Sono passati sedici anni ormai dal primo capitolo che dava finalmente una ventata d'aria fresca agli action movie, introducendo per la prima volta le famose corse clandestine lungo le strade delle città più grandi del mondo, in questo caso tutto ebbe inizio per quelle di Los Angeles per poi spostarsi sino al Giappone per la precisione a Tokyo nell'ottimo terzo capitolo. Ma dal quarto capitolo in poi il format delle corse clandestine è andato a farsi benedire, con l'aggiunta di un nuovo incipit d'intrattenimento, molto più spettacolare e adrenalinico ma pur sempre perdendo lo spirito dei bei vecchi tempi e delle sfide con le auto modificate proprio come i migliori Need For Speed (in tal senso evitabile la piccola citazione). Con il passare del tempo e dei capitoli successivi i nostri eroi hanno avuto perdite e aggiunte nei loro cuori e nelle loro vite, dal quinto capitolo hanno affidato a Dwayne "The Rock" Johnson un personaggio che passando gli anni ha preso più importanza, sino proprio a quest'ultimo capitolo, che avrebbe riportato discordanze tra lui e Vin Diesel sull'importanza dei personaggi sia nel set che fuori con qualche piccola lite, liti che stavano intaccando la realizzazione di questo Fast & Furious 8 (The Fate of the Furious), film del 2017 diretto da F. Gary Gray, e i prossimi capitoli, per la precisione il 9 e il 10 che dovrebbe essere l'epilogo di tutto questo teatrino di tradimenti ed esplosioni. Tuttavia l'ennesimo capitolo è stato prodotto, anche se questo purtroppo, seguendo la scia dell'emozionante (in particolare per la prematura scomparsa di uno degli attori protagonisti, Paul Walker) ma esagerato e banale settimo capitolo (qui la mia recensione), perda nuovamente equilibrio. Perché certo, è ormai da tanto che Fast & Furious si è reinventato, da pellicola di macchine e velocità a stunt movie un po' spy e molto action a la Point Break, un Mission Impossible su quattro ruote (e in tal senso come sia potuto accadere che un action che parlava di corse in auto clandestine e ladri di videoregistratori, era il 2001, abbia generato una saga alla James Bond, nonché una vera e propria mini-epica, sarebbe qualcosa da approfondire), ma qui l'esagerazione supera il limite di sopportazione.
Qui infatti la legge per cui è necessario esagerare film dopo film non solo è pienamente rispettata, da una sequela di scene sempre più assurde, da un parossismo che suscita una risata liberatoria dovuta alla grande sforzo necessario per esercitare la necessaria sospensione dell'incredulità, ma fa sì che a parte la forma (e la dinamicità) ci sia pochissima sostanza. Partendo proprio dalla trama non tanto convincente e abbastanza poco credibile e/o banale, trama che racconta e ci fa vedere come la Famiglia (Dominic Toretto e Letty sono in luna di miele a Cuba, Brian e Mia Toretto sono ormai fuori scena, Hobbs allena la squadra di calcio femminile della figlia, mentre il resto della squadra è più o meno in stand by) dopo aver ritrovato un po' di serenità venga nuovamente (e in modo abbastanza convenzionale) irretito da una caccia all'uomo, ma soprattutto alla donna (un'hacker abilissima con un piano di terrorismo globale) similmente già vista. Le macchine ci sono, ma neanche troppo. Insieme ai momenti divertenti, quelli al volante sono, come dovrebbero, il nucleo del godimento più puro del film. Peccato che anche qui non si sia spinto sull'acceleratore fino in fondo, e che le tre maxi-sequenze di guida assurda e davvero spettacolare (più una bonus, slegata ma altrettanto convincente, nel prologo) siano intramezzate da una quantità esagerata di chiacchiere e momenti di pathos costruiti a tavolino, prevedibili e noiosetti. Oltretutto, mi sarei aspettato che le motivazioni del tradimento di Dom rimanessero nascoste per qualcosa di più di qualche minuto, e invece eccole là, spiattellate quasi subito davanti agli occhi di tutti, a renderci tutta la pellicola ben più comprensibile e tanto meno intrigante. L'impalcatura del film, complice probabilmente la dimensione corale sì, ma anche ipertrofico del cast, non aiuta il ritmo della fruizione e questa arranca un po', come una macchina dal motore potente ma dall'intelaiatura troppo pesante.
