Avrebbe dovuto nuovamente rilanciare Will Smith soprattutto in seguito allo smacco cosmico di After Earth, ma un copione incommestibile affossa qualsiasi possibilità di salvataggio per il terzo lavoro di John Requa e Glenn Ficarra, registi (ma non autori) del piacevole Crazy, Stupid, Love e del non del tutto sufficiente Whiskey Tango Foxtrot. Il divo, dopo 2 camei in altrettanti mediocri film prima di questo, in Focus: Niente è come sembra (Focus), film del 2015 scritto e diretto dai due registi, ce la mette anche tutta, (per fortuna che dopo arriverà il bel Zona d'ombra anche se per sfortuna arriverà il deludente Suicide Squad e dopo ancora, secondo molti, il non eccezionale Collateral Beauty), ma quasi niente funziona, poi purtroppo si ha anche la netta sensazione che Margot Robbie non è un'adeguata partner per lui (come anche visto nel fantasy DC), e ciò è intuibile sin dai primi momenti. La storia raccontata infatti, quella di Nicky Spurgeon, un incallito truffatore, che prende sotto la sua ala protettiva la giovane e attraente Jess, facendole da mentore ma che costretti a separarsi (dato che quando i due si innamorano le cose si complicano) si incontreranno nuovamente dopo tre anni a Buenos Aires per un colpo sullo sfondo dei circuiti da corsa, è un fritto misto con scopiazzature e copia-incolla rivisitate, riprese a dritta e a manca, che quasi non vale neanche la pena citare. La sceneggiatura difatti (degli stessi Ficarra e Requa) è incapace di operare una sintesi tra i generi (serio e faceto sembrano quasi fare a pugni), banalizza l'elemento potenzialmente più interessante (cioè il confondersi continuo di realtà e finzione), inserisce in chiusura un inconsulto squarcio splatter e scinde la trama in due tronconi narrativi che girano a vuoto e suscitano solo sbadigli, tra colpi di scena irrealistici, ammiccamenti ad Ocean's Eleven e trovate trite.
Ma se lì qualcosa di geniale e interessante c'era, qui di geniale non c'è nulla, di interessante men che meno, di imprevedibile figurarsi, è davvero, tutto come sembra (come il titolo non dovrebbe fare intendere), dai personaggi alla storia ai risvolti romantici ai mirabolanti colpi di scena che intuisci dopo circa dieci secondi netti (tra gli altri, è patetico, il raggiro ai danni dell'incallito scommettitore cinese, interpretato con fare goffamente macchiettistico di BD Wong nella scena più importante, comunque l'unica in grado di coinvolgere e un po' divertire), che vorrebbero tanto sembrare ingegnosi quando in realtà sono letteralmente ridicoli, affidati al caso. La scrittura del caso, infatti, è la cifra stilistica di Requa e Ficarra, registi e sceneggiatori, i "piani ben riusciti" di Will Smith (svogliatissimo artista della truffa) si reggono su un'architettura esilissima, che tanto chiede (esige) in termini di verosimiglianza. Non si tratta di sospendere l'incredulità, quanto di stare al (loro) gioco delle assurdità, ovvero tutto è possibile, basta spiegarlo alla fine.
Come spiegati vengono tutti i "trucchi" del mestiere, soprattutto quello di soffermarsi sul concetto del "focus", ovvero la focalizzazione in un punto mentre si lavora su un altro (avvicinatevi, più vicini, perché più credete di vedere, più sarà facile ingannarvi), concetto già visto in Now You See Me: I Maghi Del Crimine, ma in modo molto più coinvolgente (e in-credibile) che in questo film, caotico e inefficace. Certo, il format utilizzato è di sicuro successo, un gruppo di truffatori ben organizzato capeggiato da Smith, che studia ossessivamente e scientificamente ognuna delle sue prede per poi puntarle e colpirle impietosamente senza lasciare alcuna traccia visibile, alleggerendoli delle loro ricchezze materiali, poi l'errore grossolano, dato che in aggiunta la sceneggiatura prevede una variante che vorrebbe essere intrigante, una storia d'amore e di passione che fa timidamente capolino tra una scena e l'altra e vorrebbe appassionare lo spettatore che invece ne rimane quasi infastidito perché sembra finta come nei fatti della narrazione filmica rimane finta. Insomma, una storia d'amore che paradossalmente rimane finzione e che non empatizza mai con lo spettatore (la sexy coppia Smith-Robbie difatti, manca di chimica).
