venerdì 26 agosto 2022

Le serie tv del mese (Agosto 2022)

Ho posseduto pochi giocattoli di marca da quando ero bambino, al massimo mi saranno passati tra le mani qualche mattoncino di una famosa azienda ultimamente molto in voga, proprio i LEGO sì, di cui "storia" è raccontata in una delle 4 puntate della seconda stagione (qui il mio commento alla prima) de I giocattoli della nostra infanzia (sempre reperibile su Netflix), dagli umili inizi nella campagna danese, questo produttore di mattoncini in plastica assemblabili è diventato il più grande produttore di giocattoli al mondo. Ogni puntata è nuovamente accompagnata da una voce narrante brillante, che con ironia e leggerezza detta i tempi di una narrazione, scandita da tanti filmati di repertorio, e riempita con interviste ai personaggi simbolo dei vari marchi. Facendo diventare il tutto molto interessante, tanto che si segue la "storia" dell'odiato Hello Kitty (grazie al motto "Piccolo regalo, grande sorriso" alla base della sua filosofia, il fondatore di Sanrio Shintaro Tsuji ha fatto di una gattina un fenomeno globale) senza grossi problemi. Ma ben più interessante è decisamente anche il resto, dato che si parla dei giocattoli di Star Trek (dopo anni di cattiva gestione del brand e incongruenze nei prodotti, il noto franchise di una saga fantascientifica deve affrontare il competitivo mercato dei giocattoli) e di Transformers (dal connubio tra ingegnosi giocattoli giapponesi e una storia targata Marvel Comics, Hasbro ha dato vita a una linea che ha cambiato per sempre il settore). Insomma una bella serie documentaristica nostalgica davvero ben fatta, ma ecco (in attesa dell'ultima) cos'altro ho visto questo mese.

Upload (2a stagione) - La prima stagione era costituita da una trama semplice, in grado di coinvolgere lo spettatore verso una realtà ignota, attratto da una storia dal genere fantascientifico, dove l'elemento della vita dopo la morte lo portava a spingersi fino all'ultimo episodio. Ma, in questa seconda stagione, composta da solo sette episodi, realizzati in epoca Covid, le trame creano abbastanza confusione, dovuta anche alla quantità delle storie che vengono raccontate, tralasciando quelle di alcuni personaggi, concentrandosi su altri, ma non su tutti. Azzardando una linea narrativa che si basa sull'uso della tecnologia, già fortemente utilizzata nella società odierna. Forte del successo della prima stagione, gli sceneggiatori di Upload hanno cercato di aggiungere ulteriori sviluppi ad una appassionante trama, ma finendo con il perdere quel che si voleva raccontare, ovvero il mondo di Lakeview e dei suoi abitanti, arrivando frettolosamente a un finale di stagione confuso (ha l'ambizione di puntare più in alto, ma non ha la forza e il tempo per farlo). Forse, sarebbe stato meglio non aggiungere ulteriore carne al fuoco, concentrandosi prevalentemente sull'evoluzione di alcuni personaggi, che, purtroppo finiscono con l'apparire fugacemente. Ovviamente non mancano intuizioni degne di nota (ancora figlie dell'eredità di Black Mirror), per il resto, questa seconda parte di Upload ha troppo il sapore di una stagione di passaggio per rimanere impressa come lo faceva la precedente, risultando così meno accattivante e meno fresca, e risolvendosi troppo frettolosamente sul finale (ovviamente monco). Voto: 6,5

