martedì 5 luglio 2016

Due giorni, una notte (2014)

Due giorni, una notte (Deux jours, une nuit) è un drammatico film del 2014 scritto, diretto e prodotto dai fratelli Dardenne, con protagonista Marion Cotillard. La storia della pellicola, che ha partecipato in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes, è semplice ma drammaticamente attuale in quanto il tema del lavoro è sempre un tema non facile da gestire ed esporre, anche se qui viene trattato in modo semplice e semplificativo, senza tante spiegazioni. Il film racconta di una situazione che potrebbe capitare a molti, specialmente da quando la catastrofica crisi economica ha bussato alla nostra porta, ovvero come quella di un'operaia, Sandra (Cotillard) di una piccola azienda belga che produce pannelli solari (in crisi per la concorrenza asiatica), che costretta ad assentarsi dal lavoro per un lungo periodo per motivi di salute (depressione) rischia il licenziamento. Ma ciò accadrebbe solamente se gli operai della sua stessa azienda decidono di beneficiare di un bonus di 1000 euro a discapito proprio del licenziamento di Sandra che ad una prima votazione viene accettata. Poiché però secondo la sua collega Juliette la votazione è stata influenzata negativamente dal capo reparto, che deciso a fare gli interessi della proprietà e considerando Sandra inaffidabile per continuare a lavorare, decide e convince a riproporre alla proprietà la votazione. L'accettazione della dirigenza comporterà così l'inizio del peregrinare di Sandra, che, nell'arco di un weekend (da cui il titolo del film), di casa in casa dei compagni di lavoro, cerca di fargli rinunciare al bonus per permettergli di rientrare al lavoro il lunedì successivo. Ma Due giorni e una notte non è solo il tempo che lei ha per convincere i suoi colleghi a rinunciare ad un bonus di mille euro così che lei non venga licenziata dall'azienda ma è la lotta di una donna per tenere stretto il suo posto di lavoro, contro i profittatori e soprattutto contro se stessa, buona e fragile, troppo fragile in una realtà che non prevede spazio per la debolezza. Una vicenda più attuale che mai, poiché considerato quel che succede oggi nel mondo del lavoro non si può escludere che una circostanza del genere, possa verificarsi realmente. E questo mettendo a dura prova noi ma di conseguenza anche le relazioni umane che ne derivano, difatti come l'ipotesi di un esperimento comportamentale (che, di fatto, lo è), rinunceresti ad un bonus del valore di mille euro per evitare il licenziamento di una collega? Se fossi io per 1000 euro ci rinuncerei, non ti cambia mica la vita, certo potrebbe far comodo ma per cosa, per perdere la tua integrità? No, ma probabilmente se questo ipotetico bonus fosse moltiplicato per 100 l'accetterei. Questo è infatti il sunto di questa opera, la risposta a questo dilemma che a sua volta induce a porsi la domanda d'obbligo della pellicola, riuscirà Sandra, la dipendente che rischia di perdere il suo posto di lavoro, a convincere la metà più uno dei suoi colleghi a votare a suo favore rinunciando al bonus?
Questo però è solo lo spunto di partenza di una storia che presenta il notevole vantaggio pratico di condurre immediatamente al centro della vicenda portando a uno sviluppo lineare, che procede per singoli episodi ciascuno con un risultato parziale (la reazione di ciascun dipendente interpellato), e convergendo per sommatoria verso il risultato finale, ma grazie proprio a quel dilemma che anche se il film risulta lento, non puoi che aspettare di vedere la fine per sapere come andrà a finire. La bilancia purtroppo però pende da un'unica parte, gravando sulla psiche di una giovane donna incline al nichilismo, all'arresa e alla sconfitta, in costante paranoia. Che nonostante ciò trova il coraggio di visitare una ad una le persone che hanno votato contro e cercando di convincerle a cambiare idea. Ma senza mai umiliarsi, senza farsi compatire o cercare una pietà che chi le sta difronte non vuole dimostrare. Armata solo di una gracile speranza Sandra chiede solo quello che le spetta, tenere il suo posto di lavoro e restare nella squadra. Ma tra solidarietà operaia ed egoistici rifiuti alla fine Sandra riuscirà a convincere solo la metà dei suoi compagni, quindi non sufficienti per un suo reintegro. La scena finale vede quindi Sandra allontanarsi dall'azienda mentre parla al telefonino con il marito al quale comunica la sconfitta ma contenta per avere dignitosamente lottato. Due giorni, una notte è perciò un film dal grande impatto emotivo, che ti fa pensare e ti fa arrabbiare constatando che il futuro della nostra società si presagisce sempre più scuro. Crudo, schietto, ruvido proprio come è la realtà che viviamo sulla nostra pelle. Un'analisi cristallina e chirurgica di come il potere dei soldi in tempi di crisi, come una bilancia è in grado di pesare a discapito del valore umano e del suo potenziale ma a favore dei soldi. Punto di forza del film è