Come ben sapete in occasione di questo classico post mensile è mia consuetudine esporre le cose negative e/o brutte che mi sono capitate in questo mese, ebbene niente di tutto ciò, perché questo mese di Ottobre è stato relativamente tranquillo (a parte ovviamente i primi freddi che mi hanno già portato ad avere costantemente mani congelate da mattina a sera). E quindi non mi resta che lasciarvi al cospetto di queste recensioni di film, lista di film che al contrario di altre volte non contiene pellicole (od una pellicola) pessime/a, ma solo mediocri. Un miglioramento di scelta c'è insomma stato, anche se era lecito aspettarsi da tutti questi otto film (chi più chi meno) qualcosa in più.
The Great Wall (Azione, USA, Cina, 2016): No, da Zhang Yimou proprio non me l'aspettavo un film del genere, un film certamente godibile (anche perché come mero prodotto di intrattenimento, il suddetto funzionerebbe pure, ha una sua logica nella sua illogicità, e mi ha strappato pure qualche sorriso) ma non certo indimenticabile, anzi. Il film infatti, che sembri pescare dalla sua stessa filmografia e che sembri palesemente citare Il Signore degli Anelli e i Power Rangers, che perciò nella sostanza viaggi con il pilota automatico, al di là di alcuni dettagli (scenografie e costumi) importanti, si rivela essere un blockbuster, furbescamente passato per film d'avventura storico ambientato durante il medioevo (ovviamente la grande muraglia di cui si parla è quella cinese, che secondo la pellicola, come vedranno alcuni guerrieri occidentali finiti lì per caso, fu realizzata per tenere lontani non solo i mongoli ma anche qualcosa di più disumano e pericoloso), abbastanza mediocre. Difatti si tratta tristemente del primo "marchettone" (dopotutto si tratta del suo primo film in lingua inglese) del grande regista cinese (sono suoi i bellissimi film Lanterne Rosse, La Foresta dei Pugnali Volanti e Hero tra gli altri) che piega il suo talento alle esigenze commerciali hollywoodiane per il solito polpettone tutto effetti visivi e poca sostanza della Legendary che mescola qui wuxia e fantascienza con risultati indigesti. E al netto di una computer grafica che si rivela non propriamente all'altezza, e di creature dal design non proprio originale, ci si ritrova soprattutto a chiedere quale sia la funzione di Willem Dafoe nel film, un film dove tutti i personaggi (da Matt Damon a Pedro Pascal fino alla bella Tian Jiang) sono tagliati con l'accetta e monodimensionali, figli di una sceneggiatura svogliata (e ampiamente prevedibile). Perché certo, le battaglie sono spettacolari e il divertimento non manca, ma tutto è al limite del trash. In conclusione perciò, The Great Wall, è un difettosissimo blockbuster che (se preso per quel che è) riesce a intrattenere il tempo giusto per farsi odiare o per riempire una serata vuota o noiosa. Tuttavia cinematograficamente parlando è poca cosa. Voto: 5+
Leatherface (Horror, USA, 2017): Un prequel di cui sinceramente non se ne sentiva affatto il bisogno, dico questo perché penso che a ben pochi importasse conoscere il passato del terribile "faccia da cuoio", personaggio che incuteva timore più per la sua stazza e la sua follia sanguinaria che per un qualunque approfondimento psicologico. Ma vabbè considerazioni personali a parte veniamo al film, che diciamocelo come puro intrattenimento senza grandi aspettative più o meno funziona, non riuscirà a trasmettere particolare tensione ma tenendo celata l'identità del nostro baldo eroe fino alla fine si riesce quantomeno a seguire la pellicola con un certo interesse. Bene anche l'idea di trasportare Leatherface lontano dall'ambiente dove l'abbiamo sempre visto in azione (e cioè la fattoria con annesso lugubre mattatoio), infatti questa volta l'azione si svolge in un ambiente esterno, non a caso siamo di fronte ad una sorta di road movie che per tanti aspetti strizza l'occhio al cult di Rob Zombie "La casa del diavolo" senza ovviamente possederne neanche un minimo della carica sovversiva di quest'ultimo. Non malvagia la regia, Alexandre Bustillo e Julien Maury (di cui questo è il loro primo lavoro su commissione), se la cavano abbastanza bene, senza mai brillare, a rendere interessanti le scene più violente (buono il reparto splatter e gore, anche se funzionale al solo effetto disgusto). Tuttavia una sceneggiatura alquanto improbabile e forzata, non aiuta, e comunque pur ammettendo che magari il film è girato anche benino, ma quando vai a prendere e trattare un qualcosa che ha fatto la storia del cinema, non ti puoi accontentare di qualche buon momento registico, non ti puoi accontentare di un corpo flagellato da una motosega, non ti puoi accontentare dei maiali che fanno cena con un poliziotto. Che dire quindi, un film che non mi ha detto, non mi ha trasmesso emozioni, non mi ha fatto paura, niente di niente (o quasi). E perciò quando pensate a Faccia di cuoio sapete cosa dovete fare (anche se questo film un obbrobrio non è del tutto, anzi)? Vedetevi il capolavoro "Non aprite quella porta" del compianto Tobe Hooper. Voto: 5,5
