Tema e genere: La forza delle donne nella società contemporanea, sullo sfondo l'America, la cultura e la spocchia degli intellettuali. Questo racconta The Wife - Vivere nell'ombra, opera cinematografica di Bjorn Runge, che fra la Svezia e gli Stati Uniti mostra l'abnegazione della protagonista femminile verso il proprio marito e la sua carriera letteraria.
Trama: Joan Castleman è stata per quarant'anni la moglie perfetta. All'ombra del carismatico marito Joe, ne ha favorito la carriera da scrittore e ne ha ignorato l'infedeltà, accettando compromessi e bugie. Joan, però, ha raggiunto il suo livello massimo di sopportazione e, alla vigilia del premio Nobel al marito, decide di riprendersi in mano la sua esistenza, riscoprendosi come donna. Tutto questo rivelando una sconcertante verità.
Recensione: Presentato al Toronto International Film Festival, The Wife segna il ritorno della sei volte candidata all'Oscar Glenn Close con un ruolo alla sua altezza, peccato le manchi attorno un film altrettanto brillante. Un film che chiaramente vuole cavalcare l'onda dell'odierna rivendicazione femminile, che ci vuole ricordare per l'ennesima volta che dietro ogni grande uomo c'è sempre una donna ancora più grande, ma se è vero che lo fa piuttosto smaccatamente è altrettanto vero che, nel farlo, dimostra una classe innegabile, come quella dell'attrice settantenne, che tuttavia non bastano a far superare alla pellicola la sufficienza. Anche perché ho già visto una storia simile a questa qualche settimana fa, nel brutto Mary Shelley - Un amore immortale di Haifaa Al-Mansour, ma soprattutto facilmente intuibile è il segreto rivelatorio. Come se non bastasse, del lato oscuro del Premio Nobel, simbolo principe della "casta" degli scrittori con la s maiuscola, è già stato detto abbastanza. Bjorn Runge arriva infatti un po' tardi alla festa, preceduto (e ampiamente superato) da Il cittadino illustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat. L'operazione di fondo è difatti la stessa: tentare di catturare appieno lo spirito di una persona autentica nella sua genialità ma guastata dalla consapevolezza di esserlo, la cui dignità letteraria non uguaglia quella ben più modesta di essere umano. Il regista si basa sul romanzo di Meg Wolitzer e inserisce la figura della moglie nell'ombra in questa riflessione sull'egocentrismo e la falsità dietro il mito dell'autore. Attraverso di essa tenta di stimare quanta parte del successo di una figura di questo tipo derivi dai sacrifici e dalla sopportazione (per non dire del talento) di chi sta attorno a lui. La scelta di Glenn Close costituisce però una sorta di spoiler in un film che sbaglia completamente i tempi della propria narrazione. The Wife indugia troppo nel squarciare il velo finissimo posto su un colpo di scena che è tutt'altro che inaspettato, finendo per risultare lento e tedioso in un paio di passaggi. Per fortuna ha dalla sua una brillante Glenn Close, che salva tutto il salvabile e trascina il film nel territorio della sufficienza. Quando il film non riesce a cambiare marcia, l'attrice riesce a costruire con il suo personaggio un crescendo altrimenti inesistente. Tanto lei diventa via via più carismatica e irresistibile, tanto il film si fa anticlimatico, seguendo sempre il sentiero tracciato da altri, fino a naturale conclusione. La condanna di The Wife - Vivere nell'ombra è suscitare paragoni con film di gran lunga più riusciti: Il cittadino illustre in ambito letterario, molti altri per quanto riguarda le zone grigie dell'amore in terza età.
Regia: Il regista svedese Bjorn Runge (con un discreto curriculum di film prevalentemente circoscritto alla cinematografia svedese) svolge semplicemente il compitino, senza strafare e restando sempre ineccepibilmente ordinato anche nei vari balzi temporali (cosa difficile e nient'affatto scontata).
Regia: Il regista svedese Bjorn Runge (con un discreto curriculum di film prevalentemente circoscritto alla cinematografia svedese) svolge semplicemente il compitino, senza strafare e restando sempre ineccepibilmente ordinato anche nei vari balzi temporali (cosa difficile e nient'affatto scontata).
Sceneggiatura: A livello narrativo la sceneggiatura di Jane Anderson, che ha adattato il romanzo omonimo, fa davvero un buon lavoro nello sviluppare l'epifania della protagonista, tuttavia sbaglia malamente il modo in cui sviluppa il colpo di scena, intuibile un'ora prima.
Aspetto tecnico: Niente da segnalare in particolare. Buone le scenografie, non male la fotografia, niente di che la colonna sonora.
