Dagli autori di Cattivissimo Me ed I Minions ecco Pets: Vita da animali (The Secret Life of Pets, letteralmente la vita segreta degli animali), film d'animazione del 2016 diretto da Chris Renaud e Yarrow Cheney. Questo nuovo cartone animato sugli animali domestici prodotto da Illumination Entertainment infatti, piuttosto leggero, privo di crudeltà e del tutto innocuo, ci racconta di svariati animali domestici (cani di varia razza e taglia, gatti, canarini, criceti, ecc...) i quali, non appena i loro padroni escono di casa per andare, si suppone, a lavorare, lasciati soli negli appartamenti, si scatenano nelle più strane avventure (in storie però prevedibili e banali). Poiché se vi aspettate qualcosa di originale e stupefacente, vi sbagliate di grosso. I registi, infatti, hanno realizzato un progetto prevedibile e banale, dove a farla da padrone è l'utilizzo di cliché. L'intento dei due sembra proprio quello di voler offrire al pubblico un lavoro classico, senza discostarsi troppo da altre pellicole animate. Divertente sì, ma basato su una sceneggiatura a dir poco ridicola in termini di trama. E' sempre la solita storia, da una parte abbiamo un cane domestico che si trova a dover convivere con un altro essere della sua specie (un cagnolone a metà tra Chewbecca e Boo di Monsters & Co.) e da questo evento prende forma la rivalità tra i due, come spesso accade anche nella vita reale e più in generale tra gli uomini. I due, in assenza della padrona, si troveranno a dover affrontare il cattivo di turno, unendo le forze e diventando così amici. Dall'altra parte, invece, troviamo una cagnolina innamorata di Max, che cercherà di salvarli dalle grinfie del coniglio bianco (che paura!), aiutata da un gruppo di animali. Insomma, niente di più banale, ma a sorprendere è il fatto che (nonostante la totale assenza di una sceneggiatura ben scritta) la pellicola sia in grado di far ridere con molta naturalezza. Sarà che in fondo ci sentiamo un po' tutti bambini dentro, ma certamente l'idea non è del tutto da buttare. I personaggi difatti, alcuni dei quali vengono poco approfonditi caratterialmente, sono molto diversi tra loro, ma sono tutti dotati di una certa forza espressiva.
Una forza espressiva dinamica e funzionale, ogni personaggio inoltre ha un ruolo ben definito e, strano a dirsi, ha in sé quel pizzico di comicità che deriva dal tono di voce (quindi da attribuire al doppiaggio e alla bravura del doppiatore, in questo caso perfetto è Francesco Mandelli per dar vocetta isterica al coniglio Nevosetto, il personaggio certamente più riuscito, a cui quindi a questo punto suggerisco di allontanarsi dalle commedie per darsi al doppiaggio), dai movimenti (spesso buffi e impacciati) e che suscita qualche sana risata e molti sorrisi (ma comunque niente di più, perché anche se alcune battute presenti nella pellicola, sono davvero esilaranti, esse non sono abbastanza da essere degne di nota). Tuttavia se pensavate di ritrovarsi altresì un film più "complesso" e con qualche elemento di spunto più profondo e intrigante, vi sbagliate nuovamente di grosso, perché questo simpatico e coloratissimo (spassoso seppur rigorosamente vietato ai maggiori di 9 anni, perché manca del tutto una scena emotiva, che susciti un po' di malinconia, anche distratta, nello spettatore) film d'animazione anche se a differenza di tanti prodotti simili, non si propone intenti moralistici o educativi, ma semplicemente di divertire un pubblico prevalentemente infantile (e in questo senso la semplicità aiuta), non ha niente di tutto ciò, anzi, e non possiede neanche quel qualcosa che lo faccia ricordare rispetto ad altre pellicole di animazione. Eppure Pets è un film che consiglio perché, se guardato senza pretese, è piacevole e divertente. Il film infatti (che cita anche Sing), non solo si avvale di una trama scorrevole (anche se a volte eccessivamente prevedibile) e piuttosto avventurosa nonché divertente (e di un dosaggio equilibrato di molti elementi), ma anche di un impianto visivo di discreta fattura (in tal senso geniale la scena nella fabbrica di salsicce, dove i due protagonisti sono in preda da allucinazioni per overdose di carne). Tirando quindi le somme, Pets: Vita da Animali ci racconta una storia che nella sua linearità è comunque efficace (seppur si ride poco, si riflette zero e ci si commuove ancora di meno), soprattutto nei confronti di un pubblico giovane, target su cui punta maggiormente (a cui sicuramente piacerà). Poiché il film, sebbene, non risulti originale e comico come i precedenti cartoni menzionati sopra degli stessi autori, è un film simpatico e piacevole quanto basta per una tranquilla serata in compagnia. Voto: 6,5
