L'avevo già anticipato 10 giorni fa del cambiamento in atto, di come sarebbero cambiati i classici due post cinematografici di fine mese, ma se ancora non siete a conoscenza di questo cambiamento, eccomi oggi a spiegare cosa esso comporti. Per prima cosa come potete notare, il banner non contiene più le locandine dei film, ma un'immagine generica che sarà successivamente e mensilmente aggiornata (i mesi intendo). Per secondo, anche le recensioni di questi peggiori film hanno lo stesso stile di tutte le altre recensioni, senza alcuna distinzione. Infine, e questa è una novità, per spezzare un po', due banner con le immagini dei film recensiti. Non cambia invece la parte finale del post, che ha come consuetudine la lista dei film evitati e scartati preventivamente. E quindi non vi resta che leggere, vedere e se possibile commentare, perché nient'altro ho da dire.
Slumber: Il demone del sonno (Horror, USA, Gran Bretagna, 2017)
Tema e genere: Un horror che tratta di una patologia reale, la paralisi del sonno.
Trama: Alice è una specialista del sonno, perseguitata dalla misteriosa morte del fratello minore avvenuta di notte. Il caso di un'intera famiglia affetta da problemi del sonno la porterà ad abbandonare ogni logica scientifica per combattere contro un oscuro demone.
Recensione: Lo spunto della paralisi del sonno è molto comune: anche a me è capitato qualche volta, fortunatamente in maniera leggera e senza visioni. L'impianto tensivo in questo film non appare però capace di impressionare chi guarda, limitandosi a giocare con il sonoro nelle scene clou e mostrando quel tanto che basta per catalogarlo nel genere horror. Ma è davvero poco per strappare un voto positivo e Slumber risulta, alla fine della fiera, un modesto prodotto per l'intrattenimento, di quelli che potevano fare qualcosa in più e invece finiscono tra la massa dei dimenticabili. Il film infatti, rivela una pochezza registica e di scrittura che finisce per compromettere la potenziale ricchezza del soggetto. Il demone che si palesa tra il sonno e la veglia (già utilizzato e meglio nella serie di Nightmare) per prendersi l'anima del bambino (metafora del rischio di soccombere alle nostre paure se non affrontate), trova terreno fertile in un habitat familiare disaggregato. Che era poi l'intuizione del ben più riuscito Babadook. In questo caso invece lo spunto si squaglia in una serie di soluzioni narrative infelici e l'idea suggestiva di perimetrare il fenomeno all'interno di una clinica per il sonno si rivela poco più che un espediente. E' in sostanza l'ennesimo horror visto e rivisto, che nulla aggiunge a quanto già prodotto.
Regia: L'argomento trattato aveva grandi potenzialità, soprattutto perché il tema è reale. La regia però non ha saputo sfruttare l'ansia e l'agonia che si prova durante il disturbo del sonno. La regia cosi di fatto è solo un esercizio di stile, priva di vere novità, che propone una pellicola incolore, che riesce solo in alcuni momenti, grazie all'utilizzo di frequenti Jumpscare a far sobbalzare lo spettatore sprovveduto, ma che è troppo prevedibile per quello smaliziato.
Sceneggiatura: Essa propone tutti quei passaggi ed espedienti narrativi triti e ritriti, tante, troppe volte, incluso un finale con colpo di scena che lascia aperta la possibilità di un sequel.
Aspetto tecnico: Assenza di fotografia e musica infliggono ulteriormente un danno enorme all'atmosfera che dovrebbe regalare un film dell'orrore.
Cast: Gli attori scelti purtroppo non lasciano niente, non trasmettono niente, sono freddi e distaccati rispetto alla trama.
Commento Finale: Film che non riesce a sfruttare l'ottima potenzialità data dal soggetto e che finisce con l'appiattirsi, complici una colonna sonora spesso assente e una recitazione che manca nel coinvolgere lo spettatore. Peccato.
Consigliato: Se siete afflitti o affascinati dalla patologia della paralisi notturna, Slumber: il demone del sonno non è il film che vi soddisferà. Per i disinteressati può essere un thriller della domenica sera, visto con pochissimo impegno, anche se, detta in tutta sincerità, non ve lo consiglierei mai.
Voto: 4,5
Trama: Alice è una specialista del sonno, perseguitata dalla misteriosa morte del fratello minore avvenuta di notte. Il caso di un'intera famiglia affetta da problemi del sonno la porterà ad abbandonare ogni logica scientifica per combattere contro un oscuro demone.