La battaglia dei sessi (Biografico, USA, 2017): Dopo il mediocre Borg McEnroe avevo sperato in un binomio cinema/tennis migliore, ed effettivamente un miglioramento c'è, anche perché c'è una tematica seria (e purtroppo ancora attuale) in questo film, tuttavia è anche questa una partita dimenticabile. All'inizio degli anni Settanta, la campionessa Billie Jean King (Emma Stone) innesca una battaglia contro i vertici del tennis per far sì che le donne possano ottenere le stesse retribuzioni degli uomini. In un clima già incandescente, si inserisce il 55enne Bobby Riggs (Steve Carell), ex n° 1 del mondo e noto maschilista, che cerca di riaccendere i riflettori su di sé sfidando la King, per dimostrare la presunta superiorità dell'uomo sulla donna. Il 20 settembre 1973, a Houston, i due danno vita a uno dei più celebri match della storia del tennis, conosciuto ancora oggi come "La battaglia dei sessi". Per il loro terzo lungometraggio, i coniugi Jonathan Dayton e Valerie Faris portano sul grande schermo una sceneggiatura di Simon Beaufoy (premio Oscar per The Millionaire), generando un film dai due volti. La battaglia dei sessi ha il merito di riportare in auge una figura importante (per il mondo sportivo in generale, ma non solo) come quella di Billie Jean King, e restituisce un efficace ritratto dei Seventies, che fa respirare l'atmosfera e lo spaesamento di un'America divisa tra bigottismo e venti rivoluzionari. Dove, invece, la coppia di registi sembra andare in affanno è nell'amalgamare i numerosi temi che il film mette sul piatto, dall'identità sessuale al femminismo, dal declino dell'ex campione a quello più che mai attuale della discriminazione di genere. Nel complesso, La battaglia dei sessi è un film che si lascia seguire per tutta la sua durata (anche se nel big match ho tifato per il cronometro), ma non graffia mai, specialmente nella parte conclusiva dove fanno capolino alcuni (inutili) dialoghi intrisi di retorica. Dagli autori di Little Miss Sunshine era lecito attendersi di più. Chi invece lascia il segno il generoso cast, da Emma Stone a Steve Carell fino ad Andrea Riseborough, e la sorprendete (nuovamente riuscita, proprio come accaduto con il film di Janus Metz Pedersen) somiglianza resa dagli attori (e dal trucco) con i personaggi reali della vicenda. In definitiva carino ma niente di che. Voto: 5,5
L'uomo con i pugni di ferro (Azione, USA, 2012): Chiariamo subito una cosa: Quentin Tarantino non c'entra niente con questo film, ha solo "prestato" il suo nome come una sorta di sponsor/garanzia e non ha in alcun modo contribuito alla realizzazione della pellicola, e si vede, aggiungo. RZA debutta in cabina di regia con un pasticcio a base di kung fu, hip-hop e combattimenti più o meno spettacolari in stile videogames. Folle e confusionario, The man with the iron fists sembra, più che un film, un prodotto partorito dalla fantasia di un bambino troppo cresciuto. Un b-movie all'ennesima potenza, dove la trama (ambientata in una stramba Cina del XIX secolo) è solo un pretesto per mettere in atto tutto quello che girava confusamente nella testa di RZA. Combattimenti pirotecnici, armi e armature a dir poco sofisticate quanto improbabili, uomini che diventano di bronzo e donne che sanno fare sia l'amore che la guerra. Pieno zeppo di citazioni e di tentativi di imitare il maestro, L'uomo con i pugni di ferro ha tanti difetti su cui passare sopra per cercare di godersi il film, senza pretendere da esso nulla di più e di nulla di meno di ciò che ha da offrire. La sceneggiatura ha più buchi di un groviera e RZA si prende troppo sul serio, sia come attore che soprattutto come regista, privando il film di quella massiccia dose di autoironia di cui avrebbe assolutamente necessitato. Apprezzabili le scene d'azione, i costumi di scena, le scenografie e l'anima della pellicola, fondamentalmente splatter, in cui si vede la mano di Eli Roth. Positiva e simpatica la prova di un Russell Crowe extra large, devoto all'alcol, all'oppio e alle puttane. Il suo Jack Knife è senza dubbio il personaggio più riuscito, eroe sgradevole ma irresistibile che conquista subito il pubblico e che conferma, qualora ce ne fosse bisogno, la sua capacità di rendere credibile ogni personaggio che interpreta. Poco sfruttata ma sempre brava e bella Lucy Liu, anche se la sua Madame Blossom sembra uscita direttamente da Kill Bill. Maluccio invece RZA, forse un giorno diventerà un vero regista (anche se la scelta di legare il rap alle scene d'azione si è rivelata pessima), ma come attore lasciamo perdere (non ha abbastanza carisma per reggere il ruolo da protagonista, con gli altri membri del cast a rubargli costantemente la scena, Dave Bautista compreso). Nel complesso, L'uomo con i pugni di ferro è un film (che incredibilmente ha anche un seguito) sgangherato e fine a sé stesso, che si lascia vedere e che si dimentica all'istante. Voto: 5
Lasciati andare (Commedia, Italia, 2017): È indubbio che il principale motivo di interesse nei confronti di questo film, terzo lungometraggio diretto da Francesco Amato (che racconta di un ieratico e distaccato psicoanalista ebreo che tiene tutti a debita distanza, compresa l'ex moglie Giovanna, almeno fino a quando decidendo di rimettersi in forma a seguito di una diagnosi medica, irrompe nella sua vita Claudia, nomen omen, una brillante, vitale e buffa personal trailer spagnola, che finirà com'è ovvio per sconvolgergli la vita), era quello di vedere Toni Servillo alle prese con un ruolo brillante. E l'attore campano ha risposto con un'interpretazione non solo degna della sua caratura, ma per certi versi sorprendente. Oltre che sulle rinomate doti recitative ed espressive, Servillo ha puntato molto anche sul linguaggio del corpo (per l'occasione appesantito), producendosi a più riprese in gag slapstick. Accanto a lui funziona la sfrenatezza, esuberanza e femminilità di Veronica Echegui (la bellissima e sensuale spagnola già vista nella serie tv Fortitude) e l'ironia sottile di Carla Signoris, mentre, a parte il sempre bravo Luca Marinelli in veste di galeotto balbuziente, tutti gli altri personaggi di contorno (tra questi Pietro Sermonti e Giacomo Poretti) un po' scompaiono. L'indiscutibile bravura degli attori, però, non basta da sola. La sceneggiatura di Francesco Bruni è raffinata (un po' assurda e inconsistente in verità), ma c'è troppa carne al fuoco (quante sotto-trame e tutte lasciate a metà) e il regista finisce per mettere su un film discontinuo (e alquanto prevedibile nonché banale), che in qualche tratto rischia persino (anzi, soprattutto nella seconda parte si raggiunge il ridicolo) di sfilacciarsi. Si sorride diverse volte, ma non si ride mai e, alla fine, resta la sensazione che Lasciati andare sia una commedia godibile, ma al di sotto delle aspettative che si erano create prima della visione. E quindi poca cosa, poco danno. Cinema medio, come al solito in Italia. Voto: 5+