A metà tra Kung Fu Panda e Zootropolis, Rock Dog, film d'animazione del 2016 coprodotto da Stati Uniti e Cina, scritto e diretto dall'Ash Brannon di Toy Story 2 e ispirato a Tibetan Rock Dog (una graphic novel di Zheng Jun), è un prodotto piacevole e spensierato, abbastanza divertente. Un film adatto a tutta la famiglia, ma soprattutto ai più giovani, che miscelando appunto diversi generi, si fa sufficientemente apprezzare, anche se lo stesso racconti "solamente" e semplicemente una banale storiella per bambini poco esigenti, in cui si esalta l'importanza del seguire i propri sogni, credere in sé stessi, etc. Il risultato è senz'altro quindi un film molto edulcorato e poco stratificato, che comunque tiene compagnia con piacere seguendo i passaggi della storia di formazione. Perché nonostante i difetti palesi del cartone, primo fra tutti l'assoluta mancanza di originalità e umorismo, offre di un plot facile da seguire e fruibile dal giovane pubblico. Una storia che potrebbe risvegliare l'attenzione dei più giovani amanti della musica, che troveranno in Rock Dog un prodotto con validi contenuti musicali (sia originali che non), accompagnati da un'esaltazione e un invito alla realizzazione artistica personale. Non a caso il film, arricchito da una colonna sonora decisamente in tema (efficace e funzionale), comprendente brani di Beck, Foo Fighters e Radiohead, oltre a brani originali (nella versione italiana i brani originali sono eseguiti da Giò Sada, vincitore nel 2015 della nona edizione del talent show X Factor, che ha dato alle canzoni il suo inconfondibile timbro personale) parla di un mastino tibetano che dopo aversi visto precipitare dal cielo una radio (restando folgorato dal ritmo, a tal proposito l'idea di rendere la musica in maniera visiva, note che prendono forma nella testa, è molto riuscita) decide di lasciare la sua abitazione e le aspirazioni dei suoi cari (soprattutto del padre che vorrebbe continuasse le sue orme di guardiano di un villaggio di pecore e che sviluppasse la sua "forza interiore" per combattere i pericoli) per andare in città e realizzare il sogno di diventare musicista, non sapendo però che metterà in moto una serie di eventi del tutto inaspettati (anche se banalmente prevedibili). Come detto quindi c'è il rock, innanzitutto, e il sogno di fare la rockstar, ma anche il tema delle aspirazioni personali e lo scontro con le aspettative del genitore, niente di originale ma onesto, narrativamente poi il tutto viene unito a un'accennata componente fantasy legata ai mastini guardiani del villaggio (non per caso il padre oltre ad avere poteri alla Dragon Ball, ricorda molto il cane Spike di Tom e Jerry), e dal sentore di gangster movie, considerati i nemici di turno (animali già protagonisti anche in Cicogne in missione), lupi (la parte comica e nonsense del film, che allo stesso modo danno tensione della trama) tratteggiati e vestiti come veri e propri malavitosi (diventando così una simpatica parodia dei film di Francis Ford Coppola, altresì non mancano i riferimenti alla natura imitativa delle pecore). Tuttavia le risate sono poche e il ritmo non è elevato, tanto che seppur l'animazione risulti ben curata (anche se, per via della differenza di budget con la Disney, i dettagli non sono efficaci al massimo) e in perfetto stile cartoon, intenzionalmente essenziale come nello stile delle strisce a fumetti, con una comicità semplice ma non per questo meno divertente e sofisticata, di davvero interessante (a parte il gatto Angus, il personaggio più riuscito e quello divertente, che oltre ad avere un look da rock star inglese offre riflessioni importanti sul mondo che rappresenta) c'è ben poco, anche perché le ambientazioni e le dinamiche della storia ricordano in gran parte (forse troppo appunto) Zootropolis. Di certo però il doppiaggio è accettabile, il cast vocale è decisamente importante (Luke Wilson, J. K. Simmons, Mae Whitman e Matt Dillon tra gli altri) e la vivacità del tutto dona un'area di leggerezza ad una pellicola che momenti di stanca non ha, e che quindi si vede piacevolmente in serenità. Voto: 6+
