Eccolo qui uno dei primissimi film in completo stile "Rape & Revenge", anzi, il film simbolo del genere, anche se non il capostipite visto che prima qualche anno prima usci "L'ultima casa a sinistra" di Wes Craven (non ho ho citato a caso questo film del grande regista purtroppo scomparso, visto che fra i due prodotti ci sono varie similitudini, però nel complesso ho preferito questo, leggermente più curato e "crudo" rispetto alla pellicola del '72 firmata Craven), un film che ha sconvolto e destato non poche critiche, censurato e proibito in vari paesi del mondo, e lo credo bene, per essere un film del 1978 non lascia praticamente nulla all'immaginazione (la visione quindi neanche a dirlo non è per tutti). Non violentate Jennifer (I Spit on Your Grave), film diretto da Meir Zarchi infatti, che rappresenta appunto uno dei maggiori esponenti del sottogenere Rape & Revenge nel più puro stile dei film d'exploitation (il primo della saga che oggi recensirò causa La Promessa), si rende esplicito nelle scene di violenza in maniera molto gratuita suscitando la rabbia e il disgusto dello spettatore che assiste a tutta questa crudezza, depravazione, cattiveria ed oscenità. In tal senso è forse uno dei film più agghiaccianti che abbia mai visto (non per caso la fama del film è sicuramente dovuta al realismo e alla violenza delle scene di stupro, che occupato una buona mezz'ora di pellicola e che risultano ancora oggi disturbanti e fastidiose), un film, dalla trama lineare, semplice e povera (ma che ovviamente per l'anno d'uscita era una novità quasi assoluta), trama che vede una ragazza che viene violentata (stuprata ed umiliata) più volte da un gruppo di bifolchi in una località rurale e isolata e che quindi si adopera sistematicamente per ottenere vendetta, che lascia un senso di angoscia costante (soprattutto nella prima parte), un film che per questo fu definito perfino maschilista. Col tempo, però, è stato rivalutato, e io direi anche giustamente: infatti, la brutalità con cui viene rappresentato lo stupro non risulta affatto eccitante o pornografico, ma anzi mette a disagio lo/a spettatore/rice, insinuando in particolare nei maschietti un senso di colpa e di vergogna. Il pubblico, assistendo alle umiliazioni inflitte a Jennifer, non può non provare compassione per lei (a meno che, certamente, non si vada a considerare un maniaco sessuale e/o un maschilista, magari moralista), e quando la ragazza mette in atto la sua vendetta diventa naturale tifare per il successo della sua nobile e liberatoria impresa. L'immagine del macho dominatore viene completamente smantellata nella pellicola, e, in un dialogo, viene anche (giustamente) sconfessata l'aberrante e assai discutibile teoria di matrice reazionaria secondo la quale lo stupro sarebbe "giustificato" dagli ammiccamenti sensuali e dai modi di vestire di alcune ragazze.
