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martedì 31 gennaio 2023

I film del mese (Gennaio 2023)

No, non mi sono dimenticato del Giorno della Memoria, che infinitamente dovrebbe esserci, semplicemente quest'anno ho preferito inserire i film, che per l'appunto stavolta sono ben due, in questo post mensile che racchiude tutte le visioni del mese (il primo Addio, signor Haffmann, ambientato nella Parigi dell'occupazione nazista, il secondo Harry Haft: Storia di un sopravvissuto, un racconto straordinario su un uomo che ha superato ogni previsione per rimanere in vita), post che da quest'anno non avrà il suo Angolo Vintage, ci penseranno gli speciali Cinema (come quello su Stephen King giorni fa) a rimpinguare il "settore", il 2023 è ancora lungo, lunghissimo. In ogni caso, e come detto, ben due film della Memoria, entrambi visti su Sky (ed entrambi ho inserito a fine lista). A proposito di Sky, come per le serie tv di venerdì scorso, è stata quella "piattaforma" l'unico fruitore cinematografico per questo mese (e non sarà l'unica volta, o l'unica piattaforma). Sedici film tra diversi generi e diversi valori, poche sorprese ma tante cose vedibili.

La scuola cattolica (Dramma 2021) - Un film (tratto dall'omonimo romanzo) che mira a ricostruire l'ambiente alto borghese in cui avvenne il celebre omicidio del Circeo. Il regista (Stefano Mordini) scava nelle psicologie dei personaggi partendo da un ipotetico ruolo nella genesi del delitto dovuto all'ambiente malsano dal punto di vista morale (di certo far ricadere la colpa alla dottrina cattolica è sbagliato ed inesatto, giacché erano per lo più universitari, e in questo senso fuorviante è il titolo), ma alcuni personaggi sono decisamente pleonastici e i continui salti temporali non giovano alla "compattezza" della pellicola. Sono invece pregevoli la ricostruzione ambientale e la prova del cast, con attori giovani assai credibili (tra questi la buona Benedetta Porcaroli). C'è qualche lentezza, qualche sotto-trama inutile, ma il film si lascia guardare e gli ultimi venti minuti colpiscono con discreta crudezza, seppur rimane la sensazione a fine visione, assai amara per la verità, di un racconto che volesse dare una spiegazione e/o addirittura una giustificazione a ciò che di terribile e inenarrabile successe. Voto: 6

Chi è senza peccato - The Dry (Dramma/Thriller 2020) - Tra dramma e poliziesco, The Dry si avvale di una forza narrativa su due piani paralleli, presente e passato, che sono destinati ad essere legati. Il protagonista (un poliziotto), che dalla città torna nella cittadina di provincia natia, non è un elemento nuovo, ma il regista Robert Connolly riesce ad amalgamare benissimo una vicenda coinvolgente insieme ad altri aspetti come l'ambientazione particolare e flashback determinanti (certo la sceneggiatura prevede che a distanza di poche ore si risolvano 2 casi di omicidio distanziati di 20 anni, ma pazienza). Il microcosmo di questa piccola cittadina australiana sembra un po' quello di Cane di Paglia di Sam Peckinpah, tra ubriaconi, bifolchi e personaggi che hanno qualcosa da nascondere. Valido il finale, dove tutto bene o male si viene a collimare, ed anche la "siccità" del titolo si rivela importante. Bravo Eric Bana e bene il resto del cast. Un film ben confezionato, un "giallo" interessante dove tutto è al posto giusto, ma per essere un thriller naviga su un mare piatto, noioso a tratti, nonostante ciò buono. Voto: 6+

mercoledì 31 agosto 2022

I film del mese (Agosto 2022)