Julieta (Drammatico, Spagna, 2016): Un film spento, che non decolla mai del tutto, che non riesce realmente ad appassionarti. Questa è l'impressione principale che ho avuto dopo la visione (e in parte anche durante). E sì che ce n'era di materiale, di carne messa al fuoco in questa storia che ha i contorni della tragedia, ma non sfocia mai in veri momenti drammatici, o meglio, i momenti drammatici ci sarebbero, ma ci vengono solo raccontati e spiegati a parole, peccato che siamo al "cinema" e non davanti a un buon libro. Troppe cose forse, troppi personaggi abbozzati che sembrano sempre sul punto di svelare chissà cosa (come sembra sottolineare costantemente la "ansiosa" colonna sonora) o promettono chissà quale sviluppo che non viene mantenuto: penso al rapporto con la madre malata e col padre, all'amica adolescente, alla scultrice, alla governante il cui ruolo, seppur secondario, rappresenta il motivo scatenante della parte più oscura della vicenda. Ma sono tutti personaggi un po' buttati lì, alla fine resta una sensazione di spreco, di mancato approfondimento (lo spettatore aspetta il gran finale ma, invece della genialata in stile Pedro Almodovar, ti arriva una scialba, improbabile e poco convincente spiegazione). E poi, vogliamo, dirlo, le motivazioni sono flebili, Julieta in realtà non ha nessuna colpa, a meno che uno non voglia sentirsi artefice volontario di qualsiasi evento casuale della vita (sì, c'è una parola sola: "destino"), ma a quel punto il tema del film si sarebbe dovuto indirizzare sul campo psichiatrico o religioso. Ecco, appunto, anche la stessa deriva spirituale della figlia è solo accennata, raccontata da terzi, non c'è una sola immagine che faccia presagire o spieghi a posteriori. E pure la recitazione resta come un po' in sospeso, come tutto il film, con il cambio di attrici che interpretano Julieta che forse non è dei più azzeccati, troppo simili e al contempo così diverse, sulla carta dovrebbero rappresentare due stati d'animo, due stadi della vita completamente diversi, mantenendo però un trait d'union, ma l'operazione non riesce del tutto. Anche lo stacco tra le due fasi bisognava di una maggiore dilatazione cronologica, così l'asciugatura dei capelli diventa solo un giochino un po' forzato. Oddio, non è tutto da buttare via, di buono restano molte immagini, i colori dominanti (rossi e blu), così intensi e accesi, e una storia che avanza, in maniera un po' troppo schematica (nonostante sia giocata su piani temporali diversi), ma senza mai annoiare, con un lento disvelamento e mantenendo viva una buona dose di curiosità sui suoi esiti. Un film vedibile sicuramente, non certo imperdibile. Voto: 5,5
The Foreigner (Azione, Gran Bretagna, Cina, 2017): Diciamolo subito, l'ultimo lungometraggio del regista (Martin Campbell) di due episodi della serie 007 (GoldenEye, proprio con Pierce Brosnan, e Casino Royale) è tutto fuorché originale. La storia (stravista e adattata dal romanzo del 1992 The Chinaman scritto da Stephen Leather): padre distrutto dal dolore per la tragica perdita della figlia giura vendetta contro i suoi assassini. In questo caso i membri del redivivo Esercito Repubblicano Irlandese, artefici di un sanguinoso attacco terroristico. Fin qui, comunque, nulla di male. Essendo il suddetto padre Jackie Chan, una buona dose di pugni, calci volanti e voli giù da tetti e trombe di scale era assicurata. Le sequenze di fuga e lotta, pur realistiche ed efficacemente girate, sono però molto poche. Gran parte della trama è invece dedicata agli scarsamente ispirati intrighi politici che ruotano attorno a Liam Hennessy/Pierce Brosnan. L'ex Bond interpreta un infedele, che si scoprirà a sua volta "cornuto e mazziato", vice Primo Ministro dell'Irlanda del Nord. Gli intrecci, amorosi e non, tra la figura del politico e i terroristi dell'IRA, in teoria contraltare "di scrittura" alle mazzate action citate sopra, non tengono viva l'attenzione dello spettatore, risultando nel complesso improbabili e tirati via. Neanche i comprimari, con poche scene a disposizione per costruire un personaggio tridimensionale, sono interessanti, men che meno carismatici. Peccato, quindi, che l'autore del grandioso rilancio di James Bond con Daniel Craig non abbia potuto contare su uno sceneggiatore (perché la suddetta sceneggiatura presenta elementi inverosimili e poco credibili nonché banali) ed un cast all'altezza delle proprie capacità, e della star del suo film. Certo, l'ultima mezz'ora diverte grazie al ritmo che aumenta di intensità, permettendo alla pellicola di risultare alla fine della visione un gradevole thriller, ma poiché essa non aggiunge niente di originale al suo genere e perde l'opportunità di denunciare un aspetto sociale/politico, oltre al terrorismo in generale e legato maggiormente all'arcipelago Britannico, che raramente è stato trattato in maniera soddisfacente, le perplessità rimangono. Voto: 5,5