Altri elementi che proprio non sembrano andare giù (più degli altri, nel complesso) sono sicuramente due. Da una parte, come già detto, è il sacrificio delle corse di macchine per la tecnologia e dall'altra è l'azione per la conversazione. Perché certo, quando cominciò la saga non esisteva neppure metà della tecnologia che sfruttiamo quotidianamente al giorno d'oggi, ma ciò tuttavia non giustifica la quasi totale assenza di quel caratteristico dinamismo e dell'adrenalina che erano il marchio di fabbrica delle avventure di Dom & co. Dove sono le corse da mezzo miglio, dove sono le macchine con le ruote ben piantate sull'asfalto, dove sono gli avversari da battere? Puff, evaporati. Al loro posto, in compenso, abbiamo una sfilza di giochetti tecnologici che Cypher (il terrorista di turno) mette in gioco. Interessanti? Sicuro. Adatti ad un film come questo? Ma anche no. Al di là della mascella per terra e l'incredulità di questa scelta, non si riesce a provare null'altro davanti alla mandria di macchine a New York e neppure alla "pioggia" di quelle stesse macchine dalle finestre di palazzi. E' giusto che il film si adatti al momento tecnologico in cui siamo vivendo, il rischio che si corre è tuttavia quello di perdere non solo in parte ma completamente quello che Fast and Furious mirava sempre a rappresentare. Anche l'umorismo che tanto piaceva fin dall'ingresso in scena di Tej sembra scemare, non convincono le sue battute, sempre monotone. Le scene che hanno reso diverso (ma stavolta in positivo) questo ottavo adattamento della saga sono state quelle con Jason Statham e con Charlize Theron. Se The Rock sa imporre la sua presenza con una mossa disinvolta dei bicipiti, Statham ha una presenza più flessuosa, più autentica. Non stupisce in tal senso la scelta della Universal di creare uno spin-off unicamente dedicato ai personaggi di Decker e di Hobbs, perché nonostante tutto sono perfetti come coppia cinematografica. Proprio come perfetta è l'interpretazione di Charlize Theron.
Sarà il suo sguardo glaciale, sarà anche la recente (il film cronologicamente precedente a questo) esperienza che le ha fatto ri-indossare gli abiti della regina cattiva, ma l'attrice australiana sembra fatta per interpretare dei cattivi. E' fredda, è stoica, è magnifica in qualsiasi inquadratura. Si muove come se fosse costantemente in possesso di una bomba in grado di distruggere l'intera umanità. E' irremovibile, quasi un robot, quasi disumana. La sua è l'altra faccia della medaglia di un Dom costantemente guidato dai sentimenti, dalle passioni, dagli affetti. Il personaggio di Cypher non ne ha affatto. E in ogni caso funziona molto bene la scena della corsa iniziale (forse l'unico punto riconducibile al suo spirito naturale) e anche quella finale sui ghiacci (anche se molto più palesemente finta ed esagerata). Scene che se non altro e al di là della natura totalmente diversa delle due, sembrano ricordare allo spettatore che sta ancora guardando un film di auto e non un thriller tecnologico con Will Smith, che doveva partecipare a questo capitolo e che invece probabilmente sarà ingaggiato nel prossimo. Eccoci dunque a tirare le somme di questa pellicola, lungamente attesa e giudicata (da parte mia) con parole tutt'altro che lusinghiere. Era una scommessa, questo The Fate of the Furious. Una sommessa della Universal, una scommessa del cast, una scommessa sulla figura di Vin Diesel e se sarebbe stato capace di andare avanti senza Brian, senza Paul Walker. Malgrado la sua mancanza si senta tantissimo, non è stata però l'assenza di Brian a rendere questo film (che resta un indiscusso successo al botteghino) un esperimento parzialmente fallito. Non ti puoi permettere infatti di sbadigliare guardando Fast and Furious: se lo fai c'è qualcosa che non va. Se lo fai vuol dire che la storia intrigante a cui questo franchise ti ha abituato manca e nemmeno quelle poche risate riescono a farti ricredere. L'investimento monetario resta davvero evidente, non potrebbe essere altrimenti. Eppure la lentezza e la trama pregiudicano notevolmente la forza di questa pellicola, rendendola un capitolo particolarmente infelice della saga (il momento migliore è quando parte la canzone finale).
