mercoledì 25 settembre 2019

Warrior (1a stagione)

Tema e genereIspirata dai racconti di Bruce Lee, la serie irrompe nel mercato con calci, pugni e spettacolari arti marziali. Nonostante l'azione sia un elemento chiave, emergono anche tematiche come i diritti dei lavoratori e il razzismo. Eppure, non è errato affermare che si tratti principalmente di uno spaghetti western in salsa cinese.
TramaNel 1878, San Francisco è sul punto di esplodere. Imprenditori che sfruttano lavoratori cinesi a basso costo hanno causato disoccupazione e scontento tra gli irlandesi nativi. Chinatown, nel frattempo, è fiorita diventando il cuore vibrante della città, anche se controllata dalle tong, clan criminali coinvolti in attività illecite come il gioco d'azzardo e la prostituzione. La situazione è così tesa che il sindaco è obbligato a creare una forza speciale per Chinatown, ingaggiando il riluttante Bill O'Hara, un poliziotto irlandese razzista, corrotto e indebitato. In questo contesto arriva Ah Sahm (Andrew Koji, il cui comportamento, movenze e stile di combattimento evocano il leggendario protagonista di "Il furore della Cina colpisce ancora"), un maestro di arti marziali indomabile. Venuto a San Francisco alla ricerca di una ragazza misteriosa, il suo ritrovamento segnerà solo l'inizio dei suoi guai.
Recensione: Il nuovo fiore all'occhiello di Cinemax, "Warrior", è già stato rinnovato per una seconda stagione e trasmesso in Italia su Sky Atlantic. Nonostante i paragoni inevitabili con "Peaky Blinders" per il suo focus sulle gang, "Warrior" segue un ritmo tutto suo, risultando ancora più coinvolgente. La serie unisce combattimenti coreografati, intrighi politici e l'atmosfera turbolenta della San Francisco del 1870, mantenendo alta l'attenzione e l'interesse per tutti i dieci episodi. Sotto la supervisione di Jonathan Tropper (showrunner di "Banshee"), "Warrior" prende vita da un'idea originale di Bruce Lee del 1971, inizialmente scartata da Warner Bros e Paramount. Shannon Lee, figlia di Bruce, ha poi recuperato il progetto, portandolo sullo schermo nel 2015 con la regia di Justin Lin. Sin dal pilot, la serie si distingue per il suo stile pulp e per le somiglianze con "Peaky Blinders", narrando le lotte tra gang cinesi nelle Chinatown americane del XIX secolo, note come Tong Wars. Presenta un microcosmo corrotto e razzista, dominato dalla legge del più forte. Pur offrendo una rappresentazione non caricaturale della società americana dell'epoca, "Warrior" si rivolge principalmente a un pubblico maschile, non esitando a mostrare scene di sesso esplicite, in linea con lo spirito del canale via cavo di Warner, e dando grande risalto al kung fu. Grazie all'abilità degli stuntman, i combattimenti rappresentano il vero punto di forza di Warrior, mantenendo lo spettatore incollato allo schermo grazie al loro realismo.

