Ho visto da qualche giorno, per rispondere alla richiesta della combriccola di blogger cinefili di vedere e recensire un film con protagonista una "maschera", Hush, film del 2016 diretto da Mike Flanagan già regista di Oculus e di Somnia. Ebbene dico subito che il film mi è piaciuto nella sua sobria semplicità, l'ora e mezza scarsa di durata è passata in un baleno senza mai annoiare. E' un classico home invasion, tipo quelli dentro la casa devono difendersi da quelli fuori, che non si discosta molto dall'archetipo del genere e con una trama ridotta all'osso, che ruota tutto attorno alla lotta tra preda e cacciatore. Tuttavia, il particolare più interessante della classica storia della giovane e promettente scrittrice che vive in una casa isolata nei boschi ma che si ritroverà improvvisamente attaccata da un uomo mascherato, che sarà ovviamente l'inizio di una lenta ma inesorabile caccia in cui nulla è come sembra, è che la nostra protagonista femminile è sordomuta a causa di una meningite contratta all'età di 13 anni. La sua disabilità fisica, come già nel personaggio principale dell'horror Don't Breathe (il protagonista era cieco), giocherà difatti un ruolo centrale all'interno dell'intera trama dove lo stereotipo della "vittima con disabilità" sarà più volte sovvertito. La questione del sovvertimento degli stereotipi (una tendenza riscontrabile in molto cinema horror da un po' di anni a questa parte) non è però il solo punto di forza della vicenda. Il regista, infatti, riesce a mettere in piedi una piccola perla grazie a un uso sapiente di alcuni elementi presi direttamente dagli slasher classici, mescolati con arguzia e un pizzico di coraggio ad altre caratteristiche più di stampo moderno. Egli difatti, specialista e molto attivo nel campo dell'horror, anche se dal suo esordio positivo di Oculus e del discreto Somnia ha fatto un passo falso con Ouija - L'origine del male, sembra aver ben imparato bene (sin troppo!) la lezione di Wes Craven riepilogata ed estrinsecata con cura in Scream e nei successivi seguiti, e firma un horror classico e puro giocato tutto sullo scontro frontale tra un nemico potente, ed una vittima che ha solo la possibilità di temporeggiare per evitare il peggio.
Un bel film horror, semplice, diretto, senza fronzoli, che intrattiene dall'inizio alla fine senza avere particolari ambizioni di fare altro. Perché senza inventare chissà cosa ma anche senza appoggiarsi su scappatoie banali e centrando alla perfezione il nucleo del racconto, inoltre ci sono idee azzeccate e ben sviluppate e, soprattutto, c'è un film che funziona e diverte dall'inizio alla fine, il regista, che abilmente mescola e mette in scena una serie di elementi risaputi e già visti, che trova nel montaggio essenziale, fluido e ben ritmato (con inoltre un buon dosaggio ed accumulo di suspense) un ottimo alleato, tutti elementi che rendono la visione tesa e avvincente fino all'ultimo fotogramma, firma un film che può soddisfare chiunque. Un film che spoglia il genere di tutto il superfluo (non ci sono motivazioni fortunatamente ne spiegazioni filosofiche sul perché l'assassino sia tale, non ci sono pipponi messi in bocca allo psicopatico come a volte invece accade, ne approfondimenti psicologici), la protagonista può arrendersi o lottare, decide di lottare, di vendere cara la pelle, nonostante il suo handicap, nonostante non possa sentire da dove arrivi il pericolo. Il suo antagonista fa un ingresso inquietante, come inquietante è la maschera che indossa (una maschera che ricorda un po' quella della saga Venerdì 13 un po' quello di Scream) e che si leva dopo pochi minuti lasciando scoperta una faccia comune, innocua, un po' da sfigato. Come a ricordarci che il male è, in fondo, sempre banale (tuttavia secondo me era meglio se non venisse mostrato il suo volto, almeno non subito, invece no, vabbè). Il regista lascia da parte il mistero, le trovate rumorose, i colpi di scena, fa invece un film sobrio e realistico nel senso che, una volta accettato il fatto che il killer non ha nessuna motivazione ad uccidere la sventurata protagonista, ogni cosa che succede è assolutamente credibile e concreta. Non solo, il film, che sta tutto qui, nella lotta per la sopravvivenza di una protagonista che non parla e non sente contro un nemico apparentemente più forte, sfrutta benissimo e in maniera interessante proprio le disabilità della protagonista, che sono da spunto per alcune scene relativamente nuove per il genere, varie trovate di regia e sceneggiatura, che giocano con la percezione tanto della protagonista, quanto dello spettatore.