Anche perché il regista F. Gary Gray, regista non brillante ma che tutto sommato nella sua cinematografia conta anche titoli di tutto rispetto come Il negoziatore, The Italian Job e Straight Outta Compton, non riesce tuttavia a replicare lo stile unico manifestato dal più talentuoso James Wan nell'episodio 7. La stessa efficacia d'altronde non è riscontrabile nella sceneggiatura: la trama, pur movimentata e ricca di gag, è priva di idee nuove e, sia nelle sequenze d'azione che in quelle di distensione, tende a replicare in modo più banale situazioni già conosciute. Eppure, complici le solite frasi fatte di Vin Diesel e le solite acrobazie surreali, per chi sta al gioco il divertimento è sempre (o quasi) assicurato. Anche se rimane comunque un dubbio e rimane una piccola macchia, cioè non si è capito bene il motivo della brusca virata della saga, visto che agli albori si prestava come un B-movie "diventato un cult per gli amanti del genere" e che oggi vediamo come una delle saghe cinematografiche più ricche di sempre a partire proprio dagli ultimi tre capitoli, e sicuramente il cambio di direzione è stato quello di seguire il denaro e quello che ne poteva far guadagnare il più possibile. Come? affidandosi ormai da anni al solito cast di fiducia e per trattenere gli amanti della saga nel continuare a vederla, cast composto da Vin Diesel, Tyrese Gibson, Michelle Rodriguez e Ludacris, ma che nel tempo ha anche acquisito star mondiali del genere o meno come The Rock e Jason Statham (ma anche il figlio d'arte Scott Eastwood, il norvegese Kristofer Hivju, fino a una Helen Mirren che ricorda molto il suo personaggio in Red, non dimenticando la gnocca Nathalie Emmanuel e Luke Evans), ma anche attori di spicco mondiale come Kurt Russell (già in Fast & Furious 7) e Charlize Theron, villain di questo ottavo capitolo e molto probabilmente del prossimo.
E per questo comunque Fast & Furious per me è una delle migliori saghe d'azione mai realizzate, dove negli anni ha perso la sua vera essenza, ma ha avuto l'indiscusso pregio di non far si che gli amanti abbandonassero il loro progetto, aggiungendo con il tempo sempre più azione e adrenalina. Nonostante per questo non vedremo più lo stile dei vecchi Fast & Furious che ci hanno fatto amare questa grande saga, una grande famiglia che ha perso e acquisito pezzi, ma mi duole dire che senza Paul Walker il tutto non ha più un senso logico, ormai vanno per inerzia e il fattore del guadagno ai botteghini, sembra essere l'unico vero motivo. Quindi ha mio parere hanno guadagnato sotto il punto di vista del lucro ma sotto quello morale un po' di vergogna la dovrebbero avere, saga che doveva finire con il settimo capitolo e con quel bellissimo finale, mentre questo dell'ottavo capitolo sembra un contentino e niente di più e peraltro molto scontato. Magari potevano riprendere la storia dello spin/off Tokyo Drift, riprendendo il vecchio stile ma, come già detto in precedenza, chi fa soldi ne vuole fare sempre di più, mandando al diavolo moralismi e quello che ne resta di questo giocattolone macina soldi. Parlando obbiettivamente però levando gli aggettivi morali del caso, sono riusciti a portare in sala nuove idee sempre in stile spionaggio ma con delle buone aggiunte, scene divertenti su tutte quelle finali con protagonista Statham e il simpaticissimo bambino. E perciò, se siete parte del gioco, se vi appassiona spegnere ogni neurone e lasciarvi trascinare dal ritmo, consapevoli di assistere alla tamarrata definitiva, Fast 8 è il film che fa per voi. Anche se l'ironia e l'autoironia talvolta latitano, è palese anche il divertimento di chi al film ha partecipato. Ritengo probabile che anche lo spettatore potrà (e si sia forse già) divertirsi (divertito), nonostante la lunghezza esagerata e la ripetitività, nell'attesa di sapere cosa diavolo sarà possibile escogitare per il seguito. Voto: 5,5
Una divertente baracconata, nulla di più..si lascia guardare al cinema per 2 ore di evasione ma poi non ti rimane nulla
RispondiEliminaMa davvero niente, Zero purtroppo...anche dalla tv...
EliminaQualche giorno fa si parlava di Vin Diesel da Fabrizio. Ecco, dico anche a te che mi fa sorridere e ripensare ai film di quando eravamo bambini, in stile Chuck Norris, Steven Seagal e Van Damme.
RispondiEliminaErano altri tempi, ma sopratutto non si faceva caso alla qualità e livello, ora, anche se alcuni sono diventati cult, se ne potrebbe farne tranquillamente a meno..
EliminaCiao!👋 Io l'ho trovato troppo esagerato e troppo lungo, preferisco i primi capitoli della saga di Fast and Furious. Quindi concordo con il tuo voto! 😊
RispondiEliminaLi ho sempre preferiti anch'io, perché incarnavano lo spirito vero del titolo e del franchise, questi, dal quarto in poi, sono action troppo simili ad altri ;)
EliminaL'ho visto tempo fa al cinema e concordo con gli altri, non ti rimane molto ma, è comunque meglio degli ultimi due film che ho visto al cinema, Shark e Escape plan 2 e visto che tu li vuoi vedere lo stesso, di consigli di aspettare a vederli alla tv o su dvd. Questo invece me lo sono goduto comunque al cinema grazie agli effetti che comunque rendono meglio sul grande schermo.
RispondiEliminaDi sicuro non spenderò nulla per vederli entrambi, aspetterò su Sky un loro arrivo, come questo Fast 8, un film di grande intrattenimento ma meno di altri da ricordare..
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