giovedì 23 agosto 2018

Picnic at Hanging Rock (Miniserie)

Innanzitutto, non ho né rivisto, né quasi certamente mai visto (di ricordi proprio non ne ho), il film Picnic at Hanging Rock di Peter Weir (di lui però ho visto ed amato parecchi film, L'attimo fuggente, Truman Show e Master & Commander su tutti), e quindi ovviamente nemmeno mi pongo il problema di un confronto con la pellicola, tuttavia questo secondo adattamento del romanzo omonimo scritto da Joan Lindsay, divenuta ora miniserie, una miniserie televisiva australiana, trasmessa su Sky Atlantic dal 5 al 19 giugno (io come sempre leggermente in ritardo, ma sarebbe stato meglio forse evitare del tutto), diretta da Michael Rymer, Larysa Kondracki e Amanda Brotchie, durante le quali poter rivivere il mistero dell'incontro tra un luogo mistico e delle giovani donne, proprio non mi ha convinto, anzi, evidente è la mia delusione per una storia che nonostante un incipit interessante ed intrigante, dato che al centro della trama di Picnic at Hanging Rock c'è un mistero, la sparizione di tre ragazze e un insegnante da un picnic tenutosi sotto un misterioso massiccio roccioso (la storia è ambientata in Australia), non riesca mai a decollare, perché purtroppo questa non è una storia investigativa con tanto di risoluzione finale in stile Agatha Christie o Conan Doyle (il "mistero", se così si può dire, dopotutto non verrà svelato), ma una di storia di emancipazione femminile, certamente interessante però non poi così tanto nuova o di grande densità. Perché anche se si assiste a un caso che diviene inevitabilmente sventura o meglio ad un avvenimento avvolto nel più fitto mistero: nel 1900, il giorno di San Valentino, tre allieve e un'insegnante spariscono nel nulla durante un picnic ai piedi delle formazioni rocciose ad Hanging Rock (Monte Diogene), site ad una cinquantina di chilometri da Melbourne, in Australia (un luogo mistico che trasuda fascino e pericolo), conseguentemente sorgono dubbi sulla tragedia che porterà a un declino vertiginoso dell'istituto scolastico, istituto che fungerà inesorabilmente da nascondiglio e prigione per le persone che vi risiedono, Picnic at Hanging Rock arranca faticosamente verso la conclusione.
Questo perché tra un college movie e un racconto onirico, l'ambiguità, che sarà in ogni episodio, facendovi dubitare degli eventi che si susseguiranno in un ordine confuso (fin troppo abusato), dove passato e presente caratterizzeranno i personaggi, sovraccarica la storia stessa. Giacché rilasciata un po' in sordina, la miniserie australiana vorrebbe raccontare come la costruzione e la decostruzione di un'immagine legata a un microcosmo, possa generare diverse conseguenze, anche perché prima del fatidico accaduto il collegio provvedeva all'insegnamento di giovani donne, ancora insicure del loro futuro trovando nell'amicizia fuga e dannazione, nelle quali poter essere libere e non catalogate in una società rigida e bigotta, e poi dopo l'evento tragico scatena invece le reazioni delle studentesse e delle insegnanti che dovrebbero essere investite da un effetto di spaesamento, di perdita di certezze e di un sentimento di solitudine, ma esso (anche emergendo con forza) risulta palesemente forzato attraverso scene esageratamente stranianti. Non è un caso che il grottesco e il gotico s'insidiano nelle sequenze, ma se esso in Twin Peaks (a cui questa serie sembrerebbe ricollegarsi data anche la sua costante ambiguità) funzionava egregiamente, qui non tanto, perché siamo di fronte a un prodotto lontanissimo dalla fattura dell'opera di David Lynch. Un prodotto dove le cose dopotutto non migliorano affatto, poiché proseguendo con gli episodi, la narrazione perde quel mordente iniziale, approfondendo molto le dinamiche tra i personaggi ma aggiungendo storyline blande e fuori luogo. La messa in scena è curatissima e le interpretazioni sono altalenanti, tuttavia la dilatazione degli eventi è il maggior difetto della miniserie, finendo così per perdere tutta la potenza drammatica del soggetto che resta molto interessante, almeno fino ad un certo punto.
La serie infatti, anche partendo bene, introducendo sia, in modo intrigante, il personaggio di Natalie Dormer sia, in maniera suggestiva, l'ambientazione e il periodo in cui la vicenda è immersa, un'Australia costretta a ricevere i modi, i vestiti, le regole dell'aristocrazia britannica di fine ottocento, ma che conserva il suo lato selvaggio, non addomesticabile, proprio per la volontà di voler descrivere il modo di vivere di quell'ambiente aristocratico diventa quasi stucchevole, impantanando lo sviluppo della trama. A tener alta la concentrazione c'è soltanto il passato oscuro e misterioso della vedova Mrs Appleyard (la Dormer), che poi tanto oscuro e/o misterioso non è. Non bastasse il suo personaggio enigmatico perde attrattiva a causa delle continue e abusate distorsioni della telecamera per simulare sogni e ricordi che riguardano soprattutto la vedova Appleyard appunto, distorsioni stucchevoli che difatti appesantiscono la struttura di Picnic at Hanging Rock, una struttura non eccezionale per colpa della flebile