The Book of Boba Fett (1a stagione) - Difficile valutare The Book of Boba Fett nella sua interezza, perché si presenta come una giustapposizione di parti, alcune decisamente mediocri, altre notevoli. Di fatto, si tratta di un filler, che ha l'onere di riempire un vuoto, fungere da ponte per la prossima stagione di The Mandalorian e arricchire la mitologia di Star Wars. Arrivare al punto in cui la serie trova la sua ragion d'essere è faticoso, non lo nego, soprattutto perché non riesce a distribuire con coerenza la materia narrativa e, nei primi quattro episodi, c'è chi non sembra sapere cosa stia effettivamente facendo sul set. Ma quando funziona, lo fa con una consapevolezza rara che lo rende un prodotto interessante per diverse ragioni, tra cui la riflessione sulla crossmedialità, la serialità e la "cultura convergente". Ma al di là di questo, la cosa importante è che a un certo punto riesce a coinvolgere emotivamente come faceva The Mandalorian, anche se solo in parte. Dunque, permettetemi di dare una sorta di 6 politico, perché dare un voto a questo strano oggetto sbilenco è complesso e forse nemmeno corretto. Difatti e in conclusione, la serie nel suo insieme non ha convinto del tutto. Ci sono stati alcuni momenti eccellenti che la salvano, facendole guadagnare la sufficienza. Per il resto, si sperava in una maggiore compattezza e una caratterizzazione più efficace di alcuni personaggi. Voto: 6

Britannia (3a stagione) - Il più grande cambiamento della terza stagione di Britannia, è la sigla, ecco infatti T. Rex con Children of the Revolution. Questo fa parte di uno schema (tematico), con Season of the Witch di Donovan che sostituisce un suo altro grande successo, Hurdy Gurdy Man, nel passaggio di consegne dalla prima alla seconda. Il resto poco cambia le dinamiche della serie, una serie fantasy non da prendere sul serio e di certo non è Il Trono di Spade. A volte si sforza troppo di essere spigoloso e ci sono troppi fili narrativi di cui tenere traccia, ma nonostante tutti i suoi passi falsi, ottiene ciò che molte serie storiche non riescono a fare: è un divertimento sfrenato. La terza stagione riprende poco dopo gli eventi visti nella precedente, e in verità non c'è molta trama e ciascuno degli otto episodi generalmente si riduce ai personaggi (sempre ben interpretati) che girano in vari stati di agitazione sboccata (non ci sono difatti più limiti di sorta). Britannia 3 offre una stagione (sufficientemente) soddisfacente, che porta molti colpi di scena e alcuni momenti importanti. Il finale di stagione si conclude con una nota importante, che sembra in qualche modo definitiva (ma forse non lo sarà). Anacronistica, non solo musicalmente, ma narrativamente in negativo, esagerata e non sempre brillante, eppure c'è qualcosa di affascinante e ridicolo in una stagione/serie che presenta cannibalismo comico, orge, tagli alla gola e druidi che sembrano essere usciti da un video musicale dei The Prodigy, esempio Voodoo People. Alla fine della fiera, stagione riuscita seppur non interamente. Voto: 6

