Tra tutti i film dedicati ai supereroi Marvel che rientrano nell'universo espanso della suddetta casa cinematografia e fumettistica, quelli di Thor sono, per quanto mi riguarda i meno convincenti, anche se comunque sempre ben fatti, infondo si parla sempre della Marvel. E anche questo terzo capitolo, sebbene sia dal punto di vista visivo nettamente superiore ai primi due, risulta essere sotto tono sul piano narrativo rispetto alla maggior parte degli altri film appartenenti al MCU. Tuttavia è innegabile ormai constatare che i Marvel Studios sono sinonimo di garanzia di ottimo intrattenimento, e anche qui con Thor: Ragnarok, film del 2017 diretto da Taika Waititi, seppur la trama (dove la mitologia nordica si ammanta di scanzonata space opera mantenendo alla base la struttura classica del peplum, da Spartacus a Il Gladiatore, la saga archetipica del legittimo erede al trono ridotto in schiavitù, esiliato dalla madrepatria e costretto a combattere nell'arena mentre l'usurpatore governa con pugno di ferro), oltre ad essere alquanto banale e per alcuni aspetti superficiale, non aggiunga niente di nuovo all'interno dal panorama supereroistico, in particolar modo in quello Marvel (giacché il suo sviluppo risulta ormai quasi canonico e quindi anche prevedibile), l'obbiettivo è raggiunto. Anche se, per quanto il film riesca ad intrattenere e divertire non poco, grazie agli incredibili effetti speciali e alla grande componente artistica che contraddistingue un minimo questo Thor: Ragnarok, manca quella profondità e genialità in più che la Marvel era sempre riuscita a trovare, perché dopo che la controparte DC ha saputo mostrare i muscoli con Wonder Woman, questa mancanza di idee rischia di far sembrare il loro film fin troppo simili l'uno dall'altro e per questo abbastanza dimenticabili se presi singolarmente, e ciò lo dico da grande fan, della suddetta casa produttrice, che negli ultimi loro film ha notato un po' di pigrizia da parte loro di realizzare qualcosa di nuovo e veramente emozionante. Tant'è che qui si va ad imitare, per alcuni aspetti, un precedente loro successo, ovvero Guardiani della Galassia, impossibile infatti non notare la grande somiglianza tra i due film, soprattutto per la nostalgia influenza degli anni '80, qui sottoforma di colori accesi e tipici di quegli anni, inoltre sono presenti anche vari riferimenti ad essi. Però se in GOTG questa influenza è giustificata e contestualizzata è per questo più che godibile, in questo caso è praticamente infondata e quindi, a parere mio un po' fuori luogo.
Con tutto ciò però e comunque non voglio definirlo un brutto film perché semplicemente non lo è affatto ma voglio dire che a questo punto sinceramente dalla Marvel mi aspetto qualcosa di più. Dopotutto nel 2017 e nell'ultimo mio anno il Marvel Cinematic Universe ci, mi ha regalato pellicole del calibro di Guardiani della Galassia Vol.2, che ha riconfermato il genio di James Gunn, e Spider-Man: Homecoming, che ha brillantemente rilanciato al cinema la figura di Spidey nella nuova incarnazione più adolescente di Tom Holland. E quindi, giacché all'appello, per concludere la scorsa stagione cinematografica di casa Marvel (la nuova conta già due film, che ovviamente mi mancano, e uno in uscita), mancava solo l'ultimo film della trilogia dedicata al personaggio di Thor, il tanto acclamato da pubblico e critica, oltreoceano, Thor: Ragnarok, mi aspettavo molto di più, mi aspettavo quello che sulla pellicola si diceva, ovvero che si parlava già di capolavoro visivo, del film più divertente del Marvel Cinematic Universe e del film migliore tra quelli finora realizzati sul personaggio. Ebbene ora che ho visto il film posso (nuovamente) dire di trovarmi d'accordo solo sulla terza affermazione: Thor: Ragnarok (dove sempre bello è vedere nuovamente Anthony Hopkins) è indubbiamente superiore rispetto al primo film diretto da Kenneth Branagh e a Thor: The Dark World. Ma il fatto che sia migliore non lo rende un capolavoro visivo, per quanto esteticamente sia davvero notevole. Per fortuna, come detto, il film offre senza ombra di dubbio un intrattenimento di alto livello (nonostante alcuni difetti, che rivelerò dopo), fa ridere e nel complesso soddisfa. Proprio perché il film intrattiene davvero tanto, anche grazie ad una sceneggiatura che coerentemente riprende quell'ironia e quella comicità ormai tipica dei loro film, aumentandola e trasformando così il film in una vera e propria commedia. Un film che contemporaneamente non fallisce dal punto di vista del ritmo della storia, sempre alto e ben dosato, con una trama comunque accattivante e, seppur parzialmente prevedibile, non troppo difficile da seguire. Inoltre il regista neozelandese Taika Waititi (Selvaggi in fuga, oltre che sceneggiatore di Oceania) dirige con mano sapiente le scene d'azione, mai confuse e molto ben coreografate.