indubbiamente la notevole interpretazione (in uno dei suoi ruoli migliori per mimesi fisica e psicologica con il personaggio) di Marion Cotillard, premiata con l'European Film Awards (e una nomination all'Oscar), brava e incantevole anche in versione working class totalmente priva di ornamenti, la sua presenza luminosa può valere da sola la visione. Comunque in questo 'porta a porta' che ci accompagna per tutto il film, per tutto l'arco del weekend, dove questa operaia cerca in tutti i modi di riavere il suo lavoro, Sandra chiede soprattutto il suo salario, praticamente la vita. Perché il lavoro è continua motivazione a superare gli ostacoli del quotidiano che, più che all'esterno, si celano dentro, è l'unico modo per sfuggire alla depressione sempre dietro l'angolo. Il desiderio stesso di lavorare le impedisce di lasciarsi andare, ogni pur piccolo successo le dà la forza di continuare, tanto che alla fine il risultato conta meno di quanto ci si aspettasse.
In ogni caso Sandra rappresenta tutti noi, che provati dal destino, lottiamo per mantenere vivo quell'elemento che è ancora in grado di mantenere integra la nostra dignità: il lavoro appunto. E proprio lì dove si lotta per trovare un briciolo di umanità e solidarietà nonché empatia ci si scontra con un muro impossibile d'abbattere. Il muro dei soldi, dell'avidità, dell'egoismo che lacera le relazioni umane, distrugge le persone, e promuove solo ulteriore divisione e distacco. I soldi ci governano e il prezzo che dobbiamo pagare è perciò sacrificare il nostro spirito di solidarietà, umanità, compassione, empatia. La battaglia di Sandra è quindi emblematica, coraggiosa ed importante. Che ci permette in breve tempo di esaminare a fondo quanto siano disposti i nostri concittadini e collaboratori a sacrificare per noi. Il noi versus l'io. Molti infatti e fortunatamente si riconvincono, si dispiacciono e cambiano idea, perché Sandra fa parte del gruppo e non è giusto che venga eliminata. Ma altrettanti si arrabbiano, s'infuriano, etichettandola come una ladra che cerca di rubare i soldi a persone che se li guadagnano col sangue, anziché vedere la realtà di una donna che dopo una grave condizione personale (depressione) sta rischiando di perdere il suo lavoro, la sua sicurezza sul futuro ma anche l'autostima, la determinazione, la fiducia in se stessa. Regia lucida, solida, diretta. Qui siamo di fronte alla purezza e all'essenzialità registiche più assolute, priva di didascalie o sentimentalismi romantici. Una narrazione essenziale, umana, amara e soprattutto reale, dove non esistono spazi per edulcorare o addolcire la pillola dell'amara realtà. Niente colonna sonora per i Dardenne, solo canzoni che ci parlano a singhiozzi dalla radio, insieme ai rumori, e umori, della città. Bisogna inoltre rendere atto che il finale del film non è poi così scontato come si potrebbe supporre e gioca un buon effetto compensativo dopo che il cadenzato procedere della pellicola aveva fugato aspettative in termini di imprevisti. Anche se improvvise virate di tono finiscono per stridere e risultare poco credibili (vedi le reazioni esagerate di alcuni colleghi o l'episodio che porta Sandra all'ospedale, trattato molto superficialmente sia nello svolgersi sia nella veloce risoluzione e superamento della vicenda) il film è abbastanza godibile e neanche così tanto noioso e lento come ci si aspetterebbe. Comunque chi cerca l'evasione, chi cerca il meraviglioso, chi cerca l'intrattenimento non veda questa pellicola che parla di vita vera. "E' un film realistico" (una frase che viene forse pronunciata troppo spesso, e impropriamente) che andrebbe perciò e nonostante non sia un capolavoro d'intrattenimento visto da tutti, forse anche proiettato nelle scuole, perché si tratta di un lavoro potente e attualissimo. Voto: 6,5

6 commenti:

  1. Bello, commovente e con una Cotillard che più brava non si può.
    Mi era piaciuto tantissimo, davvero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì infatti, comunque anche se non l'ho scritto lei mi è sembrata un po troppo sciupata e la sua bellezza oscurata, al contrario della sua bravura che ancora una volta stupisce ;)

      Elimina
  2. Angosciante e bellissimo, foriero di mille domande scomode. Dovrebbero girare più film così...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto forte e d'impatto, soprattutto le reazioni, punto focale della vicenda, sono veramente angoscianti e d'effetto...eh sì dovrebbero infatti ;)

      Elimina
  3. Ne ho sentito parlare benissimo e la tua recensione fa faville e perchè non vederlo?
    L'egoismo pervade tutto il nostro secolo, difficile che per il vil denaro qualcuno sacrifichi anche pochi spiccioli...
    Abbraccione Pietro!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Meglio di quanto mi aspettassi effettivamente..veramente intenso, perché ti fa riflettere e arrabbiare per la deprecabile piega che la nostra civiltà sta prendendo..

      Elimina