mercoledì 29 agosto 2018

Monsters (2010) & Monsters: Dark Continent (2014)

Il suo esame Gareth Edwards due anni fa (quattro anni fa al cinema) lo passò brillantemente, il suo Godzilla riuscì infatti nell'impresa di risultare un gran bel film grazie sopratutto a lui (le sue idee furono infatti il motore trainante di un percorso stilistico interessante avviato in parte nei suoi precedenti lavori), lui che dopo il suo successo con quel film, ne fece un'altro anche migliore, quel Rogue One che nell'universo di Star Wars, è uno dei migliori, in assoluto certamente della saga "antologica" avviata proprio con quel film (in tal senso bisogna dire però che Solo non ho ancora visto). Proprio in occasione della sua recensione (di un film che fece meglio anche della "nuova" saga principale), espressi non a caso l'idea che lui registicamente "migliori ad ogni film che fa", ed è stato così anche precedentemente a questi due più che discreti (ottimo in verità il secondo) prodotti, perché prima del film che ha segnato la sua consacrazione egli aveva già in qualche modo provato a tessere la tela, provando appunto a mettere già in campo le sue qualità trattando di fantascienza e mostri, ed è chiaro ora che Monsters, film del 2010 scritto e diretto da lui stesso, che ne ha curato anche fotografia, scenografia, montaggio ed effetti visivi, meno il suo deludente ed insipido sequel Monsters: Dark Continent, film del 2014 diretto da Tom Green (lui è solo e fortunatamente il produttore esecutivo), fosse il punto di partenza (l'antipasto) da cui cominciare a costruire la sua carriera, carriera cominciata con un film forse atipico ma alquanto interessante, tuttavia non perfetto ma sufficientemente riuscito che gli ha appunto dato l'occasione di dare l'esame di cinematografia "quasi" finale (il film con Felicity Jones lo fu e venne passato alla grande). Ma se del celebre kaijū del cinema giapponese ho già detto, non avevo ancora detto della duologia, proprio perché mi mancava, ed è solo merito delle mie promesse cinematografiche che sono finalmente riuscito a recuperare queste due pellicole, pellicole dal risultato però completamente e paradossalmente (visto la stessa cifra stilistica e tema) differente. Il motivo? Semplice, la recensione di entrambe lo dirà.
Quando ci si approccia ad un film, la prima cosa che si dovrebbe fare è evitare di lasciarsi ingannare dal gran battage pubblicitario, perché Monsters è strutturato (a partire dall'inizio) in maniera atipica, rispetto agli standard del genere (non è affatto un sci-fi horror). E' un film infatti poco fracassone (forse per lo scarso budget a disposizione), se paragonato ad altri lavori similari dell'ultimo (vecchio) periodo, e dallo smaccato tono malinconico. Eppure proprio per questo che la pellicola fa centro, perché anche se l'invasione aliena, topos per eccellenza del monster movie, non sfocia in una sequela di spettacolari esplosioni, inseguimenti e simili disastri, dopotutto ciò che interessa al regista non è la reiterazione amplificata dell'evento su larga scala, ma la sue conseguenze psicologiche ed emotive, la fantascienza non a caso è presente si ma solo come motivo scatenante, per poi concentrarsi molto di più sui personaggi e farci fare diversi ragionamenti sull'umanità, vista come nemico, più che sugli alieni (e in questo il finale è abbastanza esplicativo), il giovane (all'epoca) regista confeziona ugualmente un'opera piacevole e (nei limiti) ritmata. Il film difatti è lento, tuttavia mai noioso, che pecca un po' di mordente, come detto la storia non ha grossi sussulti e forse i protagonisti affrontano eventi eccezionali con un pizzico di nonchalance di troppo, però la suddetta (intrisa comunque di premesse narrative avvincenti) tutto sommato regge. Perché certo, la trama di Monsters non è originale, ma il suo rispondere a canoni precisi (e non solo, perché atipici sono i giganteschi invasori spaziali) apre un mondo di riferimenti che intrigano fin da subito gli appassionati del genere, non è un caso che la gustosa rivisitazione del muro tra Usa e Messico (a distanza di 8 anni incredibilmente attuale) è riferita alla sceneggiatura firmata dallo stesso regista per il bellissimo District 9 di Neill