Per svariati motivi (che non sto qui a dire), un mese particolare quello appena concluso, particolare come l'altalenante cinematografia vista e percepita da me, perché anche se è normale che accada, questa volta si è superato il limite. Nella prima parte del mese infatti ("colpa" di Netflix) ben 4 alti, con anche altri bei film (qui trovate il post), nella seconda invece (quella di oggi), altrettanti 4, ma bassi, con anche alcune delusioni. Ma nonostante ciò ne è valsa la pena, e comunque nel frattempo ho visto e recensito i film per la Notte Horror e per la terza edizione del Geekoni Film Festival, di cui anticipato partecipazione lo scorso (inizio di questo) mese. Il mio blog difatti, blog che tra l'altro ha appena compiuto 6 anni (qui lo specifico post), non poteva non esimersi nel farlo, e in questo senso ricordo che martedì 17 ci sarà il primo e il mercoledì 4, sempre di agosto, il secondo. Film indubbiamente "interessanti", come in parte alcuni di quelli qui oggi presenti.
Il re di Staten Island (Biografico/Commedia 2020) - È una bella cosa ritrovare un ottimo stato di ispirazione il bravo, ironico e sin sferzante sceneggiatore e regista Judd Apatow, a sei anni ormai dal nulla più che divertente e malizioso, scurrile Un disastro di ragazza. Il film funziona, ironico, brillante ed acuto, senza mai credersi un'opera d'autore, ma piuttosto una semiseria riflessione sulle impellenze che a volte la società pretende da tutti noi come unica condizione per farci sentire risolti o sulla strada per raggiungere quell'equilibrio solo in apparenza perfetto, invero imposto e schematicamente condiviso come unico traguardo per una realizzazione più di principio, che di reale convinzione interiore. Un film sempre godibile per la sincerità dell'ispirazione e per l'ottimo lavoro della sceneggiatura nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e nella descrizione del percorso emotivo del protagonista descritto in modo realistico. Sebbene il tono dell'opera rimanga incerto per tutta la sua (lunga) durata, sebbene ci siano piccole forzature, si tratta di un film riuscito che conferma (come se ce ne fosse il bisogno) il talento di Apatow, la sua capacità di realizzare accurati affreschi di un'America insicura ma del tutto consapevole della presa del suo immaginario. Senza dubbio tra le commedie americane più sentitamente divertenti degli ultimi anni, merito di una sincerità spesso senza pelle, capace di drenar linfa vitale da una trama sostanzialmente già vista (il loser tarato in cerca di contraddittoria redenzione), e merito dell'istrionico Pete Davidson, co-autore della sceneggiatura semi-autobiografica. Lui, attore comico di origine televisiva, nato col prestigioso Saturday Night Live, abituato a parlarci con ironia e sarcasmo della realtà e dei vizi della gioventù spesso irrisolta e confusa di oggi, abbagliata da falsi miti e letali, se non proprio tossiche consolazioni. Decisamente una bella sorpresa. Voto: 7
Viaggio verso Agartha (Avventura/Animazione/Fantastico 2011) - Un titolo originale più suggestivo di quello italiano (Bambini che inseguono le stelle) per il film più ambizioso (e però tra i meno riusciti) di Makoto Shinkai. Più intimista nelle sue opere precedenti (in 5 cm al secondo ci riuscì benissimo), affronta qui l'argomento del dopo vita. Perché Viaggio verso Agartha è in fondo la travagliata accettazione della morte. Se non si accetta tale concetto la vita è una continua impasse che impedisce di andare avanti, guardando sempre e comunque solo il passato. Un film che tratta una tematica come questa con estremo garbo e maturità, raccontando il viaggio di formazione dei personaggi fino alla scelta di rispettare il naturale circolo vitale o alterarlo secondo principi più o meno egoistici. Molto buona l'animazione che diventa sempre più minuziosa nei dettagli, soprattutto quando la storia si sposta ad Agartha (con livelli di eccellenza raggiunti nella rappresentazione della natura). Momenti di alto lirismo si alternano però a frammenti più scontati e banali, non bastasse che il tutto proceda molto lentamente, forse con un andamento quasi noioso (non curato al meglio infine il doppiaggio). Nonostante questo è facile affezionarsi subito ai vari personaggi ed ai loro scopi, ognuno di questi pieni di insegnamento e di determinazione per la loro riuscita, seppure non tutti riescono a portare a compimento la propria missione. Alla fine film d'animazione dalla trama piacevole (senza grossi colpi di scena per chi è avvezzo a questo genere di elaborati) e con disegni curati, certamente bello ed interessante, ma nemmeno paragonabile alle opere di Hayao Miyazaki da cui il regista sembrerebbe qui attingere. Voto: 6+
