Tema e genere: Dramma romantico, che ha ricevuto tre nomination ai premi Oscar 2019, tra cui quella nella categoria miglior film in lingua straniera, che è il racconto di una appassionata relazione tra due persone di differente background e temperamento, che sono fatalmente attratte e condannate l'una all'altra.
Trama: Sullo sfondo della guerra fredda, tra la Polonia, Berlino, la Jugoslavia e Parigi degli anni anni Cinquanta, ha luogo un'impossibile storia d'amore in un momento storico altrettanto impossibile, quella tra una cantante e un musicista.
Recensione: Un amore impossibile in piena Guerra Fredda. Un dramma in bianco e nero che dipinge la relazione tossica e carnale tra allieva e maestro (beninteso), a suon di canzoni. Nell'arco di quindici anni, i due amanti si lasceranno per poi ritrovarsi passando dalla Polonia stalinista, a Berlino-est, da una Parigi bohémienne (forse troppo idealizzata?) alla Yugoslavia comunista. La loro relazione sarà dolorosa, potente ma priva di fronzoli. Il loro amore intenso e al contempo fugace rifletterà i tempi morti e mortiferi di un'Europa disunita e senza colori. Mettiamo subito in chiaro una cosa: Cold War (premiato a Cannes 2018 per la miglior regia e vincitore di ben 5 European Film Awards, i cosiddetti Oscar europei: miglior film, regista, attrice, sceneggiatura e montaggio, selezionato ai premi Oscar 2019 per il miglior film in lingua straniera) è un film tecnicamente perfetto, addirittura sublime dal punto di vista dello stile, per l'eleganza di un bianco e nero nitido e lucente, che si sposa alla perfezione con musiche sussurrate e sognanti, che spaziano dai canti contadini polacchi al jazz (da brividi la scena della protagonista Joanna Kulig che canta suadente Dwa serduszka), con una fotografia da manuale ed inquadrature splendidamente studiate (vedi la bellezza con cui è costruita quella del ballo coreografico di fronte alle gigantografie dei leader sovietici), e da questo punto di vista è indubbiamente grande cinema (di un cinema che fu). Tuttavia la storia, la tormentata vicenda di due musicisti innamorati che si prendono e si lasciano, si rincontrano e si abbandonano, non possono stare insieme, ma nemmeno a fare a meno l'uno dell'altra, rincorrendosi da un capo all'altro dell'Europa degli anni '50 e '60, divisa dalla cortina di ferro, coinvolge fino ad un certo punto, in un'opera che basa il suo innegabile fascino più sulla forma che sul contenuto. Dello stesso regista Pawel Pawlikowski mi aveva molto più emozionato il precedente Ida (con cui vinse la prestigiosa statuetta), dove la perfezione formale si sposava perfettamente ala profondità del contenuto. In Cold War, invece la freddezza del titolo sembra posarsi anche sul suo contenuto, che non raggiunge il livello sublime della sua forma, spegnendo e raffreddando la passione che dovrebbe travolgere i due protagonisti. Nonostante ciò, il risultato finale di Cold War è un risultato di altissima qualità. Una qualità che deve certamente molto alla performance dei due attori protagonisti (bravo è anche Tomasz Kot). Cold War è difatti un film che difficilmente lascia la parola a personaggi satellitari, focalizzandosi piuttosto sul microcosmo di coppia e sul furore che contraddistingue questa relazione fagocitante e morbosa. Parrebbe addirittura che il regista si sia ispirato alla tumultuosa relazione dei suoi genitori, e che per interpretare il ruolo di Zula abbia scelto un'attrice imperscrutabile e sensuale, proprio come la madre.