Blomkamp, interessante parabola sulla ghettizzazione in una città multietnica, senza dimenticare gli ovvi rimandi a Jurassic Park e Cloverfield. Quanto ai protagonisti, niente di meglio che affidarsi a due attori (meglio se un uomo e una donna) giovani, carini e poco noti, all'epoca praticamente disoccupati, che forse proprio dopo Monsters hanno trovato altro lavoro, anche se meglio è andata a Scoot McNairy (ormai noto caratterista), che qui incarna bene il prototipo del maschio sbruffone, ma protettivo e sensibile, che alla bella Whitney Able (solo tre film da allora), qui perfettamente in linea con lo spirito del film. Tuttavia entrambi si ritroveranno a condividere un pericoloso viaggio attraverso la zona infetta del Messico, regione il cui accesso è limitato da quando, sei anni prima, una navetta spaziale di ritorno da una missione è precipitata portando con sé forme di vita aliena, un viaggio ed un rapporto scritto benissimo, senza mai cadere nell'eccesso di romanticismo né in quello di freddezza o stupidità. Lavorando benissimo infatti sui personaggi e sulla sceneggiatura, Gareth Edwards dimostra di sapere come girare un film di questo genere (di un minimalismo ragionato, di quello che può far vedere poco ma in modo ottimamente dosato) senza inzepparlo di effetti speciali quando sono inutili visto il tema. Certo, non tutto risulta perfettamente a fuoco, alcuni dialoghi sono ingenui e poco convincenti, ma il tutto viene amministrato con mano sicura fino al suggestivo finale (un finale che evitando di rinunciare a quell'ambiguità capace di confondere le idee è in linea con lo stile dolce e raffinato datagli) di un film, a mio avviso, sorprendente. Un film dal punto di vista tecnico decisamente discreto, dalla fotografia alle ambientazioni, dalla regia (asciutta ed efficace) al tema (e il messaggio) brillantemente esposto, fino alla raffinata colonna sonora che ricopre di un'affascinante velo di mistero l'intero film, un film in cui le musiche si sposano in modo delizioso con il cammino di Andrew e Samantha, rendendolo ancora più coinvolgente. Questo perché Monsters è uno dei pochi film di mostri ad avere davvero qualcosa di speciale oltre agli "effetti", uno dei pochi a non ostentare in continuazione le creature ma a farne sentire continuamente la minacciosa presenza, tra tutti i prodotti fantascientifici di questi anni è certamente il più verosimile, ed allo stesso tempo profondamente affascinante. Perché anche se il risultato finale non strabilia a livello visivo, a partire dal design degli alieni troppo simili a piovre già viste, Monsters è un film certamente interessante con una bellissima atmosfera di fondo, con l'innegabile pregio di affascinare più per quello che non mostra che per l'esplicito. E quindi sufficienza piena anche se poteva essere migliore, poiché se fosse stato supportato da una base scenica e narrativa più solida sarebbe stato meglio (chissà con qualche colpo di scena in più), e il risultato sarebbe stato potenzialmente davvero notevole. Voto: 6 [Qui più dettagli]
Quando un sequel esce a distanza di tempo, quello è il sintomo che qualcosa non sia andato o non andrà nel modo giusto, perché a quattro anni da quel piccolo gioiellino a basso costo di Monsters, monster-movie dal piccolo budget ma dalla grande anima diretto appunto dall'esordiente Gareth Edwards, ecco il sequel che non ti aspetti, il sequel che non avresti voluto vedere, e in tal senso per fortuna che Edwards (nel frattempo probabilmente al lavoro del "The Monster") lasci il comando a Tom Green, perché il suo debutto, dell'autore televisivo di alcune puntate Misfits e Blackout, che prova a riprendere le redini narrative del precedente, ambientandolo sette anni dopo (arco di tempo in cui la "zona infetta" si è diffusa a macchia d'olio in tutto il pianeta, concentrandosi soprattutto nei territori del Medio Oriente, già gravati da un insurrezione di massa dei popoli arabi), anche non avendo direttamente colpe, quella ce l'ha la sceneggiatura che, seguendo le vicende di due soldati, un veterano e un novellino, che insieme ai loro compagni dovranno effettuare una missione di soccorso proprio nel bel mezzo della zona in cui proliferano sia i terroristi che le enormi