Questo perché il regista fortunatamente (che inoltre indugia in diverse scene facendoci credere che sia proprio arrivata alla fine, per poi rigirare le carte) evita gli spaventi forzati a botte di Jumpscare, rinuncia anche alla soluzione facile di mettere monologhi in bocca al cattivo e tira fuori un'ora e mezza scarsissima in cui ci saranno al massimo venti minuti di dialoghi. Tutta la parte centrale fa salire la tensione giocando sui silenzi, sulle azioni dei personaggi, su un utilizzo rarefatto delle musiche, su un ritmo perfetto, su una gestione eccellente e sempre chiara degli spazi e su qualche piccolo colpo di scena. La protagonista si arrangia come può, non diventa mai una macchina da guerra in stile You're Next ma riesce a dare un senso alla sfida con un pizzico d'inventiva, creando le giuste dinamiche perché funzioni tutto fino alla fine (intuisce che l'unica possibilità di salvezza consiste nel resistere, aguzzare l'ingegno, e fare di necessità virtù, sfruttando le proprie vulnerabilità in modo che si traducano in punti di forza in grado di sorprendere lo spietato assassino seriale). C'è anche qualche sorpresa, un pizzico di humour nero, il minimo sindacale di azione e un finale che funziona senza inventare nulla. Ecco, siamo sostanzialmente da quelle parti: un film che funziona senza inventare nulla, o senza inventare nulla di clamoroso, ma che fa discretamente il suo compito. E tuttavia non tutto è perfetto, anzi, perché questa vicenda segue un filo narrativo molto old school in cui il nostro carnefice cercherà in ogni modo di abbattere la vittima predestinata che però prenderà mano a mano coraggio e cercherà di rispondere colpo su colpo agli attacchi del suo assalitore. Una modalità che potrebbe far storcere il naso a quegli appassionati che amano gli horror sincopati tutti sangue e morti splatter, ma in tal senso va aggiunto però che il film è come un sigaro, ovvero va gustato lentamente e senza aver la pretesa di finirlo in due sole boccate. Lo stesso regista, fin dall'inizio, adotta infatti un ritmo lento e all'apparenza piatto che però, sotto sotto, nasconde una volontà ben precisa: preparare lo spettatore a ciò che avverrà nel secondo e terzo atto. Proprio il terzo atto è forse l'unico, vero punto dolente dell'intera opera. Il film, della durata di "soli" 81 minuti, avrebbe potuto puntare con maggior decisione verso una chiusura più decisa, più netta.