E non sorprende quindi che, per seguire la scia del successo dei Guardiani della Galassia, il regista ha deciso di riportare in auge il Dio del Tuono. E per farlo, decide di iniettare nel diciassettesimo film del MCU una sana dose di colori psichedelici, musiche al sintetizzatore e, soprattutto, tanta azione quanta non se ne vedeva da anni. Da dove parte però la storia di questo terzo atto? Thor (Chris Hemsworth), non più unito agli Avengers dopo gli avvenimenti catastrofici di Age of Ultron, ha appena scoperto non solo che suo fratello Loki è vivo e vegeto, ma anche che la sua terra natia (Asgard) rischia di cadere vittima del Ragnarok, ovvero il "Crepuscolo degli Dei" delle celebri leggende nordiche. Una profezia anticipata dal ritorno di Hela (Cate Blanchett), incarnazione della morte e potentissima guerriera (figlia di Odino, che nel frattempo è scomparso nel Valhalla, e sorella di Thor) che con la sola forza di una mano riesce a distruggere nientemeno che il Mjolnir, l'apparentemente indistruttibile martello di Thor. A cosa porterà tutto questo? Semplice, a un esilio su di un pianeta lontano e sconosciuto, dove un eccentrico despota chiamato Gran Maestro (un Jeff Goldblum in stato di grazia) lo imprigionerà al fine di farlo combattere in un'arena di gladiatori provenienti dallo spazio. E indovinate un po' qual è il campione in carica (a tal proposito è un peccato che i trailer abbiano sciupato tutti i colpi di scena più interessanti compreso soprattutto questo)? L'incredibile Hulk, ormai perennemente in forma mostruosa a scapito del più docile e intelligente Bruce Banner (Mark Ruffalo), nascosto da qualche parte nei meandri della sua mente. Da qui avrà inizio una rocambolesca fuga per la vittoria, al fine di tornare al più presto ad Asgard prima che la perfida Hela distrugga tutto ciò che resta della popolazione. Tuttavia, nulla sarà come sembra, specie quando vi è un alleato come Loki al nostro fianco. Tra cammei assolutamente nonsense (due dei quali, verso le prime battute, vi faranno letteralmente cappottare dalla poltrona), invasioni di altri supereroi dell'universo Marvel (si veda a tal proposito lo "sherlockiano" cammeo del Doctor Strange di Benedict Cumberbatch) e una serie di colpi di scena che più prevedibili non si può, Thor: Ragnarok (e in cui immancabilmente c'è il cammeo di Zio Stan, Stan Lee) scorre via per tutte le due ore e dieci necessarie (forse leggermente troppe vista la "semplicità") ad arrivare ai titoli di coda (incluse le due immancabili scene extra, mid e post credit).
