La serie antologica americana che racconta la storia di personaggi che, con il loro genio, sono riusciti ad influenzare la storia, è tornata. Dopo aver portato sugli schermi di tutto il mondo la vita di Albert Einstein, ci si sofferma su Picasso, il prescelto per essere trasposto e raccontato tramite il mezzo televisivo. Complice un nome altisonante quale quello di Antonio Banderas, Genius: Picasso si presenta da subito quindi come un prodotto accattivante e intrigante, pronto a trasportare lo spettatore nell'Europa del XX secolo e alla riscoperta del massimo esponente del cubismo. Purtroppo però, complice la burrascosa vita privata dell'artista, molto più burrascosa, egoistica e frivola di Einstein, che giustifica ancor di più il termine "genio e sregolatezza", ho avuto qualche problema durante l'intera serie di puntate ad affezionarmi ad un personaggio moralmente meschino come lui, senza contare poi che, seppur conoscendo poco in generale l'arte, la sua vena artistica surrealista non mi è mai andata a genio, e anche se fresca è l'esperienza vissuta con Loving Vincent, preferisco proprio quest'ultimo, anche perché il quadro con i girasoli a casa mia c'è da trent'anni non è lì così per caso, io infatti l'arte la riconduco ai quadri di Van Gogh e ai grandi maestri di un tempo ben più lontano. E tuttavia non mi sono fatto influenzare troppo da ciò, perché indubbiamente la serie poi così brutta non è, anzi, qualcosa di buono c'è ed è riconducibile alla qualità tecnica di un prodotto che in ogni caso, in 10 puntate, sviscera in modo completo ed esauriente (descrivendone genio artistico e risvolto umano) la vita (dall'infanzia, fino all'età adulta, in un ritratto a tutto tondo dove grandi opere, luci, ombre e amori travolgenti diventano l'essenza stessa della sua lunga parabola esistenziale) del pittore spagnolo, considerato forse l'artista più influente del XX secolo, per la creatività, la quantità e qualità della sua produzione. Ha attraversato le avanguardie e influenzato generazioni di pittori, vissuto una vita romanzesca, al centro di amori e passioni, liti e polemiche. Egli infatti ha vissuto una vita particolarmente intensa, una vita che tuttavia ha lasciato parecchi segni, e non del tutto positivi, almeno umanamente parlando.
Perché certo, indiscusso è il suo valore artistico, meno il suo lato privato, pieno di tradimenti, tradimenti e tradimenti. Perché certo, così come fu per Albert Einstein, protagonista della prima stagione della serie di National Geographic, Picasso (che con le sue oltre 28mila opere catalogate, fu artista estremamente prolifico) diede un'interpretazione del mondo completamente fuori dagli schemi, reinventando la concezione di arte e creatività, ma davvero la vita può essere sacrificata in nome dell'espressione più autentica del genio artistico? Anche perché per chi non conosce la sua biografia, Picasso adorava le donne (molto più giovani) e non ci fu nessuna di esse che uscì indenne da una relazione avuta con il pittore spagnolo. Egli infatti le donne le amava, le manipolava, le tradiva, e sì soprattutto le ritraeva. E in verità è da loro, dai tantissimi ritratti fatti alle sue muse e amanti, che la sua carriera, influenzate anche da parecchie morti familiari e non (in cui il travaglio degli altri amori dell'artista, dalla follia di una e all'ossessività morbosa dell'altra, diviene il paradigma del ruolo che l'amore ha avuto nella vita di Picasso come primaria fonte di ispirazione), è partita e non si è più fermata fino alla sua morte. E in tal senso non sorprende che come la precedente, la serie nel suo complesso conservi un andamento antologico che ripercorre la vita dell'artista spagnolo inserendola in un contesto più ampio, dove i grandi eventi storici e le vicende più personali diventano parte integrante di un'arte che in Picasso faceva in modo imprescindibile coppia con la vita vissuta. Inoltre come la precedente la sua parabola esistenziale non si articola su un'unica linea temporale, ma si snoda entro una serie continua di salti che, muovendosi tra passato e presente, fanno luce sugli eventi salienti che hanno portato Picasso a concepire opere grandiose e dalla fama imperitura. E come nella scorsa stagione non cambia il produttore, un certo Ron Howard, e la qualità della produzione che non ha lesinato in musiche e fotografia di gran livello. A cambiare semmai è il risultato ultimo, non a livello della precedente, per il semplice fatto di aver trovato in Picasso un soggetto personalmente non interessante.