Altri quattro grandi ed iconici film nella seconda stagione (come avvenuto nella prima, qui) della docuserie gemella dei "giocattoli", che racconta la storia e la realizzazione (di alcuni) de I film della nostra infanzia più importanti. Essa propone infatti titoli di livello assoluto, per raccontare la genesi di alcuni grandi cult del cinema. Si tratta di una stagione un po' più lineare con racconti di produzioni meno tribolate, ma sempre nel senso dell'arricchimento culturale e dell'intrattenimento. Nel dettaglio e secondo le mie preferenze cinematografiche, si parte dal discreto Pretty Woman, la commedia romantica con Richard Gere e Julia Roberts che inizialmente doveva chiamarsi "Tremila", si continua con il bellissimo Forrest Gump, film che ai Premi Oscar del 1995 ottenne ben 6 statuette a fronte di 13 nomination e che malgrado i problemi di casting e budget divenne un classico degli anni '90, si prosegue con lo straordinario Jurassic Park, il film del 1993 diretto da Steven Spielberg e tratto dal romanzo di Michael Chrichton (ottenne un successo tale da dare il via a un enorme franchise che continua ancora oggi) che sconvolse il modo di fare cinema, e si finisce con il capolavoro Ritorno al futuro, con Robert Zemeckis e Bob Gale che da anni avevano in progetto l'idea di realizzare il film, ma che sono stati più volte bloccati dagli insuccessi delle loro produzioni precedenti. Conoscevo già bene la storia di Eric Stoltz, ingaggiato per il ruolo di Marty McFly perché Michael J. Fox durante il periodo delle riprese era impegnato con il telefilm Casa Keaton e della sua successiva sostituzione in corso di riprese, ma ho scoperto tante altre curiosità, tra cui la storia legata al nome del film, che agli inizi non doveva chiamarsi Ritorno al Futuro. E insomma altro grandissimo tuffo nostalgico, ed un altro a disposizione ancora c'è, ma nel frattempo goduto al massimo. Ecco invece le proposte moderne (ma non solo).

Assassinio sul Nilo (Dramma/Giallo 2022) - Kenneth Branagh tenta di bissare il successo dell'Orient Express riadattando un altro classico della Agatha Christie già portato sullo schermo più volte, ma se nel 2017 è riuscito a vincere facile (pur restando diverse spanne sotto rispetto al cult di Sydney Lumet) grazie ad un cast all-star e ad una trama gialla fra le più belle della storia del genere, qui non si può dire altrettanto, con un intreccio molto meno appassionante e un cast, Annette Bening a parte, di volenterosi ma insipidi "sconosciuti". Inutile e pernicioso il tentativo (del Branagh regista) di umanizzare (il Branagh attore) Poirot inventandogli un passato traumatico con tanto di incidente di guerra e amore perduto, il fascino del personaggio sta proprio nel suo essere "disumano", impermeabile ai sentimenti e alle passioni terrene, che lo mette sempre al di sopra delle parti e gli permette di avere un punto di vista non inquinato sulle varie situazioni che lo circondano. Sarà pure di buon intrattenimento, ma il passo indietro è evidente (un remake decisamente inferiore all'originale). L'eccellente comparto tecnico salva (in corner) la baracca. Nel complesso, un film apprezzabile dal quale mi aspettavo molto di più. Voto: 6

Little Joe (Sci-fi/Dramma 2019) - L'idea è interessante, forse non originalissima alla base, e crea anche una certa inquietudine, ma a volte lo sviluppo che ne consegue appare un po' troppo piatto, senza grandi acuti, se si escludono quelli nella parte finale. Il ritmo narrativo non è dei più fluidi e la scelta di utilizzare musica popolare giapponese risulta piuttosto fastidiosa, influendo sulla visione. Nonostante i difetti riscontrabili, Little Joe (della regista austriaca Jessica Hausner, di cui primo film che vedo) ha del potenziale da esprimere, un discreto apporto del (buon) cast (in particolar modo quello della protagonista interpretata dalla premiata a Cannes 2019 Emily Beecham) e una sceneggiatura che sembra ispirarsi a classici del cinema fantascientifico (in particolar modo da L'invasione degli ultracorpi), cercando di portare nuova linfa in un mix tra dramma e psicologia. Non male ma forse nello stile fin troppo algido e controllato, nella scrittura fin troppo lento ed astratto, nella "risoluzione" fin troppo ambiguo, per coinvolgere e/o convincere pienamente, tuttavia meritevole di visione. Voto: 5,5

venerdì 6 settembre 2019

The LEGO Movie 2 - Una nuova avventura (2019)