M.F.A. (Thriller 2017) - Atipico rape and revenge, non tanto per l'assenza di cliché tipici del filone (certamente presenti), quanto per l'intelligenza e l'impegno sociale con cui viene trattato il vergognoso tema degli stupri all'interno dei college americani. Vera e propria piaga in cui spesso le numerose vittime passano per poco di buono (giusto per non dire di peggio) o, timorose dell'altrui giudizio, non sporgono denuncia, mentre i carnefici restano spesso impuniti e soprattutto liberi di continuare la loro corsa verso il successo. Non è quello che accade in M.F.A. dove la studentessa d'arte Noelle, a sua volta stuprata dal prepotente belloccio di turno, casualmente si trasforma in assassina, pronta ad ammazzare chiunque abbia usato violenza carnale passandola poi liscia. Ora, chi pensa di trovarsi il solito pippone femminista solo perché girato e sceneggiato da due donne (alla regia Natalia Leite, alla scrittura Lea McKendrick) si sbaglierà di grosso, in quanto la critica è duplice, rivolta anche al mondo femminile: al modo di approcciare il problema, ai goffi tentativi di risolverlo e all'incapacità di reagire davanti tali soprusi. Semmai il tocco "rosa" è deducibile dalla delicatezza con cui il tema viene trattato e dalla messa in scena elegante, quasi patinata, che stride piacevolmente con gli omicidi non troppo cruenti ma fantasiosi il giusto. Tuttavia nulla in confronto alle due scene d'abuso, che seppur in parte edulcorate alimentano un certo fastidio. Indovinata la scelta della (figlia d'arte) Francesca Eastwood nel ruolo principale. Dietro ad un fisico fragile, riesce a mostrare l'evoluzione del proprio personaggio ormai preso da un meccanismo da cui non ha più la capacità di venirne fuori (e poi caspita se non è bella). Insomma un buon film. Voto: 6,5
Primal (Azione/Thriller 2019) - Ennesimo filmaccio commerciale che impegna Nicolas Cage in questo suo (continuo) turbine lavorativo che lo vede impegnato ogni anno in almeno 4 produzioni che lo trovano protagonista di action o thriller spesso piuttosto modesti, rari i miracoli alla Color out of space o alla Mandy, purtroppo anche questo Primal, che mi aveva in qualche modo intrigato (forse per il misto di serial killer e animali assassini), non riesce a distaccarsi da quell'effetto di mediocrità. L'intenzione non sarebbe neanche male, peccato però che la sceneggiatura, in corso d'opera, presenti una marea di cavolate, mostrando scene e dinamiche che con la logica hanno poco a che fare, finendo con il polverizzare quello che di buono poteva avere l'idea di base (la location, soprattutto). Il divertimento potenziale così si riduce di molto, tra lunghe passeggiate nei corridoi della nave in cerca del criminale e battibecchi stereotipati con un Cage abbastanza in parte, tanto in parte (incredibilmente) che alla fine è solo grazie alla sua presenza se il film non è una pietosa débâcle. In regia troviamo Nick Powell, già impegnato con Cage nel precedente action Outcast - L'ultimo templare, che dirige con il solo intento di rendere dinamico e scorrevole un plot che usa l'accumulo per assicurarsi ritmo senza sosta, ma riesce solo in parte a far dimenticare allo spettatore anche meno esigente gli errori e la vacuità del prodotto. Il basso budget non consente di avere effetti in CGI decenti e così ogni qual volta appare il giaguaro è un pugno nello stomaco, di questo film l'ennesimo. Voto: 4,5
Mortal Kombat (Azione/Fantastico 2021) - Non mi aspettavo chissà cosa dal remake/reboot di Mortal Kombat (che tra l'altro parlando di videogiochi, non sono un fan dei picchiaduro e questo non l'ho mai provato) ed in effetti si sono verificate grossomodo le mie aspettative, cioè circa due ore di mazzate come fabbri, con l'ovvio aggiornamento per quanto riguarda gli effetti speciali, non invasivi ma pienamente all'altezza (graficamente è infatti ben realizzato, con anche un discreto tasso gore ma non eccessivo, e le location sono abbastanza valide). La storia è un po' più complessa, senza essere nulla di eccezionale per carità, però il capitolo originale di Paul W. S. Anderson