Strappare lungo i bordi (1a stagione) - Zerocalcare traccia con un fumetto in movimento le vicissitudini di un ragazzo come tanti, figlio di una generazione che concede poco, di anni in cui bisogna lottare con tutte le forze per trovare un lavoro che spesso non è quello dei sogni, ma un modesto compromesso. I più forti ce la fanno, i più deboli (o semplicemente i più sfortunati) devono arrangiarsi e accontentarsi di quello che passa il convento. La realtà quotidiana di Secco (in parte già sviscerata ne La profezia dell'armadillo) viene ingrandita come sotto la lente di un microscopio, una gomma della macchina che si buca all'improvviso, una serata davanti a Netflix (non per caso) senza riuscire a scegliere che film guardare, diventano paradigmi di piccole esperienze universali (tra il grottesco e il comico) in cui ciascuno di noi può riconoscersi. Così l'ironico disincanto di un fumetto sa farsi precisa narrazione della strampalata normalità con cui dobbiamo fare i conti. Lascia un sapore amaro ma mai intriso di nichilismo, c'è sempre quel velo di speranza che ti stimola a non rinchiuderti in se stessi prigionieri delle proprie fobie (ho trovato poetica la linea tratteggiata di una strada che si divide, o che si interrompe nel punto sbagliato). Zerocalcare merita tutti gli elogi possibili per questo lavoro, un lavoro sinceramente riuscito, e sebbene qualche digressione risulti un tantino pesante, la serie fa ridere e piangere, riesce a conciliare la riflessione e la moda, creando un prodotto di qualità e al contempo pop. Un prodotto al di là dei difetti inevitabili, principalmente due, la durata troppo contenuta (dura meno del film) e il romanesco troppo accentuato (ho dovuto ricorrere ai sottotitoli), davvero ottimo (a cui spero Netflix possa concedere un seguito). Voto: 7,5
Maniac (Miniserie) - Metti insieme parte della struttura narrativa di The Leftovers, il rapporto realtà/onirico di Mulholland Drive, spruzzate di Se mi lasci ti cancello, con una scenografia futurista alla Blade Runner (con annessa cultura giapponese predominante) e viene fuori questo Maniac. Una (mini)serie che, nonostante abbia tanti padri e altrettanti madri da cui trae spunto, riesce a creare un mondo tutto suo, e riesce a raccontare temi quali la schizofrenia, l'elaborazione del lutto, il complesso edipico, l'amore e l'amicizia in una maniera innovativa. Maniera innovativa che non prescinde dalla scelta azzeccata di rappresentare vari generi cinematografici diversi, dal fantasy al crime, senza mai perdere il lato grottesco e un'ironia di fondo molto alta, tant'è vero che si ride anche molto. Nel complesso, ho apprezzato molto la prova di tutti gli attori, non solo la Emma Stone e Jonah Hill (dimagritissimo). Justin Theroux mi ha fatto proprio ridere e la Sally Field si è confermata ottima, non la vedevo in scena da un bel po' di tempo e sono stato contento di ritrovarla così. La durata, invece, mi è sembrata eccessiva. Ho avuto l'impressione che sarebbe stato possibile condensare l'intera storia in un solo film. Un film che sempre sotto la supervisione di Cary J. Fukunaga sarebbe probabilmente potuto venire meglio di questa miniserie, ma sicuramente meglio dell'ultimo film di James Bond. Voto: 6+

Outlander (5a stagione) - Di stagione in stagione Outlander si arricchisce di eventi, personaggi, colpi di scena e particolari storici. Così troppi che in verità creano solo confusione. La ricchezza tematica della serie scivola infatti a volte proprio sulla scelta di fare di ogni stagione un calderone di eventi frenetici, di discussioni politiche, di scontri, alleanze, tradimenti e via dicendo. Il tutto dona dinamismo al prodotto e stuzzica senza dubbio l'attenzione dello spettatore, ma in alcuni casi mette un po' in ombra gli eventi principali e mina alla scorrevolezza della trama orizzontale. Una trama che fa del sacrificio, della famiglia e dell'imminenza della Rivoluzione Americana i propri elementi centrali. Niente di nuovo insomma, tanto che poteva mica mancare uno stupro, l'ennesimo? No, questa volta (giustamente "mascherato") addirittura di gruppo. Le situazioni quindi si ripetono, nessun grosso cambiamento prospettato (dopo la quarta stagione) avviene, eppure alcune situazioni ed alcune risoluzioni riescono a salvare la stagione, che doveva essere l'ultima ma è l'apripista della prossima, che dovrebbe chiudere finalmente il cerchio, una stagione che, in linea alla precedente, ugualmente non dispiace e riesce per quel minimo che serve a coinvolgere. Voto: 5,5

Tin Star (3a stagione) - Dopo esserci avventurati nelle terre canadesi tra sparatorie, liti familiari e cartelli della droga, la terza ed ultima stagione di Tin Star, torna nel luogo in cui tutto è iniziato, abbandonando quindi le lussureggianti terre delle prime due stagioni per dirottarci a Liverpool in un'atmosfera certamente più movimentata fatta di strade affollate, pub e bei panorami. E stranamente la situazione migliora, abbandonati i vecchi rancori, la serie spinge sull'acceleratore e non risparmia niente e nessuno, ponendo gli spettatori in un nuovo intreccio animato da violenze, storie mai raccontate e fantasmi del passato, col sempre carismatico e spietato Jack Worth (Tim Roth) a fare da guida alla sua piccola famiglia criminale, la moglie Angela (Genevieve O'Reilly) e la figlia Anna (Abigail Lawrie). Muovendosi sullo sfondo di una città che sembra talvolta ignorare i loro atteggiamenti criminali, i protagonisti si lasciano coadiuvare da una colonna sonora che sa come bilanciare i loro stati d'animo e i momenti di tensione e che si rivela una delle note positive di una serie che, dalla prima stagione, non è mai riuscita a convincere pienamente. Non che questa ci riesca (ci sono dettagli che stridono col genere cui fa riferimento Tin Star), ma almeno non troppo delude. Voto: 5,5