Tema e genere: Pellicola d'animazione sequel del film del 2014 The LEGO Movie.
Trama: L'invasione aliena dei Duplo minaccia il mondo dei Lego. Che scatena viaggi interstellari, battaglie, incontri.
Recensione: Era il 2014 quando sugli schermi di tutto il mondo arrivò The LEGO Movie (personalmente arrivò un po' più tardi), strabiliante lavoro d'animazione che, partendo dal mondo dei celeberrimi mattoncini danesi inventati da Ole Kirk Kristiansen nel 1916, aveva creato un film spassosissimo, ironico, colorato e pop come pochi altri. Fu un successo incredibile, doppiato di lì a poco dagli spin-off LEGO Batman - Il Film e LEGO Ninjago - Il film, che portarono al successo (l'ultimo un po' meno) un'animazione in grado di unire CGI, Stop Motion e Live Action in modo assolutamente geniale ed efficace. Ora, ad anni di distanza, ecco il sequel ufficiale: The LEGO Movie 2 - Una nuova avventura, per la regia di Mike Mitchell (un fuoriclasse dell'animazione da fine anni '90, regista anche del recente coloratissimo e divertente Trolls) e basato su uno script di Raphael Bob-Waksberg, Matt Fogel, Michelle Morgan, e soprattutto Phil Lord e Christopher Miller, i registi del primo film. Questo secondo capitolo di animazione, come dice il motivetto dei personaggi, continua a essere "meraviglioso" e a riservare sorprese: ancora più musica, ancora più personaggi e mondi (o "Sistemi Sorellari") da esplorare, in un mix appunto (riuscito) di tecniche di animazione e live action. Non ha dalla sua l'elemento novità, ciò nonostante riesce a tenere incollato allo schermo lo spettatore (presumibilmente di tutte le età) grazie ad una storia semplice ma al contempo articolata. Giocando anche con tutti i punti i forti del primo, a partire da quel mondo reale in cui tutto viene costruito e poi prende vita grazie alla fantasia di due ragazzini. Questa volta però ci spostiamo dalla tematica padre/figlio per passare alla relazione tra fratello e sorella, per poter poi trattare il tema della collaborazione e sul come lavorare in squadra sia più creativo. Un'interessante metafora per poter allargare la storia ed includere i nuovi personaggi del sistema Sorellare (di cui sopra) nel film, un film in cui diventa sempre più assidua l'interazione tra il mondo reale e quello Lego giocabile. Un film che viaggia quindi nel solco del predecessore e, nonostante non abbia lo stesso impatto del primo, riesce comunque a divertire genuinamente e soddisfare le aspettative. Lo fa spingendo sui personaggi, sia con i protagonisti, svelando altri particolari su Lucy e Emmet, sia con quelli famosi come Batman (doppiato nuovamente e bene da Claudio Santamaria), e infine con i nuovi, convincenti e sfaccettati nonostante le dimensioni ridotte dei mattoncini LEGO (a partire dalla Regina Wello Ke Wuoglio, trasformista e non-malvagia, fino al Generale Dolce Sconquasso e la sua tecnologia esplosiva). Una delle caratteristiche della pellicola (del franchise) sono le citazioni ed i riferimenti, ed anche qui ne troviamo di più o meno evidenti. Infatti gli sceneggiatori hanno scritto un secondo capitolo davvero ricco di citazioni cinematografiche e rimandi alla cultura pop. Ad esempio Apolypseburg cita classici come "Made Max" e "Fuga da New York". Troviamo un personaggio del sistema Sorellare che ricorda Edward Cullen di Twilight, ritroviamo tre Wonder Woman, una per ogni generazione. Il personaggio di Rex Rischianto è fortemente caratterizzato dalle ultime produzioni di Chris Pratt  che lo doppia nella versione originale insieme ad Emmett.

giovedì 14 marzo 2019

Jurassic World - Il regno distrutto (2018)

