Come l'anno scorso e anche tanti anni prima, da quando andavo a scuola, ogni anno ho sempre visto un film sull'Olocausto, argomento delicato e non sempre facile da esporre, in quanto è innegabile che quello che i nazisti hanno fatto nei campi di concentramento è qualcosa di inumano, anzi, disumano, orrendo e scandaloso, che raccontarlo in un film è sempre una sfida. La sfida di raccontare una storia così angosciante senza inevitabilmente provocare nello spettatore disgusto e vergogna nell'assistere impotenti a qualcosa di tremendamente irreale da essere prepotentemente vero. Perché purtroppo è successo ma dobbiamo ricordare, proprio tramite questa Giornata della Memoria, non solo che quello che è successo, è successo davvero, ma che ciò la Storia ricorderà come il momento più nero dell'umanità non ricapiti più, mai più. Comunque se l'anno scorso il film scelto fu una storia di speranza di un ragazzo in fuga dalla guerra, Corri Ragazzo corri, quest'anno è invece capitato una storia che di speranza non ne ha quasi nessuna, cupo, grigio e profondamente crudele, Il figlio di Saul (Saul fia), film del 2015 diretto da László Nemes, film che ha partecipato in concorso al Festival di Cannes 2015, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria e che nel 2016 ha vinto Golden Globe e Premio Oscar come miglior film straniero (Ungheria) e anche il David di Donatello come miglior film dell'Unione Europea. Tutto ovviamente non per caso, perché il film, opera prima di Nemes, è terrorizzante, caotico, sconvolgente, e lascia nello spettatore un senso di sgomento di fronte alla 'fabbrica della morte'. Fabbrica dove 'lavora' Saul Ausländer, membro ungherese del Sonderkommando, un gruppo di prigionieri ebrei isolati dal campo e costretti ad assistere i nazisti nella loro opera di sterminio. Ma mentre sgombera e pulisce una delle camere a gas, Saul vede uccidere dai medici nazisti un ragazzo inspiegabilmente sopravvissuto alla gassificazione. L'uomo, che sostiene che il ragazzo morto sia suo figlio, vuole evitargli la cremazione per offrirgli una degna sepoltura, a questo scopo si mette alla ricerca (affannosa e incessante, forse anche troppa) di un rabbino.
La figura del Sonderkommando, non è mica la prima volta che viene mostrata in una pellicola, ma mai come in questo caso ne diventa principale elemento. Figura di 'transizione' infatti già emersa dalle testimonianze dei sopravvissuti nel documentario di Lanzmann 'Shoah', ma qui questa esplode in tutta la sua durezza, dato che pone le basi per mettere il pubblico in una scomoda posizione, poiché se anche Saul è indubbiamente una vittima, la macchina da presa costringe a guardare con i suoi occhi la realtà deforme circoscrivendola alla sua condizione particolare tesa unicamente alla sopravvivenza del momento ed escludendo quella ritualizzazione della tragedia umana dal punto di vista visivo e sottraendone i passaggi 'spettacolari' più canonici. Forse però tenere l'inquadratura su Saul e sfocare tutto il resto, in maniera che esecuzioni, camere a gas, forni crematori e fosse comuni possano essere solo intuiti, è l'unico modo di parlare della Shoah con un minimo di rispetto. Perché sbatterli in faccia allo spettatore puzzerebbe di ricatto o riderci su e buttare tutto in burla moralmente esecrabile. Ne consegue un registro claustrofobico e opprimente in cui il caos è invisibile ma molto vicino a chi guarda, lo si avverte dai rumori e dalle sfocature dell'immagine, dal disagio interiore che la presenza ansimante e disperata di Saul trasmette, eliminando di colpo tutte le cautele descrittive che altri film hanno prodotto in precedenza adoperando registri diversi, per cercare di rendere più spiegabile ciò che successe. E per fare ciò Nemes mostra quello che nessuno aveva mai mostrato senza neanche farlo vedere, e questo è un merito straordinario del film. Il regista Laszlo Nemes infatti sembra voler dire che l'orrore è irrappresentabile. Poiché in fin dei conti si tratta solo di una fabbrica insensata, quasi come a volte si rivela quella dell'industria capitalistica, perché la morte non finisce mai e allo stesso modo la produzione industriale si inceppa con la saturazione del mercato. Comunque a volte questa tecnica, come i sottotitoli e le voci che non si capisce da dove vengano e chi le dica stonano un po', tutto è caotico, confuso e convulso, anche se tremendamente angosciante, come lo schermo a 4:3.