Recensione: Lo spunto della paralisi del sonno è molto comune: anche a me è capitato qualche volta, fortunatamente in maniera leggera e senza visioni. L'impianto tensivo in questo film non appare però capace di impressionare chi guarda, limitandosi a giocare con il sonoro nelle scene clou e mostrando quel tanto che basta per catalogarlo nel genere horror. Ma è davvero poco per strappare un voto positivo e Slumber risulta, alla fine della fiera, un modesto prodotto per l'intrattenimento, di quelli che potevano fare qualcosa in più e invece finiscono tra la massa dei dimenticabili. Il film infatti, rivela una pochezza registica e di scrittura che finisce per compromettere la potenziale ricchezza del soggetto. Il demone che si palesa tra il sonno e la veglia (già utilizzato e meglio nella serie di Nightmare) per prendersi l'anima del bambino (metafora del rischio di soccombere alle nostre paure se non affrontate), trova terreno fertile in un habitat familiare disaggregato. Che era poi l'intuizione del ben più riuscito Babadook. In questo caso invece lo spunto si squaglia in una serie di soluzioni narrative infelici e l'idea suggestiva di perimetrare il fenomeno all'interno di una clinica per il sonno si rivela poco più che un espediente. E' in sostanza l'ennesimo horror visto e rivisto, che nulla aggiunge a quanto già prodotto.
Sceneggiatura: Essa propone tutti quei passaggi ed espedienti narrativi triti e ritriti, tante, troppe volte, incluso un finale con colpo di scena che lascia aperta la possibilità di un sequel.
Aspetto tecnico: Assenza di fotografia e musica infliggono ulteriormente un danno enorme all'atmosfera che dovrebbe regalare un film dell'orrore.
Cast: Gli attori scelti purtroppo non lasciano niente, non trasmettono niente, sono freddi e distaccati rispetto alla trama.
Commento Finale: Film che non riesce a sfruttare l'ottima potenzialità data dal soggetto e che finisce con l'appiattirsi, complici una colonna sonora spesso assente e una recitazione che manca nel coinvolgere lo spettatore. Peccato.
Voto: 4,5
Tema e genere: Sequel di Gnomeo e Giulietta del 2011, che propone una versione animata del più grande investigatore del mondo.
Trama: I nani da giardino Gnomeo e Giulietta reclutano il rinomato investigatore privato Sherlock Gnomo per indagare sulla misteriosa scomparsa degli altri ornamenti da giardino.
Recensione: Ahimè non è bastato scomodare William Shakespeare nel precedente capitolo, ora anche Sir Arthur Conan Doyle hanno dovuto tirare in ballo. Il film ovviamente per questo (non credereste mica che avrebbero imbastito una storia solida) ci porterà a vivere una versione all'acqua di rose dell'annosa e ormai storica battaglia tra intelletti, farcita di cliché e luoghi comuni, come ci si potrebbe in fondo attendere da una produzione di questo tipo. La storia in ogni caso scorre, con qualche apprezzabile tentativo di inserire un colpo di scena qua e là e una bellissima rappresentazione visiva della capitale britannica, ma la comicità veramente lieve non riesce a far quadrare la simpatia (se così si può chiamare) che aleggia al principio di questa operazione. Un'operazione che mostra davvero poca fantasia e voglia di rendersi originali. Un'operazione che persevera in tristi giochi di parole e in dialoghi imbarazzanti per qualsiasi cartone animato. Ad aggravare la qualità di Sherlock Gnomes, poco peggiore del suo precedente (quest'ultimo era nella media, ma con molta fatica), si aggiunge poi un problema che trova il proprio fulcro attivo nell'insopportabilità della scelta di esecuzione del doppiaggio italiano. Doppiaggio reo di affibbiare ai protagonisti del film vari dialetti (praticamente tutti e senza un senso), tramite insopportabili dialoghi sciorinati in calabrese, siciliano, pugliese e romano, calcolando poi che la versione originale aveva dalla sua la presenza di nomi forti hollywoodiani (non citarli è meglio), ma anche recuperandolo nel suo audio originario poco c'è da salvare in questo film. Una seccatura, quella del doppiaggio, che non prescinde dalla bassa fattura del lavoro in sé, ma che rende poco godibile la visione di un film animato in cui si tende ad annoiarsi e a rimanere indifferenti di fronte alle vicissitudini dei protagonisti. Anche perché semplicemente, non c'è un personaggio in Sherlock Gnomes che non vorreste ridurre in mille pezzi, anzi mille cocci, da quanto inutile e bidimensionale. Trama banale e non troppo coinvolgente che comunque si deve interpretare tenendo in considerazione il pubblico target di questo film, certamente di età molto bassa, per un lungometraggio di animazione che certamente non è disegnato per avere appeal su tutte le fasce d'età, come una produzione Pixar qualsiasi. Peccato però che, a parte un paio di scene dal livello artistico notevole, il film risulti piatto e anche poco divertente, davvero. Grande parte del problema viene dalla caratterizzazione dei personaggi e dal già citato agghiacciante doppiaggio. Ma comunque film mediocre.