A distanza di tre (ora quattro) anni dal film (personalmente riuscito) che ha rilanciato a livello mondiale il franchise con cui Steven Spielberg nel 1993 aveva brillantemente aperto l'era del cinema degli effetti speciali digitali, i protagonisti di quella pellicola, l'addestratore di velociraptor Owen Grady e l'ex direttrice del parco tematico preistorico Claire Dearing (ora convertitasi alla protezione dei diritti dei lucertoloni redivivi) tornano sul "luogo del delitto". Questa volta però, in Jurassic World - Il regno distrutto (Jurassic World: Fallen Kingdom), film del 2018 diretto da Juan Antonio Bayona e sequel appunto di Jurassic World del 2015, quinto capitolo cinematografico del franchise di Jurassic Park, sono i dinosauri a rischiare grosso, perché un'eruzione vulcanica sta per provocare una seconda estinzione e il mondo si divide sull'opportunità di offrire a quegli esperimenti di genetica la stessa protezione data ad animali "comuni". Dopotutto i dinosauri nemmeno dovrebbero esistere più, forse vale la pena di lasciar fare alla Natura il suo corso. Ovviamente, per la gioia di chi non sa rinunciare agli inseguimenti e ai massacri ad opera di T- Rex e affini (ma anche del politicamente corretto, perché in un certo senso questo è anche il film più animalista di tutti i Jurassic Movies, sta dalla parte di dinosauri come mai prima d'ora) le cose sono destinate ad andare diversamente. Lo avevamo già visto in altre pellicole della serie (e anche nel "recente" Kong: Skull Island), al netto dell'illusione di sicurezza della tecnologia, tra uomini armati e animali giganteschi non c'è partita. La missione di salvataggio però si rivela qualcosa di molto più inquietante: i dinosauri sono destinati ad un'asta per ricchi acquirenti, si tratti di appassionati di preistoria, case farmaceutiche che sperano di fare ricerca avanzata e illegale, o mercanti di armi russi per cui il dinosauro può trasformarsi in un'arma di precisione. La pellicola, sfortunatamente, invece di abbracciare il tono scanzonato dello scorso capitolo, che rilanciava alla grande sul sentimento di meraviglia dell'originale e sul tema della famiglia (aggiungendo l'elemento interessante dell'interazione di branco tra uomo e animale), si perde nel mescolare tematiche "serie": dalla sfida della genetica e della clonazione, al bracconaggio, passando per il commercio clandestino di armi e la critica al capitalismo arrogante.

venerdì 25 gennaio 2019

Avengers: Infinity War (2018)

Era il 2008 quando il mondo conobbe il primo film del Marvel Cinematic Universe: Iron Man. E fu subito amore a prima vista, come quello che si vede nei film in bianco e nero, un amore incondizionato e trasparente da parte mia e degli spettatori (tutti) verso il capostipite di uno sterminato universo cinematografico che non sembra essere minimamente vicino all'oblio o ad annoiare il pubblico. Ora, dopo dieci anni (ora 11), ecco arrivare lo scontro finale, la summa di un percorso produttivo ed artistico che ha cambiato per sempre il cinema, il modo di concepirlo e soprattutto il rapporto di quest'ultimo con un pubblico sempre più interattivo e interconnesso: Avengers: Infinity War. Quest'ultimo è infatti cinema allo stato puro, è spettacolo incalzante che incolla allo schermo, stupisce, diverte, fa piangere, spaventa, crea sconforto ma non dimentica mai di dare continua speranza. Diretto da fratelli Anthony e Joe Russo (quelli di Captain America: Winter Soldier, Civil War e di Ant-Man per intenderci), questo diciannovesimo film del MCU difatti, che si basa su una complicata, sfaccettata e curatissima sceneggiatura di Christopher Markus e Stephen McFeely (i cui script hanno interessato tutte le precedenti avventure di Captain America), di cui si continua ancora a parlare a distanza di mesi, che è forse il miglior cinecomics Marvel di sempre (personalmente però dopo i due Guardiani della Galassia e Deadpool), è un film davvero eccezionale. Sì, perché Avengers: Infinity War, un film che i fan dei supereroi aspettavano da tanti anni (ed anche di tutti gli estimatori de La Casa delle Idee), è davvero una gemma cinematografica, apice e scintillante apogeo (per ora) dell'Universo Cinematografico Marvel, di un percorso iniziato con un Tony Stark "spaccone" e presuntuoso che allargando le braccia sembrava volesse dirci: "Sto per offrirvi il più grande spettacolo del mondo!". Ecco, questo film del 2018 dei fratelli Russo è lo splendido risultato di un decennio di cinecomic Marvel, una pellicola epica e spettacolare che porta con sé il corredo genetico di tutto quello che l'ha preceduta, esaltandolo in un film d'insieme che nell'unione di cuori e di spiriti, piuttosto che in quella fisica, regala ai fan uno show che è quanto di più fumettoso si possa immaginare: un gruppo di valorosi, generosi ed impavidi supereroi contro una minaccia spietata e crudele dai poteri inimmaginabili, desiderosa di distruggere l'Universo e sacrificare innumerevoli vite innocenti.