Angosciante come anche l'apparentemente indifferente volto (attonito, stolido) di Saul (Geza Rohrig) che riempie lo schermo per metà film, dato che la tecnica di ripresa è in close-up sul viso, sulla fronte, sulla nuca di Saul. Saul che fa parte del Sonderkommand ed è costretto a fare la mano d'opera per gli eccidi dei nazisti, illude i prigionieri, li richiude nelle camere a gas, ritira i cadaveri, pulisce. Obbedisce alle urla, si inchina alla minaccia del fucile. Un becchino che dopo quattro mesi di questo infame lavoro non può che perdere ogni tratto di umanità. E invece Saul proprio quando sta per vedere scadere il suo tempo ('siamo tutti morti') compie un gesto simbolico, l'unico possibile di fronte alla follia dello sterminio nazista. Seppellire il cadavere di un figlio che forse non ha mai avuto e che adotta come gesto di protesta di fronte alla pazzia di carnefici e vittime, un gesto che è un pugno chiuso sovversivo buttato in faccia non solo ai tenenti e ai capitani delle SS ma anche un rifiuto a collaborare e di essere complici di una pulizia etnica che ha causato milioni di morti. Di fronte a questi numeri catastrofici, il singolo uomo si oppone con il rispetto del cadavere di un bambino e la sua sepoltura con la preghiera del rabbino. Non importa se il rabbino è farlocco o se il cadavere si perde nel fiume, Saul riacquista quella dignità di essere umano che aveva perso nella vergogna del collaborazionismo. E non importa se l'immagine del biondo bambino è una sua proiezione o una talpa inviata dai tedeschi, Saul finalmente può mettere a fuoco l'ambiente e vederci finalmente chiaro, alla fine della vita quel che conta è avere amato. In lui c'è ancora una scintilla di sentimento umano, che smorza in parte, solo in parte, l'amarezza della vicenda. La vicenda di un uomo, di un padre, che fa di tutto, proprio tutto, anche la scelta moralmente sbagliata di proteggere i morti a discapito dei vivi, fatto che rende un po' tutto assurdo, anche se la ricerca della sepoltura è il velo, è la metafora dell'umanità, della dignità umana che viene preservata, ossessivamente mantenuta fino alla fine. All'uomo potete togliere tutto, anche la vita, ma non l'essenza. Insomma qualcosa di agghiacciante, sconfortante e crudele che riesce nel suo obbiettivo di scuotere ancor di più le coscienze, e anche se avrei preferito vedere un film del tutto diverso, non so puntare sulla rivolta degli internati o espletare la sua funzione di denuncia, Il figlio di Saul è un film che vi consiglio di vedere, per scoprire ancor di più in profondità l'eccidio nazista e le sue folli idee rivoluzionarie. In definitiva pellicola interessante, forte, potente e intensa, ma non eccezionale. Voto: 7
anche noi, alle medie guardavamno sempre un film sul giorno della memoria, perché la nostra profe di lettere è un'appassionata di cinema... forse lo è ancora oggi, chi lo sa...
RispondiEliminaalle superiori, essendo un liceo di stampo di sinistra, è stato esaltato in modo esorbitantemente politico, che non ho mai particolarmente apprezzato
Io invece sia medie che superiori, anzi, più alle superiori che comunque non era liceo...in ogni caso odio la politicizzazione di certi fatti, soprattutto in questo caso poi è alquanto inopportuno..
EliminaPer il giorno della memoria io invece volevo guardare "Storia di una ladra di libri", ma quest'anno mi sentivo proprio angosciata al pensiero...forse per tutte le cose terribili che stanno succedendo proprio in questo periodo qualche regione più su, per altri motivi.
RispondiEliminaCerto è che mi pare incredibile che l'essere umano sia stato così...squallido. Mi chiedo sempre come sia possibile pensare che la nostra vita valga più di quella di chiunque altro. Come ci si possa arrogare il diritto di torturare così per un credo, un pensiero diverso...che orrore..
Devia su Train de vie allora... angosciante ma liberatorio comepochi altri..
Elimina@Paola Non c'è mai in ogni caso un momento giusto per vedere certe cose che solo al pensiero fanno rabbrividire, di come l'essere umano a volte fa davvero il peggio possibile per farsi malvolere dalla natura, ma dobbiamo sforzarci per far in modo di non dimenticare e far in modo che non accada mai più..
Elimina@Franco Già, più speranzoso e meno soffocante..
Io e la mia classe alle superiori guardavamo sempre un film nel giorno della memoria, per non dimenticare l'Olocausto. Ma alcuni film sono davvero struggenti e forti da vedere. Come è possibile che gli uomini hanno compiuto questi orrori?