Regia: Dal primo Kung Fu Panda a questo, caduta vertiginosa quella di John Stevenson.
Sceneggiatura: Linea narrativa esile e poco articolata, fatta di sagome e personaggi tagliati con l'accetta, come anche i colpi di scena in sé.
Aspetto tecnico: Poco da dire, abbastanza standard (e per fortuna).
Cast: Solo dico "perché?", Johnny Depp, James McAvoy e Emily Blunt, ma perché?
Commento Finale: Sherlock Gnomes è una di quelle operazioni realizzate senza un perché logico, a parte la voglia di divertire esclusivamente i bambini, sempre che quest'ultimi riescano a intrattenersi in riguardo. Non terribile di per sé, ma non è godibile nonostante la sua scarsa durata.
Consigliato: No, e a nessuno, anche se vederlo non è un problema, a patto di vederlo però in lingua originale.
Voto: 5
Trama: I nani da giardino Gnomeo e Giulietta reclutano il rinomato investigatore privato Sherlock Gnomo per indagare sulla misteriosa scomparsa degli altri ornamenti da giardino.
Recensione: Ahimè non è bastato scomodare William Shakespeare nel precedente capitolo, ora anche Sir Arthur Conan Doyle hanno dovuto tirare in ballo. Il film ovviamente per questo (non credereste mica che avrebbero imbastito una storia solida) ci porterà a vivere una versione all'acqua di rose dell'annosa e ormai storica battaglia tra intelletti, farcita di cliché e luoghi comuni, come ci si potrebbe in fondo attendere da una produzione di questo tipo. La storia in ogni caso scorre, con qualche apprezzabile tentativo di inserire un colpo di scena qua e là e una bellissima rappresentazione visiva della capitale britannica, ma la comicità veramente lieve non riesce a far quadrare la simpatia (se così si può chiamare) che aleggia al principio di questa operazione. Un'operazione che mostra davvero poca fantasia e voglia di rendersi originali. Un'operazione che persevera in tristi giochi di parole e in dialoghi imbarazzanti per qualsiasi cartone animato. Ad aggravare la qualità di Sherlock Gnomes, poco peggiore del suo precedente (quest'ultimo era nella media, ma con molta fatica), si aggiunge poi un problema che trova il proprio fulcro attivo nell'insopportabilità della scelta di esecuzione del doppiaggio italiano. Doppiaggio reo di affibbiare ai protagonisti del film vari dialetti (praticamente tutti e senza un senso), tramite insopportabili dialoghi sciorinati in calabrese, siciliano, pugliese e romano, calcolando poi che la versione originale aveva dalla sua la presenza di nomi forti hollywoodiani (non citarli è meglio), ma anche recuperandolo nel suo audio originario poco c'è da salvare in questo film. Una seccatura, quella del doppiaggio, che non prescinde dalla bassa fattura del lavoro in sé, ma che rende poco godibile la visione di un film animato in cui si tende ad annoiarsi e a rimanere indifferenti di fronte alle vicissitudini dei protagonisti. Anche perché semplicemente, non c'è un personaggio in Sherlock Gnomes che non vorreste ridurre in mille pezzi, anzi mille cocci, da quanto inutile e bidimensionale. Trama banale e non troppo coinvolgente che comunque si deve interpretare tenendo in considerazione il pubblico target di questo film, certamente di età molto bassa, per un lungometraggio di animazione che certamente non è disegnato per avere appeal su tutte le fasce d'età, come una produzione Pixar qualsiasi. Peccato però che, a parte un paio di scene dal livello artistico notevole, il film risulti piatto e anche poco divertente, davvero. Grande parte del problema viene dalla caratterizzazione dei personaggi e dal già citato agghiacciante doppiaggio. Ma comunque film mediocre.
Regia: Dal primo Kung Fu Panda a questo, caduta vertiginosa quella di John Stevenson.
Sceneggiatura: Linea narrativa esile e poco articolata, fatta di sagome e personaggi tagliati con l'accetta, come anche i colpi di scena in sé.
Aspetto tecnico: Poco da dire, abbastanza standard (e per fortuna).
Cast: Solo dico "perché?", Johnny Depp, James McAvoy e Emily Blunt, ma perché?
Commento Finale: Sherlock Gnomes è una di quelle operazioni realizzate senza un perché logico, a parte la voglia di divertire esclusivamente i bambini, sempre che quest'ultimi riescano a intrattenersi in riguardo. Non terribile di per sé, ma non è godibile nonostante la sua scarsa durata.