venerdì 23 febbraio 2018

Guardiani della Galassia Vol. 2 (2017)

Se il primo era stato una sorpresa, il secondo è una conferma. Perché Guardiani della Galassia Vol. 2 (Guardians of the Galaxy Vol. 2), film del 2017 scritto e diretto da James Gunn, sequel forse persino superiore del precedente, non delude affatto le aspettative, anzi, divertente, scanzonato e ironico come il primo capitolo, dalla quale riprende e migliora i punti di forza (personaggi idioti, chiari riferimenti ai mitici anni '80 e colonna sonora epica), riesce nell'arduo compito di fare addirittura meglio, cosa più unica che rara. La pellicola infatti, dove il lato migliore rimane l'alone di leggerezza che lo contraddistingue, e in cui non mancano i momenti epici e quelli commoventi (con tanto di lacrimuccia finale sulle note della bellissima Father & Son, il funerale più bello di sempre) ma il tutto senza mai prendersi troppo sul serio e mantenendo una verve comica costante e mai banale, non è soltanto un degno sequel del film originale, ma anche la sua ideale "estensione" tematica e strutturale, un colossal che incarna l'eredità del cinema delle attrazioni e la rilancia verso nuovi orizzonti. Anche perché, se l'antecedente capitolo del 2014 dei Guardiani della Galassia (rivisto per l'occasione e nuovamente adorato) si dimostrò una convincente novità dalle tinte effervescenti e giocose, Guardiani della Galassia Vol. 2 (con quel "Vol. 2" così Tarantiniano), del suo antesignano di tre anni fa, semplicemente ne conferma l'efficacia della formula, esilaranti situazioni, coloratissime atmosfere, dialoghi irriverenti, guizzanti ed a volte sboccati, una punta di sentimento ed un'azione girata con magistrale perizia (epicamente spassosi il piano-sequenza iniziale e le sequenze in slow motion), il tutto diretto dal regista del primo episodio, James Gunn, un cineasta che è stato capace di imprimere la sua delirante autorialità ad una pellicola (due se vogliamo proprio essere precisi) che va ad aggiungersi al magma indifferenziato del Marvel Cinematic Universe, in cui l'impersonale standardizzazione filmica è oramai di casa.

lunedì 2 ottobre 2017

Passengers (2016)

Parto subito dicendo che dal regista del buonissimo e bello The Imitation Game mi sarei aspettato di più, perché l'incipit di Passengers, film di fantascienza del 2016 diretto da Morten Tyldum e scritto da Jon Spaihts, è davvero interessante e coinvolgente. In più esso nasce da un'idea intrigante, risvegliarsi (a causa di un grave guasto nella nave, che complicherà di molto l'intera missione) completamente soli nel bel mezzo di un viaggio interstellare, a 90 anni dalla tua meta (con a disposizione una nave galattica con tutti i comfort, compresa una piscina, un barman-robot con il senso dello humour, un ristorante messicano e perché no, una donna a cui rubare la vita per non sentirsi soli). Ma nel momento in cui il film si trasforma appunto in una banale storia d'amore (quella tra i due protagonisti, Jim interpretato da Chris Pratt ed Aurora interpretata da Jennifer Lawrence) qualcosa nel meccanismo s'inceppa e la pellicola sembra iniziare a girare a vuoto, fino ad arrivare ad un finale che, francamente, non mi ha affatto convinto. Passengers infatti, è di fantascienza solamente per l'ambientazione perché la storia non è altro che una sorta di storia d'amore forzata dagli eventi e dalla deludente sceneggiatura. Lei difatti, nonostante scorra bene (seppur con alcuni cliché) e coinvolga, essa si sviluppa un po' (troppo) banalmente nella parte finale, parte che appunto è la parte (che definirei incompleta o, meglio, tagliata troppo presto) meno riuscita, se avessero infatti approfondito e ampliato maggiormente questo punto sarebbe stato eccellente, e invece no, poiché anche se la storia è bella e visivamente il film, è un piacere per gli occhi, dove il film fallisce sta proprio nel modo in cui quella storia è stata scritta. Giacché un film che tenta di affrontare argomenti filosofici, di rielaborare il tema della sopravvivenza e il dubbio morale (è giusto sacrificare qualcuno per la propria felicità?), ha bisogno di una sceneggiatura con i giusti risvolti e dialoghi brillanti quanto intensi, Passengers, purtroppo, non riesce a contare su quello. E il film quindi risulta solo un'epica storia d'amore ambientata nello spazio, senza la profondità che sembrava promettere all'inizio.