E non sorprende quindi che, per seguire la scia del successo dei Guardiani della Galassia, il regista ha deciso di riportare in auge il Dio del Tuono. E per farlo, decide di iniettare nel diciassettesimo film del MCU una sana dose di colori psichedelici, musiche al sintetizzatore e, soprattutto, tanta azione quanta non se ne vedeva da anni. Da dove parte però la storia di questo terzo atto? Thor (Chris Hemsworth), non più unito agli Avengers dopo gli avvenimenti catastrofici di Age of Ultron, ha appena scoperto non solo che suo fratello Loki è vivo e vegeto, ma anche che la sua terra natia (Asgard) rischia di cadere vittima del Ragnarok, ovvero il "Crepuscolo degli Dei" delle celebri leggende nordiche. Una profezia anticipata dal ritorno di Hela (Cate Blanchett), incarnazione della morte e potentissima guerriera (figlia di Odino, che nel frattempo è scomparso nel Valhalla, e sorella di Thor) che con la sola forza di una mano riesce a distruggere nientemeno che il Mjolnir, l'apparentemente indistruttibile martello di Thor. A cosa porterà tutto questo? Semplice, a un esilio su di un pianeta lontano e sconosciuto, dove un eccentrico despota chiamato Gran Maestro (un Jeff Goldblum in stato di grazia) lo imprigionerà al fine di farlo combattere in un'arena di gladiatori provenienti dallo spazio. E indovinate un po' qual è il campione in carica (a tal proposito è un peccato che i trailer abbiano sciupato tutti i colpi di scena più interessanti compreso soprattutto questo)? L'incredibile Hulk, ormai perennemente in forma mostruosa a scapito del più docile e intelligente Bruce Banner (Mark Ruffalo), nascosto da qualche parte nei meandri della sua mente. Da qui avrà inizio una rocambolesca fuga per la vittoria, al fine di tornare al più presto ad Asgard prima che la perfida Hela distrugga tutto ciò che resta della popolazione. Tuttavia, nulla sarà come sembra, specie quando vi è un alleato come Loki al nostro fianco. Tra cammei assolutamente nonsense (due dei quali, verso le prime battute, vi faranno letteralmente cappottare dalla poltrona), invasioni di altri supereroi dell'universo Marvel (si veda a tal proposito lo "sherlockiano" cammeo del Doctor Strange di Benedict Cumberbatch) e una serie di colpi di scena che più prevedibili non si può, Thor: Ragnarok (e in cui immancabilmente c'è il cammeo di Zio Stan, Stan Lee) scorre via per tutte le due ore e dieci necessarie (forse leggermente troppe vista la "semplicità") ad arrivare ai titoli di coda (incluse le due immancabili scene extra, mid e post credit).
La comicità, si diceva. Sì, perché Taika Waititi non ha di certo risparmiato una vena umoristica esagerata per il suo Ragnarok (le numerosissime, in alcuni casi anche troppe, gag e battute funzionano, a parte qualcuna, e riescono a divertire molto), tanto che il personaggio di Cate Blanchett è forse l'unica parentesi "seria" dell'equazione (assieme anche al personaggio di Idris Elba). Ciò è un male per l'economia generale del film? Niente affatto: nonostante una semplicità di fondo che avrà forse fatto storcere il naso ai puristi delle sceneggiature complicate (ma quale film del MCU le ha veramente dopotutto?), Thor: Ragnarok viaggia che un piacere, sorprendendo continuamente lo spettatore. Il senso di stupore dopo una battaglia tra divinità nordiche, con in sottofondo le note di "Immigrant Song" dei Led Zeppelin, mentre un esercito di cavalieri non morti viene fatto a pezzi da colpi di mitragliatore (uno per mano, per la precisione) non è certo qualcosa che si vede tutti i giorni. Soprattutto, non in questi modi e in questi termini. E nonostante più volte baleni in testa la domanda "cosa diamine ho appena visto?" alla fine della fiera tutto ha un senso e tutto ha una logica nell'universo psichedelico e un po' scanzonato di Thor: Ragnarok. I Marvel Studios hanno ormai creato un microcosmo a parte, e pretendere una certa coerenza stilista in prodotti come questo è sicuramente più sensato che trovarne una narrativa. Parliamo di dei del Valhalla che prendono a martellate demoni infuocati alti come un grattacielo, c'è davvero la possibilità che la sospensione dell'incredulità ne risenta? Per il resto, Chris Hemsworth è ormai legato visceralmente al personaggio di Thor (capelli corti a parte), così come Tom Hiddleston, Tessa Thompson (nei panni di una muscolare Valchiria) e Karl Urban (Skurge) sono tutt'uno coi loro personaggi. E il film ne guadagna e non poco. Tutto perfetto, quindi? Ovviamente no: pur non ambendo a chissà quali vette di eccellenza, questo terzo capitolo viaggia su toni fin troppo demenziali, con tutta una serie di siparietti che avvicinano pericolosamente il tutto a uno Scemo & più Scemo, piuttosto che a una pomposa diatriba tra divinità vendicative. Ma fortunatamente, la linea di confine tra il divertimento e l'idiozia gratuita non viene mai oltrepassata, sfortunatamente tuttavia i difetti non si fermano qui.