era più sul pezzo, cioè c'era il vero e proprio torneo del Mortal Kombat. La volontà di creare un nuovo franchising del gioco quindi ha indotto questo prodotto ad essere allo stesso tempo un prequel di un eventuale seguito di questa saga. Niente di male, ma certamente meglio si poteva fare, e comunque alcune cose del film sono di livello, come lo splendido prologo o la presenza del marchio che decreta la partecipazione al torneo (più credibile dei tizi presi a caso) e l'ottima spiegazione dei poteri per fare le fatality (bene gli attori, giapponesi e non). Per il resto trama, sceneggiatura e dialoghi molto basilari, comunque l'ho visto con curiosità e personalmente mi ha divertito. E proprio perché le aspettative erano quelle che credevo gli do la sufficienza risicata. Voto: 6
Vivarium (Dramma/Thriller 2019) - Dopo un inizio inquietantissimo, che riprende con efficacia il tema del quartiere residenziale apparentemente perfetto, ma in realtà incubatore di angosce ed incubi, già toccato in tanti film, dal Truman Show a Pleasantvillle, passando per innumerevoli horror "suburbani", l'opera di Lorcan Finnegan perde per strada un po' di smalto, cadendo nella ripetitività della sua formula, senza ricucire ad andare molto oltre allo spunto iniziale. La curiosità però non manca: si ha voglia di capire cosa succederà e come finirà. Ma anche sotto quel versante, l'epilogo può deludere. Tuttavia meglio un finale del genere che uno che ricorre alla sorpresa a tutti i costi. Un incubo tra sci-fi, thriller e dramma che forse è una satira sul nonsense delle convezioni sociali moderne, angosciante nei suoi colori pastello e nell'estetica pittorica tra Magritte ed Escher, oltre che nei volti dei misteriosi "alieni", che certo, si avvale di una pertinente resa scenografica nella ricostruzione della casa e del quartiere, angoscianti non-luoghi trappola, ma ciò non basta per far raggiungere alla pellicola la minima sufficienza. Di sufficiente c'è il cast, dal bravo Jesse Eisenberg alla magnetica Imogen Poots. Il resto è un'occasione mancata. Voto: 5,5
Greenland (Dramma/Azione 2020) - Un genere, il disaster movie, che ha visto tempi migliori (sarebbe anche ora di smettere), che dopo un (mio) viaggio tra la Norvegia e la Corea, ritorna a casa America, il risultato è quello tipico del posto, mediocre. Che poi in verità questo Greenland (diretto da Ric Roman Waugh) è poco disaster, dato che punta più sui buoni sentimenti e il rapporto familiare che non sulla minaccia incombente. Nel complesso resta un film godibile che parte bene con una certa dose di angoscia e ansia ma che poi mano mano si perde nelle incongruenze (forzature qua e là, alcune anche piuttosto lampanti) e in certe scene fini a se stesse e non sviluppate come dovrebbero. Gerard Butler (qui reclutato per salvare non tutto il globo coi miliardi di umani ma soltanto il figlio diabetico e la moglie cornificata) se la cava e a suo agio in questo genere di pellicole (da Geostorm a Greenland il passo è breve), sacrificata Morena Baccarin, mentre il finale è consono, anche se poteva interrompersi con le sequenze dei ricordi del bambino, sarebbe stato un finale poetico e commuovente senza mostrare altro, lasciando allo spettatore immaginare se la razza umana si sarebbe estinta o meno, così facendo è invece (come) uno dei tanti. Alla fine guardabile ma dimenticabile. Voto: 5
Shadows (Thriller 2020) - Un film che ha un approccio iniziale interessante. Tre soli personaggi, tutti femminili per tutta la durata del film isolati in un contesto perennemente notturno perché la luce del giorno può uccidere, almeno così dice la madre. Il lavoro di Carlo Lavagna ha meno venature gotiche horror di The Nest, essendo più legato al filone post-apocalittico, eppure tra questi due film italiani ho notato alcune similitudini (tuttavia il paragone con il film di Roberto De Feo è perdente). Prima di tutto il contesto isolato ed un mondo esterno che viene negato anche allo stesso spettatore, aumentando il grado di indefinibilità su cosa ci sia di veramente pericoloso in tale mondo. Inoltre c'è una figura materna a confronto con l'indole sempre più indisciplinata delle figlie. Figura protettiva da una parte, ma anche insofferenza crescente riguardo le regole imposte. Shadows quindi gioca molto sull'alchimia dei personaggi, sull'ambivalenza di luoghi e personaggi, protettivi e castranti allo stesso tempo. Il gioco a volte mostra la classica coperta corta, non esente da prolissità e con un twist finale abbastanza prevedibile. Comunque è pur sempre un prodotto riuscito, che i suoi aspetti positivi conta, da rispecchiarsi specialmente nella buona prova delle tre (straniere) attrici. Voto: 6+