Il simpatico gatto spaziale Doraemon ed il suo amico Nobita compaiono sugli schermi delle tv di tutto il mondo nel 1989. Da allora il suo successo, dovuto soprattutto all'uso dei gadget del futuro che spuntano magicamente dal suo marsupio, è stato inarrestabile, tanto da generare uno dei brand più famosi per i ragazzini giapponesi, superando persino Hello Kitty. Da qui la volontà di trasporre le sue avventure sul grande schermo. Operazione completamente riuscita, dato che questo lungometraggio del 2016 diretto da Shinnosuke Yakuwa è il trentaseiesimo film di una lunga serie, anche se solo il quarto ad uscire al cinema dopo Doraemon: il film, Doraemon - Il film: Le avventure di Nobita e dei cinque esploratori e Doraemon - Il film: Nobita e gli eroi dello spazio (che però non ho ancora visto). Tutte pellicole certamente ad uso e consumo di un pubblico infantile, giacché non manca di veicolare una serie di messaggi positivi e didattici, anche perché la maggior parte delle storie di Doraemon sono commedie che insegnano ai bambini i valori dell'integrità, della perseveranza, del coraggio, della famiglia e del rispetto, inoltre, sono spesso affrontati temi ambientalisti come il riscaldamento globale, le specie di animali in via di estinzione, il disboscamento e l'inquinamento, con una particolare attenzione appunto per argomenti didattici tratti dalla storia o dalla letteratura, e non fa eccezione Doraemon: il Film – Nobita e la Nascita del Giappone, che in ogni caso è però il remake dell'omonimo film diretto nel 1989 da Tsutomu Shibayama, tuttavia grazie a particolari elementi è altamente fruibile ai nostalgici e a chi non si stanca mai di vedere film d'animazione. Il film infatti, che ci racconta del "solito" fannullone che dopo essere stato sgridato sia a scuola che a casa, pensa che sia venuto il momento di scappare dalla famiglia per conoscere il mondo e che insieme a Doraemon e ai suoi amici, decide quindi di viaggiare nel tempo, fino a un'epoca remota e priva di uomini (o almeno così crede poiché l'incontro con il misterioso ragazzino guerriero Kukuru condurrà infatti a molte scoperte inaspettate), attingendo fortemente tramite il cattivo di turno all'iconografia dei manga giapponesi, incutendo timore nella lotta finale, e non facendosi mancare la suspense, data soprattutto dai pericoli che Nobita corre insieme ai suoi amici, e fornendo una divertente variante sul tema del viaggio nel tempo (Nobita come Marty McFly, quindi, ben attento a non alterare il continuum spazio-temporale, reso visivamente attraverso dei grafici elementari, consultabili solo grazie agli oggetti del magico gattone), non annoia proprio per niente e riesce altresì a soddisfare alcune curiosità sulla terra giapponese. Certo, il gruppo di personaggi è sempre lo stesso e ricalca in tutto e per tutto le caratteristiche della serie animata, anzi di più, perché anche se la sceneggiatura (che comunque esagera un po' nel dare sfogo alla fantasia, popolando una terra desolata con animali fantastici come draghi, grifoni e unicorni, anche se ciò può essere perdonato se l'intento è difatti stimolare l'immaginazione dei bambini) si distacca dallo schema delle puntate televisive è sempre la stessa storia e lo stesso intento, anche perché il film si risolve nel più classico degli "episodi lunghi" tipici di molte produzioni di questo tipo (seppur al contrario delle versione precedenti la pellicola acuita la componente drammatica, con una coraggiosa scena di quasi-morte di Nobita in preda alle allucinazioni, una parentesi che interrompe per un attimo il consueto svolgimento del film, canonicamente suddiviso in tre atti, con prevedibilissimo epilogo e ricomposizione esemplare della situazione) e si conclude esprimendo quegli intenti pedagogici che immancabilmente sostanziano questo genere di prodotti per bambini, ma proprio grazie agli ingredienti che altresì non si distaccano da quelli usati sempre (e a quelli già detti), ovvero una buona dose di avventura, situazioni comiche e divertenti, trovate stravaganti e gli immancabili chusky assortiti, Doraemon: il Film – Nobita e la Nascita del Giappone, grazie anche ad un miglioramento tecnico, sia dal punto di vista visivo e grafico, dove la tradizione prevale sull'innovazione, è un film (anche se in ogni caso non eccezionale ma tranquillamente accettabile e piacevole a vedersi a tutti) assolutamente da vedere, consigliabile soprattutto ai fan. Voto: 6
Pets vorrei vederlo ma non sono mai riuscito, gli altri proprio non li conoscevo!
