Ed anche quest'anno è fatta, ho concluso La Promessa di quest'anno, ho visto quello che mi ero promesso di vedere a gennaio scorso, trilogie, filmografie di registi e tanto altro, e non dovrò pagare pegno. Certo, nella lista B ci sono ancora pellicole da vedere, ma quella A è conclusa per il terzo anno consecutivo, e sono ovviamente soddisfatto (l'anno prossimo comunque ci sarà nuovamente, ho già alcune cose in ballo da recuperare o rivedere). Questa volta a chiudere il tutto è un'altra piccola parte della filmografia del regista giapponese Sion Sono (lo scorso anno ne vidi altri quattro, qui), che non smette e smetterà (non l'ha mai fatto dai suoi esordi) di stupire. Poliedrico come altri, estremo come pochi, folle e geniale come nessuno, figliastro a ben vedere di Takashi Miike, ancora sconosciuto purtroppo al grande pubblico (nei cinema italiani tuttavia non è mai arrivato, e l'unico modo per vedere i suoi film è con i sottotitoli), che pensandoci bene, per quello che racconta e per come lo fa, per tutti non è certamente, Sion Sono è comunque un fenomeno. Un regista moderno che per gli amanti del cinema giapponese è indispensabile conoscere. Un regista di cui continuare a scoprire piccole perle personalmente ci sta, anche se per farlo, sempre allacciare le cinture si deve.
Noriko's Dinner Table (Dramma/Horror 2005) - Siete stati abbandonati dalla moglie, da un figlio, i vostri nipoti vi hanno lasciato solo in un ospizio? Niente paura, la soluzione è a portata di clic: una bella famiglia felice in affitto (per qualche ora, si intende). Questa l'idea portante di un film complesso, strettamente collegato ad un altro film di Sion Sono, Suicide Club, ma non è da considerarsi propriamente un sequel anche se qui vengono ripresi i fatti dell'opera precedente (opera che fa parte di una trilogia riguardante l'alienazione della società giapponese di cui questo appunto è la seconda parte), diviso in cinque capitoli dove ogni personaggio racconta la storia dal suo punto di vista. Un film in cui il regista nipponico è bravo una volta di più a mostrarci l'alienazione dell'essere umano e del suo popolo in particolare, anche se in alcuni frangenti i personaggi più che alienati possono sembrare alieni tanto è folle il loro comportamento. Ma al di là di sequenze più o meno assurde, che però fanno assolutamente parte del gioco, si può dire che il tentativo di Sion Sono di sgretolare l'identità dell'individuo sia pienamente riuscito. La sceneggiatura m'è parsa non esente da un certo numero di errori che però sono mascherati da un'atmosfera di estraniamento che tende a far perdere di vista la storyline allo spettatore che invece si concentra sull'aspetto emotivo di cui le tre interpreti principali (Kazue Fukiishi, Yuriko Yoshitaka e Otake Tsuzumi) sono muse perfette. Ineccepibile la regia e la caratterizzazione dei personaggi per un film indubbiamente validissimo che ha solo il difetto (oltre a quelli già accennati) di essere leggermente discontinuo in alcuni tratti in relazione alla sua durata. Preso come film a sé sarebbe un 7 ma gli do un mezzo voto in meno in relazione alla filmografia del regista, soprattutto in relazione al precedente Suicide Club, ancor più destabilizzante di questo qui, che resta in ogni caso una tappa fondamentale per il cinema del regista nipponico, che riconferma il suo talento estetico, narrativo e di regia. Voto: 6,5
Strange Circus (Horror/Thriller 2005) - Il furore estetico e visionario di Sion Sono (che qui non va molto per il sottile) si manifesta in tutto il suo potere comunicativo in questo interessante film, un film che si snoda attraverso tre livelli temporali di lettura, affidando ad ognuno di essi una presenza femminile (la stessa attrice, Masumi Miyazaki, che interpreta tre ruoli differenti) incrociandoli e mescolandoli per farli convogliare in un comune senso narrativo finale. Il regista usa l'horror e il dettaglio splatter senza mortificare (nessuna immagine è morbosamente spiattellata), vuole mettere in evidenza stratificazioni profonde che riguardano i profili femminili delle tre protagoniste invertendone i punti di vista, confondendo i piani del racconto con una non comune abilità. Uno degli strumenti più