Terrified (Horror, Argentina, 2017): A volte una consonante può essere beffarda, perché mentre cercavo il film per Halloween (che ci sarà mercoledì pomeriggio, per gli appassionati sarà facile capire quale sarà il film), mi sono imbattuto in questa pellicola argentina (che in origine porta il titolo Aterrados), una pellicola interessante, accattivante ma un pochino deludente. Il film infatti, visto con i sottotitoli in italiano (una distribuzione internazionale non sembra esserci), che racconta di come la vita di tre persone facente parti dello stesso caseggiato venga improvvisamente sconvolta da strani eventi che sembrano avere a che fare con il paranormale (il che porterà tre esperti del settore e un ispettore di polizia ad indagare su questi eventi, quest'ultimi che ben presto si troveranno a fronteggiare qualcosa di più grande di loro), non convince fino in fondo. Questo horror argentino ha difatti dalla sua la grande capacità di inquietare mediante atmosfere opprimenti che poco spazio lasciano a Jumpscare e splatter, anche perché non disdegnando i dettami del nuovo horror il regista Demian Rugna riesce ad amalgamarli con situazioni vintage e ad un mistero, che pur spiegato molto velocemente, ha il suo bel fascino, tuttavia la narrazione non molto lineare e disorientante non è il massimo. Non a caso le pecche si riscontrano in una scrittura ancora acerba, in una definizione dei personaggi parecchio superficiale e in una seconda parte piuttosto confusionaria in cui si perdono di vista i personaggi principali non riuscendo più a tenere in piedi il narrato corale. Troppo spazio viene concesso alla figura forse meno interessante ed alcune situazioni vengono ripetute in modo abbastanza ingenuo (in ogni caso nota positiva per gli attori, tutti convincenti nelle loro interpretazioni). Il regista ha però dalla sua l'invidiabile capacità di tenere sulla corda ammassando enigmi che solleticato l'attenzione cercando la giusta alchimia tra il lato più sinistro e la compattezza del tutto. "Aterrados" è quindi un film difettoso figlio di una certa inesperienza, tuttavia lo si può considerare qualcosa di fuori dall'ordinario e quindi meritevole di considerazione (almeno un po'). Perché anche se non mi ha convinto (dato che il senso di ignoto rimane e caratterizza il tutto senza soluzione di continuità) resta comunque un interessante e curioso esperimento da non sottovalutare. Voto: 5,5
Leatherface (Horror, USA, 2017): Un prequel di cui sinceramente non se ne sentiva affatto il bisogno, dico questo perché penso che a ben pochi importasse conoscere il passato del terribile "faccia da cuoio", personaggio che incuteva timore più per la sua stazza e la sua follia sanguinaria che per un qualunque approfondimento psicologico. Ma vabbè considerazioni personali a parte veniamo al film, che diciamocelo come puro intrattenimento senza grandi aspettative più o meno funziona, non riuscirà a trasmettere particolare tensione ma tenendo celata l'identità del nostro baldo eroe fino alla fine si riesce quantomeno a seguire la pellicola con un certo interesse. Bene anche l'idea di trasportare Leatherface lontano dall'ambiente dove l'abbiamo sempre visto in azione (e cioè la fattoria con annesso lugubre mattatoio), infatti questa volta l'azione si svolge in un ambiente esterno, non a caso siamo di fronte ad una sorta di road movie che per tanti aspetti strizza l'occhio al cult di Rob Zombie "La casa del diavolo" senza ovviamente possederne neanche un minimo della carica sovversiva di quest'ultimo. Non malvagia la regia, Alexandre Bustillo e Julien Maury (di cui questo è il loro primo lavoro su commissione), se la cavano abbastanza bene, senza mai brillare, a rendere interessanti le scene più violente (buono il reparto splatter e gore, anche se funzionale al solo effetto disgusto). Tuttavia una sceneggiatura alquanto improbabile e forzata, non aiuta, e comunque pur ammettendo che magari il film è girato anche benino, ma quando vai a prendere e trattare un qualcosa che ha fatto la storia del cinema, non ti puoi accontentare di qualche buon momento registico, non ti puoi accontentare di un corpo flagellato da una motosega, non ti puoi accontentare dei maiali che fanno cena con un poliziotto. Che dire quindi, un film che non mi ha detto, non mi ha trasmesso emozioni, non mi ha fatto paura, niente di niente (o quasi). E perciò quando pensate a Faccia di cuoio sapete cosa dovete fare (anche se questo film un obbrobrio non è del tutto, anzi)? Vedetevi il capolavoro "Non aprite quella porta" del compianto Tobe Hooper. Voto: 5,5
La battaglia dei sessi (Biografico, USA, 2017): Dopo il mediocre Borg McEnroe avevo sperato in un binomio cinema/tennis migliore, ed effettivamente un miglioramento c'è, anche perché c'è una tematica seria (e purtroppo ancora attuale) in questo film, tuttavia è anche questa una partita dimenticabile. All'inizio degli anni Settanta, la campionessa Billie Jean King (Emma Stone) innesca una battaglia contro i vertici del tennis per far sì che le donne possano ottenere le stesse retribuzioni degli uomini. In un clima già incandescente, si inserisce il 55enne Bobby Riggs (Steve Carell), ex n° 1 del mondo e noto maschilista, che cerca di riaccendere i riflettori su di sé sfidando la King, per dimostrare la presunta superiorità dell'uomo sulla donna. Il 20 settembre 1973, a Houston, i due danno vita a uno dei più celebri match della storia del tennis, conosciuto ancora oggi come "La battaglia