Tecnicamente Non violentate Jennifer è piuttosto riuscito, con qualche classico limite dovuto più che altro all'anno di produzione. Particolare la scelta di non voler inserire musiche, rendendolo più reale e ancora più scioccante. Gli attori non sono granché, ad esclusione della protagonista (una bravissima e perfettamente in parte Camille Keaton), ma per i ruoli che interpretano questo difetto non balza molto all'occhio. Il ritmo del film è abbastanza scorrevole e la noia non assale mai lo spettatore. Quindi fino ad ora un film che fra alti e bassi sembra meritare in pieno la sua fama, ma purtroppo la seconda parte non rende giustizia in toto alla notorietà dell'opera. Difatti tutto il blocco della vendetta non è realizzato con la stessa cura del primo (perché la parte della vendetta in un film del genere dovrebbe essere curata al dettaglio, e non lasciata invece alla superficialità e al sangue facile come in questi casi), e i difetti e le banalità abbondano, infatti situazioni improbabili, comportamenti senza senso dei personaggi e forzature varie la fanno da padrone. Giacché se i balordi nella prima parte si comportano con una tale cattiveria, nella seconda parte tutto ad un tratto diventano un branco di cretini smidollati cui non ci viene data una vera e propria spiegazione di tanta imprudenza, lasciano il compito più importante al più deficiente del gruppo e non vanno neanche a controllare, e durante la vendetta di Jennifer, che ovviamente è il momento più soddisfacente del film, questi continuano ad avere un comportamento da completi idioti, facendo perdere così anche il livello di credibilità di tutto quello che c'era stato prima. Non parliamo della scena finale che si rende abbastanza ridicola. Tuttavia il film lascia un profondo senso di disgusto per le scene di violenza sulla povera ragazza, ma anche un senso di soddisfazione per la vendetta di Jennifer, che anche nel suo caso, nella seconda parte il suo personaggio diventa inverosimile che prima era così innocente e poi diventa una spietata serial killer del tutto impassibile, però va bene, è un limite del film e anche della categoria di cui fa parte, un po' tutti i "rape and revenge" (che verranno dopo, tanti) hanno questo limite di credibilità, comunque si potevano gestire meglio i personaggi durante la vendetta di Jennifer, penalizza in parte il voto. Un voto pur sempre positivo, perché seppur la realizzazione dei concetti esplicati non risulta all'altezza, il messaggio arriva comunque forte e chiaro, ovvero il desiderio di rivalsa del genere femminile, rivalsa che si avverte nella vicenda, vicenda da inserire nella corrente femminista anni '70 (non so perché inizialmente questo film fu criticato perché considerato anti-femminile, per me è tutto il contrario). Perché anche se il lavoro non mi ha soddisfatto al 100%, rimane questo un film storicamente importante da vedere, e non solo perché ha creato un nuovo genere, non privo di difetti, anzi, ma che è da inserire nel proprio contesto storico per essere apprezzato veramente appieno e che comunque ha il suo perché e il suo valore di fondo. Perché certo, non mancano ingenuità nello script e qualche inverosimiglianza in qua e in là, tuttavia dei dialoghi ben scritti e un cast artistico semisconosciuto, ma decisamente in palla garantiscono un più che discreto risultato finale. Quanto a regia non si può certo trovare particolari pregi, il budget si vede benissimo che è stato proprio misero, seppur molto bella la fotografia e le location in cui è ambientata la storia, e il make up, artigianale ma efficace. In conclusione, il film rappresenta un ottimo atto d'accusa (e non il contrario) contro l'orrenda piaga dello stupro (piaga che ultimamente è diventata imperante purtroppo), e poggia la sua forza soprattutto sul realismo, sulla crudezza della messa in scena, enfatizzata dall'assenza di una vera e propria colonna sonora. Insomma un film, storicamente interessante, narrativamente agghiacciante e concettualmente potente, riuscito. Voto: 7