E mai scelta fu più giusta, perfetta Joanna Kulig (che già si era fatta notare precedente grazie proprio al regista polacco), brillante la sua interpretazione. Lei che (metaforicamente) nel film è l'incarnazione stessa della Polonia post-bellica, non solo "bella e perduta", ma anche profondamente aggrappata alle proprie radici, viva, bramosa di sopravvivenza e mai dimentica della propria memoria, specie quella popolare. Un film sicuramente indirizzato prevalentemente a sedurre un pubblico cinefilo (e festivaliero, giurie comprese) sempre alla spasmodica ricerca di un nuovo "classico" da celebrare (e non a caso ha vinto parecchi premi), che presenta certamente qualche tratto non pienamente convincente, anche perché tutto sommato il definire questa pellicola un film dal grande spessore romantico alla fine mi lascia perplesso dal momento in cui entrambi i protagonisti, hanno sempre tendenzialmente anteposto le loro vite artistiche al loro sogno d'amore, incontrandosi sempre clandestinamente e a sprazzi e comunque il famoso detto "felici ma poveri" sembra proprio non addirsi minimamente ad un finale dalle tinte estremamente drammatiche e forse eccessive, ma un film davvero bello assolutamente da non perdere.
E mai scelta fu più giusta, perfetta Joanna Kulig (che già si era fatta notare precedente grazie proprio al regista polacco), brillante la sua interpretazione. Lei che (metaforicamente) nel film è l'incarnazione stessa della Polonia post-bellica, non solo "bella e perduta", ma anche profondamente aggrappata alle proprie radici, viva, bramosa di sopravvivenza e mai dimentica della propria memoria, specie quella popolare. Un film sicuramente indirizzato prevalentemente a sedurre un pubblico cinefilo (e festivaliero, giurie comprese) sempre alla spasmodica ricerca di un nuovo "classico" da celebrare (e non a caso ha vinto parecchi premi), che presenta certamente qualche tratto non pienamente convincente, anche perché tutto sommato il definire questa pellicola un film dal grande spessore romantico alla fine mi lascia perplesso dal momento in cui entrambi i protagonisti, hanno sempre tendenzialmente anteposto le loro vite artistiche al loro sogno d'amore, incontrandosi sempre clandestinamente e a sprazzi e comunque il famoso detto "felici ma poveri" sembra proprio non addirsi minimamente ad un finale dalle tinte estremamente drammatiche e forse eccessive, ma un film davvero bello assolutamente da non perdere.
Regia/Aspetto tecnico: Cold War (come detto) è un film esteticamente molto bello. Bianco e nero contrastato, grande cura delle inquadrature, dei veri e propri quadri d'autore. Il formato è sempre un 4:3 come in Ida, ma in Cold War ci sono molto più movimenti di macchina, mentre Ida era costruito quasi interamente da inquadrature fisse con i personaggi che si muovevano all'interno di ogni quadro. Grande regia e fotografia, ma grande anche la scenografia. La ricostruzione dell'Europa ai tempi della Guerra Fredda è infatti abbastanza convincente e dettagliata, specialmente per quanto riguarda la riproduzione del regime sovietico. D'altronde la musica è l'indicatore dei costumi di un paese, e i canti patriottici polacchi messi in scena in Cold War descrivono fin troppo bene l'atmosfera totalitarista che soffocava il paese. Forse, l'opposizione tra oriente e occidente è leggermente calcata nella riproduzione di uno stile di vita eccessivamente libertino e debosciato della Parigi anni '50. Ma a parte questo, lavoro complessivamente egregio e anche più.