Con l'arrivo del fidanzato dell'amica della protagonista, interpretato dal pur bravo Michael Trucco (già visto nel non disprezzabile The Bye Bye Man), il piccolo "giochino" creato fino a quel momento inizia a perdere colpi e la dinamica "a tre" non riesce a funzionare come, invece, riusciva l'uno contro uno che caratterizza l'intera prima parte dell'opera. Continuando a parlare di attori, un plauso va alla protagonista Kate Siegel che è anche coautrice della sceneggiatura insieme al regista (lei già vista in Ouija 2). La donna, classe 1982, riesce nell'intento di rendere il personaggio di Maddie credibile e profondamente ricco di sfaccettature. Ella è infatti brava nel sapere esprimere unicamente con gli occhi e con il linguaggio del corpo le molteplici emozioni vissute dal suo alter ego, al punto da oscurare un po' il meno memorabile antagonista interpretato da John Gallagher Jr, anche se per lui è un habitué farsi ricordare poco, come successo in 10 Cloverfield Lane e The Belko Experiment, due film però al contrario abbastanza memorabili. E insomma Hush (terribile il sottotitolo italiano: Il terrore del silenzio) è un film che lascerà anche gli spettatori più esigenti soddisfatti e contenti. Grazie a una regia curata (il merito maggiore di Mike Flanagan è quello di mettere in moto un home-invasion utilizzando due soli personaggi, quattro, se vogliamo essere pignoli e contare due brevi apparizioni, rendendo una sceneggiatura in apparenza assurda piuttosto plausibile) e a un prova attoriale maiuscola, la pellicola riesce nel suo intento: spaventare non a colpi di "effettacci" ma grazie a brividi sottili che, come lame taglienti, si insinuano sotto pelle e fanno rimanere gli spettatori incollati allo schermo. Una pellicola, un prodotto di genere, e come tale molto fine a se stesso, ma in grado di soddisfare, se non addirittura entusiasmare, gli amanti delle atmosfere tese, garantendo uno sviluppo impeccabile e una dinamica dell'azione concitata e saldamente costruita sul personaggio principale, che la giovane attrice Kate Siegel impersona con una convincente caratterizzazione e una mimica generosa e credibile, resa indispensabile dalle circostanze del contesto di partenza, che la sceneggiatura sceglie saggiamente di farci intuire, senza rivelarci esplicitamente nulla nel suo incipit, con saggio risparmio di inutile pedanteria. In definitiva, horror godibile che scorre liscio come l'olio, che mescolando molti elementi old school a suggestioni più moderne convince sotto molti punti di vista. Voto: 7
Questo perché il regista fortunatamente (che inoltre indugia in diverse scene facendoci credere che sia proprio arrivata alla fine, per poi rigirare le carte) evita gli spaventi forzati a botte di Jumpscare, rinuncia anche alla soluzione facile di mettere monologhi in bocca al cattivo e tira fuori un'ora e mezza scarsissima in cui ci saranno al massimo venti minuti di dialoghi. Tutta la parte centrale fa salire la tensione giocando sui silenzi, sulle azioni dei personaggi, su un utilizzo rarefatto delle musiche, su un ritmo perfetto, su una gestione eccellente e sempre chiara degli spazi e su qualche piccolo colpo di scena. La protagonista si arrangia come può, non diventa mai una macchina da guerra in stile You're Next ma riesce a dare un senso alla sfida con un pizzico d'inventiva, creando le giuste dinamiche perché funzioni tutto fino alla fine (intuisce che l'unica possibilità di salvezza consiste nel resistere, aguzzare l'ingegno, e fare di necessità virtù, sfruttando le proprie vulnerabilità in modo che si traducano in punti di forza in grado di sorprendere lo spietato assassino seriale). C'è anche qualche sorpresa, un pizzico di humour nero, il minimo sindacale di azione e un finale che funziona senza inventare nulla. Ecco, siamo sostanzialmente da quelle parti: un film che funziona senza inventare nulla, o senza inventare nulla di clamoroso, ma che fa discretamente il suo compito. E tuttavia non tutto è perfetto, anzi, perché questa vicenda segue un filo narrativo molto old school in cui il nostro carnefice cercherà in ogni modo di abbattere la vittima predestinata che però prenderà mano a mano coraggio e cercherà di rispondere colpo su colpo agli attacchi del suo assalitore. Una modalità che potrebbe far storcere il naso a quegli appassionati che amano gli horror sincopati tutti sangue e morti splatter, ma in tal senso va aggiunto però che il film è come un sigaro, ovvero va gustato lentamente e senza aver la pretesa di finirlo in due sole boccate. Lo stesso regista, fin dall'inizio, adotta infatti un ritmo lento e all'apparenza piatto che però, sotto sotto, nasconde una volontà ben precisa: preparare lo spettatore a ciò che avverrà nel secondo e terzo atto. Proprio il terzo atto è forse l'unico, vero punto dolente dell'intera opera. Il film, della durata di "soli" 81 minuti, avrebbe potuto puntare con maggior decisione verso una chiusura più decisa, più netta.