Steven R. Monroe si cimenta col remake, o almeno quello che tecnicamente dovrebbe essere il suo remake, di "Non violentate Jennifer", dico dovrebbe perché a visione ultimata ci si accorge che il film di Meir Zarchi è poco più di uno spunto di partenza. Se infatti le vicende appaiono parallele (la storia della scrittrice in erba e pure belloccia che cerca isolamento totale in una casa in mezzo ai boschi per scrivere il suo libro e che invece trova la violenza carnale ad opera di omuncoli del posto, violenza a cui reagirà nel modo più brutale immaginabile) ci sono talmente tante differenze che è impossibile parlare di remake in senso stretto. Diciamo allora che questo I spit on your grave (2010) appare come una libera (ma non efficacissima) reinterpretazione di Non violentate Jennifer, sono difatti introdotti altri personaggi (viene aggiunto, forse imprudentemente, lo sceriffo Storch, incarnazione della legge e della violenza misogina insita nel sistema), la vendetta della protagonista (che acquisisce un peso specifico molto maggiore rispetto alla pellicola originale) si espleta con marchingegni che possono ricordare alla lontana qualcosa dei film della serie Saw ed inoltre nella seconda parte siamo più dalle parti di un torture porn che di un vendetta movie o di un Rape & Revenge come invece era l'originale. Ed è proprio su quest'ultimo punto che le criticità del progetto vengono fuori. Perché certo, il film di Steven R. Monroe ha un'estetica decisamente e giustamente al passo dei tempi, ovvero con una messa in scena molto più curata (quasi patinata, forse troppo), ma manca quell'aura disturbante che contornava il film originale. Le scene di violenza su Jennifer, per quanto terribili, mancano di quella cruda cattiveria che caratterizzava l'originale. Infatti pur essendo comunque questo un film terribile e violento, esso non riesce ad arrivare alla mostruosa brutalità dell'originale, ed inoltre le scene di violenza sessuale seppur pesanti, non riescono a sconvolgere lo spettatore. Spettatore che noterà perciò di essere in un film lontano anni luce dall'originale che, seppur nella sua povertà e rozzezza (cosa che contraddistingue il genere, qui perduta in favore della "solita" cattiveria patinata da prodotto mainstream), poteva vantare su una maggiore verosimiglianza, fluidità e soprattutto su una "crescita" della protagonista, che qui passa (troppo velocemente) da indifesa ragazza della porta accanto a spietata assassina (come se fosse quella la sua vera occupazione), in modo per nulla credibile e assai forzato. Il film parte bene, anche se la ragazza viene lasciata troppo da parte in favore degli aguzzini (conosciamo meglio loro che lei, tra questi Chad Lindberg, il più "conosciuto"), e così prosegue fino allo stupro di gruppo (che forse nel tentativo di evitare divieti è corta e per niente sconvolgente come nel primo, e considerando che oggi su schermo passa praticamente di tutto, questo fa capire che tipo di shock possa essere stata quella sequenza lunga e raccapricciante per il pubblico di quaranta anni fa), per poi perdersi nella mediocrità, nonché in eccessive lungaggini, portandomi a chiedermi più volte quanto ci volesse per la vendetta. Dieci minuti in meno avrebbero giovato non poco al ritmo. Ma se fin qui le cose andavano benino, quello che dovrebbe essere il punto forte del film si rivela il punto debole. Che strazio le torture, non perché insostenibili, ma perché per nulla credibili. La vendetta è infatti decisamente elaborata, forse pure troppo, e ci sono alcune cose che sono difficili da spiegare, come appunto le uccisioni, spietate ma banali ed un po' di ridicole. Per quanto riguarda le attrici, esteticamente tra Camille Keaton, la protagonista del film originale e Sarah Butler mi sento di preferire la prima che però è attrice molto più mediocre della seconda (che nella versione italiana è doppiata in modo pessimo). Ricapitolando quindi, la prima metà del film è curata e si lascia vedere con interesse, che va scemando man mano che il minutaggio sale, perdendosi in alcuni tempi morti, ma soprattutto, anche se è un remake/reboot ben fatto (anche se non per questo sufficiente a livello qualitativo), non c'è la cattiveria dell'originale. Manca difatti l'essenza del vero Rape & Revenge in questo film che fa parte del filone unicamente perché una tipa viene stuprata e si vendica. Certo, il Rape & Revenge in fin dei conti è questo, ma lasciatelo fare a chi sa davvero farli. La sua epoca è finita, e questa robaccia patinata non fa che dimostrarlo. Una piccola delusione. Voto: 6