Cast: Quello che è notevole nel film è l'ottima interpretazione di Glenn Close, non per caso ha ricevuto per questo una nomination all'Oscar, l'attrice riesce infatti a dare senza sottolineare i toni, ma solo con lo sguardo o i sorrisi amari, il dramma di una donna che da un'iniziale travolgente amore vuole rompere tutta una vita in un attimo. Buona l'interpretazione di Jonathan Pryce che interpreta Joe, anche se in modo un po' caricato. Un po' inutili invece sia Max Irons che Elizabeth McGovern. Infine non male Christian Slater, sempre molto carismatico, al contrario di Harry Lloyd, che suscita il nulla.
Commento Finale: Glenn Close torna ai suoi massimi in un film che ne evidenzia anche la grande versatilità: questo è l'unico merito di The Wife, che si lascia trascinare dalla sua grande protagonista, senza brillare. Il film infatti, è reale e delicato, proprio grazie a lei, ma anche complesso e soprattutto un po' noioso (la trama costruita per accrescimento rivela lentezza e pochi eventi salienti), nonché prevedibile, e non per colpa sua. La sceneggiatura infatti spesso "buca" e in alcuni passaggi è rivedibile, e frena così la riuscita del film stesso, un film che è una bella e intensa riflessione sul talento delle donne, spesso misconosciuto e subordinato al potere dell'uomo, ma anche un film già visto e rivisto. Un film insomma interessante più per i temi trattati, che per la riuscita complessiva, una riuscita non eccezionale, anzi, che lascia un po' a desiderare.
Consigliato: Vero che le interpretazioni maiuscole, dei due attori protagonisti, sopperiscono in parte alle lacune in fase di scrittura e bastano a "salvare" la pellicola, ma di questo film poche tracce rimarranno, e forse quindi meglio lasciar stare. Ma scelta finale spetta a voi.
Voto: 6
Ma i protagonisti non potevano chiamarsi Filippo e Stefania? Ahahah
RispondiEliminaTroppo simili i loro nomi e creano confusione.. 😅
Comunque la trama è interessante e anche se questo film non lascia il segno, lo guarderei.
Effettivamente è strano, potevano scegliere tranquillamente due nomi dissimili e invece no, mah.
EliminaInteressante sì, lascia il segno decisamente no, da guardare dipende appunto dalla persona ;)
Mi ritrovo abbastanza nella tua recensione, infatti anche io gli ho dato un sei. Per me forse è stata una visione un pelo meno noiosa di come la descrivi, ma anticlimatico è sicuramente il termine azzeccato, così come il fatto che si tratti di una storia poco originale..
RispondiEliminaUn termine che non uso spesso, però che qui purtroppo, ma giustamente ci sta.
EliminaLa poca originalità fa abbastanza, ma non è l'unico difetto del film, un film che per la sua poca brillantezza ha secondo me tolto le chance alla Close di vincere l'Oscar.
Umh, non è il mio genere... e quale sarebbe questo segreto finale rivelatorio?
RispondiEliminaMoz-
Non posso fare spoiler...però se lui è uno scrittore, lei una scrittrice...mi pare semplice fare due più due...
EliminaUmh...
EliminaMoz-
Dai su, è un gioco da ragazzi per te, che comprendi perfino David Lynch ;)
Eliminasi puoi avere ragione anche se la trama non aggiunge nulla al già detto. Ma la grande interpretazione della Close vale la pellicola.
RispondiEliminaUna serena serata amico caro!
Senza dubbio, però nel complesso più della sufficienza non raggiunge ;)
EliminaSarà l'ora ma mi hai conciliato il sonno. Non con la tua dialettica, eh!
RispondiEliminaNo, non mi accontento della bravura degli attori per una trama che non mi interessa (a prescindere che sappia di già visto) e che ha delle lacune.
Era meglio che recuperavo il post su Knock Knock 😝 sarà per domani 😉
Non mi accontento neanch'io, però bisogna essere oggettivi e dare il giusto valore a prescindere da tutto ;)
EliminaQuando vuoi, tanto sta lì ed a commentare ci sei solo tu :D
Io alla fine mi sono emozionata ma lo stesso è un film che lascia un po' il tempo che trova, nonostante i bravissimi attori.
RispondiEliminaNo, non mi sono emozionato ma comunque ha dei pregi ;)
EliminaA me è piaciuto proprio perché Glenn Close ha messo dentro tutta se stessa, ricordo ancora il suo discorso quando ha vinto i Golden Globe come miglior attrice per questo film, memorabile come la sua recitazione. Per il resto sono d'accordo con te, il film non ha brillato ma è comunque guardabile. Il finale mi ha spiazzata un po'. Ultimamente questo fatalismo che trovo dappertutto, nei libri, nei film, nelle persone mi da ai nervi...
RispondiEliminaInfatti nessun difetto nella recitazione, è il film che lascia un po' a desiderare...
EliminaSul fatalismo sì, a volte da ai nervi anche a me.