venerdì 21 luglio 2017

Zero Dark Thirty (2012)

In quest'ultimo periodo tra liste di film da vedere, da recuperare e non vedere, ho avuto qualche difficoltà di trascrizione, infatti non mi ero reso conto di non aver mai visto Zero Dark Thirty, film del 2012 diretto da Kathryn Bigelow, forse perché mi sembrava di averlo già visto, d'altronde il poco conosciuto (comunque salvabile) film Code name: Geronimo, che ho visto tempo fa, trattava lo stesso argomento, in più credo di aver visto anche un documentario (ma vero e proprio) in merito all'uccisione del ricercato numero Osama Bin Laden, avvenuto durante un'operazione militare che scattò, come da titolo e gergo militare, proprio a "mezzanotte e mezzo" del Primo Maggio 2011. Per cui abbastanza tanto già sapevo, anche se il filo conduttore del film è la ricostruzione (apparentemente veritiera comunque non conosciuta ma certamente romanzata seppur asciutta e onesta) su come il team, grazie all'intuizione di un'agente della CIA, riesca dopo una sfilza di pedinamenti, intercettazioni, interrogatori violenti (infatti si evidenzia l'impiego sistematico della tortura per estorcere informazioni e questo è un merito del film che dice in modo crudo e realistico che senza l'annichilimento fisico e psicologico del nemico non si sarebbe arrivato al risultato) ad arrivare all'ultimo anello, colui che ha accesso diretto al fortino di OBL ad Abottabad in Pakistan. Tuttavia l'opera appare più come un docu-drama che un film vero e proprio, con quelle classiche ricostruzioni televisive con attori per ricreare un particolare evento effetto che impedisce però allo spettatore di immedesimarsi coi personaggi descritti. Il film quindi scorre via (forse troppo) come se fosse un documentario. Nonostante ciò il film ha una sua valenza importante, ma sinceramente ritengo Zero Dark Thirty più un film necessario che utile e certamente imperfetto, anche se per molti questo è un capolavoro, per me no, anzi, secondo me la regista (che in ogni caso si affida allo stesso giornalista-sceneggiatore Mark Boal) non riesce a ripetersi al livello di The Hurt Locker, quello sì davvero appassionante.

martedì 13 giugno 2017

I magnifici 7 (2016)

Finalmente in questo continuo fiorire di remake ci troviamo davanti a uno ben fatto o che quantomeno non vuole per forza competere o superare l'originale ma vuole essere appunto una rivisitazione. Perché I magnifici 7 (The Magnificent Seven), film del 2016 diretto da Antoine Fuqua, remake del film omonimo del 1960 diretto da John Sturges, a sua volta adattamento in chiave western de I sette samurai di Akira Kurosawa, è un più che discreto remake, che non solo non viene schiacciato (troppo) dal peso del film originale del 1960, anche se era difficile e preventivabile che non poteva di certo fare meglio di un capolavoro cult del cinema interpretato da attori mostri quali Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen, Charles Bronson e James Coburn, ma che si lascia tranquillamente e facilmente vedere, dato che, questo classico western, lontano (nei temi e nel risultato) dall'ultimo me visto, quel comunque fantastico e atipico The Hateful Eight, ed in ogni caso avvicinabile in quanto "epicità" al bellissimo revenge western Sweetwater, si rivela un onesto prodotto di intrattenimento, che probabilmente, preso come un blockbuster come tanti non regge bene come il piuttosto recente remake di Quel treno per Yuma, ma che riesce nel suo intento, poiché il film è bello, e riesce, con estrema ed efficiente maestria, a tenere incollati alla poltrona gli spettatori per i suoi apparentemente lunghi 126 minuti di proiezione e di scene che si susseguono ad un ritmo intelligente ed estremamente empatico. Certo, la storia di base (anche se qui leggermente riadattata) è un caposaldo del cinema e quindi, fallire era impossibile, ma nonostante ciò, l'obiettivo viene raggiunto con estrema efficacia, lo spettatore ne rimane soddisfatto, coinvolto e sedotto.