Nel filone dei Rape e Revenge, il secondo film della famosa saga, I spit on your grave 2, film del 2013 diretto da Steven R. Monroe, si classifica come un lavoro abbastanza originale, benché il canovaccio sia sempre il solito (c'è una ragazza sola ed avvenente, quindi un gruppo di pazzoidi che la rapisce, la stupra, la sevizia in ogni modo possibile ed immaginabile, un'escalation di brutalità secondo i progetti degli aguzzini culminante con la morte della vittima, la quale, invece, si salva per il rotto della cuffia ripagando con la stessa moneta i colpevoli di tale orrore), e benché non privo di alcune incongruenze narrative, che lo rendono poco (troppo poco) credibile. L'originalità è riscontrabile nell'ambientazione urbana, che però non regala una marcia in più, anzi, il cambio di contesto geografico offre una buona sorpresa ma a rifletterci bene appare come una vera bestialità. Interessante e nuovo è anche il quadro psicologico che viene offerto dei ''villains'', non tutti accomunati dallo stesso desiderio di violenza, alcuni con picchi di sadismo inaspettati, altri con improvvisi sensi di colpa che li portano tuttavia a patetiche ingenuità. A tal proposito, ingenua è purtroppo la sceneggiatura, che procedendo per stereotipi consolidati (la sopravvivenza della ragazza è pura fantascienza, anche se questa volta è per lo meno mostrata, mentre nel precedente film assumeva una innaturale connotazione quasi soprannaturale) si avvia verso uno svolgimento facilmente prevedibile in tutti i suoi colpi di scena, più o meno telefonati. Inoltre le figure marginali (il poliziotto, il prete) sono inserite maluccio nello script, anzi, non servono a niente. E insomma rispetto all'inarrivabile originale girato da Meir Zarchi (qui tra i produttori esecutivi) e il suo sufficiente remake/reboot di tre anni prima, questo (ennesimo) sequel non colpisce più di tanto nel segno. Anche perché nel primo film era ben presente una lettura strettamente legata all'epoca e al contesto sociale con relativa carica sovversiva che ne conseguiva, il secondo invece pur ricalcandone in parte le orme alzando l'asticella della violenza si sfilacciava spesso a livello di script, nel "terzo" non c'è più traccia di impegno né di emulare cercando una propria identità formale e concettuale. Il regista infatti (che comunque tecnicamente gira bene il tutto) si limita ad arricchire ancor di più (e malamente) l'aspetto del R&Re e del ''torture porn''. Perché certo, la scena di stupro è estremamente disturbante, e le modalità di uccisione adottate della vendicatrice risultano alquanto creative (sempre più brutali e stomachevoli), in stile sempre più "Saw: L'enigmista", ma questo non basta per promuovere il film, e il protofemminismo della storia (incarnato da Mary Stockley) è un argomento debole. Il difetto principale però consiste nella mediocre prova recitativa della protagonista, perché fin quando Jemma Dallender recita i panni della vittima sacrificale, la pellicola fila via liscia con momenti disturbanti (l'assalto al suo appartamento, per esempio), purtroppo quando l'attrice smette i panni della vittima per diventare vendicatrice ecco che i limiti recitativi emergono in tutta la loro forza, troppo caricata, troppo sopra le righe, con troppe urla e troppe smorfie si scaglia sui suoi aguzzini, perdendo quell'aurea di cinismo che aveva la Jennifer del primo episodio. L'effetto che si ingenera è quello di una Kate distante dalle aspettative dello spettatore, in cui difficilmente ci si immedesima, benché si possa comprendere la sua furia. In definitiva un film adatto comunque ad una serata di intrattenimento, ma tuttavia inferiore alla versione del 2010. Non mi era piaciuto il remake/reboot, questo sequel mi sembrava perlomeno sufficiente, ma la seconda parte rovina veramente tutto. Voto: 5,5