efficaci a cui egli ricorre è l'accompagnamento musicale, intenso e raffinato. Come poche volte riesce, il suono (di cui il regista è il compositore) armonizza, completa e riequilibra l'estremismo visivo, mantenendo lo spettatore sul piano dell'attenzione e della riflessione senza farsi manipolare dalla crudezza delle immagini (come suggerisce il titolo sembra di stare dentro un circo, ma non è certo un circo in cui i bambini vanno a divertirsi quello che ci viene mostrato, è invece una fiera della depravazione e dell'ambiguità umana, ed è impossibile rimanere indifferenti di fronte ad un'opera così forte, ad un intenso concentrato di violenza fisica e psicologica). L'ambientazione scenica è curata e dettagliata, colori significanti e inquadrature stranianti mostrano un senso estetico rilevante che riesce da solo a determinare stati d'animo, a suscitare emozioni, a far scivolare inesorabilmente dentro la complessità del film, lo spettatore. Strange Circus illustra un mondo senza speranza, dove il male assoluto infetta inesorabilmente e rigenera mali minori, in particolare ne subisce le conseguenze la condizione femminile incapace però di imporre valori diversi o di ricorrere a una semplice vendetta: ci riesce parzialmente la figura di Yuji, il collaboratore asessuato che si svelerà come l'incarnazione o la trasformazione di una delle protagoniste. Sotto forma di angelo sterminatore dalle sembianze maschili compie un'estrema e giustificata violenza, ma il piano del racconto è ormai totalmente ribaltato senza fare comprendere se si tratti di sogno, di realtà o di inventiva letteraria. Attrazioni deliranti e spettacolari, materiale da discussione in sovrabbondanza, dirige Sion Sono, chi sennò. Certo, si fa prendere troppo la mano diventando un po' troppo ripetitivo e dilungandosi più del dovuto, e pur avendo molti pregi, ne preferisco altri, però che film, decisamente estremo e davvero non per tutti. Voto: 7
Love Exposure (Romantico/Dramma 2008) - Incommentabile, non si può aggiungere altro. Come girare un'opera che non rientra in nessun genere e in realtà abbracciarli tutti, peraltro con una durata assurda (4 ore) e non sentire (c'è da dire però che non l'ho visto in una sola volta) neanche un attimo di noia, anzi, ne vorresti ancora? Chiedete a Sion Sono, regista di un film decisamente incredibile per inventiva e molto altro. Love Exposure è principalmente l'ennesima dissertazione ora demenziale, ora surreale a scardinare pezzo per pezzo l'istituzione (famigliare, religiosa, societaria), forzatissimo e molto stile anime eppure con una forza prorompente ed inarrestabile. La storia è in fondo semplice, dalla ricerca dell'anima gemella, all'innamoramento, dall'amore non corrisposto, al vivere felici e contenti. La differenza rispetto ad un qualunque altro film che tratta lo stesso argomento è che qui in mezzo c'è tutto, valori e violenze familiari, religione e fede, perversioni e sentimenti. Vi si trovano infatti argomenti che spaziano dalla critica al sentimento religioso (sia delle religioni codificate che delle nuove sette) alla romantica storia d'amore chiaramente impossibile, dai turbamenti erotici adolescenziali alla satira sulla paludata e benpensante società giapponese, dalla rappresentazione delle arti marziali agli splatterismi stile Tarantino (anche se è proprio Quentin che si è fatto influenzare da un certo stile nipponico). Il tutto mescolato con intelligenza e realizzato in modo demenziale, grottesco, drammatico, addirittura splatter. Si ride spesso, si sente l'ammiccamento erotico che pervade tutto il film, ci si immedesima nell'odio profondo verso la setta che fa il lavaggio del cervello alla Yoko della brava Hikari Mitsushima, si tifa per l'infelice e incompreso Yu (Takahiro Nishijima). C'è una colonna sonora che include la musica classica, il rock e finanche il pop psichedelico, che dà ritmo a tutte le scene del film, di un film sicuramente non perfetto (il regista a volte si fa prendere troppo la mano come spesso gli capita) ma coinvolgente, una miscela di tanti generi cinematografici assemblata in maniera eccellente. In definitiva opera complessa e molto interessante è questa, un'opera da vedere, anche solo per provare, ma attenzione, giacché l'opera rischia di non prestarsi ad un intrattenimento immediatamente fruibile, ci vuole tempo difatti, però se ti prende difficile pentirsene, soprattutto se a vederlo sono gli amanti del cinema giapponese, a cui il film sembrerebbe innanzitutto rivolgersi. Voto: 7,5