Just Beyond (1a stagione) - Brevi storie di paura, nella serie targata Disney Plus ispirata ai racconti di R. L. Stine, in cui vengono affrontati diversi temi legati ai più disparati tipi di paura, rispetto a quelli proposti da Piccoli Brividi. Sfruttando i generi dell'horror, della fantascienza e del paranormale attraverso otto storie antologiche, la serie racconta infatti con profondità e tatto le difficoltà degli adolescenti di oggi nel rapportarsi con gli adulti e con se stessi, mentre affrontano l'avventura più spaventosa di tutte: crescere. Gli episodi di Just Beyond non sono difatti cortometraggi horror con l'intenzione più pura di spaventare gli spettatori o di insinuargli un senso di angoscia, ma preferisce di gran lunga far riflettere su ciò che incombe sui ragazzi per dargli uno stimolo a crescere e a non essere terrorizzati dall'essere adolescenti. Ogni episodio esplora un mondo e un cast di personaggi diversi. Il fil rouge del progetto è senza dubbio il sovrannaturale: magia, tinte horror e fantasy caratterizzano l'intera stagione. Tra episodi meglio riusciti ed alcuni decisamente discutibili, una serie che riporta alle mente i prodotti consolidati del vecchio canale Disney Channel e traspone sul piccolo schermo la graphic novel di R.L. Stine. In questo senso Just Beyond è un prodotto che rispetta i toni tipici del suo creatore, ma che non brilla particolarmente per originalità. Nonostante questo è una serie per ragazzi che intrattiene e che dimostra nel corso dei suoi episodi una buona qualità tecnica. Una serie forse più adatta ad Halloween ma usufruibile sempre, e comunque carina ma niente di più. Voto: 6

Stranger Things (4a stagione) - La quarta stagione di Stranger Things segna un distacco deciso dalle tre precedenti, sia in termini produttivi che di ambizione, proponendosi di esplorare le oscure origini del Sottosopra grazie ad un impianto scenico che nemmeno trova termini di paragone in altre produzioni seriali, tanto è elevata la caratura della sua computer grafica. Se la messa in scena si rivela capace di compiere svariati passi avanti rispetto al passato (comunque ottimo) della serie, lo stesso non si può dire della profondità del racconto, con una sceneggiatura che non sembra in grado di tenere le redini di diverse linee narrative separate dalla distanza, dai temi e dall'età dei suoi protagonisti. Il gonfiare a dismisura la tradizione fittizia che permea il Sottosopra rischia di esplodere nell'inconcludenza di aggiunte continue e sempre più grandi, ma per il momento l'ordito tiene botta e regala agli spettatori una stagione comunque all'altezza, nonostante sia distante dalla storica prima, sempre più lontana nel suo guscio di originalità, franchezza e nostalgia, ed ancora più distante dalla terza, che era davvero, seppur di più, spettacolare. La quarta stagione è stata nel complesso quella maggiormente rivelatoria, ma è stata anche transitoria e preparatoria: tirare nuovamente le fila in un unico ambiente gioverà senz'altro in termini di qualità per lo scontro finale con il Sottosopra, che vedremo nella quinta e ultima stagione, per la quale dovremo probabilmente aspettare fino alla fine del 2023. Ma intanto, tornando a questa stagione, mi è piaciuta la virata horror, con una evidente e apprezzabilissima ispirazione a Nightmare, tant'è che c’è anche un piccolo cameo di Robert Englund (lo storico interprete di Freddy Krueger), convincenti i nuovi ingressi, lodevole l'uso delle musiche (e di una in particolare), riuscito il villain, forse ripetitivo lo script e la durata è eccessiva, però che scarica di adrenalina, che bellezza! Voto: 8

14 commenti:

  1. Beh, i Lego erano già famosissimi ai nostri tempi, altro che "ultimamente in voga". 😅

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci sono programmi televisivi, nuovi fantasmagorici set, fiere e quant'altro, è scoppiata la LEGO mania negli ultimi tempi.