Sarà stata l'assenza di sottotitoli (non sono riuscito a trovarli in italiano e se qualcuno saprà aiutarmi gliene sarò molto grato), anche se non credo di essermi perso niente di importante, le immagini e le situazioni parlano da sole, sarà che il tutto viene stravolto, la storia (anche se riprende la storia del secondo sequel) cambia sensibilmente (forse troppo, è tutt'altra cosa), ma per ora I Spit on Your Grave 3, dal titolo originale I Spit on Your Grave III: Vengeance Is Mine, film del 2015 diretto da R.D. Braunstein, è il peggiore della serie (almeno fin quando lo rivedrò e cambierò opinione, anche se non credo). Qui infatti la storia di vendetta non sta in piedi stavolta (anche perché il film racconta appunto tutta un'altra storia, anche meno interessante) e tutto è ridicolo e inverosimile, e l'unica cosa positiva è ritorno della Jennifer Hills interpretata dalla bellissima Sarah Butler. Perché certo, la trama diciamo che è più o meno la solita (anche se è sfortunatamente trattata in modo diverso, Jennifer Hills che dopo la sua furiosa vendetta ora cerca disperatamente di rifarsi una vita), perché certo, il film oltre a trattare importanti argomenti come la violenza e lo stupro questa volta tratta anche il legame che c'è/non c'è tra giustizia e vendetta, mettendo in questo modo in risalto come le autorità e l'eccessiva burocrazia impediscano spesso alle vittime d'avere giustizia, perché certo, alcune scene, a cavallo tra realtà ed immaginazione, sono molto riuscite, perché certo, interessante è anche come viene sviluppato il personaggio di Jennifer, da una parte strumento di morte che tortura e uccide sadicamente ogni uomo che viene da lei visto come una minaccia, dall'altra vittima di una società malata e perversa che l'ha portata per poter sopravvivere ad essere un mostro (un mostro tra i mostri), perché quando l'assassino di una sua nuova amica viene rimesso in libertà e l'incubo degli stupratori seriali riprende a perseguitarla, egli decide di dare lei stessa la caccia a quei torturatori che riescono a eludere la legge e il sistema, ma la trasformazione della protagonista da vittima a spietata vendicatrice della notte (e non solo, dato che più passa il tempo, più il suo desiderio di provocare per poi punire aumenta esponenzialmente) non convince, e non convince neanche tutto il film, un film che, anche se cerca di aggiungere pure qualche risvolto psicologico sulle questioni della vendetta e dell'assorbimento dei traumi patiti, è deludente. Anche perché la pellicola sfiora il grottesco e la direzione che decide di prendere è alquanto ridicola. Perché certo, interessante è il finale, seppur costui imprudentemente lasci margine per un altro episodio, del quale francamente se ne potrebbe anche fare a meno (e tuttavia sarebbe già in produzione), perché certo, è comunque un'opera alquanto forte e disturbante (se ripenso alla sbarra di ferro nel...mi sento male), ma quest'opera, dalla regia standard e dalla tecnica altrettanto standard, un'opera comunque meno violenta rispetto ai precedenti (anche se il torture porn c'è ancora, e menomale, anche se pochissime le scene), un'opera che di Rape & Revenge ha ben poco, è davvero mediocre. Voto: 5