Consigliato: No, e a nessuno, anche se vederlo non è un problema, a patto di vederlo però in lingua originale.
Voto: 5
God's Pocket (Drammatico, USA, 2014)
Tema e genere: Film drammatico indipendente, adattamento cinematografico del romanzo del 1983 Così si muore a God's Pocket scritto da Pete Dexter.
Trama: Quando il figliastro Leon rimane ucciso in un "incidente", Mickey cerca di seppellirne il corpo insieme alle cattive informazioni che si porta dietro. Poiché però la madre esige di conoscere la verità sull'accaduto, Mickey si ritrova a dover fare i conti con un corpo che non può seppellire, una moglie che non può placare e un debito che non può saldare.
Recensione: Ambientato in un immaginario quartiere di Philadelphia, il God's Pocket appunto, il film vorrebbe raccontare le vicende di una piccola comunità di personaggi, chi più chi meno sconfitti dalla vita. Il tono elegiaco è però contraddetto da stucchevoli iniezioni di grottesco e da esplosioni di follia e violenza che lasciano più perplessi che stupiti. L'intento di tenere insieme la frustrazione dei personaggi per il loro fallimento esistenziale, il depresso scenario post-industriale dei primi anni Ottanta e le malcelate ambizioni da black comedy, sarebbe stato difficile da conseguire anche, si pone, per i fratelli Coen al massimo splendore, nel caso di God's Pocket si sfiora in più frangenti la caricatura. Le tensioni sociali e razziali che stanno sullo sfondo dei drammi sopra cui si muove il film non riescono a coinvolgere, forse anche a causa del facile determinismo di fondo dello script. Quando il giornalista interpretato da Richard Jenkins s'innamora a prima vista e perdutamente della matronale Christina Hendricks, la sensazione è che il film possa prendere una strada differente, magari sciogliendosi in un romanticismo forse di maniera, ma almeno con la possibilità di sorprendere un po'. Così purtroppo non è, e tra sbiadite pennellate di humour nero e velleità di denuncia che non vanno a segno, God's Pocket non sa in nessuna maniera rendersi memorabile. Né a salvare il film dal fallimento arrivano l'impianto e le dinamiche di genere, in quanto la scelta del plot è quella di rimanere in mezzo al guado, in bilico fra più possibilità, con un finale che non inquieta come vorrebbe. E che lascia l'amaro in bocca per l'occasione perduta.
Regia: La regia all'epoca esordiente John Slattery (conosciuto come il Roger Sterling di Mad Men) non è male, egli tiene sempre a buoni livelli la tensione di fondo della storia, ma non è sufficiente.
Sceneggiatura: Poco ispirata. Tutto è eccessivamente condensato, non chiarissimi alcuni snodi. L'impressione che si ricava spesso è che la storia costruisca, costruisca, costruisca per poi demolire tutto a casaccio in un raptus di inverosimiglianza o semplicemente di "leggerezza logica".
Aspetto tecnico: Nessuno aspetto spicca particolarmente, neanche la colonna sonora.
Cast: Fa quello che può e al suo meglio, dal compianto Philip Seymour Hoffman a Richard Jenkins, da Eddie Marsan a John Turturro, ma non basta.
Commento Finale: Con un cast stellare, da God's Pocket mi aspettavo qualcosa di buono, ma il film, passato al Sundance Film Festival, delude. Apprezzabile la morale, che parla di quanto l'infelicità generi soltanto altra infelicità, ma non basta.
Consigliato: Ni, brutto non è, ma arriva fuori tempo massimo, e comunque già all'epoca tutto era già visto.
Voto: 5
Tema e genere: Film drammatico indipendente, adattamento cinematografico del romanzo del 1983 Così si muore a God's Pocket scritto da Pete Dexter.
Trama: Quando il figliastro Leon rimane ucciso in un "incidente", Mickey cerca di seppellirne il corpo insieme alle cattive informazioni che si porta dietro. Poiché però la madre esige di conoscere la verità sull'accaduto, Mickey si ritrova a dover fare i conti con un corpo che non può seppellire, una moglie che non può placare e un debito che non può saldare.