Con l'arrivo del fidanzato dell'amica della protagonista, interpretato dal pur bravo Michael Trucco (già visto nel non disprezzabile The Bye Bye Man), il piccolo "giochino" creato fino a quel momento inizia a perdere colpi e la dinamica "a tre" non riesce a funzionare come, invece, riusciva l'uno contro uno che caratterizza l'intera prima parte dell'opera. Continuando a parlare di attori, un plauso va alla protagonista Kate Siegel che è anche coautrice della sceneggiatura insieme al regista (lei già vista in Ouija 2). La donna, classe 1982, riesce nell'intento di rendere il personaggio di Maddie credibile e profondamente ricco di sfaccettature. Ella è infatti brava nel sapere esprimere unicamente con gli occhi e con il linguaggio del corpo le molteplici emozioni vissute dal suo alter ego, al punto da oscurare un po' il meno memorabile antagonista interpretato da John Gallagher Jr, anche se per lui è un habitué farsi ricordare poco, come successo in 10 Cloverfield Lane e The Belko Experiment, due film però al contrario abbastanza memorabili. E insomma Hush (terribile il sottotitolo italiano: Il terrore del silenzio) è un film che lascerà anche gli spettatori più esigenti soddisfatti e contenti. Grazie a una regia curata (il merito maggiore di Mike Flanagan è quello di mettere in moto un home-invasion utilizzando due soli personaggi, quattro, se vogliamo essere pignoli e contare due brevi apparizioni, rendendo una sceneggiatura in apparenza assurda piuttosto plausibile) e a un prova attoriale maiuscola, la pellicola riesce nel suo intento: spaventare non a colpi di "effettacci" ma grazie a brividi sottili che, come lame taglienti, si insinuano sotto pelle e fanno rimanere gli spettatori incollati allo schermo. Una pellicola, un prodotto di genere, e come tale molto fine a se stesso, ma in grado di soddisfare, se non addirittura entusiasmare, gli amanti delle atmosfere tese, garantendo uno sviluppo impeccabile e una dinamica dell'azione concitata e saldamente costruita sul personaggio principale, che la giovane attrice Kate Siegel impersona con una convincente caratterizzazione e una mimica generosa e credibile, resa indispensabile dalle circostanze del contesto di partenza, che la sceneggiatura sceglie saggiamente di farci intuire, senza rivelarci esplicitamente nulla nel suo incipit, con saggio risparmio di inutile pedanteria. In definitiva, horror godibile che scorre liscio come l'olio, che mescolando molti elementi old school a suggestioni più moderne convince sotto molti punti di vista. Voto: 7
Come anticipato all'inizio post, il film fa parte rassegna carnevalesca proposta dagli amici cinefili, ed ecco quindi il banner e i partecipanti.
Marco Contin de La stanza di Gordie il 28 febbraio
Alfonso Maiorino del blog Non c'è paragone il 2 marzo
StepHania Loop del blog Delicatamente perfido il 3 marzo
Alessandra Muroni del blog Director's cult il 4 marzo
Cassidy de La Bara Volante il 5 marzo
Kris Kelvin del blog S O L A R I S il 5 marzo
Alfonso Maiorino del blog Non c'è paragone il 2 marzo
StepHania Loop del blog Delicatamente perfido il 3 marzo
Alessandra Muroni del blog Director's cult il 4 marzo
Cassidy de La Bara Volante il 5 marzo
Kris Kelvin del blog S O L A R I S il 5 marzo
Fortuna che ci sono i tuoi post a ricordarmi che ho visto "Ouija - L'origine del male", e non mi è piaciuto affatto. Io l'avevo completamente rimosso.