dei sessi". Per il loro terzo lungometraggio, i coniugi Jonathan Dayton e Valerie Faris portano sul grande schermo una sceneggiatura di Simon Beaufoy (premio Oscar per The Millionaire), generando un film dai due volti. La battaglia dei sessi ha il merito di riportare in auge una figura importante (per il mondo sportivo in generale, ma non solo) come quella di Billie Jean King, e restituisce un efficace ritratto dei Seventies, che fa respirare l'atmosfera e lo spaesamento di un'America divisa tra bigottismo e venti rivoluzionari. Dove, invece, la coppia di registi sembra andare in affanno è nell'amalgamare i numerosi temi che il film mette sul piatto, dall'identità sessuale al femminismo, dal declino dell'ex campione a quello più che mai attuale della discriminazione di genere. Nel complesso, La battaglia dei sessi è un film che si lascia seguire per tutta la sua durata (anche se nel big match ho tifato per il cronometro), ma non graffia mai, specialmente nella parte conclusiva dove fanno capolino alcuni (inutili) dialoghi intrisi di retorica. Dagli autori di Little Miss Sunshine era lecito attendersi di più. Chi invece lascia il segno il generoso cast, da Emma Stone a Steve Carell fino ad Andrea Riseborough, e la sorprendete (nuovamente riuscita, proprio come accaduto con il film di Janus Metz Pedersen) somiglianza resa dagli attori (e dal trucco) con i personaggi reali della vicenda. In definitiva carino ma niente di che. Voto: 5,5
L'uomo con i pugni di ferro (Azione, USA, 2012): Chiariamo subito una cosa: Quentin Tarantino non c'entra niente con questo film, ha solo "prestato" il suo nome come una sorta di sponsor/garanzia e non ha in alcun modo contribuito alla realizzazione della pellicola, e si vede, aggiungo. RZA debutta in cabina di regia con un pasticcio a base di kung fu, hip-hop e combattimenti più o meno spettacolari in stile videogames. Folle e confusionario, The man with the iron fists sembra, più che un film, un prodotto partorito dalla fantasia di un bambino troppo cresciuto. Un b-movie all'ennesima potenza, dove la trama (ambientata in una stramba Cina del XIX secolo) è solo un pretesto per mettere in atto tutto quello che girava confusamente nella testa di RZA. Combattimenti pirotecnici, armi e armature a dir poco sofisticate quanto improbabili, uomini che diventano di bronzo e donne che sanno fare sia l'amore che la guerra. Pieno zeppo di citazioni e di tentativi di imitare il maestro, L'uomo con i pugni di ferro ha tanti difetti su cui passare sopra per cercare di godersi il film, senza pretendere da esso nulla di più e di nulla di meno di ciò che ha da offrire. La sceneggiatura ha più buchi di un groviera e RZA si prende troppo sul serio, sia come attore che soprattutto come regista, privando il film di quella massiccia dose di autoironia di cui avrebbe assolutamente necessitato. Apprezzabili le scene d'azione, i costumi di scena, le scenografie e l'anima della pellicola, fondamentalmente splatter, in cui si vede la mano di Eli Roth. Positiva e simpatica la prova di un Russell Crowe extra large, devoto all'alcol, all'oppio e alle puttane. Il suo Jack Knife è senza dubbio il personaggio più riuscito, eroe sgradevole ma irresistibile che conquista subito il pubblico e che conferma, qualora ce ne fosse bisogno, la sua capacità di rendere credibile ogni personaggio che interpreta. Poco sfruttata ma sempre brava e bella Lucy Liu, anche se la sua Madame Blossom sembra uscita direttamente da Kill Bill. Maluccio invece RZA, forse un giorno diventerà un vero regista (anche se la scelta di legare il rap alle scene d'azione si è rivelata pessima), ma come attore lasciamo perdere (non ha abbastanza carisma per reggere il ruolo da protagonista, con gli altri membri del cast a rubargli costantemente la scena, Dave Bautista compreso). Nel complesso, L'uomo con i pugni di ferro è un film (che incredibilmente ha anche un seguito) sgangherato e fine a sé stesso, che si lascia vedere e che si dimentica all'istante. Voto: 5
Lasciati andare (Commedia, Italia, 2017): È indubbio che il principale motivo di interesse nei confronti di questo film, terzo lungometraggio diretto da Francesco Amato (che racconta di un ieratico e distaccato psicoanalista ebreo che tiene tutti a debita distanza, compresa l'ex moglie Giovanna, almeno fino a quando decidendo di rimettersi in forma a seguito di una diagnosi medica, irrompe nella sua vita Claudia, nomen omen, una brillante, vitale e buffa personal trailer spagnola, che finirà com'è ovvio per sconvolgergli la vita), era quello di vedere Toni Servillo alle prese con un ruolo brillante. E l'attore campano ha risposto con un'interpretazione non solo degna della sua caratura, ma per certi versi sorprendente. Oltre che sulle rinomate doti recitative ed espressive, Servillo ha puntato molto anche sul linguaggio del corpo (per l'occasione appesantito), producendosi a più riprese in gag slapstick. Accanto a lui funziona la sfrenatezza, esuberanza e femminilità di Veronica Echegui (la bellissima e sensuale spagnola già vista nella serie tv Fortitude) e l'ironia sottile di Carla Signoris, mentre, a parte il sempre bravo Luca Marinelli in veste di galeotto balbuziente, tutti gli altri personaggi di contorno (tra questi Pietro Sermonti e Giacomo Poretti) un po' scompaiono. L'indiscutibile bravura degli attori, però, non basta da sola. La sceneggiatura di Francesco Bruni è raffinata (un po' assurda e inconsistente in verità), ma c'è troppa carne al fuoco (quante sotto-trame e tutte lasciate a metà) e il regista finisce per mettere su un film discontinuo (e alquanto prevedibile nonché banale), che in qualche tratto rischia persino (anzi, soprattutto nella seconda parte si raggiunge il ridicolo) di sfilacciarsi. Si sorride diverse volte, ma non si ride mai e, alla fine, resta la sensazione che Lasciati andare sia una commedia godibile, ma al di sotto delle aspettative che si erano create prima della visione. E quindi poca cosa, poco danno. Cinema medio, come al solito in Italia. Voto: 5+