Sceneggiatura/Cast: Sono rimasto un po' deluso da sceneggiatura del film, c'è infatti un certo squilibrio tra la prima parte, in Polonia, molto curata, ma forse eccessivamente lunga e la seconda, principalmente ambientata a Parigi. Il finale poi è un po' troppo sbrigativo. Le ellissi temporali coprono periodi piuttosto lunghi e danno forse troppe cose per scontate. Ci sarebbe stata la necessità di tempi un po' più dilatati, a mio avviso. Gli interpreti sono tutti bravi (nel cast da segnalare Jeanne Balibar ma soprattutto Agata Kulesza, già in Ida al fianco di Joanna Kulig, entrambe anche in Agnus Dei) con un rilievo maggiore per la protagonista, sempre molto intensa, specialmente nelle scene canore e in quelle sentimentali. Bellissima nei tanti primi piani. È un film che vale, ma per quanto mi riguarda, non raggiunge la vetta di indagine introspettiva di Ida. Anche qui l'attenzione è rivolta principalmente al personaggio femminile, ma il risultato è meno riuscito. Ne esce una figura di donna non completamente definita, dai sentimenti e comportamenti spesso ondivaghi che non trovano sempre una convincente giustificazione nel proseguo della storia. Forse si dovevano limitare o evitare alcuni elementi narrativi poco sviluppati, specialmente nella parte francese, la più sfilacciata. Raccontare in soli 85 minuti, ben 15 anni di vicissitudini, dal '49 al '64, nonostante il ricorso ad ampi salti temporali, rischia di diventare un'impresa eccessiva. Resta comunque un film da vedere, se non altro per questo grande gusto cinematografico, così classico, mostrato dal regista.
Commento Finale: Cold War ha molte qualità (diretta in maniera magistrale sia per il livello interpretativo, sia per le musiche e soprattutto sia per la fotografia), ma è anche un melò freddo e molto costruito, che piacerà ai cultori del cinema d'essai ma susciterà più di un sospetto in chi intuirà "l'ordito della trama", la programmaticità della parabola autodistruttiva di un amore infelice. Come per Ida, ogni inquadratura sembra studiata per farci urlare al capolavoro, ma senza che ne siamo convinti del tutto. Come il finale, che chiude nello stesso luogo di partenza (una Chiesa diroccata) in un modo che spiazza e risulta prevedibile al tempo stesso. Però è indubbiamente ed ugualmente un film di grande livello e qualità.
Consigliato: Sì, ai cinefili certamente, agli altri anche, perché gran bel film è questo.
Voto: 7
Mh, non penso sia il mio genere, né come ambientazione (temporale in primis, ma anche geografica) né come storia.
RispondiEliminaMoz-
Sei proprio senza cuore se nemmeno l'ammore ti prende :D
EliminaQuanto mi è piaciuto questo Cold War!
RispondiEliminaLa fotografia, ovviamente, il rapporto di coppia pure, e quel finale.
A me ha colpito soprattutto la musica, però il resto non è effettivamente da meno ;)
EliminaHo notato che gli americani nei loro film idealizzano molto location come Parigi o la stessa Roma degli anni 50 /60s.
RispondiEliminaE' comprensibile, hanno da sempre un fascino particolare ;)
EliminaChiudo un occhio sulla guerra solo perché almeno c'è una grande storia d'amore.. 😉
RispondiEliminaA parte che la guerra in senso stretto non c'è e non si vede, faresti bene a concentrarti appunto sulla storia d'amore ;)
EliminaMi affascina tutto quel bianco e nero, mi fa pensare a Casablanca.
RispondiEliminaLo vedrò.
E infatti dà la sensazione di un film d'altri tempi, non con quella "potenza", ma nella giusta misura per quello che vuole far vedere ;)
EliminaNon convinto del tutto? A me non ha convinto per niente! Sarò un insensibile, ma queste storie d'amore distruttive non mi catturano mai (lo stesso posso dire di Phantom Thread di Paul Thomas Anderson)... ne ho pure scritto sul blog, se hai voglia di dare un'occhiata!
RispondiEliminaE... bella recensione, grazie! Forse hai ragione sulla qualità, ma proprio non fa per me. :--)
Ma guarda Phantom Thread è più stratificato, qui almeno è semplice da vedere e comprendere, e poi il lato estetico una funzione vera ha, non tanto per...
EliminaE' in inglese...comunque sì, la soundtrack è davvero bella ;)
Carino ma nulla di che. Lei è talmente odiosa (per quanto bravissima e bellissima) da avermi messo odio verso tutta l'operazione.
RispondiEliminaSì beh, lei è un po' stronza, ma l'odio mi sembra esagerato, però ci sta dai :D
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