sceneggiatura. I dialoghi inoltre appaiono deboli e fiacchi, quasi forzati, spezzati saltuariamente da qualche frase a effetto per riaccendere l'attenzione dello spettatore, forzate come alcune scene, fatte solo per attivare collegamenti tra i personaggi e sviluppare gli intrecci della storia. Così tanto artefatte che anche la stessa Natalie Dormer (che comunque se la cava meglio che in Jukai, qui dopotutto è praticamente perfetta nel ruolo datogli, seppur non abbastanza), viene risucchiata dal livello generalmente basso della serie. Una serie in cui a dettare legge sono gli amori proibiti, i passati oscuri, le libertà negate dei personaggi che si muovono all'interno del collegio o che hanno un rapporto con esso. Purtroppo però se l'idea di per sé poteva avere spunti interessanti, la resa non rende (scusate il gioco di parole).
Non eccezionale neanche la regia, perché le continue distorsioni che rendono pesanti le varie scene, soprattutto se accompagnate dalle sempre più frequenti allucinazioni dei vari personaggi e dalle alternate messe a fuoco tra il soggetto in primo piano e quello sullo sfondo, appaiono decisamente barocche, abbondanti che rischiano di stufare. Cosa che si nota maggiormente per la non eccelsa prova attoriale dei vari interpreti che peccano, chi più chi meno, di un'enfasi troppo marcata nei gesti, nelle espressioni e nelle battute. Rimangono l'ambientazione e i colori in contrasto tra l'aristocrazia e la selvaggia Australia, l'unico punto veramente positivo di Picnic at Hanging Rock, oltre forse ad una oggettivamente bella fotografia, resa più affascinante dall'essere una storia in costume (d'altronde esteticamente è ben fatta, quasi come in Marie Antoniette, seppur alle bucoliche sequenze, in cui le immagini assumono le sembianze di dipinti ben esposti nella loro pinacoteca, non si contrappone la dovuta tensione narrativa, che a piccole dosi sembra, man mano, sfaldarsi), e ad un'atmosfera soprannaturale, anche se purtroppo qualcosa di solo suggerito e mai completamente esplicitato, ed in parte anche le musiche/colonna sonora. Senza dimenticare che dovuta è una nota di merito alle giovani protagoniste e non solo. Perché anche non offrendo una prova indimenticabile, decisamente azzeccate sono state le scelte del cast femminile. Le tre giovani, spigliate e belle donzelle infatti (a cui si potrebbe aggiungere oltre alla sexy Natalie Dormer anche la prof Lola Bessis e la prof Yael Stone, imbruttita per l'occasione) risultano essere il giusto assortimento alla vicenda in sé, dalla magnetica Lily Sullivan nel ruolo di Miranda alla dolce Madeleine Madden nel ruolo di Marion, fino ad arrivare alla nuova stellina Samara Weaving, una "piccola" Margot Robbie di gran talento.
Le altre invece, tutte in linea, più di tutte forse la piccola Inez Currõ, che riesce ad essere allo stesso tempo inquietante e ad emozionare, nella storia personale forse più caratterizzata e quella che più colpisce. Dicevo le altre, proprio perché si tratta principalmente di una storia tutta al femminile, o quasi, gli unici tre personaggi maschili che vale la pena di sottolineare sono il giovane nobile Michael Fitzhubert (Harrison Gilbertson), il servitore dello zio ma anche amico del ragazzo Albert e il sergente che coordina le ricerche (e le indagini). Sono anche dei buoni personaggi i tre maschili, più importanti i primi due, e anche loro ben interpretati, a conferma dell'innegabile buon livello del cast tutto, di quella che è essenzialmente una storia di donne. Una storia tuttavia non esemplare o ben evidenziata, giacché poco accade in questa miniserie, che consta di sei episodi e si può configurare come un "gingillo senza senso" per lo più pregna di futili escamotage, dediti più alla forma che alla sostanza, utilizzati al vano scopo di catturare l'attenzione (su tutti quella di spacciare una storia del tutto fittizia in qualcosa di vero che però di reale e credibile ha ben poco). Questo perché nonostante il magnifico lavoro di scenic design, di scelta dei costumi e dell'indiscutibile bravura delle interpreti la serie sembra mancare di quella particolare "magia" (intesa come allusione alla stregoneria e al significato che essa ha rivestito nella storia dell'emancipazione femminile), che si lascia invece spirare sotto il peso gravoso della (più banale) fatalità. Tuttavia nonostante ciò non posso io sconsigliarvela del tutto, perché se non necessitate di ritmi alti, se non state cercando un mistero per risolverlo, se non state cercando una storia allegra (non lo è, ecco una cosa che di certo non troverete in questa miniserie sono motivi per ridere) e se tutti i punti di forza descritti sono per voi abbastanza, allora dovreste dare un'occhiata a Picnic at Hanging Rock, anche se per farlo il mio consiglio è di abbassare (e di molto) le aspettative. Per gli altri, compreso me se l'avessi saputo prima, non tanto consigliabile, perché il progetto, pur essendo certamente diverso dal film (credo anche nel risultato) e ambizioso per alcune soluzioni visive e scelte narrative, non convince pienamente, e sia in ambito narrativo che quasi in tutt'altro. Voto: 5