E in questo caso avrei forse fatto meglio ad evitare, ma dopotutto la serie non annoia, riesce comunque a colpire e si fa sufficientemente apprezzare. Anche perché in 92 anni di vita del pittore (1881-1973), di cose ne succedono, e perciò anche storicamente l'attenzione rimane costante. Non a caso la prima puntata di Genius: Picasso si apre sulla realizzazione di Guernica, il capolavoro del 1937 dedicato alla città basca bombardata dai nazifascisti durante la guerra civile spagnola con frequenti flashback tra l'occupazione nazista della Francia e l'infanzia e la giovinezza del pittore, in cui apprende i primi rudimenti di pittura dal padre, José Ruiz Blasco, insegnante in una scuola provinciale. Fin da bambino, Pablo Ruiz si dimostra infatti portato per le arti figurative, tanto che, con la benevolenza del ricco zio, riesce ad entrare nella scuola d'arte più importante della Spagna, è da questa premessa che la narrazione parte, con un focus preciso e netto, che porta a delineare la personalità, il carattere e i vizi che caratterizzarono Picasso già dai periodi giovanili. Una narrazione che appunto inestricabilmente è collegata con la sua vita privata, fatta di matrimoni tumultuosi, storie d'amore e alleanze politiche e personali, tra accuse di furfanteria, crudeltà e opportunismo, una vita comunque vissuta fuori dagli schemi attraversando un periodo storico, il secolo breve, denso di eventi e rivolgimenti. Egli infatti, che ha vissuto gli anni centrali della sua vita a Parigi, con frequenti incursioni sulla Costa e in Provenza, ha incontrato i più importanti scrittori e artisti del '900 tra cui Ernest Hemingway, Coco Chanel, Henri Matisse, Marc Chagall, Gertrude Stein, Georges Braque e Jean Cocteau. Lui che nel frattempo a destra e a manca spezza cuori e non smette di fare il cascamorto a qualunque donna lui posi lo sguardo. Donne che purtroppo subiranno il suo fascino rimettendoci tanto, anche la vita. Proprio questo fatto lascia davvero basiti ed indispettiti da certi comportamenti non propriamente consoni, anche perché tutti i legami sono stati caratterizzati da un aspetto inquietante: tutte le compagne venivano lasciate dopo essere diventate mamme dei suoi figli.
In un primo momento Pablo si sposa con una ballerina russa, Olga Khochlova, che lo rende papà di un bambino, Paulo. Ben presto, però, lui si stancherà della donna che lui stesso ha reso madre e inizierà una relazione con una giovane di 17 anni, Marie-Thérèse Walter (Poppy Delevingne, King Arthur: Il potere della spada). Da questa relazione nasce una bambina, Maya, ma il legame terminerà poco dopo il lieto evento. L'uomo non resterà comunque solo a lungo, quasi "folgorato" dalla fotografa Dora Maar (la bella e sinuosa Samantha Colley, presente nella prima serie di "Genius"), con cui condividerà la creazione di "Guernica". A 61 anni ormai compiuti avrà la possibilità di incontrare un'altra persona, Françoise Gilot (una comunque convincente Clémence Poésy, famosa soprattutto per Harry Poter e il calice di fuoco), una ragazza di soli 21 anni, a cui resterà legato per dieci anni anche sul piano professionale. Da questo legame nasceranno due figli: Paloma e Claude Pierre Pablo. Non dimenticando l'ultima giovanissima moglie (quando lui ha già superato i 70, Jacqueline Roque) interpretata dalla altrettanto giovanissima (e bellissima) Valentina Bellè (Il permesso: 48 ore fuori e tante fiction italiane). Rimanendo in ambito interpretativo tuttavia, tranne per ciò che concerne la scelta del protagonista, gli attori scelti (maschili soprattutto) per accompagnare lo spettatore in questo viaggio sono volti poco noti al grande pubblico. Data l'età di Banderas e la volontà, da parte dei creatori, di rappresentare l'artista spagnolo in diverse fasi della sua vita, si è fatto ricorso alla scelta di diversi interpreti per uno stesso ruolo. Ecco, quindi, che Pablo è interpretato, oltre che da Timothy Lyons nell'età infantile, da Alessio Scalzotto nel periodo adolescenziale e, soprattutto, da Alex Rich nel periodo giovanile. Antonio Banderas, trasformato dal trucco, si cala perfettamente nella parte e riporta letteralmente in vita Pablo Picasso. Perché nonostante le mie riserve umanistiche, il carattere burbero, capriccioso e volubile, grazie a lui viene splendidamente esposto, egli è infatti in tal senso pienamente convincente, e viene a modularsi in base alla differente fase di vita che del pittore viene mostrata.