E poi non basta qualche scena dalla serie degli Ocean's, qualche classico cliché, un po' di intrecci alla Beautiful o perle di comicità, perché anche se il risultato è mediocremente divertente e simpatico (ma comunque scontato, con scene tirate un po' troppo per la lunga, e dove si alternano passaggi troppo veloci a passaggi troppo lenti) è un film che cercando di imitare altri film, finisce per rendersi solo ridicolo e forzato. Poiché in Focus (operetta che insegue la scia dei vari heist movie ad alto tasso di glamour sul modello di Ocean's Twelve del quale è una bruttissima copia, al contrario del bel originale) non funziona alcunché. L'impianto delle truffe pare pensato e gestito da dilettanti maldestri e con scarsissima fantasia, i ritmi singhiozzano come motori in panne (ruggiscono solo i toni soporiferi), i dialoghi non brillano per acume né per originalità, l'estetica fashion reclama istericamente attenzione, la storia si incarta tra scelte nonsense e strade mortifere (il magico mondo delle corse, really?). Soprattutto non hanno credibilità e spessore alcuno i personaggi (caratteri e percorsi personali sono infatti disegnati male), sorta di marionette robotiche di uno spettacolo asfittico, monodimensionale, deprimente.
Stranamente poi Will Smith boccheggia, senza che sia capace di provocare un minimo di empatia, Margot Robbie (l'angelo/diavolo biondo da infarto in The Wolf of Wall Street) è costretta a stare in scena come fosse a una sfilata di moda, Rodrigo Santoro (in teoria pericolosissimo uomo d'affari criminosi un po' come in Westworld) pure, mentre sul versante "simpatico" s'arrampica (usando unicamente battute volgari e la sua imponente massa corporea) il voluminoso Adrian Martinez. Una disfatta totale, insomma, dal quale si salva in parte giusto il buon Gerald McRaney (non grazie al ruolo) e una colonna sonora composta da canzoni degli anni Sessanta e Settanta. Ma il film non si salva, perché rimane solo un film ammiccante e vanitoso, un castello di sabbia costruito in riva al mare e divorato dall'alta marea ogni qualvolta intraprende una nuova azione. Un'involuzione preoccupante per Glenn Ficarra e John Requa (che mostrano una debolezza strutturale lapalissiana, loro che tentando di uscirne vivi attraverso una patina sentimentale francamente stucchevole non riescono nell'intento), che si completa con un finale incapace di andare oltre a un approdo del tutto relativo, una volta di più privo di una costruzione attendibile alle spalle. In un cofanetto mansueto e inutilmente laccato. Certo, ogni tanto ci sono delle battute divertenti, ma non valgono assolutamente una visione, anche se senza pretese. Voto: 4
Come spiegati vengono tutti i "trucchi" del mestiere, soprattutto quello di soffermarsi sul concetto del "focus", ovvero la focalizzazione in un punto mentre si lavora su un altro (avvicinatevi, più vicini, perché più credete di vedere, più sarà facile ingannarvi), concetto già visto in Now You See Me: I Maghi Del Crimine, ma in modo molto più coinvolgente (e in-credibile) che in questo film, caotico e inefficace. Certo, il format utilizzato è di sicuro successo, un gruppo di truffatori ben organizzato capeggiato da Smith, che studia ossessivamente e scientificamente ognuna delle sue prede per poi puntarle e colpirle impietosamente senza lasciare alcuna traccia visibile, alleggerendoli delle loro ricchezze materiali, poi l'errore grossolano, dato che in aggiunta la sceneggiatura prevede una variante che vorrebbe essere intrigante, una storia d'amore e di passione che fa timidamente capolino tra una scena e l'altra e vorrebbe appassionare lo spettatore che invece ne rimane quasi infastidito perché sembra finta come nei fatti della narrazione filmica rimane finta. Insomma, una storia d'amore che paradossalmente rimane finzione e che non empatizza mai con lo spettatore (la sexy coppia Smith-Robbie difatti, manca di chimica).