      Elimina
  2. Da Maniac mi aspettavo tanto, vista la regia di Fukunaga, ma mi è risultato un mezzo pastrocchio - di cui ricordo ben poco 😕

    Zero invece è sempre molto bravo, non c'è che dire, ma mi è sembrato tutto «già detto»...

    Su Strane Faccende invece non inizio neppure 🤣😂

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Abbastanza confuso sì, il regista non ispirandomi comunque granché mi ha convinto solo in parte.
      Effettivamente la serie è molto simile al film, diciamo che l'animazione fa decisamente un migliore effetto.

      Elimina
  3. D'accordissimo per i voti delle serie che ho visto anch'io: Stranger Things, Upload, Boba Feet, Strappando lungo i bordi. A proposito di quest'ultima, hanno già annunciato che non faranno un vero e proprio seguito ma un'altra storia, anche se ci sarà molto probabilmente l'alter ego di Zerocalcare come in questa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh non seguo i suoi fumetti o quant'altro, l'importante è che venga bene.

      Elimina
  4. Come sai attendo di vedere la quarta stagione di Stranger Things... devo solo finire alcune altre cose che mi occupano le serate e poi mi ci dedico completamente! xD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E ti ci vorrà anche parecchio, l'ultima puntata da 2 ore e mezza è bellissima ma lunghissima :D

      Elimina
    2. Non mi scoraggiareeee... xD
      In verità ho visto che cmq tutta la quarta serie ha episodi più lunghi di circa 30 minuti rispetto le precedenti ma mi impegnerò e ce la farò.. xD

      Elimina
    3. Non è per scoraggiarti ma per prepararti al meglio ;)

      Elimina
  5. Strappare lungo i bordi è stata davvero un trionfo, il ritorno ad atmosfere che forse nelle ultime opere di Calcare si erano un po' perse, per questo l'ho trovata fresca, commovente e coinvolgente. Cosa che, ahimé, non posso dire dell'ultima stagione di Stranger Things. Al netto di alcuni momenti emozionanti, soprattutto nella seconda parte, c'è stato pochissimo sviluppo dei personaggi e ancor meno coraggio da parte dei creatori (quando la finiranno di creare sacrifici umani ad hoc che durano il tempo di una stagione per evitare di perdere personaggi principali e "offendere" gli spettatori? E va bene, il destino di *omissis* è orribile, ma se non lo usano come mezzo per far tornare Vecna nella prossima stagione i Duffer sono davvero dei fessi); ho apprezzato moltissimo la parte russa con Joyce e Hopper e mi sono commossa davanti ai problemi di Will ma per il resto ho preferito le altre stagioni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le opere di Zerocalcare sì, qualcun'altra potrei o dovrei leggere, ma questa serie è già il Top, forse non mi conviene...
      Ci sarebbe tanto da dire, anche troppo e inutilmente, sta di fatto che tra le ottime stagioni tutte è anche per me quella che ho preferito meno.

      Elimina
  6. Hai detto bene, odiato Hello Kitty!
    Upload potrebbe piacermi, almeno la prima stagione vorrei provarla ma ho altre priorità (miniserie per di più, che non sfracellano con allunghi di brodo anche se c'è il rischio di risultare film dilungati e non è un bene).
    Le altre, a parte Stranger Things (prima o poi ma più poi perché ho un problema con le serie che vanno di moda), non le conosco o non mi interessano, forse giusto Just Beyond per la somiglianza con Piccoli Brividi, gli episodi slegati potrei prenderli in mano quando non ho nulla da fare, tipo AHSs, senza starmi a ricordare cosa è accaduto prima e facendo passare anche settimane o mesi uno dall'altro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Abbiamo tutti delle priorità, soprattutto in campo cinematografico e televisivo, quindi capisco e ci sta ;)
      Beh insomma c'è differenza, ma sono comunque episodi niente male, mentre per quanto riguarda Stranger Things ti assicuro che la moda è relativa, è una serie davvero fantastica!

      Elimina