Tokyo Tribe (Azione/Musical 2014) - Sion Sono non si fa mancare niente, e con questo film adatta il manga Tokyo Tribe-2 di Santa Inoue. Già dalla sequenza di apertura si rimane stupiti: un lungo piano sequenza in cui ci addentriamo nei vicoli di una Tokyo reinventata in studio come covo di punk e gangster dai colori sgargianti, guidati da un rapper che ci fa da Virgilio in questo girone infernale a ritmo di musica disco/rap/elettronica. Anche se non totalmente cantato, il film ha una colonna sonora praticamente ininterrotta che, assieme ai colori psichedelici di scenografie e costumi, ha un poter ipnotico sullo spettatore, avvinghiato da un magma audiovisivo che martella il nervo ottico e l'apparato uditivo. Fra una citazione e l'altra (Quentin Tarantino e Lars von Trier tra gli altri) assistiamo alla passerella di improbabili personaggi e conosciamo le principali gang che si contendono il dominio sulla città. La trama è esile e non ha molta importanza, ciò che conta è farsi trascinare dall'azione, sempre più improbabile e surreale al procedere del film, il quale finisce con una lunga sequenza di scazzottata generale. C'è di tutto in questo film: azione, erotismo, commedia, amore, dramma, comicità grottesca tipicamente nipponica e come detto tanta musica. Ci sono poi le stranezze e le trovate tipiche del regista, come gli esilaranti stacchi montaggio sulla vecchietta DJ o gli spericolati movimenti di macchina. E vi si può persino leggere un'allegoria della società giapponese (ancora radicata nella logica feudale dei signorotti locali con piccoli eserciti al seguito e perennemente in lotta fra loro) nonché notare la predilezione nipponica per i giochi di ruolo e le meccaniche da videogame. Poco importa allora se gli effetti speciali siano vistosamente posticci, o se le scenografie tradiscano a volte la loro natura artificiale: in un film-gioco come questo anche la mancata sospensione di incredulità può contribuire al divertimento. Eppure sebbene il divertimento appunto non manchi (specie se si entra nel mood del film e si sta alle regole del gioco), il rischio noia e saturazione c'è, soprattutto per chi non ama la musica di cui sopra (in parte anch'io). Inoltre gli eccessi dell'ultima parte fanno scivolare tutto nel ridicolo e nel trash. Può comunque avere un suo perché, infatti va bene che il regista ha fatto pellicole migliori di questa, però è di un livello più che pregevole. Voto: 6
Ciao Pietro! Oggi mi hai parlato di un regista che proprio non ho mai sentito nominare. Comunque grazie per i consigli :-)
RispondiEliminaPurtroppo è abbastanza sconosciuto al pubblico italiano, ma meriterebbe più risonanza e distribuzione...di niente e ciao ;)
EliminaNeanch'io conosco il regista, né questi film, ma Strange Circus mi ha incuriosita e credo proprio che mi piacerebbe.
RispondiEliminaNon saprei, è decisamente estremo, ma potrebbe anche.
EliminaLui mi incuriosisce molto, ne ho sentito parlare diverse volte ma ancora non ho avuto modo di vedere nulla di suo (vado a memoria), spero di poter rimediare al più presto!
RispondiEliminaSpero anch'io, vorrei conoscere altri pareri ;)
EliminaGli unici suoi che mi mancano...
RispondiEliminaMannaggia...
EliminaForse l'unico che guarderei è Love Exposure, ma trattandolo come un fiction e guardandolo a pezzi.
RispondiEliminaMi sembra giusto, anche perché quattro ore di tempo è impegnativo ;)
EliminaSu Nocturno c'è stato il periodo che ne parlavano spesso, io ammetto di non aver viato ancora nemmeno un suo film, quale mi consiglieresti per iniziare ad avvicinarmi alla sua cinematografia?
RispondiEliminaBella domanda, ogni suo film è unico, però direi senza dubbio da Suicide Club, viatico importante per il suo cinema ;)
EliminaLove Exposure potrebbe interessare... lo trovo solo in streaming?
RispondiEliminaSì, non in quelli legali...e con i sottotitoli...
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