ritorno alla vita normale. Kyle, è stato il cecchino che ha ucciso più nemici nella storia dell’esercito degli Stati Uniti (centosessanta uomini abbattuti e certificati) diventando una specie di eroe nazionale. Tornato finalmente a casa, si dedica alla moglie, ai bambini e ai reduci (ai cui guarda le spalle dai fantasmi della guerra del Golfo), ma la sua dedizione gli sarà fatale.
Clint Eastwood dimostra (ancora una volta) di essere un vero maestro del cinema d’autore, raccontare una storia di guerra, di morte, di sangue, di violenza, di paura, ma anche di speranza e di amore al contempo, con raffinato realismo, senza lasciarsi mai trascinare nell'eccesso o nell'americanismo dei triti film d’azione tracciati con sangue zampillante, con un risultato straordinario. Bradley Cooper (quasi da Oscar) interpreta magnificamente la storia vera di Chris Kyle, texano verace educato coi sani principi paterni, riuscendo a trasmettere perfettamente le sensazioni di questo incredibile marine. Attraverso 2 ore di tensione, ci ritroviamo anche noi in guerra con il protagonista, ed è questo che gli da potenza e che lo fa arrivare così intensamente, riuscendo a portarsi su un piano più alto a livello emozionale rispetto agli ultimi film di questo genere. Ed è su questa direttrice che la narrazione viaggia fluida ed efficace, senza ideologie o scontata propaganda di stato, e raggiunge lo spettatore dove vuole il regista Eastwood. La sceneggiatura è impeccabile, un po' scarna, ma lo è volutamente in quanto sono le emozioni a far da padrone, la storia d'amore ovviamente c'è però non è troppo invasiva e smielata, anzi, è particolarmente reale (ottima l'interpretazione della Miller), i legami tra i personaggi non sono così forti, i soldati non sono tutti "fratelli", se proprio dovessero essere parenti li definirei "cugini", e tutte queste cose messe insieme aumentano la classe di questo film. Chris Kyle è un uomo ma anche un soldato delle forze speciali Navy SEAL. Chris possiede i suoi principi ma è anche stato duramente addestrato per proteggere i suoi commilitoni in una guerra cinica e violenta, dove la pietà e la compassione non trovano posto. E’ la forza e la determinazione di Chris, che lo renderanno "Leggenda", una figura mitica che sta tra il fratello maggiore e l’angelo custode. si trova nel senso del dovere e nella fede che possiede per i sani principi della civiltà occidentale. Il film racconta la storia di Kyle e allo stesso tempo ne incarna il punto di vista. Nel libro però Kyle vive tutte le contraddizioni della guerra, lo stress post traumatico, l’alcolismo, la violenza, la vanagloria, il tormento di tutti i reduci. Il film invece smussa tutti questi angoli, addolcisce i contrasti e costruisce una parabola di eroismo militare contemporaneo. È, in buona sostanza, e comunque un film patriottico. Ma questo film ha quella fermezza stilistica che ne fa un prodotto solido e semplice insieme.
La guerra, che occupa gran parte del film, è ripresa con una schiettezza militare che non conosce ripensamenti nemmeno dal punto di vista estetico. Questo taglio rende American sniper visivamente violento, perché sangue e morti abbondano, ma incapace di lasciare strascichi e rimorsi. Indubbiamente sorgono dilemmi morali ed etici di fronte alla guerra, ma è inutile soffermarsi su questo aspetto, altrimenti il film non avrebbe senso. Il cinema di Clint Eastwood spesso è costruito su posizioni moralmente complesse, dove i personaggi sono presi tra vita e morte, destino e amore, vendetta e giustizia. Come in altre produzioni, altri registi sono stati anch'essi capaci di raccontare la guerra e le sue contraddizioni riempiendoci di emozione e interrogativi: film che sanno essere contemporanei, militari, ma non militaristi. Clint Eastwood ha deciso di costruire un film che parte da un’interpretazione del mondo, della guerra e della vita propria di un militare e patriota texano senza tentennamenti: uno per la cui determinazione potremmo usare l’urticante espressione "senza se e senza ma". La storia di Chris Kyle raccontata nel libro è diversa, più cupa e tormentata. Lo sguardo di Eastwood quindi non è "neutro" come si è detto: interpreta, smussa, elimina le imperfezioni, dà una faccia scura, muta e astratta al nemico, toglie l'alcol, alleggerisce la violenza del ritorno, lima gli spigoli. Kyle veniva da una famiglia di patrioti, è stato cresciuto in uno stampino perfetto, lui e il fratello sono diventati militari: al ritorno ha cominciato a raccontare balle, è andato ospite ovunque a fare l’eroe spaccone, ha cercato di trasformarsi nel supereroe che tutti ammiravano. Tutto questo, che faceva parte della sua storia, sarebbe stato vero e interessante, ma il film ha deciso di farne a meno. In questo modo si è trasformata una storia umana molto affascinante (compreso l'epilogo, qui appena sfiorato) in una parabola forse troppo patriottica ma fastidiosamente vicina alla propaganda. Il risultato è così compatto, preciso e privo di sfaccettature che, se non avvince, annoia parecchio. Alla fine, fa pensare il fatto che un uomo stato 1000 giorni in guerra alla fine muoia, a 39 anni, in un poligono di tiro, non per colpa della guerra....o forse sì, perché la guerra non è solo sul campo, ma nella mente di chi l'ha vissuta. Ci risolleva sapere che l'assassino di Kyle e di un suo amico ha ottenuto l'ergastolo. In conclusione, buon film, di spessore, consigliato agli amanti del genere, altrimenti meglio evitare. Voto: 6 [Qui più dettagli]

4 commenti:

  1. No, è un film troppo complesso per me.
    Anche duro. Penso che non riuscirò mai a guardarlo.
    Come dici tu, è da amanti del genere.

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    1. Si..leggermente complesso, ma più emotivamente che nelle dinamiche, la guerra è sempre un argomento controverso però non è così duro come sembra, ma effettivamente non è per tutti

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  2. Non sapevo la differenza col libro ma con un regista così non mi sorprende che ci si sia concentrati più su altro. Però, nonostante il patriottismo, c'è un velo (troppo poco) di critica agli "esportatori di democrazia" americani.
    A me non ha annoiato mai, anche nei momenti più lenti, per questo gli ho dato un voto più alto.

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    1. L'avevo letto da qualche parte, perché ovviamente non ho letto il libro, ma poco importa, buon risultato ;)

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