RispondiEliminaE' una domanda che mi chiedo sempre, ma la risposta è difficile trovarla, soprattutto perché apparteniamo allo stesso mondo..è dentro di noi purtroppo, possiamo e dobbiamo solo reprimere i nostri oscuri istinti, che alcuni nel corso della Storia ed anche adesso in alcuni casi, non riescono a fare...
EliminaComunque certi film sono davvero forti effettivamente, ma alcuni sono davvero bellissimi ed emozionanti il giusto, su tutti La vita è bella..
Hai ragione sulla vomitevole politicizzazione di tutto... non se ne può più davvero... ma purtroppo credo non ne saremmo esenti neanche volendo...
RispondiEliminaEh sì, purtroppo sarà sempre così..
EliminaCiao Pietro come va?
RispondiEliminaMi fa piacere che nelle scuole si ricordi il giorno della memoria con film o con qualsiasi altra cosa ,cosa che purtroppo non succedeva ai miei tempi al di la della riccorenza che comunque non era ancora istituita (ti ricordo i miei 47 anni) e come scrivo non ho ricordo di nessun tipo di commemorazione in particolare.
Ricordo invece che nei primi anni 80 in TV girava uno sceneggiato dal titolo Olocausto (poi ho saputo essere inglese e del quale ho recuperato il DVD)e mi sembra lo facessero di domenica sera ed ea un appuntamento fisso per me e tutta la mia famiglia.
Crescendo , me ne vergogno lo ammetto ,non ho più pensato alla sofferenza del popolo ebreo e a quello che avevano passato durante la seconda guerra mondiale perchè oltre al mio disinteresse fisiologico c'era anche la scuola che non mi aiutava certo a ricordare.
Credo di non avere mai affrontato la persecuzione del popolo ebreo sui banchi di scuola durante le lezioni di storia sia quando ero alle medie che nelle scuole superiori.
Quindi son contento che il giorno della memoria sia stato istituzionalizzato e soprattutto continui ad essere celebrato e ricordato da queste e anche prossime generazioni a venire.
Io ho recuperato il tempo perso quegli anni durante la mia maturità consapevole , mi piace chiamarla così, leggendo , studiando e guardando anche tanti documentari e film legati alla Shoah.
Per quanto riguarda Saul apprezzo molto la tua recensione che considero piuttosto obbiettiva e mi trovo daccordo con quasi tutto quello che hai scritto.
Non considero Saul un eroe come non considero i Sonderkomando totalmente privi di colpe (cito Primo Levi che li chiamava i corvi neri dei forni crematori) e quindi cercare o meglio attribuire delle speranze a un personaggio che secondo me non lo merita è tempo perso.
Pure il corpo del ragazzo morto decide di abbandonarlo al suo destino...io non vedo riscatto nelle geste di Saul ,non vedo la forza dello spirito ebraico che rinasce nelle sue gesta.
Vedo solo un vigliacco che ha deciso di porre fine alla sua vita e non trova il corraggio di farlo da solo.
Ma sono solo mie considerazioni...e tu a differenza di altre recensioni che ho letto riesci a guardare il film con occhi diversi senza farti influenzare da facili e scontate emozioni che a mio avviso possono trarre in inganno.
Bravo anche se forse non la pensiamo allo stesso modo condivido quello che hai scritto al 90 per cento.
A presto
Max
Ciao Max, diciamo che si tira avanti come sempre, spero anche tu :)
EliminaAllora, partiamo dal presupposto che sono passati più di 10 anni da quando andavo a scuola e non so se adesso si parli davvero dell'argomento in tutte le scuole, ma all'epoca era soprattutto grazie alle prof di lettere e Storia che di questo argomento si parlava, anche se già era stato presumibilmente istituzionalizzato, ma era comunque la seconda guerra mondiale e tutto il gravitare intorno l'argomento che mi interessava perché ne sono rimasto sempre affascinato anche se la Shoah è stata tremenda e orrenda..
Per quanto riguarda il film non pensare che anch'io non abbia reputato Saul un vigliacco, anzi, ma a volte bisogna guardare oltre, a quello che realmente vuole farci intendere e capire l'opera in generale, e anche se a volte sembrerebbe portare da una parte ed arrivare ad un'altra, vanno lette le sfumature per cercare la spiegazione giusta, che in ogni caso non è mai certa, ma solo personalmente idealizzata, perciò anche se di pareri diversi va comunque certificato che il film, discreto e potente, fa riflettere e pensare, e questo è già sufficiente..
A presto ;)