Recensione: Ambientato in un immaginario quartiere di Philadelphia, il God's Pocket appunto, il film vorrebbe raccontare le vicende di una piccola comunità di personaggi, chi più chi meno sconfitti dalla vita. Il tono elegiaco è però contraddetto da stucchevoli iniezioni di grottesco e da esplosioni di follia e violenza che lasciano più perplessi che stupiti. L'intento di tenere insieme la frustrazione dei personaggi per il loro fallimento esistenziale, il depresso scenario post-industriale dei primi anni Ottanta e le malcelate ambizioni da black comedy, sarebbe stato difficile da conseguire anche, si pone, per i fratelli Coen al massimo splendore, nel caso di God's Pocket si sfiora in più frangenti la caricatura. Le tensioni sociali e razziali che stanno sullo sfondo dei drammi sopra cui si muove il film non riescono a coinvolgere, forse anche a causa del facile determinismo di fondo dello script. Quando il giornalista interpretato da Richard Jenkins s'innamora a prima vista e perdutamente della matronale Christina Hendricks, la sensazione è che il film possa prendere una strada differente, magari sciogliendosi in un romanticismo forse di maniera, ma almeno con la possibilità di sorprendere un po'. Così purtroppo non è, e tra sbiadite pennellate di humour nero e velleità di denuncia che non vanno a segno, God's Pocket non sa in nessuna maniera rendersi memorabile. Né a salvare il film dal fallimento arrivano l'impianto e le dinamiche di genere, in quanto la scelta del plot è quella di rimanere in mezzo al guado, in bilico fra più possibilità, con un finale che non inquieta come vorrebbe. E che lascia l'amaro in bocca per l'occasione perduta.
Sceneggiatura: Poco ispirata. Tutto è eccessivamente condensato, non chiarissimi alcuni snodi. L'impressione che si ricava spesso è che la storia costruisca, costruisca, costruisca per poi demolire tutto a casaccio in un raptus di inverosimiglianza o semplicemente di "leggerezza logica".
Aspetto tecnico: Nessuno aspetto spicca particolarmente, neanche la colonna sonora.
Cast: Fa quello che può e al suo meglio, dal compianto Philip Seymour Hoffman a Richard Jenkins, da Eddie Marsan a John Turturro, ma non basta.
Commento Finale: Con un cast stellare, da God's Pocket mi aspettavo qualcosa di buono, ma il film, passato al Sundance Film Festival, delude. Apprezzabile la morale, che parla di quanto l'infelicità generi soltanto altra infelicità, ma non basta.
Consigliato: Ni, brutto non è, ma arriva fuori tempo massimo, e comunque già all'epoca tutto era già visto.
Voto: 5
Hurricane: Allerta uragano (Azione, Usa 2018)
Tema e genere: Strano ibrido tra l'heist movie e disaster movie, che ha l'unico obbiettivo, fortunatamente, di intrattenere soltanto.
Trama: Mentre si avvicina un uragano di proporzioni gigantesche, un team di ladri si infiltra in una struttura segreta sulla costa statunitense per tentare un colpo ai danni del Tesoro statunitense. Un cacciatore di uragani e un'agente del Tesoro cercheranno di fermarli.
Recensione: Tanti i generi, anche troppi, ma due su tutti, cosicché sintetizzando si potrebbe dire: due film al prezzo di uno. Hurricane: Allerta uragano è infatti il classico disaster movie di cui la storia del cinema è ricca ma è anche un heist movie nella parte che riguarda il furto alla Zecca (non per niente il titolo originale è The Hurricane Heist). I due piani sono intrecciati fin dall'inizio ma l'insieme non è convincente. Sceneggiatura molto debole per un b movie che alla fine si lascia vedere ma che non aggiunge nulla alla storia del cinema e si scorda velocemente. Si salvano alcune scene spettacolari (anche se si è visto di meglio come effetti speciali), in particolare alcune fasi del tentativo di rapina sotto il diluvio, con alcuni momenti, davvero riusciti e capaci di trasmettere vera adrenalina o sano divertimento. Non si fanno ricordare le interpretazioni, in particolare quelle dei "cattivi". Peccato perché il regista, Rob Cohen, non è certo alle prime armi, ma qui le responsabilità sono degli sceneggiatori. Perché anche se, sforzandosi di creare qualcosa di inedito, riesce a regalare almeno un paio di buoni momenti, questa è insufficiente per salvare tutto il progetto nel suo complesso.
Regia: Rob Cohen è il regista del primo leggendario capitolo di Fast and Furious (del 2001), questo basterebbe a rendere l'idea di quanto possa essere pratico di pellicole adrenaliniche e anche questa sua ultima fatica non fa eccezione, egli infatti è nel suo habitat e ci sguazza con professionalità navigata, ma anche se le colpe non sono tutte sue, e seppur qualche guizzo interessante c'è, ripercorrendo e fondendo la sua filmografia, fa il classico minestrone leggermente insipido.
Sceneggiatura: Dalle tante banalità di scrittura (personaggi maschili monodimensionali uguali identici a quelli di tantissimi altri film dei tre generi di riferimento, heist, disaster ed action) emerge quantomeno un personaggio femminile ben concepito (e ben interpretato da Maggie Grace) che fa da contraltare ai due fratelli protagonisti ed equilibra un po' le cose portando sia credibilità che leggerezza ad uno script di certo non memorabile.