10 commenti:

  1. Peccato non abbiano dato spazio, come tu dici, all'aspetto misterioso della vicenda.
    Effettivamente, ne sarei stata più curiosa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Già, giacché di spiegazioni zero e comunque il "mistero" è davvero poca cosa, se si segue l'aspetto mistico la soluzione è ovvia, se non lo si segue lo è ancor di più..

      Elimina
  2. Ecco, credevo fosse meglio come serie :D Il film di Peter Weir, che non ho mai visto, ho letto che è ottimo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'ho sentito dire anch'io, però se il film racconta l'identica storia che appunto non mi ha convinto, non credo mi piacerà abbastanza ;)

      Elimina
  3. Sono abbastanza d'accordo. All'inizio mi aveva coinvolto, ma in poco tempo quella magia è svanita nel nulla per prendere il posto ad una storia con tante piccole sottostorie senza capo né coda. Non mi è spiaciuta la regia ma immagino che per qualcuno possa essere pesante dopo un po'

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non mi è dispiaciuta neanche a me regia e design, ma appunto dopo un po' tutto è diventato pesante, la storia, i personaggi e tutto il resto..

      Elimina
  4. Miniserie straordinaria, che non mi stanco di riguardare, affascinante in ogni sua parte ma soprattutto nel meraviglioso finale. Sotto certi aspetti perfino superiore al grande film di Peter Weir, e sto parlando del mio film preferito in assoluto (non a caso nel mio blog gli ho dedicato una montagna di spazio).
    In quanto alla storia, che personalmente trovo bellissima, può essere solo quella, perché è quella raccontata nel libro originale di Joan Lindsay.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Stavolta siamo proprio all'opposto nei giudizi, perché senza detronizzare film, storia, romanzo e suddetta miniserie, proprio non mi è piaciuto quasi niente...

      Elimina
  5. Ho visto che è disponibile sulla piattaforma di NOWtv (di cui sto sfruttando il periodo di prova) ed era tra le mie prossime scelte… Ora sono un po' dubbiosa! Effettivamente, dopo un'iniziale sensazione diffusa positiva, l'interesse mediatico per questa serie è scemato rapidamente… ci sarà ben un motivo valido! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ero dubbioso alla visione anch'io, poi ho scelto di vederlo perché ne stavano parlando bene, e invece era solo un fuoco di paglia, avrei dovuto rifletterci meglio, ma l'ho visto, non me ne pento tantissimo, però alla fine è stata una delusione..

      Elimina