E poi non basta qualche scena dalla serie degli Ocean's, qualche classico cliché, un po' di intrecci alla Beautiful o perle di comicità, perché anche se il risultato è mediocremente divertente e simpatico (ma comunque scontato, con scene tirate un po' troppo per la lunga, e dove si alternano passaggi troppo veloci a passaggi troppo lenti) è un film che cercando di imitare altri film, finisce per rendersi solo ridicolo e forzato. Poiché in Focus (operetta che insegue la scia dei vari heist movie ad alto tasso di glamour sul modello di Ocean's Twelve del quale è una bruttissima copia, al contrario del bel originale) non funziona alcunché. L'impianto delle truffe pare pensato e gestito da dilettanti maldestri e con scarsissima fantasia, i ritmi singhiozzano come motori in panne (ruggiscono solo i toni soporiferi), i dialoghi non brillano per acume né per originalità, l'estetica fashion reclama istericamente attenzione, la storia si incarta tra scelte nonsense e strade mortifere (il magico mondo delle corse, really?). Soprattutto non hanno credibilità e spessore alcuno i personaggi (caratteri e percorsi personali sono infatti disegnati male), sorta di marionette robotiche di uno spettacolo asfittico, monodimensionale, deprimente.
Stranamente poi Will Smith boccheggia, senza che sia capace di provocare un minimo di empatia, Margot Robbie (l'angelo/diavolo biondo da infarto in The Wolf of Wall Street) è costretta a stare in scena come fosse a una sfilata di moda, Rodrigo Santoro (in teoria pericolosissimo uomo d'affari criminosi un po' come in Westworld) pure, mentre sul versante "simpatico" s'arrampica (usando unicamente battute volgari e la sua imponente massa corporea) il voluminoso Adrian Martinez. Una disfatta totale, insomma, dal quale si salva in parte giusto il buon Gerald McRaney (non grazie al ruolo) e una colonna sonora composta da canzoni degli anni Sessanta e Settanta. Ma il film non si salva, perché rimane solo un film ammiccante e vanitoso, un castello di sabbia costruito in riva al mare e divorato dall'alta marea ogni qualvolta intraprende una nuova azione. Un'involuzione preoccupante per Glenn Ficarra e John Requa (che mostrano una debolezza strutturale lapalissiana, loro che tentando di uscirne vivi attraverso una patina sentimentale francamente stucchevole non riescono nell'intento), che si completa con un finale incapace di andare oltre a un approdo del tutto relativo, una volta di più privo di una costruzione attendibile alle spalle. In un cofanetto mansueto e inutilmente laccato. Certo, ogni tanto ci sono delle battute divertenti, ma non valgono assolutamente una visione, anche se senza pretese. Voto: 4
Me lo hai massacrato ma è anche vero che, a mio avviso, dove passeggia Margot Robbie il film parte già da 7 e mezzo. Pellicola che sfida notevolmente la sospensione dell'incredulità, come giustamente fai notare, ma che io ritengo decisamente superiore (anche senza Margot) ad altri film che citi quali Now you see me ed a parecchi dei troppissimi Ocean's...
RispondiEliminaTu dici? per me no perché tutto è palesemente forzato, come rubare tra i passanti alla luce del sole facendo vedere l'oggetto e poi rubare ad onesti cittadini non è mai bello...comunque Franco non devi farti condizionare da lei, ok è gnocca però non esagerare ;)
EliminaNon ho mai visto questo film, è anche se mi piace come recita Will Smith, dopo aver letto la tua recensione credo che non cercherò di vedere questo film... o al massimo lo vedrò in un momento di noia assoluta :P
RispondiEliminaP.S: hai visto il nuovo film la mummia con Tom Cruise? Io l'ho visto, ma sono curiosa di sentire il tuo parere nel caso lo avessi visto.
Saluti,
Flo
Ma neanche in un momento di noia dovresti vederlo secondo me :D
EliminaAl cinema non vado più da tempo, per cui non l'ho visto, ma fidati, prima o poi vedrò e recensirò, ciao ;)