Nel filone dei Rape e Revenge, il secondo film della famosa saga, I spit on your grave 2, film del 2013 diretto da Steven R. Monroe, si classifica come un lavoro abbastanza originale, benché il canovaccio sia sempre il solito (c'è una ragazza sola ed avvenente, quindi un gruppo di pazzoidi che la rapisce, la stupra, la sevizia in ogni modo possibile ed immaginabile, un'escalation di brutalità secondo i progetti degli aguzzini culminante con la morte della vittima, la quale, invece, si salva per il rotto della cuffia ripagando con la stessa moneta i colpevoli di tale orrore), e benché non privo di alcune incongruenze narrative, che lo rendono poco (troppo poco) credibile. L'originalità è riscontrabile nell'ambientazione urbana, che però non regala una marcia in più, anzi, il cambio di contesto geografico offre una buona sorpresa ma a rifletterci bene appare come una vera bestialità. Interessante e nuovo è anche il quadro psicologico che viene offerto dei ''villains'', non tutti accomunati dallo stesso desiderio di violenza, alcuni con picchi di sadismo inaspettati, altri con improvvisi sensi di colpa che li portano tuttavia a patetiche ingenuità. A tal proposito, ingenua è purtroppo la sceneggiatura, che procedendo per stereotipi consolidati (la sopravvivenza della ragazza è pura fantascienza, anche se questa volta è per lo meno mostrata, mentre nel precedente film assumeva una innaturale connotazione quasi soprannaturale) si avvia verso uno svolgimento facilmente prevedibile in tutti i suoi colpi di scena, più o meno telefonati. Inoltre le figure marginali (il poliziotto, il prete) sono inserite maluccio nello script, anzi, non servono a niente. E insomma rispetto all'inarrivabile originale girato da Meir Zarchi (qui tra i produttori esecutivi) e il suo sufficiente remake/reboot di tre anni prima, questo (ennesimo) sequel non colpisce più di tanto nel segno. Anche perché nel primo film era ben presente una lettura strettamente legata all'epoca e al contesto sociale con relativa carica sovversiva che ne conseguiva, il secondo invece pur ricalcandone in parte le orme alzando l'asticella della violenza si sfilacciava spesso a livello di script, nel "terzo" non c'è più traccia di impegno né di emulare cercando una propria identità formale e concettuale. Il regista infatti (che comunque tecnicamente gira bene il tutto) si limita ad arricchire ancor di più (e malamente) l'aspetto del R&Re e del ''torture porn''. Perché certo, la scena di stupro è estremamente disturbante, e le modalità di uccisione adottate della vendicatrice risultano alquanto creative (sempre più brutali e stomachevoli), in stile sempre più "Saw: L'enigmista", ma questo non basta per promuovere il film, e il protofemminismo della storia (incarnato da Mary Stockley) è un argomento debole. Il difetto principale però consiste nella mediocre prova recitativa della protagonista, perché fin quando Jemma Dallender recita i panni della vittima sacrificale, la pellicola fila via liscia con momenti disturbanti (l'assalto al suo appartamento, per esempio), purtroppo quando l'attrice smette i panni della vittima per diventare vendicatrice ecco che i limiti recitativi emergono in tutta la loro forza, troppo caricata, troppo sopra le righe, con troppe urla e troppe smorfie si scaglia sui suoi aguzzini, perdendo quell'aurea di cinismo che aveva la Jennifer del primo episodio. L'effetto che si ingenera è quello di una Kate distante dalle aspettative dello spettatore, in cui difficilmente ci si immedesima, benché si possa comprendere la sua furia. In definitiva un film adatto comunque ad una serata di intrattenimento, ma tuttavia inferiore alla versione del 2010. Non mi era piaciuto il remake/reboot, questo sequel mi sembrava perlomeno sufficiente, ma la seconda parte rovina veramente tutto. Voto: 5,5
Sarà stata l'assenza di sottotitoli (non sono riuscito a trovarli in italiano e se qualcuno saprà aiutarmi gliene sarò molto grato), anche se non credo di essermi perso niente di importante, le immagini e le situazioni parlano da sole, sarà che il tutto viene stravolto, la storia (anche se riprende la storia del secondo sequel) cambia sensibilmente (forse troppo, è tutt'altra cosa), ma per ora I Spit on Your Grave 3, dal titolo originale I Spit on Your Grave III: Vengeance Is Mine, film del 2015 diretto da R.D. Braunstein, è il peggiore della serie (almeno fin quando lo rivedrò e cambierò opinione, anche se non credo). Qui infatti la storia di vendetta non sta in piedi stavolta (anche perché il film racconta appunto tutta