I personaggi infatti (eccezion fatta per lo stesso Thor, che qui subisce una notevole e inaspettata evoluzione, ed alcuni altri già citati) soffrono di una caratterizzazione spesso superficiale. Loki, interpretato dal solito Tom Hiddleston ormai è diventato una macchietta intrappolata nel solito schema "tradisco-faccio il buono-tradisco ancora-ma forse sono comunque un po' buono sotto sotto", già visto fin troppe volte sullo schermo e ormai non più così efficace. Salvo qualche momento interessante, la sua presenza si riduce ad una serie di siparietti ormai obbligati, in virtù dell'affetto che il pubblico nutre verso di lui. Hulk (in una versione molto loquace e divertente, decisamente anomala, ma non per questo sgradita) invece stupisce, perché nel film è estremamente presente proprio come creatura: Mark Ruffalo (a tal proposito tra lui ed Hemsworth emerge un'interessante sinergia dovuta da una buona chimica tra i due attori e personaggi), nei panni di Bruce Banner, compare ma nemmeno tanto come avrei pensato. Si cerca invece di esplorare Hulk come personaggio, mettendo a nudo il suo desiderio di apprezzamento e la difficoltà nel gestire una rabbia tanto incontrollabile. Viceversa mi duole constatare, purtroppo, che sul fronte villain, dopo l'interessante Ego interpretato da Kurt Russell in Guardiani della Galassia Vol. 2 e l'inquietante Avvoltoio di Michael Keaton in Spider-Man: Homecoming, abbiano fatto un passo indietro. Hela, la Dea della Morte che ha il volto di Cate Blanchett (sempre e comunque splendida), è una cattiva insipida, tanto carismatica a livello di presenza scenica quanto povera di approfondimento psicologico. La storia che la riguarda è raffazzonata, spiegata in modo approssimativo e anche poco credibile, senza contare che ciò che lei fa avviene mentre Thor è altrove e il film ci mostra ciò che lo riguarda, lasciandoci intendere ciò che accade ad Asgaard nel frattempo fuori campo. Questo porta ad un'apparizione non poi così ben distribuita di Hela, che fondamentalmente compare in tre o quattro scene più il finale. Per il resto, vale quanto scritto poco sopra: aspettatevi una narrazione seria e composta e rimarrete delusi. Preparatevi invece a due ore di zucchero negli occhi e tante (molte) risate. Solo così potrete godere appieno di una pellicola eccentrica come Thor: Ragnarok.