mercoledì 31 maggio 2017

I peggiori film del mese (Maggio 2017)

Come forse già sapete verso fine Aprile ho avuto problemi con il mio pc, ora ad un mese di distanza e dopo aver cambiato hard disk, monitor e scheda video (praticamente come aver comprato un computer nuovo), finalmente tutto è sistemato. In più, per non farmi mancare niente, ho messo Tim Fibra. C'è stato insomma un bel cambiamento, che comunque non ha frenato ma solo rallentato il blog che si appresta anch'essa ad un cambiamento radicale, ma per quello ci sarà tempo, per il momento ecco nuovamente la lista dei film peggiori visti, che per essere chiaro non contiene solamente film sconsigliati, poiché alcuni in certe circostanze potrebbero fare al caso vostro. Da evitare sono invece, sempre secondo il mio modesto parere, quelli della lista finale. Ma andiamo con ordine e vediamo le piccole delusioni che ho subito questo primaverile mese.

DOBBIAMO PARLARE (Commedia Italia 2015): Scialba e goffa imitazione di Carnage di Roman Polanski, questo film di Sergio Rubini, regista ed attore che in ogni caso mi piace tanto essendo mio conterraneo, proprio non funziona. La storia è semplice, due coppie che scoperti gli altarini di tutti ne diranno di cotte e di crude, ma il risultato è grottesco, non tanto nell'aver caricato eccessivamente in negativo i difetti di ambedue le coppie ed esagerato su alcune situazioni o alcuni comportamenti, quanto nel fatto che in una sola serata si finisce per rinfacciarsi l'impossibile ed il cinismo sembra avere il sopravvento su tutti gli altri sentimenti, anche quelli buoni. Certo, gli attori hanno indubbie capacità recitative, ma per colpa di troppe forzature, risulta mediocre la prova di Isabella Ragonese, non sufficientemente brillante quella di Fabrizio Bentivoglio e solo appena sufficiente quella di Maria Pia Calzone. E anche se i film basati principalmente sui dialoghi fa sempre piacere poterli gustare, questo si può tranquillamente non vedere. Poiché i contenuti sono scarni, triti e ritriti ma soprattutto, nonostante si lasci seguire fino alla fine perlomeno per vedere come andrà a finire, ha un finale poco comprensibile e la resa complessiva è davvero poca cosa. Si poteva fare di più. Voto: 5

sabato 27 febbraio 2016

Jurassic World (2015)

Jurassic World è un film del 2015 diretto da Colin Trevorrow, con Steven Spielberg come produttore esecutivo, quarto capitolo della serie cinematografica di Jurassic Park. Dopo tredici anni che il progetto era in cantiere (l'ultimo Jurassic Park nel 2001), e dopo una divergenza tra gli studios (Universal) e sceneggiatori il film è poi uscito nel 2015 con un record d'incasso pazzesco, attualmente occupa il quarto posto tra i maggiori incassi nella storia del cinema, dopo Avatar, Titanic e Star Wars: Il risveglio della Forza. A luglio dello scorso è stato già confermato un quinto capitolo, che uscirà il 22 giugno 2018. Intanto però questo quarto capitolo, andato in onda da Mediaset solo in settimana (lunedì scorso), è comunque un degno erede del magnifico e spaventoso mondo creato dal genio di Spielberg, regista dei primi due capitoli di questa avvincente saga. Ventidue anni dopo gli eventi raccontati in Jurassic Park, e dall'incidente occorso allora, l'isola di Nublar, al largo di Costarica, dispone di un parco a tema dinosauri del tutto funzionante. Il parco, rappresentativo del mondo giurassico, è ora una realtà che attira orde di visitatori, finalmente così come lo aveva in origine progettato John Hammond. Consapevole che il suo pubblico chiede sempre di più, il CEO Simon Masrani, il nuovo management, finanzia un progetto che prevede la generazione, attraverso incroci genetici, di una nuova specie di dinosauro, mai esistita prima. Il suo nome è Indominus rex, la sua caratteristica principale quella di unire la ferocia delle lucertole carnivore e un'intelligenza molto più sviluppata. Ma qualcosa sfugge al controllo dei gestori del parco e Indominus rex diventa una minaccia letale per i 20 mila visitatori e per i protagonisti di Jurassic World.