La vita nascosta - Hidden Life (Biografico/Dramma 2019) - Terrence Malick torna alla narrazione lineare in un racconto biografico di un contadino austriaco, obiettore di coscienza, che fu ucciso dai nazisti come traditore al tempo della seconda guerra mondiale. Il risultato? Valido. Dopo gli ultimi che non mi avevano troppo convinto, anzi per niente, finalmente un buon film, sulla libertà e sul senso etico e morale per la vita. Un efficace inno contro la stupidità della guerra (ma non solo), privo di strepiti, retorica ed inutili giaculatorie. Un film penalizzato certo da almeno un'ora di scene ridondanti e allungate, che appesantiscono la visione e non aggiungono nulla alla poesia delle immagini (bellissimi i paesaggi dell'Austria), ma che non tolgono incisività all'emozionalità del racconto, riuscendo ad incuriosire e coinvolgere fino alla fine, che non arriva certo a sorpresa. Il regista australiano non rinuncia infatti alle sue peculiari caratteristiche, però almeno stavolta "esagerare" non poteva, ed evanescente non è stato. La sceneggiatura è buona anche se soffre (come detto) una flessione nella parte centrale, buone anche le recitazioni dei protagonisti, su tutti ovviamente August Diehl (ultimo film per Bruno Ganz e Michael Nyqvist). Nel complesso un bel film che fa riflettere. Voto: 6,5
American Skin (Dramma 2019) - Sulla scia del Black Live Matter un intensissimo dramma discretamente costruito e con dei dialoghi da brivido. E se il Joker di Todd Phillips ha come riferimento preciso il cinema di Martin Scorsese, American Skin di Nate Parker, oltre ad avere la tutela di Spike Lee in veste di produttore, guarda ai lavori di Sidney Lumet come La parola ai giurati e Quel pomeriggio di un giorno da cani. Egli (già calzante con il suo The Birth of a Nation) prende questi due film e li ingloba in un unico progetto. Un processo non soltanto ad un poliziotto che ha ucciso suo figlio e che rimanda a tanti casi successi di recente negli Stati Uniti. E' un processo ad un sistema giudiziario inefficiente come minimo e forse corrotto in molti casi. Un film del genere con un argomento del genere, la facilità di cadere nella più bieca retorica è un pericolo costante. Tuttavia il regista (qui anche attore) riesce, in un ottica di film di genere, a non far degenerare tutto, anche se qualche concessione è presente. Sono circa novanta minuti molto veloci, che pongono in maniera semplice e diretta un problema che sta diventando ultradecennale. Proprio dalle radici lontane di tale problema emergono le difficoltà di risolverlo, con le parti, in fondo, ostaggio dei propri estremismi e soprattutto con una giustizia inadeguata ad affrontarlo. Per il resto i messaggi che manda il film sono piuttosto chiari cosi come il finale sorprendente. Promosso. Voto: 6+
Lacci (Romantico/Dramma 2020) - Daniele Luchetti è un bravo regista a cui si devono piccoli gioiellini come l'ultimo Momenti di trascurabile felicità, ma questo film mi è piaciuto e mi ha convinto in parte. Tuttavia questo Lacci, tratto da un romanzo di Domenico Starnone, resta una prova interessante sotto molti punti di vista, in particolare per il gioco di incastri temporali svolto con bravura nel montaggio, eppure alla fine sembra più un compitino dove il regista appare un po' distratto, non completamente coinvolto o a suo agio. Su una durata di quasi due ore il film (in cui di certo allieta la presenza della bella Linda Caridi di Ricordi?) ha buone intuizioni, affascina dove riesce a trasmettere il dolente rovello di una crisi di coppia destinata a durare per circa trent'anni, ma la tenuta complessiva dell'opera è troppo discontinua e il finale piuttosto deludente le fa perdere ulteriori punti. Per quanto le due coppie Luigi Lo Cascio/Alba Rohrwacher e Silvio Orlando/Laura Morante recitino con apprezzabile impegno, non c'è sufficiente continuità tra le scene che li vedono impegnati, tanto che quando il salto temporale arriva neanche si capisce bene che stiamo assistendo agli stessi personaggi ormai invecchiati. Il finale con i due figli cresciuti e inaciditi è un'appendice che resta sostanzialmente superflua ed estranea alla storia, e colpisce principalmente nel mostrarci una Giovanna Mezzogiorno fisicamente devastata. Non vorrei essere troppo severo, ma il film rimane un'occasione parzialmente sprecata nonostante il buon livello professionale dei vari contributi tecnici ed artistici. Voto: 6