Aspetto tecnico: L'unico aspetto da dover menzionare è quello degli effetti speciali, che lasciano un po' a desiderare.
Cast: Gli attori sono tutti carini ma dimenticabili, tranne Ben Cross, sopra la media, nonostante da decenni relegato nel ruolo del cattivo.
Commento Finale: Hurricane: Allerta uragano è uno di quei film di serie B consapevoli della propria illogica natura, al limite del trash. Infatti, non cerca mai di nascondere questa realtà, al contrario, lo stesso regista lavora sugli improbabili estremi del plot, che paradossalmente ed incredibilmente a volte funzionano. Tanto che, al netto dell'effettiva bruttezza del film e della difficile catalogazione in qualche genere, è quasi impossibile non divertirsi con un prodotto così infantile e puerile nelle sue intenzioni, un prodotto seppur mediocre, innocuo e senza pretese che, anche senza lasciare il segno, scorre e intrattiene.
Consigliato: Sì, ma solo se siete alla ricerca di un film di rapine fantasioso, divertente e molto action, che abbia una protagonista donna migliore rispetto ai protagonisti maschi, tante auto, inseguimenti, esplosioni e soprattutto un uragano forza 5 che spazzi via case e cose.
Voto: 5,5
Cinquanta sfumature di rosso (Drammatico, Usa 2018)
Trama: Mentre si avvicina un uragano di proporzioni gigantesche, un team di ladri si infiltra in una struttura segreta sulla costa statunitense per tentare un colpo ai danni del Tesoro statunitense. Un cacciatore di uragani e un'agente del Tesoro cercheranno di fermarli.
Recensione: Tanti i generi, anche troppi, ma due su tutti, cosicché sintetizzando si potrebbe dire: due film al prezzo di uno. Hurricane: Allerta uragano è infatti il classico disaster movie di cui la storia del cinema è ricca ma è anche un heist movie nella parte che riguarda il furto alla Zecca (non per niente il titolo originale è The Hurricane Heist). I due piani sono intrecciati fin dall'inizio ma l'insieme non è convincente. Sceneggiatura molto debole per un b movie che alla fine si lascia vedere ma che non aggiunge nulla alla storia del cinema e si scorda velocemente. Si salvano alcune scene spettacolari (anche se si è visto di meglio come effetti speciali), in particolare alcune fasi del tentativo di rapina sotto il diluvio, con alcuni momenti, davvero riusciti e capaci di trasmettere vera adrenalina o sano divertimento. Non si fanno ricordare le interpretazioni, in particolare quelle dei "cattivi". Peccato perché il regista, Rob Cohen, non è certo alle prime armi, ma qui le responsabilità sono degli sceneggiatori. Perché anche se, sforzandosi di creare qualcosa di inedito, riesce a regalare almeno un paio di buoni momenti, questa è insufficiente per salvare tutto il progetto nel suo complesso.
Regia: Rob Cohen è il regista del primo leggendario capitolo di Fast and Furious (del 2001), questo basterebbe a rendere l'idea di quanto possa essere pratico di pellicole adrenaliniche e anche questa sua ultima fatica non fa eccezione, egli infatti è nel suo habitat e ci sguazza con professionalità navigata, ma anche se le colpe non sono tutte sue, e seppur qualche guizzo interessante c'è, ripercorrendo e fondendo la sua filmografia, fa il classico minestrone leggermente insipido.
Sceneggiatura: Dalle tante banalità di scrittura (personaggi maschili monodimensionali uguali identici a quelli di tantissimi altri film dei tre generi di riferimento, heist, disaster ed action) emerge quantomeno un personaggio femminile ben concepito (e ben interpretato da Maggie Grace) che fa da contraltare ai due fratelli protagonisti ed equilibra un po' le cose portando sia credibilità che leggerezza ad uno script di certo non memorabile.
Aspetto tecnico: L'unico aspetto da dover menzionare è quello degli effetti speciali, che lasciano un po' a desiderare.
Cast: Gli attori sono tutti carini ma dimenticabili, tranne Ben Cross, sopra la media, nonostante da decenni relegato nel ruolo del cattivo.
Commento Finale: Hurricane: Allerta uragano è uno di quei film di serie B consapevoli della propria illogica natura, al limite del trash. Infatti, non cerca mai di nascondere questa realtà, al contrario, lo stesso regista lavora sugli improbabili estremi del plot, che paradossalmente ed incredibilmente a volte funzionano. Tanto che, al netto dell'effettiva bruttezza del film e della difficile catalogazione in qualche genere, è quasi impossibile non divertirsi con un prodotto così infantile e puerile nelle sue intenzioni, un prodotto seppur mediocre, innocuo e senza pretese che, anche senza lasciare il segno, scorre e intrattiene.