Julieta (Drammatico, Spagna, 2016): Un film spento, che non decolla mai del tutto, che non riesce realmente ad appassionarti. Questa è l'impressione principale che ho avuto dopo la visione (e in parte anche durante). E sì che ce n'era di materiale, di carne messa al fuoco in questa storia che ha i contorni della tragedia, ma non sfocia mai in veri momenti drammatici, o meglio, i momenti drammatici ci sarebbero, ma ci vengono solo raccontati e spiegati a parole, peccato che siamo al "cinema" e non davanti a un buon libro. Troppe cose forse, troppi personaggi abbozzati che sembrano sempre sul punto di svelare chissà cosa (come sembra sottolineare costantemente la "ansiosa" colonna sonora) o promettono chissà quale sviluppo che non viene mantenuto: penso al rapporto con la madre malata e col padre, all'amica adolescente, alla scultrice, alla governante il cui ruolo, seppur secondario, rappresenta il motivo scatenante della parte più oscura della vicenda. Ma sono tutti personaggi un po' buttati lì, alla fine resta una sensazione di spreco, di mancato approfondimento (lo spettatore aspetta il gran finale ma, invece della genialata in stile Pedro Almodovar, ti arriva una scialba, improbabile e poco convincente spiegazione). E poi, vogliamo, dirlo, le motivazioni sono flebili, Julieta in realtà non ha nessuna colpa, a meno che uno non voglia sentirsi artefice volontario di qualsiasi evento casuale della vita (sì, c'è una parola sola: "destino"), ma a quel punto il tema del film si sarebbe dovuto indirizzare sul campo psichiatrico o religioso. Ecco, appunto, anche la stessa deriva spirituale della figlia è solo accennata, raccontata da terzi, non c'è una sola immagine che faccia presagire o spieghi a posteriori. E pure la recitazione resta come un po' in sospeso, come tutto il film, con il cambio di attrici che interpretano Julieta che forse non è dei più azzeccati, troppo simili e al contempo così diverse, sulla carta dovrebbero rappresentare due stati d'animo, due stadi della vita completamente diversi, mantenendo però un trait d'union, ma l'operazione non riesce del tutto. Anche lo stacco tra le due fasi bisognava di una maggiore dilatazione cronologica, così l'asciugatura dei capelli diventa solo un giochino un po' forzato. Oddio, non è tutto da buttare via, di buono restano molte immagini, i colori dominanti (rossi e blu), così intensi e accesi, e una storia che avanza, in maniera un po' troppo schematica (nonostante sia giocata su piani temporali diversi), ma senza mai annoiare, con un lento disvelamento e mantenendo viva una buona dose di curiosità sui suoi esiti. Un film vedibile sicuramente, non certo imperdibile. Voto: 5,5
The Foreigner (Azione, Gran Bretagna, Cina, 2017): Diciamolo subito, l'ultimo lungometraggio del regista (Martin Campbell) di due episodi della serie 007 (GoldenEye, proprio con Pierce Brosnan, e Casino Royale) è tutto fuorché originale. La storia (stravista e adattata dal romanzo del 1992 The Chinaman scritto da Stephen Leather): padre distrutto dal dolore per la tragica perdita della figlia giura vendetta contro i suoi assassini. In questo caso i membri del redivivo Esercito Repubblicano Irlandese, artefici di un sanguinoso attacco terroristico. Fin qui, comunque, nulla di male. Essendo il suddetto padre Jackie Chan, una buona dose di pugni, calci volanti e voli giù da tetti e trombe di scale era assicurata. Le sequenze di fuga e lotta, pur realistiche ed efficacemente girate, sono però molto poche. Gran parte della trama è invece dedicata agli scarsamente ispirati intrighi politici che ruotano attorno a Liam Hennessy/Pierce Brosnan. L'ex Bond interpreta un infedele, che si scoprirà a sua volta "cornuto e mazziato", vice Primo Ministro dell'Irlanda del Nord. Gli intrecci, amorosi e non, tra la figura del politico e i terroristi dell'IRA, in teoria contraltare "di scrittura" alle mazzate action citate sopra, non tengono viva l'attenzione dello spettatore, risultando nel complesso improbabili e tirati via. Neanche i comprimari, con poche scene a disposizione per costruire un personaggio tridimensionale, sono interessanti, men che meno carismatici. Peccato, quindi, che l'autore del grandioso rilancio di James Bond con Daniel Craig non abbia potuto contare su uno sceneggiatore (perché la suddetta sceneggiatura presenta elementi inverosimili e poco credibili nonché banali) ed un cast all'altezza delle proprie capacità, e della star del suo film. Certo, l'ultima mezz'ora diverte grazie al ritmo che aumenta di intensità, permettendo alla pellicola di risultare alla fine della visione un gradevole thriller, ma poiché essa non aggiunge niente di originale al suo genere e perde l'opportunità di denunciare un aspetto sociale/politico, oltre al terrorismo in generale e legato maggiormente all'arcipelago Britannico, che raramente è stato trattato in maniera soddisfacente, le perplessità rimangono. Voto: 5,5