un'altra storia, anche meno interessante) e tutto è ridicolo e inverosimile, e l'unica cosa positiva è ritorno della Jennifer Hills interpretata dalla bellissima Sarah Butler. Perché certo, la trama diciamo che è più o meno la solita (anche se è sfortunatamente trattata in modo diverso, Jennifer Hills che dopo la sua furiosa vendetta ora cerca disperatamente di rifarsi una vita), perché certo, il film oltre a trattare importanti argomenti come la violenza e lo stupro questa volta tratta anche il legame che c'è/non c'è tra giustizia e vendetta, mettendo in questo modo in risalto come le autorità e l'eccessiva burocrazia impediscano spesso alle vittime d'avere giustizia, perché certo, alcune scene, a cavallo tra realtà ed immaginazione, sono molto riuscite, perché certo, interessante è anche come viene sviluppato il personaggio di Jennifer, da una parte strumento di morte che tortura e uccide sadicamente ogni uomo che viene da lei visto come una minaccia, dall'altra vittima di una società malata e perversa che l'ha portata per poter sopravvivere ad essere un mostro (un mostro tra i mostri), perché quando l'assassino di una sua nuova amica viene rimesso in libertà e l'incubo degli stupratori seriali riprende a perseguitarla, egli decide di dare lei stessa la caccia a quei torturatori che riescono a eludere la legge e il sistema, ma la trasformazione della protagonista da vittima a spietata vendicatrice della notte (e non solo, dato che più passa il tempo, più il suo desiderio di provocare per poi punire aumenta esponenzialmente) non convince, e non convince neanche tutto il film, un film che, anche se cerca di aggiungere pure qualche risvolto psicologico sulle questioni della vendetta e dell'assorbimento dei traumi patiti, è deludente. Anche perché la pellicola sfiora il grottesco e la direzione che decide di prendere è alquanto ridicola. Perché certo, interessante è il finale, seppur costui imprudentemente lasci margine per un altro episodio, del quale francamente se ne potrebbe anche fare a meno (e tuttavia sarebbe già in produzione), perché certo, è comunque un'opera alquanto forte e disturbante (se ripenso alla sbarra di ferro nel...mi sento male), ma quest'opera, dalla regia standard e dalla tecnica altrettanto standard, un'opera comunque meno violenta rispetto ai precedenti (anche se il torture porn c'è ancora, e menomale, anche se pochissime le scene), un'opera che di Rape & Revenge ha ben poco, è davvero mediocre. Voto: 5
La recensione dell'originale non potevi farla meglio: la sottoscrivo parola per parola, come se mi avessi tolto le parole di bocca (e dalla mente).
RispondiEliminaDisturbante, sicuramente come dici tu sono scese che mettono a disagio, piuttosto che essere voyeuristiche.
Un bel film che come dici tu perde nella seconda parte (io comunque preferisco l'italico "L'ultimo treno della notte").
Gli altri film non li ho visti ma sicuramente non mi sono perso nulla :P
Mi sarò immedesimato troppo in te grazie ai Topolino, ecco perché :D
EliminaL'italico L'ultimo treno della notte non ho visto, ma se è anche migliore di questo, sicuro potrà piacermi ;)
Effettivamente negli altri c'è ben poco, anche se, se ti piace Saw o torture porn potresti trovarli interessanti :)
Ehi voi due.......
EliminaChi si immedesima in chi? Mi devo preoccupare? Ahahaha
Comunque a me Saw piacque, ma vidi solo il primo. I sequel mi annoiano sempre, a meno che non riguardino film che mi hanno fatto ridere un sacco, tipo "Senti chi parla". Di quello avrei guardato anche il 4 e il 5.
Comunque, mi è venuto in mente un altro film che riguarderei volentieri.. "Bordertown". L'hai visto?
Mi piacque un sacco, sebbene fosse molto crudo.
E' un film notevole, ma concordo con Riccardo, "L'ultimo treno della notte" che entra dritto nella scia de "L'ultima casa a sinistra" è leggermente meglio.
EliminaVolendo si potrebbe inserire nella lista anche l'ottimo recentissimo film francese "Revenge". Non fa parte della saga, ma è un chiaro tributo, visto che la protagonista si chiama Jennifer.