creature, lascia parecchio a desiderare, non convince ma delude. Perché anche se narrativamente Monsters: Dark Continent (2014) cerca di seguire il tono più drammatico e personale già visto nel capostipite, lasciando la figura dei mostri in secondo piano, qualitativamente e non solo, questo secondo capitolo oltre a risentire della mancanza di originalità fantascientifica che soffriva il primo riesce a copiare in malo modo anche dalle centinaia pellicole sulla guerra. Se nel primo film infatti il canovaccio manteneva comunque una sua credibilità, con riflessioni non banali sulla "questione messicana" (ma non solo), il cambio di ambientazione in Medio Oriente finisce per tramutare la maggior parte del minutaggio in un banale e scontato war-movie psicologico (una specie di American Sniper di bassa levatura), gravato inoltre dall'eccessiva durata (2 ore che si fanno sentire) che complice le forzature e illogicità introspettive fanno risultare lo svolgimento del racconto tedioso e pretenzioso. Una pecca non da poco considerando anche il carisma quasi nullo dei personaggi secondari, vagabondi di periferia arruolatisi più per necessità che per volontà, e la fiera di banalità sulle conseguenze della guerra che ricadono sulla psiche dei soldati. Ad aumentare un minimo l'interesse ci pensano le gigantesche creature (che però si possono ammazzare con una facilità troppo disarmante), realizzate con convincenti effetti speciali e protagoniste di alcune (purtroppo brevi) sequenze spettacolari e poetiche, intrise di un certo lirismo e portatrici di un messaggio: chi sono i veri mostri? Il mondo degli uomini è infatti anche qui dominato da una cieca violenza, rappresentata in tutta la sua brutalità senza sconti di sorta che denota però anche una certa scontatezza in fase registica, nella ricerca di colpi bassi per "colpire" l'occhio di chi guarda. Il cast svolge il suo compito senza infamia e senza lode, anche se nella prima parte il costante voice-over, intriso di banalità sulla guerra e sul significato dell'esistenza, di Parkes (un anonimo Sam Keeley) urta i nervi in più occasioni, così come una colonna sonora poco amalgamata agli eventi che scorrono su schermo. E quindi nel complesso lo spettatore si sente (a ragione) preso in giro: plot debolissimo e pretestuoso, nessuna parentela con il meno costoso ma assai più denso predecessore. Incredibile poi che la parte più interessante, quella preliminare, in cui si descrive come il Lumpenproletariat di Detroit finisce per vestirsi da marines, venga banalizzata da tutto il resto, quest'ultimo già visto, o francamente incongruo. E non serve qualche azzeccata inquadratura da lontano dei mostri nel deserto, se dopo, tutto nasce e muore nella medesima, fortunata inquadratura. E non bastano gli effetti speciali e la presenza (tuttavia anonima) di Sofia Boutella (che non dice nemmeno una parola e sta in scena solo 5 minuti) a risollevarne le sorti. Infatti Tom Green ha cercato con Monsters: Dark Continent di continuare il percorso di intenti sociali del primo film, sbagliando però in pieno la mira. L'attenzione alla questione mediorientale è difatti raccontata attraverso le banalità tipiche dei war-movie più scontati, con un uso copioso della violenza, psicologica e fisica, e risvolti spesso forzati. Tanto che le sequenze più suggestive, coadiuvate da buoni effetti speciali, rimangono quelle con protagonisti i mostri, più umani forse degli uomini stessi. E quindi alla fine il film (un film deludente e sciapo) si chiude con la viva speranza che a nessuno venga l'idea di un Monsters 3. Voto: 4 [Qui più dettagli]

2 commenti:

  1. Il primo non mi era dispiaciuto, se non altro mostrava (hai capito? Mostrava perché parla di mostr... Ok la smetto) il potenziale del suo regista, il secondo invece è pessimo e basta, quindi siamo allineati anche oggi ;-) Cheers

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    1. Un potenziale che poi appunto ha portato alla realizzazione di due notevoli film, come poteva essere il primo efficace capitolo, perché il secondo (e in tal senso contento, almeno per oggi, di questa nostra sintonia) è proprio mostruosamente brutto ;)

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