Terrified (Horror, Argentina, 2017): A volte una consonante può essere beffarda, perché mentre cercavo il film per Halloween (che ci sarà mercoledì pomeriggio, per gli appassionati sarà facile capire quale sarà il film), mi sono imbattuto in questa pellicola argentina (che in origine porta il titolo Aterrados), una pellicola interessante, accattivante ma un pochino deludente. Il film infatti, visto con i sottotitoli in italiano (una distribuzione internazionale non sembra esserci), che racconta di come la vita di tre persone facente parti dello stesso caseggiato venga improvvisamente sconvolta da strani eventi che sembrano avere a che fare con il paranormale (il che porterà tre esperti del settore e un ispettore di polizia ad indagare su questi eventi, quest'ultimi che ben presto si troveranno a fronteggiare qualcosa di più grande di loro), non convince fino in fondo. Questo horror argentino ha difatti dalla sua la grande capacità di inquietare mediante atmosfere opprimenti che poco spazio lasciano a Jumpscare e splatter, anche perché non disdegnando i dettami del nuovo horror il regista Demian Rugna riesce ad amalgamarli con situazioni vintage e ad un mistero, che pur spiegato molto velocemente, ha il suo bel fascino, tuttavia la narrazione non molto lineare e disorientante non è il massimo. Non a caso le pecche si riscontrano in una scrittura ancora acerba, in una definizione dei personaggi parecchio superficiale e in una seconda parte piuttosto confusionaria in cui si perdono di vista i personaggi principali non riuscendo più a tenere in piedi il narrato corale. Troppo spazio viene concesso alla figura forse meno interessante ed alcune situazioni vengono ripetute in modo abbastanza ingenuo (in ogni caso nota positiva per gli attori, tutti convincenti nelle loro interpretazioni). Il regista ha però dalla sua l'invidiabile capacità di tenere sulla corda ammassando enigmi che solleticato l'attenzione cercando la giusta alchimia tra il lato più sinistro e la compattezza del tutto. "Aterrados" è quindi un film difettoso figlio di una certa inesperienza, tuttavia lo si può considerare qualcosa di fuori dall'ordinario e quindi meritevole di considerazione (almeno un po'). Perché anche se non mi ha convinto (dato che il senso di ignoto rimane e caratterizza il tutto senza soluzione di continuità) resta comunque un interessante e curioso esperimento da non sottovalutare. Voto: 5,5
Ed infine ecco i film personalmente evitati e scartati:
The Startup - Accendi il tuo futuro Dramma biografico interessante ma probabilmente banale, stereotipato e prevedibile nel risultato
Zero Tolerance Scott Adkins non sarò mai tuo, è inutile far film action a grappoli
Kidnap Ho fiutato fin dall'inizio una certa ridicolaggine, e leggendone in giro ne ho avuto conferma
La legge dei narcos Banale action con Scott Eastwood, che lontano dalla superficialità, cinematograficamente parlando, non sa stare
Madame Le sto cominciando ad odiare le cene..
Il Contagio Dramma sociale italiano alquanto retorico nell'impostazione e narrazione
Vita da giungla: Alla riscossa - Il film Mix che prendendo spunto un po' lì e un po' là, mette insieme troppe cose già viste
Il caso Jeffrey MacDonald Thriller procedurale tranquillamente evitabile
La formula della felicità Inedita commedia esuberante che nel dimenticatoio è meglio rimanga
Renegades - Commando d'assalto Action troppo banale da interessarmi
Patti Cake$ Il rap non è nelle mie corde, come se non bastasse irritante dopo il mediocre Ogni cosa è segreta è l'attrice protagonista
Botte da prof. Commedia americana un po' insensata e scema tale da evitare
Peng e i due anatroccoli Road Movie d'animazione similmente già visto e in lidi migliori
Welcome to the Rileys Dramma sicuramente da non sottovalutare, ma che arriva forse fuori tempo massimo
The Happy Prince Non mi sono mai andati a genio le biografie degli scrittori, e anche se in questo caso parliamo del geniale Oscar Wilde, preferisco ugualmente evitare
Standoff - Punto morto Thriller troppo banale e prevedibile per far propendere alla visione
Le meraviglie del mare Con tutto il rispetto di questi documentari ne faccio a meno, oltretutto racconta qualcosa che so già
Caccia al tesoro Non ne posso più di queste insulse commedie italiane
Maradonapoli Non serve spiegare, anche perché per me Pelé ie megghie de Maradon..
Adorabile nemica Con tutto il rispetto di Shirley MacLaine ma la trama (leggermente pretenziosa) di questa commedia drammatica non m'ispira per niente
Adorabile nemica Con tutto il rispetto di Shirley MacLaine ma la trama (leggermente pretenziosa) di questa commedia drammatica non m'ispira per niente
Che bel mese...
RispondiEliminaPraticamente tutti film che ti hanno fatto ca...pire che era meglio cambiare canale. :P
Io ho provato a guardare soltanto "Lasciati andare", e sai bene che dopo mezz'ora già dormivo..
Quindi, ma anche no.
Baci
Beh, non peggio di altre volte, in questo mese infatti film mediocri ma non pessimi ;)
EliminaSì lo so, che poi Lasciati andare l'ho visto anche su tua richiesta.. :D
Ma no. Quale richiesta??!! Non rovinarmi la reputazione.
EliminaTi dissi solo che dalla trama e dal cast prometteva bene, ma spensi prima di subito.
Comunque, questa personal trainer nomen omen, mi suona familiare...
Fortuna che io e lo sport siamo due concetti diametralmente opposti.. :P
Richiesta o consiglio è la stessa cosa...comunque la tua reputazione è immacolata ugualmente ;)
EliminaGià, peccato che siano fisicamente diverse :D
Fisicamente diverse chi?
EliminaIo e quest'attrice. Neppure me la ricordo. Vado a cercarla su Google. Beh, poverina, mica potrà essere sexy come me.
Ahahahaha (autoironia ragazzi... autoironia!).
Quanto alla reputazione, mi riferivo ai gusti in campo di cinema.
Dici che non mi piace mai niente.. Ed è vero. Ma questo mi ha fatto veramente cagare.