Dopotutto non mancano certamente le sorprese, questo bisogna ammetterlo, e nel complesso Thor: Ragnarok non è un brutto film, ma per quanto mi riguarda non è né uno dei migliori cinecomic dell'anno, né tantomeno uno dei migliori tra quelli del Marvel Cinematic Universe, perché si basa anche più del solito sulla forma, accantonando la sostanza. Ciò darebbe meno fastidio se non fosse che gli spunti per creare una storia d'impatto effettivamente c'erano e questo viene dimostrato negli ultimi venti minuti, pregni di un'atmosfera che mi sarebbe piaciuto vedere per l'intero film. Se avessero infatti sfruttato l'aura epica propria del personaggio e del mondo in cui si muove, avrebbero potuto realizzare un film con una sua fortissima e unica identità, senza bisogno di appoggiarsi ad un'estetica già vista e per giunta eccessivamente lontana da quella che lo ha sempre contraddistinto. Sì perché è inutile girarci intorno, Thor: Ragnarok è imperfetto (soprattutto per colpa di alcuni problemi in fase di sceneggiatura, spesso e volentieri difatti si perde lo scopo principale del film e non si avverte quel senso di "apocalisse imminente", con l'humor e le situazioni più inaspettate che in diverse occasioni la fanno da padrone, anche esagerando con alcune forzature che si potevano tranquillamente evitare), però la scenografia ed i momenti comici riusciti bene spingono l'insieme ben oltre il muro della sufficienza rendendolo un film da vedere. Perché in definitiva, e nonostante tutto, Thor: Ragnarok è il sequel che non ti aspetti: vibrante, visivamente straordinario e con alcuni momenti di pura azione che rimanderanno alla memoria alcune celebri pellicole d'azione degli anni '80 e '90. Ma come anticipato in più riprese, attenzione però alle vostre aspettative, perché se cercate coerenza narrativa e personaggi sobri e con un background convincente, questo non è il film che fa per voi. Se invece non prendete tutto sul serio, e siete pronti ad abbandonarvi a un turbinio di colori e altrettante battutine (forse anche troppe), questo lo è. Anche perché grazie al ritmo generale (e nonostante le oltre due ore), questo bel film (che assicura un'intrattenimento di alto livello), non annoia mai. Voto: 7
Io dico solo che per fortuna è arrivato Infinity War a ridare dignità a Thor, ché qui come Zio del tuono non si può proprio vedere. Con tutto il bene che voglio a Waititi, eh.
RispondiEliminaNon che qui sfiguri però, anzi, sinceramente meglio questo che quello con quegli irritanti capelloni..
EliminaA me questo film è piaciuto all'ennesima potenza, non mi ha mai annoiato! Probabilmente è una cosa caratteriale, ma francamente preferisco 100 volte un cinecomic così piuttosto che Black Panther!
RispondiEliminaMagari direi di no ad un cambio totale di rotta verso film solo come questo Thor, ma ogni tanto una cosa del genere può solo farmi piacere!
Mi mancano sia Infinity War di cui sopra che Black Panther, quindi non saprei confrontarli, però una cosa è certa, che l'intrattenimento, nonostante cambiamenti, cambio di rotte o quant'altro, è sempre garantito, e questo può bastare ;)
EliminaNo, non l'avevo capito per niente che sei d'accordo con me :D
RispondiEliminaE chi l'ha detto questa scempiaggine del "Cinepanettone"? Mettere insieme a quella parola la Marvel è una bestemmia, perché certo è banale, un po' demenziale, ma tutto il resto è ok ;)
Vorrei fare lo snob della situazione, ma direi una bugia. Pur con i suoi difetti, mi ha divertito non poco. Sono quasi morto quando a Thor viene riservato lo stesso trattamento del fratello nel primo Avengers. E se poi mi piazzi i Led Zeppelin . . .
RispondiEliminaLo stesso è successo anche a me, tuttavia nel complesso e alla fine, i difetti fanno abbassare il voto finale, che in ogni caso è, giustamente, ben più che sufficiente ;)
EliminaEh si, pure per me il migliore della trilogia dedicata all'Avenger più noioso che qui si riscopre anche un simpaticone! Funziona ma... pur non schierandomi dalla parte di chi lo ha condannato duramente, non mi ha convinto molto questo nettissimo cambio di toni all'interno di una trilogia. Preso singolarmente non è così male come si dice :)
RispondiEliminaNon è assolutamente male infatti, anche se, rispetto a tanti altri migliori della Marvel, questo è un piccolo passo indietro ;)
EliminaMi è capitato facendo zapping, il duello con Hulk nell'arena... stenderei n velo pietosissimo... ma è proprio tutto il genere che faccio fatica a digerire, allora meglio Trasformers...
RispondiEliminaMeglio Transformers No! Ok, che non ti piace ma non diciamo cavolate..
EliminaUno dei film che mi ha convinto meno dell'MCU. Poi é arrivato Black Panther che si è preso il primo posto...
RispondiEliminaSì, è quello meno convincente degli ultimi anni, eppure è in confronto all'universo della DC una spanna sopra...
EliminaSpero ti sbagli su Black Panther, altrimenti un'involuzione sarebbe preoccupante, anche per il futuro..