Consigliato: Sì, ma solo se siete alla ricerca di un film di rapine fantasioso, divertente e molto action, che abbia una protagonista donna migliore rispetto ai protagonisti maschi, tante auto, inseguimenti, esplosioni e soprattutto un uragano forza 5 che spazzi via case e cose.
Voto: 5,5
Cinquanta sfumature di rosso (Drammatico, Usa 2018)
Tema e genere: Sequel di Cinquanta sfumature di nero, ed adattamento cinematografico del romanzo omonimo di E. L. James, questa pellicola tratta delle classiche difficoltà di coppia e di cosa comporta essere ricchi.
Trama: Anastasia e Mr Grey si sono sposati, ma devono affrontare la vendetta di un vecchio nemico e la difficoltà di conciliare le loro idee di futuro.
Recensione: Archiviate quelle di grigio e di nero, arrivano le Cinquanta sfumature di rosso, l'ultimo capitolo della trilogia "colorata". La bella "libraia" in bolletta ha finalmente sposato il suo miliardario (anche se sembra non accorgersene che quest'ultimo ha i soldi e si può permettere un aereo), e i due si stanno godendo la luna di miele, quando il pericolo arriva di soppiatto. Un nemico misterioso riemerge dal passato di entrambi e si prepara a portare lo scompiglio tra un brivido di piacere e lo shopping domenicale. Peccato che né l'una né l'altra cosa sono raccontate (giacché la storia è senza capo né coda) in un modo che uno spettatore senziente possa prendere sul serio, mentre i vari personaggi di contorno vivono quel tanto che serve per riflettere i patemi e le piccole controversie della coppia principale, quasi sempre in scena. Le scene erotiche infatti, che dovrebbero essere alla base del film, sono solo un intermezzo inutile dal punto di vista narrativo e visivo. E sullo sfoggiare il lusso basti dire che le prime sequenze sono più vicine allo spot di un'agenzia di viaggi che altro. Per non parlare del "nemico misterioso" che paura fa praticamente mai. Cos'altro dire quindi? Che questo film senza forma né sostanza spero sia davvero l'ultimo, l'indizio, ovvero un susseguirsi di canzoncine pop accompagna il tutto e sulle note di Love Me Like You Do, canzone simbolo di Cinquanta sfumature di grigio, il film termina con un montaggio dei momenti salienti di tutta la trilogia, fa ben sperare.
Regia: Il regista, un certo James Foley, prova a inserire qualche scossa in più, e cerca di costruire una sorta di triangolo dove il sadomasochismo si sviluppi sia dentro che fuori la camera da letto, ma oltre a qualche gemito, l'unica idea che traspare è che anche l'uomo "indomabile" alla fine può essere addomesticato dal sentimento. Da brividi, più di quelli della venatura thriller che appare e sparisce in 30 secondi.
Sceneggiatura: La trama del terzo capitolo è ancora più esile delle due precedenti: se il primo, per quanto leggero, poteva risultare in qualche modo, se non interessante, accettabile (era comunque una novità), nel secondo e nel terzo soprattutto, dove si manifestano anche dei momenti un poco noiosi, la vicenda sembra quasi "tirata", insomma, allungata a tutti i costi e tesa soltanto a presentare nella sua bellezza fisica e nel suo savoir-faire il personaggio di Christian Grey. Un personaggio per nulla caratterizzato, dall'inizio alla fine. Decisamente meritato il Razzie Awards.
Aspetto tecnico: Tutto è patinato, tutto è mediocre, e le canzoncine infastidiscono.
Cast: Jamie Dornan torna al suo habitat naturale e fa fiasco, mentre Dakota Johnson sempre peggio.
Commento Finale: Cinquanta sfumature di rosso segue la scia dei precedenti due film confermandosi un totale disastro. L'ostentato lusso e gli abiti scintillanti fanno da contorno ad una sceneggiatura ridicola, a tratti imbarazzante.
Consigliato: A chi crede alle favole sì, a chi ha i piedi per terra e il cervello funzionante ovviamente no.
Voto: 3
Trama: Anastasia e Mr Grey si sono sposati, ma devono affrontare la vendetta di un vecchio nemico e la difficoltà di conciliare le loro idee di futuro.