Già, autoironia, che in questo caso ne serve tanta :D
EliminaEcco, ho sbagliato io allora a non farmi dire prima (anche di vederlo) di domandarti com'era, così l'avrei evitato ;)
Maradonapoli... Oo
RispondiEliminaIn ogni caso, L'uomo coi pugni di ferro non piacque nemmeno a me.
E ho fatto bene a evitare The Great Wall, l'altra sera... dio mio :)
Moz-
Sì, ormai a Napoli non c'è nessun altro...
EliminaCosa buffa che i due film si assomigliano pure, in un certo senso, sicuramente nel risultato ;)
Non ne ho visto manco uno.
RispondiEliminaPotrei guardare solo quelli horror, 5 e mezzo per un horror è una gran voto secondo me 😝
Anzi no, solo Leatherface, anche se non sono un fan di Non Aprite Quella Porta, però l'horror con lo psicopatico che trucida mi ha sempre affascinato (durante l'adolescenza aspiravo a diventarlo ma poi per fortuna sono guarito 😆). Terrified non mi va di leggerlo, magari se lo doppiano, perché anche il paranormale non mi dispiace (ci ero andato in fissa ai tempi di quella schifezza di Paranormal Activity, dico schifezza ma non ho potuto fare a meno di andare avanti con tutta la saga).
La Battaglia dei Sessi lo guarderò per gli attori, pazienza se non brilla ma anche prima di leggere la tua recensione, me lo sentivo. Dal trailer sembra più una commedia che un biografico e forse è proprio questo il motivo per cui mi attira. Figurati quanto possa interessare un argomento come il femminismo ad uno che viene considerato maschilista 😁
Di questi tempi poi che gli horror deludono parecchio sì ;)
EliminaParanormal Activity? non ne ho potuto farne a meno anch'io :D
Su Terrified non credo lo faranno e su La Battaglia dei Sessi non aspettarti comunque troppo :)
Visti solo Julieta (troppo drammatico per essere vero, anche se mi aspetto un seguito) e La battaglia dei sessi (gli è mancato qualcosa, sì, il pathos? la profondità?).
RispondiEliminaTra gli altri bocciati ho invece adorato Patty Cake$, pur non amando il rap, la storia di questa ragazza e le sue musiche han saputo commuovermi fino alle lacrime.
Un seguito di Julieta? mah....alla battaglia dei sessi gli sono mancati molte cose in effetti..
EliminaA me piacque 8 mile di Eminem, ma fu un'eccezione ;)
"Leatherface" obiettivamente è abbastanza obbrobbriosetto!
RispondiEliminaGià, anche perché non spiega un bel niente del protagonista..
EliminaVedo che siamo molto d'accordo su The great wall :) Mi chiedo perché il regista ma anche Dafoe abbiano accettato, sono così a corto di $?
RispondiEliminaNon saprei, ma ormai non ci si sorprende più..
EliminaLa violenza è l'unico aspetto piacevole di Leatherface, anche se esplode senza motivo..
RispondiEliminaGià, non è un buon segno, non sopporterei un'altra volta le stesse pagliacciate ;)
The Great Wall cita i Power Rangers, quindi li devo vedere! :D. Lo perdono il noto regista, lo guarderò e saprò apprezzare questo divertente blockbuster trashone :D.
RispondiEliminaLeatherface mi manca, Maradonapoli lo dovrò recuperare. Lasciati andare non mi ispira, ma il cast importante doveva salvarlo un po' dalla bocciatura!
Vero, conosco un'altra Claudia vitale e buffa hihihi
*lo devo vedere, ahahah, lapsus (li devo vedere sembrava riferito ai Power Rangers)
EliminaSembra il film "Tu la conosci Claudia?".
EliminaChi sarà mai questa tipa così buffa?? Mah... :P
Più che una citazione un dettaglio, sarà facile individuarlo :D
EliminaMeglio che ti continui a mancare Leatherface, mentre Maradonapoli per il blog che hai adesso, è imprescindibile per te..
Attenzione, non l'ho bocciato, però si doveva certamente fare di più!
Su Claudia già detto e scritto ;)
Insomma me li sono persi tutti! Meglio, no?
RispondiEliminaSì, senza dubbio ;)
EliminaPerfetto, so cosa evitare.
RispondiEliminaHo visto il Principe Felice. Prova di Everett troppo ridondante. Non ti sei perso niente
L'avevo sospettato infatti, e ho fatto decisamente bene perciò ;)
EliminaScusa, dimenticavo:😘
RispondiEliminaAhah ;)
EliminaDi questi fortunatamente ho visto solo "Battle of Sexes", una tremenda delusione su ogni fronte. Un film privo del mordente giusto che, nonostante una confezione estremamente curata - fin troppo -, spreca un'occasione fuori dal comune :(
RispondiEliminaSì, una delusione, tanto che a volte ho preferito Borg McEnroe...perché davvero, troppo retorico..
Eliminaavevo visto julieta anni fa: sinceramente non me lo ricordo assolutamente, ma sul blog avevo scritto che mi era piaciuto XD
RispondiEliminabrutta cosa diventare vecchi... ;P
Ma non è tanto la vecchiaia, è il fatto che certi film non si fanno ricordare per niente ;)
EliminaSai che non ne ho visto uno? E dopo il tuo post, ne ho ancora meno intenzione.. ;)
RispondiEliminaE fai bene, e comunque almeno in questo modo ti ho evitato di scriverne anche peggio ;)
Eliminaahah.. hai ragione.. anche se a me riescono meglio le stroncature che le le lodi sperticate .. ;)
EliminaEh appunto, e poiché peggio di altri non sono non se lo meritavano ;)
EliminaPerché qualcuno mi ha detto che The Foreigner è carino? Era una battuta e non l'ho capita?
RispondiEliminaCmq proverò a guardarlo! :p
Beh, brutto non è, e può anche piacere, comunque questo è solo il mio giudizio ;)
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