Tema e genere: Dramma storico, adattamento cinematografico della biografia My Heart Is My Own: The Life of Mary Queen of Scots scritta da John Guy.
Trama: Maria Stuart (Maria Stuarda nella sua italianizzazione) torna nella natia Scozia per riprendersi il suo trono ma si ritrova circondata dagli intrighi e in inevitabile contrapposizione ad Elisabetta di Inghilterra.
Recensione: In piena renaissance di regine non poteva mancare all'appello Maria Stuarda, già deposta dal trono del cinema in almeno altre quattro occasioni (memorabile la prima, del 1936, ad opera di John Ford). Questa scritta dallo sceneggiatore di House of Cards Beau Willimon e diretta con mestiere dalla veterana del teatro inglese alla prima regia cinematografica Josie Rourke, è però una versione modernizzata smaccatamente femminista. Difatti, più che un film storico sembra di essere di fronte ad un'opera allegorica ai tempi del #MeToo (in tal senso è tangibile la mano di una donna: i temi sono enfatizzati eccessivamente da diventare quasi tutto ridondante e stucchevole), dove Maria ed Elisabetta sembrano simboli delle vessazioni degli uomini, del loro controllo e allo stesso tempo dell'ideologia che una donna non è solo moglie e madre. Fosse stato presentato in tal modo, molto probabilmente mi sarebbe piaciuto di più ed avrebbe ricevuto più consensi, ma in quanto film storico dovrebbe raccontare ciò che più presumibilmente è accaduto, nel modo più fedele possibile. Maria regina di Scozia dà invece un'interpretazione diversa e più "personale" di ciò che si può leggere sui libri di storia (la modernità di due donne di potere, ma sole, circondate da uomini benpensanti ma in realtà violenti, affamati e sibillini, guarda dritta ai nostri tempi). A tal proposito la critica più importante da muovere al film è proprio l'inesattezza storica. Gli sceneggiatori hanno voluto imprimere al film una chiave più romanzata rispetto ad un racconto vero e proprio. Maria ed Elisabetta sembrano, più che due regine, due burattini nelle mani degli uomini e l'odio reciproco decantato nei libri di storia viene quasi trasformato in una dualità creata dai rispettivi entourage. A dare lustro al film sicuramente è il contorno. L'esperienza teatrale della regista si percepisce nella cura dei dettagli scenografici (anche se, questa sua messa in scena è in verità talvolta smaccatamente teatrale, era molto più moderna e coinvolgente quella dell'Elizabeth di una ventina di anni fa) e nell'artisticità di alcuni dei momenti chiave del film (su tutti l'incontro finale tra Maria ed Elisabetta, che però in verità e nella realtà non è mai avvenuto). A proposito dei dettagli, essi sono importanti e in Maria regina di Scozia sono ineccepibili, facendo guadagnare alla pellicola almeno mezzo voto in più nel giudizio finale. Dato che anche trucco, parrucco e soprattutto i costumi fanno la loro parte, tant'è che entrambi sono stati apprezzati (da me non tanto, troppo pesante il trucco, acconciature strane, bene invece i costumi) e menzionati in tutti i premi che contano (ma nessuno vinto, e giustamente direi).
Recensione: In piena renaissance di regine non poteva mancare all'appello Maria Stuarda, già deposta dal trono del cinema in almeno altre quattro occasioni (memorabile la prima, del 1936, ad opera di John Ford). Questa scritta dallo sceneggiatore di House of Cards Beau Willimon e diretta con mestiere dalla veterana del teatro inglese alla prima regia cinematografica Josie Rourke, è però una versione modernizzata smaccatamente femminista. Difatti, più che un film storico sembra di essere di fronte ad un'opera allegorica ai tempi del #MeToo (in tal senso è tangibile la mano di una donna: i temi sono enfatizzati eccessivamente da diventare quasi tutto ridondante e stucchevole), dove Maria ed Elisabetta sembrano simboli delle vessazioni degli uomini, del loro controllo e allo stesso tempo dell'ideologia che una donna non è solo moglie e madre. Fosse stato presentato in tal modo, molto probabilmente mi sarebbe piaciuto di più ed avrebbe ricevuto più consensi, ma in quanto film storico dovrebbe raccontare ciò che più presumibilmente è accaduto, nel modo più fedele possibile. Maria regina di Scozia dà invece un'interpretazione diversa e più "personale" di ciò che si può leggere sui libri di storia (la modernità di due donne di potere, ma sole, circondate da uomini benpensanti ma in realtà violenti, affamati e sibillini, guarda dritta ai nostri tempi). A tal proposito la critica più importante da muovere al film è proprio l'inesattezza storica. Gli sceneggiatori hanno voluto imprimere al film una chiave più romanzata rispetto ad un racconto vero e proprio. Maria ed Elisabetta sembrano, più che due regine, due burattini nelle mani degli uomini e l'odio reciproco decantato nei libri di storia viene quasi trasformato in una dualità creata dai rispettivi entourage. A dare lustro al film sicuramente è il contorno. L'esperienza teatrale della regista si percepisce nella cura dei dettagli scenografici (anche se, questa sua messa in scena è in verità talvolta smaccatamente teatrale, era molto più moderna e coinvolgente quella dell'Elizabeth di una ventina di anni fa) e nell'artisticità di alcuni dei momenti chiave del film (su tutti l'incontro finale tra Maria ed Elisabetta, che però in verità e nella realtà non è mai avvenuto). A proposito dei dettagli, essi sono importanti e in Maria regina di Scozia sono ineccepibili, facendo guadagnare alla pellicola almeno mezzo voto in più nel giudizio finale. Dato che anche trucco, parrucco e soprattutto i costumi fanno la loro parte, tant'è che entrambi sono stati apprezzati (da me non tanto, troppo pesante il trucco, acconciature strane, bene invece i costumi) e menzionati in tutti i premi che contano (ma nessuno vinto, e giustamente direi).