In omaggio a Bruce Lee, la serie Warrior presenta alcune eccezionali battaglie nel corso della sua programmazione. Dalle risse ispirate al West in un saloon, che rappresentano gli episodi più memorabili, fino agli scontri totali tra bande, Warrior tiene alta l'attenzione con una varietà di combattimenti e coreografie spettacolari. È importante sottolineare che, oltre a un ritmo costante e una regia eccellente (con episodi che omaggiano il genere Western e altri più lenti e introspettivi), la serie offre anche una solida caratterizzazione dei personaggi principali, con diverse trame che si intrecciano. Anche nei suoi momenti più contemplativi, Warrior non ha nulla da invidiare ai drammi storici di maggior prestigio, poiché, sebbene l'azione sia predominante rispetto al dramma, la serie trova un proprio equilibrio senza mai perdere la propria essenza nei primi dieci episodi. Nonostante uno sviluppo narrativo non sempre lineare (dopo dieci episodi, la storia sta solo iniziando a prendere forma, lasciando l'impressione di una lunga introduzione con pochi eventi chiave), la serie rimane affascinante e affronta diverse sfumature di razzismo che stimolano la riflessione. Lo show di Cinemax non delude, evidenziando una forte identità e un'immersione completa nella San Francisco del 1878, dove si percepisce la disparità di classe nei vari quartieri attraverso i numerosi personaggi principali di diverse origini sociali ed etniche, ognuno con la propria ambientazione e caratterizzazione distintiva. Warrior regala allo spettatore uno spettacolo ricco di adrenalina senza mai risultare scontato e, in attesa della seconda stagione (già confermata dal network), si spera che il prossimo anno possa conservare lo stesso standard qualitativo, anche per rendere omaggio degnamente a un'icona della cultura popolare quale Bruce Lee.
Regia/SceneggiaturaPurtroppo, "Warrior" vacilla un po' nei suoi dialoghi. Chi cerca una sceneggiatura scorrevole e poeticamente memorabile resterà deluso. I dialoghi sono talvolta troppo semplici, speziati con parole d'effetto e minacce che culminano con l'uscita di scena di un personaggio. Può sembrare quasi cartoonesco, ma se si guarda oltre e ci si immerge nella storia e nei personaggi, "Warrior" diverte molto, grazie anche a un ritmo sostenuto che non annoia mai e a una regia efficace.
Aspetto tecnico: La qualità tecnica delle scenografie, ricostruite presso i Cape Town Studios in Sudafrica, è eccellente, così come i costumi, la fotografia e le arti marziali, magistralmente coreografate. Tuttavia, ciò che risalta in modo particolare è l'efficace colonna sonora e la magnifica sigla, che è veramente spettacolare.
CastNonostante l'assenza di grandi nomi nel panorama televisivo cinese, questa serie rappresenta un eccellente punto di partenza per il suo cast. Ogni personaggio ha l'opportunità di un momento di introspezione e sviluppo, magistralmente sfruttato e interpretato dagli attori, in particolare Andrew Koji e Jason Tobin. Un elogio speciale merita il cast femminile (Olivia Cheng, Joanna Vanderham e Dianne Doan), che riesce a dare vita a donne influenti, evidenziando al contempo le difficoltà di vivere in un'epoca diversa dalla nostra.
Commento FinaleCon l'arrivo imminente della seconda stagione, "Warrior" si prepara per il suo secondo atto, un thriller ricco di azione incentrato sulle gang. Se cerchi uno spettacolo eccitante con abbondanti combattimenti e intrighi, "Warrior" è la scelta giusta. L'ambientazione del 1870, volatilmente e realisticamente ritratta, mantiene la narrazione vivace. Anche se potrebbe essere paragonato a "Peaky Blinders", "Warrior" si distingue per la sua unicità. Con la sua brutalità, azione e suspense, si rivela una delle più piacevoli sorprese dell'anno, superando "Cobra Kai" per spettacolarità e coinvolgimento.
Consigliato: Sì, è rivolta agli appassionati di arti marziali, ma anche a chi non lo è, perché, nonostante la serie si focalizzi su di esse, offre molto di più.
Voto: 8--

6 commenti:

  1. Ho il post in rampa di lancio dalle mie parte, ma siamo d’accordissimo ;-) Cheers!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Allora non vedo l'ora di leggerlo, e farmi perché no anche due risate ;)

      Elimina
  2. Comincio a vederla proprio stasera, ti saprò dire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bene, quando vuoi passa oppure ti leggerò se ne scriverai ;)

      Elimina
  3. Le arti marziali mi hanno sempre affascinata. Te l'avevo già detto?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Detto detto no, però in occasione della recensione di Cobra Kai mi dicesti che per esempio i film di Karate Kid non ti stanchi mai di vedere ;)
      Comunque il taglio qui è diverso, è molto più brutale.

      Elimina