@Claudia No, non c'è niente da preoccuparsi, comunque qui non si parla di Saw, anche se ne parlerò ad anno nuovo con l'ultimo capitolo visto, e tuttavia il discorso dei sequel è un altro paio di maniche, a volte effettivamente sono inutili. In ogni caso Bordertown l'ho visto ma non ho ricordi "entusiasmanti" ;)
Elimina@Ivano Nella lista ne potrebbero entrare benissimo tanti altri, e più che Revenge, che non ho visto, Reversal, diverso dal classico Rape & Revenge, eppure davvero notevole, notevoli come in ogni caso sono gli altri da te, me e Riccardo citati ;)
Lo so che non si parla di Saw, ma siccome l'hai citato nel post, e Riccardo l'ha ripreso nel commento, allora ti ho detto la mia.
EliminaVabbè, non lo faccio più. 😜
Insomma, una caduta rovinosa.
RispondiEliminaIo conosco ovviamente l'originale, ma appunto erano tempi nudi e crudi e ancora oggi sono pugni nello stomaco.
Un gioiellino.
Farne un remake "pulito", action, leccatino... che senso ha?
Moz-
Che poi se avessero fatto un remake praticamente identico ma limandone i difetti dell'originale, forse un senso l'avrebbe davvero avuto, così è solo "marketing" ;)
EliminaL'originale lo vidi tantissimo tempo fa, fu uno dei primi film di genere che vidi, ero poco più che ragazzo e ne rimasi sconvolto. Tempo fa ho visto il remake e in certi momenti mi veniva da ridere. Sono cambiato io? Sono cambiati i tempi o magari è il modo di fare cinema che è cambiato?
RispondiEliminaE' cambiato tutto, il mondo, la percezione della violenza e tanto altro, ma resta comunque il fatto che questi sequel si potevano anche evitare..
EliminaCiao Pietro.
RispondiEliminaConcordo con quello che ha scritto Nick anche se il DVD non l’ho visto da ragazzo ma in età più adulta e sapendo coscientemente di trovarmi con un prodotto “datato” e quindi con tutti limiti del caso .
Me piaciuto molto i remake ( ho visto solo il primo ) non mi hanno entusiasmato per gli stessi motivi che dici te.
Lo considero un film unico nel suo genere
Per me è il vero Rape e revenge almeno come intendo io il termine.
Cioè con la vendetta della protagonista, colei che ha subito la violenza.
L’ultimo treno della notte è sicuramente un bel film ma lo definirei più un rape no revenge.
Ma è solo un mio pensiero e comunque non mi sentirei di paragonarlo a Spite on your grave ..son due cose diverse.
Non son d’accordo con la tua analisi del finale del film ...ma non argomento perché alla fine ognuno si tiene sempre la sua di idea e quindi non ne vale la pena.
L’assenza di musica : Beh nella scena della vendetta nella vasca da bagno , mentre l’uomo muore dissanguato Jennifer ascolta un disco , l’aria “sola e perduta e abbandonata “.
;)
Quando vedrò L'ultimo treno della notte potrei anche essere d'accordo con te, ma per il momento essere d'accordo (nonostante il finale) su questo e gli altri, mi va bene ;)
EliminaL'assenza di musica era in generale, perché in effetti quella scena è fantastica :)
devo essere sincera , non lo ricordo molto e non ho sicuramente visto questo nuovo.
RispondiEliminaSiamo un po' stanchi , almeno per quanto mi riguarda, seguire violenza sulle donne, ma è sempre molto interessante leggere queste tue accurate recensioni, se anche mi mettono all'inizio voglia di non considerarlo, leggendoti poi e approfondendo maggiormente, la mia curiosità aumenta.
Grazie infinite come sempre , mio caro!
Bisogna sempre considerare che si tratta di finzione cinematografica, che certo, è inaccettabile la violenza sulle donne, ma questi tipi di film non sono da sottovalutare. Grazie a te, ciao ;)
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