The Tax Collector (Dramma/Azione 2020) - David Ayer, salvo il lodevole Fury, non si è mai dimostrato un regista particolarmente ispirato, eppure nel genere poliziesco/gangster ha pure realizzato discreto cose (ma comunque Suicide Squad non grazie a lui si salvò dal fallimento totale). Quest'ultimo lavoro è però tra i peggiori del regista statunitense, sia come regia, che come sceneggiatura. In questo racconto sanguinario e pieno di momenti forti, la storia non presenta particolari novità o caratteristiche peculiari in grado di farne risultare originalità o qualità di rilievo. Certo l'azione risulta efficacemente diretta, il ritmo piuttosto ben distribuito nel racconto, ma la routine latita ed il dialogo tra i personaggi appare assai piatto e senza alcun guizzo che possa rendere memorabile almeno uno dei personaggi, legati ai soliti cliché degni di un telefilm anonimo. Peccato perché la prima parte non mi era dispiaciuta, coinvolgente e metteva delle buoni basi. Poi sembra entri in campo un altro regista/sceneggiatore e la seconda parte è un disastro su tutta la linea, tra banalità e situazioni poco credibili (scivolando nella banalità del classico revenge movie a tema narcos). Sprecato il personaggio di Shia LaBeouf, che aveva delle carte per avere un'ottima caratterizzazione, anche il suo "Creeper" è stato buttato un po' alle ortiche. Troppe inquadrature ravvicinate, situazioni sbrigative e finale, insomma, incerto. Voto: 5
Ecco infine i film scartati ed evitati del periodo: Naufragi (2021), Robo (2019), Come se non ci fosse un domani - Long Story Short, La rapina del secolo (2020), Miss Fisher e la cripta delle lacrime (2020), The Glorias, Ostaggi (2021), 10 Minutes Gone, Dreambuilders - La fabbrica dei sogni, 1944 - La battaglia di Cassino, Blackbird - L'ultimo abbraccio, The Kelly Gang, Crown Vic, Bene ma non benissimo (2018), Imprevisti digitali.
Spero che tu stia bene, dal punto di vista della salute, e che non sia questo ad aver reso il mese di luglio particolarmente difficile.
RispondiEliminaE insomma, è stato soprattutto quello, ma adesso va meglio.
Elimina😔😘
EliminaQuesto caldo esagerato certamente poi non aiuta nessuno.
EliminaVivarium e Lacci delusioni enormi. Long Story Short hai fatto male a tenerlo fuori, gran bel film.. e daje che il caldo dura ancora poco.. ;)
RispondiEliminaBeh insomma, c'è di peggio, però certamente deludono per non esser stati quello che ci si aspettava.
EliminaTe l'ho detto, deciderò poi se toglierli dal "cestino", rivaluterò in seguito anche grazie alle vostre segnalazioni.
Speriamo, che almeno questa intensità diminuisca, 4-5 gradi in meno non sarebbe male.
per mk, la cosa del marchio ce l'ha pure DOA il film
RispondiEliminaed era molto figo; non era un marchio ma una partecipazione dopo un qualche combattimento dei prescelti
Ricordo quel film, non questo particolare, però sì era figo ;)
EliminaA me invece Greenland è piaciuto molto. Quando ho visto i cartelloni sotto la metro mi ha incuriosito, ho visto il trailer e ho pensato "la solita cazzata". Poi mi pare non sia più uscito al cinema per il vairus.
RispondiEliminaBeccato su Amazon prima dell'estate, ho voluto guardarlo e sono rimasto più che soddisfatto.
Temevo la solita fuga contro il tempo... e alla fine è così per la maggior parte del film. Però ci sono state tante altre piccole cose che me lo hanno fatto apprezzare.
Per te parte bene, per me parte come la solita "cacata" vista e rivista ma che però si riprende con le trovate successive.
A differenza tua, ho anche apprezzato il finale. Preferisco i finali che mostrano il poi, mentre mi stanno sul cazzo quelli che lasciano all'immaginazione dello spettatore.
Va be', ci sta che qualche volta non concordiamo ma per fortuna è raro 😁
Preferisco anch'io i finali che mostrano il poi, però in questo caso ci stava l'altro tipo di finale, proprio per distinguersi (come detto) dagli altri, ma quello che mi ha indispettito è l'andare avanti e dietro in modo frenetico e un po' scemo, e comunque non concordare è pure normale ;)
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