RispondiEliminaL'hanno dato in tv (anche se io l'ho visto su Infinity) pochi giorni fa su Italia 1, tuttavia puoi sempre recuperare diversamente, anche per vedere gli altri ;)
EliminaCiao! A me Pets è piaciuto, ed in generale condivido le tue riflessioni. Non ho visto l'altro film!
RispondiEliminaSì, non eccezionali ma sufficientemente piacevoli e vedibili, e non solo Pets ;)
EliminaCiao, sono la ragazza che commenta sempre il blog di Moz.
RispondiEliminaMi piacciono molto le tue recensioni. Tuttavia, dovrei muoverti una critica. Sebbene apprezzi le tue recensioni, scrivi periodi troppo lunghi e pieni di subordinate. Ti suggerirei di fare più pause, in modo da essere più chiaro e conciso.
Ti do questo consiglio perché so che anch'io talvolta rischio di incappare in questo errore.
Ciao e a presto.
Ciao, sì, so chi sei anche se ti conosco solo di nome :D
EliminaGrazie dell'apprezzamento e della critica, perché in quest'ultimo caso potrei darti ragione, ogni tanto faccio quest'errore lo so, e so che devo migliorare ;)
Pets ancora non lo vedo, mentre i film di Doraemon del passato li ho visti quasi tutti (sia quelli col vecchio doppiaggio non fedele, sia quelli Mediaset più fedeli). Semmai dovesse passare in tv vedrò anche questo, per quanto telefonatissimo, Doreamon è rilassante^^
RispondiEliminaMoz-
Sinceramente quelli antecedenti a questi ultimi non li ho visti e non che mi interessano particolarmente vedere, tuttavia hai ragione perché Doraemon è proprio così, prevedibile ma distensivo ;)
EliminaPensa che io con Pets mi sono invece molto commossa, forse perché mi sono ritrovata a pensare ai comportamenti miei e della gatta Bedelia :)
RispondiEliminaEffettivamente per chi ha un'animale domestico fa ancor di più riflettere ;)
EliminaIl risultato positivo certamente, anche se si poteva fare di più ;)
RispondiEliminaPets si è mostrato carino.
RispondiEliminaRock Dog lo scopro ora da te.
Il film di Doraemon l'ho trovato carino, ma non il migliore della saga.
Carino e nulla più comunque il primo, il secondo idem ma meno, mentre per il terzo ancora meno, quest'ultimo poi non il migliore in effetti ;)
EliminaCarini i due protagonisti di Pets. Beh dai ci sta che sia un film senza troppe pretese, che regali un'ora e mezza di spensieratezza senza rischio di dover prendere i fazzoletti come in certi film Pixar :D
RispondiEliminaRock Dog mi incuriosisce di più, anche se è un film canterino.
Doraemon è nascosto in qualche parte del mio cervello, da piccolino mi piaceva, ma non ho ricordi in merito.
Non che sia un male però piangere di fronte ad un film d'animazione :D
EliminaÈ canterino sì, ma poco rispetto ad altri ;)
Cerca di sforzati perché Doraemon merita di essere visto :)