Nonostante una sostanziale differenza fisica, anche Alex Rich si cala perfettamente nel ruolo e, per mezzo di una prova ispirata e (diciamolo) non eccessivamente impegnativa, il sosia di Tobey Maguire riesce a portare a casa la pagnotta senza eccessiva difficoltà, pur rimanendo ben al di sotto dei livelli del più anziano compagno di cast. Un po' come tutti gli altri poco conosciuti o meno, da Robert Sheehan (Fortitude e Misfits), l'artista catalano Carles Casagemas, grande amico di Picasso, a Seth Gabel (Salem), poeta amico di Picasso che sarà accusato, insieme addirittura a lui stesso, di aver rubato la Gioconda. E tuttavia anche per questo particolare che Genius: Picasso riesce nell'intento di intrattenere e incuriosire su una delle figure più note e controverse del XX secolo. Giacché attraverso la ricostruzione di momenti topici della vita di Pablo Picasso, quali la creazione de Les demoiselles d'Avignon, dell'incontro con Braque, dell'autoritratto a Gertrude Stein, nonché dell'inizio della grande rivalità con Henri Matisse o dell'amicizia con il compatriota Carlos Casagemas, la serie riesce nell'intento di avvolgere chi guarda nel turbinio delle tele e dei colori. E in tal caso è forse consigliata questa serie soprattutto agli amanti del genere biopic o ai cultori dell'artista spagnolo, perché se anche la seconda stagione di Genius, dedicata alla poliedrica figura di Pablo Picasso, descrive appieno la vita, l'arte, il genio e la follia di quello che è stato certamente uno degli artisti più rappresentativi del Novecento, restituendoci un affresco ampio e diversificato dell'epoca di cui il pittore ha cercato di plasmare il volto con la potenza del suo pennello, essa potrebbe non piacere a tutti, anche perché i creatori non resistono alla tentazione di romanzare eccessivamente alcuni episodi. Infatti concedendosi di quando in quando momenti di maggiore pathos ai fini della buona riuscita della narrazione, essi scadono spesso nell'eccessivo ed il prodotto non si dimostra sempre bilanciato tra realismo e finzione. Tuttavia è questa una stagione sufficiente e comunque alquanto interessante da vedere e scoprire, una serie antologica da tenere sempre d'occhio, oltretutto è stata rinnovata per una terza stagione, che sarà incentrata sulla vita della scrittrice Mary Shelley, autrice del romanzo Frankenstein, e quindi chissà cosa i produttori ci proporranno, anche perché su di lei non so proprio niente, un po' come accaduto con Picasso, un genio nell'arte, un bastardo nella vita. Voto: 6
Nonostante una sostanziale differenza fisica, anche Alex Rich si cala perfettamente nel ruolo e, per mezzo di una prova ispirata e (diciamolo) non eccessivamente impegnativa, il sosia di Tobey Maguire riesce a portare a casa la pagnotta senza eccessiva difficoltà, pur rimanendo ben al di sotto dei livelli del più anziano compagno di cast. Un po' come tutti gli altri poco conosciuti o meno, da Robert Sheehan (Fortitude e Misfits), l'artista catalano Carles Casagemas, grande amico di Picasso, a Seth Gabel (Salem), poeta amico di Picasso che sarà accusato, insieme addirittura a lui stesso, di aver rubato la Gioconda. E tuttavia anche per questo particolare che Genius: Picasso riesce nell'intento di intrattenere e incuriosire su una delle figure più note e controverse del XX secolo. Giacché attraverso la ricostruzione di momenti topici della