mercoledì 2 dicembre 2015

Guardiani della galassia (2014)

Straordinario blockbuster della Marvel studios su di un gruppo di fanta-eroi spaziali uniti per la salvezza dell'universo. Guardiani della Galassia (Guardians of the Galaxy) è il decimo film del Marvel Cinematic Universe e basato sugli omonimi personaggi della Marvel Comics. Il film (del 2014) ha anche ottenuto due candidature ai Premi Oscar per i migliori effetti speciali e per il miglior trucco. Al contrario di tanti altri cinecomic non c'è una storia di base, nessuna carriera sfolgorante alle spalle come quelle degli Avengers, nessun pianeta di appartenenza da proteggere con la vita, nessun superproblema (o forse troppi), nessuna famiglia, nessun legame. Sceneggiatura semplice e poco originale, ma non pesa alla riuscita del film perché i personaggi conquistano, tutta quella catena di battute che fa sbellicare e parteggiare per questo gruppo che diviene, inaspettatamente, sempre più unito e forte. Infatti quando i 'singoli' si riuniscono per caso, tutto cambia, la storia assume un senso, un branco di disadattati confusi e soli, rinnegati dall'intero universo, che riescono a formare un gruppo nonostante le differenze, ogni personaggio ha un passato che non può cancellare e con cui deve convivere. Mi ha sorpreso questo film (che quasi sicuramente diverrà una trilogia, infatti tante cose non sappiamo ancora anche dopo questo primo che verranno in seguito svelate), in positivo ovviamente, uno dei migliori film Marvel degli ultimi anni. Ma iniziamo dalla storia...

martedì 18 agosto 2015

Quando un remake è inutile

Il remake, come indica la sua traduzione letterale dall'inglese, è il rifacimento di un'opera, in genere fiction di tipo audiovisivo, già esistente. Il termine si applica in particolare ai film ma può essere utilizzato anche per serie televisive o videogiochi. Quando il rifacimento è trasversale, ossia si applica ad un medium diverso da quello originale, si utilizza di solito il termine "adattamento". Il remake può essere più o meno fedele all'originale: si può ad esempio cambiare l'ambientazione, qualche personaggio o attualizzare la trama. Tutto ciò, ovviamente, a seconda delle esigenze che possono essere diverse da quelle del film originale. Solitamente maggiore è la distanza temporale tra le due pellicole, maggiori sono le differenze. Il genere cinematografico più frequentemente sottoposto a remake è quello fantascientifico, ma è frequente anche nel filone horror e fantastico; le motivazioni vanno principalmente ricercate nella continua evoluzione delle tecnologie degli effetti speciali, utilizzati pere rendere più spettacolari le scene. Vi sono comunque frequenti rifacimenti anche nel genere della commedia. Molti remake dovrebbero servire a rendere migliore un film o a cambiare la visione allo spettatore ma in certi casi diventa inutile e superfluo. Fare un remake di Rocky, Indiana Jones e tanti altri classici e cult del cinema è pura blasfemia. In questo caso vorrei parlarvi del remake di un film (appena passabile) del 2011 (Starbuck - 533 figli e non saperlo) diretto da Ken Scott. Solo due anni dopo addirittura lo stesso regista ne ha fatto il remake, chiamato Delivery Man, con protagonista Vince Vaughn. La trama, David Wozniak è un eterno adolescente con un lavoro precario in macelleria, e una coltivazione di marijuana in casa. Quando era più giovane per raccogliere soldi ha iniziato a donare il suo sperma, ritrovandosi poi ad avere 533 figli. David ha anche una fidanzata, molto più seria e adulta di lui. Un giorno della sua vita succedono due cose che gli cambieranno la vita per sempre, Lei è incinta e i suoi figli vogliono conoscerlo.