RispondiEliminaComunque questo film non mi ispira, anche se è nettamente migliore rispetto all'altro.
Il banner per la rassegna, invece, mi piace un sacco, e mi ricorda "50 sfumature di grigio". Ahahaha :P
E continua a non ricordarlo, è meglio così :D
EliminaNon passa in tv, ma se passa però ti consiglierò di vederlo, e sicuramente t'ispirerà ;)
Un ricordo che era meglio non menzionare, ora comincio ad odiarlo questo banner :D
Ahah
EliminaComunque non ho mai visto quel film, nè ho letto il libro.
Non vorrei rovinarmi la reputazione.. 😂😂
Io purtroppo sì, e devo vedere anche il terzo (non lascio mai le cose a metà lo sai), povero me..
Elimina"Ouija" era stato indubbiamente un grosso passo falso, peccato anche perché aveva coinvolto un'attrice moderatamente bravina come Olivia Cooke, io comunque continuo a fare il tifo per Flanagan, secondo me potrebbe essere uno dei nomi su cui puntare per il futuro.
RispondiEliminaFuturo? Il presente è già qui e lui c'è, e questo suo film (anche se è venuto prima) ne è la prova, deve solo evitare di farsi ingolfare nuovamente da film come Ouija ;)
EliminaGià, almeno qualcosa di originale c'è e si vede, e si sente, più o meno ;)
RispondiEliminaConfesso che ignoravo l'esistenza di questo film... ma il bello di queste iniziative è proprio la scoperta di nuove opere! Prendo nota ;)
RispondiEliminaPensa che io appunto l'ho scoperto grazie ad alcune recensioni positive lette nella blogosfera ;)
EliminaL'ho visto qualche tempo fa, ma dovrei rivederlo per ricordare meglio come va a finire...Tuttavia ricordo che mi era piaciuto, motivo in più per rivederlo...
RispondiEliminaNo per rovinarti la sorpresa ma non è difficile immaginare il finale :D
EliminaTuttavia rivederlo non sarebbe un errore ;)
No, questo film non mi incuriosisce.
RispondiEliminaE fa niente, non me la prendo mica ;)
Eliminae ci mancherebbe ;)
EliminaL'ho adorato, come tutte le opere di Flanaghan finora! :)
RispondiEliminaA me mancano le sue ultime due opere e proprio non mi è piaciuto Ouija, però sì, è un regista valido ;)
EliminaA me i film con i maniaci fanno paura insieme ai clown, quindi questo (che dovrei averlo nel catalogo di Netflix), però sembra interessante!
RispondiEliminaSe non sbaglio è lì che fece la sua comparsa per la prima volta il film, un film dove c'è un maniaco che fa paura ma non è tutto lì ;)
EliminaCe lo siamo perso, non so perché lo temevo noioso… dei film di questo regista il mio preferito è decisamente Somnia!Anche perché adoro Tremblay <3 speriamo non si rovini con la crescita come tanti altri bravi baby attori!
RispondiEliminaBeh, non che gli home invasion siano tanto dinamici...ma questo non è noioso certamente ;)
EliminaPersonalmente Somnia (sì lui è un attorino niente male, e vedendo poi Room non si è affatto rovinato) se la gioca proprio con questo :)
Lo ammetto: Flanagan fino a qualche tempo fa non mi convinceva per niente. Forse per questo ho saltato a pié pari questo Hush. Adesso, sarà l'età, sarà stata Hill House, ma mi è venuta voglia di rivedere i suoi lavori con occhi diversi e di recuperare questo home invasion, che, da come lo descrivi, potrebbe piacermi parecchio.
RispondiEliminaDi Hill House ne ho sentito parlare benissimo, devo assolutamente vederlo, comunque sì, credo potrebbe sorprenderti questo qui ;)
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