vita di Pablo Picasso, quali la creazione de Les demoiselles d'Avignon, dell'incontro con Braque, dell'autoritratto a Gertrude Stein, nonché dell'inizio della grande rivalità con Henri Matisse o dell'amicizia con il compatriota Carlos Casagemas, la serie riesce nell'intento di avvolgere chi guarda nel turbinio delle tele e dei colori. E in tal caso è forse consigliata questa serie soprattutto agli amanti del genere biopic o ai cultori dell'artista spagnolo, perché se anche la seconda stagione di Genius, dedicata alla poliedrica figura di Pablo Picasso, descrive appieno la vita, l'arte, il genio e la follia di quello che è stato certamente uno degli artisti più rappresentativi del Novecento, restituendoci un affresco ampio e diversificato dell'epoca di cui il pittore ha cercato di plasmare il volto con la potenza del suo pennello, essa potrebbe non piacere a tutti, anche perché i creatori non resistono alla tentazione di romanzare eccessivamente alcuni episodi. Infatti concedendosi di quando in quando momenti di maggiore pathos ai fini della buona riuscita della narrazione, essi scadono spesso nell'eccessivo ed il prodotto non si dimostra sempre bilanciato tra realismo e finzione. Tuttavia è questa una stagione sufficiente e comunque alquanto interessante da vedere e scoprire, una serie antologica da tenere sempre d'occhio, oltretutto è stata rinnovata per una terza stagione, che sarà incentrata sulla vita della scrittrice Mary Shelley, autrice del romanzo Frankenstein, e quindi chissà cosa i produttori ci proporranno, anche perché su di lei non so proprio niente, un po' come accaduto con Picasso, un genio nell'arte, un bastardo nella vita. Voto: 6
Che bello. Grazie Pietro. 🙂
RispondiEliminaDi niente, anche se poi non mi è piaciuto tantissimo...seppur artisticamente ottimo, ma comunque umanamente misero...
EliminaÈ comunque una rappresentazione di un personaggio noto, si esagera ed esaspera il tutto. Dovrò vederlo per comprendere meglio. Ciao. 😘
EliminaQuesto sì, se non lo si vede non si può infatti capire ;)
EliminaCome Picasso ricordo un monumentale Hopkins in Surviving Picasso..sarei curioso di vedere anche Banderas all'opera!
RispondiEliminaHopkins ha interpretato Picasso? ne sono totalmente all'oscuro...comunque Banderas finalmente e nuovamente grande ;)
EliminaOddio, sì... Banderas è perfetto, irriconoscibile e giusto!
RispondiEliminaNon so, a me Picasso piace proprio come artista, dici che posso apprezzare di più? XD
Moz-
Vero, gli assomiglia parecchio e nella parte è comunque perfetto ;)
EliminaCredo proprio di sì, che lo apprezzeresti di più, e probabilmente però non solo artisticamente, perché lui era un uomo che se ne fregava delle regole.. :)
Non ha esaltato neanche me come hai potuto leggere, perché la qualità è nuovamente alta ma la sregolatezza dell'uomo ha prevalso sul genio artistico, e in tal senso molto meglio, nonostante alcuni identici vizi, Einstein ;)
RispondiEliminaPosso dire che preferivo quando Banderas chiacchierava con la gallina Rosita? Ahahah
RispondiEliminaScherzo.
In ogni caso, mi fido del tuo giudizio appena sufficiente, e non lo segno nella lista dei film, o mini serie, da guardare. 😉
Notte.
Io non tanto, vedere Banderas ridotto in quel modo non era un bel vedere :D
EliminaGrazie di tutta questa considerazione, anche se io non vieto nessuno di vedere comunque qualsiasi cosa voglia ;)