Recensione: Archiviate quelle di grigio e di nero, arrivano le Cinquanta sfumature di rosso, l'ultimo capitolo della trilogia "colorata". La bella "libraia" in bolletta ha finalmente sposato il suo miliardario (anche se sembra non accorgersene che quest'ultimo ha i soldi e si può permettere un aereo), e i due si stanno godendo la luna di miele, quando il pericolo arriva di soppiatto. Un nemico misterioso riemerge dal passato di entrambi e si prepara a portare lo scompiglio tra un brivido di piacere e lo shopping domenicale. Peccato che né l'una né l'altra cosa sono raccontate (giacché la storia è senza capo né coda) in un modo che uno spettatore senziente possa prendere sul serio, mentre i vari personaggi di contorno vivono quel tanto che serve per riflettere i patemi e le piccole controversie della coppia principale, quasi sempre in scena. Le scene erotiche infatti, che dovrebbero essere alla base del film, sono solo un intermezzo inutile dal punto di vista narrativo e visivo. E sullo sfoggiare il lusso basti dire che le prime sequenze sono più vicine allo spot di un'agenzia di viaggi che altro. Per non parlare del "nemico misterioso" che paura fa praticamente mai. Cos'altro dire quindi? Che questo film senza forma né sostanza spero sia davvero l'ultimo, l'indizio, ovvero un susseguirsi di canzoncine pop accompagna il tutto e sulle note di Love Me Like You Do, canzone simbolo di Cinquanta sfumature di grigio, il film termina con un montaggio dei momenti salienti di tutta la trilogia, fa ben sperare.
Regia: Il regista, un certo James Foley, prova a inserire qualche scossa in più, e cerca di costruire una sorta di triangolo dove il sadomasochismo si sviluppi sia dentro che fuori la camera da letto, ma oltre a qualche gemito, l'unica idea che traspare è che anche l'uomo "indomabile" alla fine può essere addomesticato dal sentimento. Da brividi, più di quelli della venatura thriller che appare e sparisce in 30 secondi.
Sceneggiatura: La trama del terzo capitolo è ancora più esile delle due precedenti: se il primo, per quanto leggero, poteva risultare in qualche modo, se non interessante, accettabile (era comunque una novità), nel secondo e nel terzo soprattutto, dove si manifestano anche dei momenti un poco noiosi, la vicenda sembra quasi "tirata", insomma, allungata a tutti i costi e tesa soltanto a presentare nella sua bellezza fisica e nel suo savoir-faire il personaggio di Christian Grey. Un personaggio per nulla caratterizzato, dall'inizio alla fine. Decisamente meritato il Razzie Awards.
Aspetto tecnico: Tutto è patinato, tutto è mediocre, e le canzoncine infastidiscono.
Cast: Jamie Dornan torna al suo habitat naturale e fa fiasco, mentre Dakota Johnson sempre peggio.
Commento Finale: Cinquanta sfumature di rosso segue la scia dei precedenti due film confermandosi un totale disastro. L'ostentato lusso e gli abiti scintillanti fanno da contorno ad una sceneggiatura ridicola, a tratti imbarazzante.
Consigliato: A chi crede alle favole sì, a chi ha i piedi per terra e il cervello funzionante ovviamente no.
Voto: 3
Cattivi vicini (Commedia, Usa 2014)
Tema e genere: Faccenda non semplicissima la convivenza con i vicini, a volte può causare liti, insulti, querele, e anche cose peggiori, ecco, questo è il tema di questa pellicola principalmente goliardica.
Trama: La vita di due coniugi, neo genitori di una bimba, viene sconvolta quando nell'abitazione a fianco si installa una confraternita universitaria. Dediti a feste e gozzoviglie, i rumorosi studenti mettono a dura prova i nervi della coppia: la "guerra" tra vicini di casa sarà inevitabile.
Recensione: Lascia sensazioni stranamente contrastanti una commedia come Cattivi vicini, se più di una volta si sbraca, e si va avanti a suon di volgarità piuttosto smaccate, compresa una disfida a suon di attrezzi sessuali, ci sono delle inaspettate attenzioni, come la definizione del personaggio di Zac Efron, meno grossolana e manichea di quanto ci si possa aspettare. Però, questa scuola comica, che viene da molto cinema visto e digerito, una discreta tecnica filmica, ha il limite di un'adolescenza perpetua, di un gusto della risata grassa e del ricorso alla scatologia, e del sesso giocato sempre come l'asso pigliatutto, che pare venuto dalle scritte sui bagni in un liceo. Se lo sviluppo della trama, meno banale rispetto al solito, sembra risultare piuttosto ben strutturato, l'ambientazione finisce per rispecchiare troppo la tipicità americana che lo spettatore da per scontato in film similari e di statunitense provenienza. E così, in un marasma di gag a sfondo sessuale, scurrilità, epica dello sballo continuo e dosi gigantesche di trash, tutto è ridotto a grado zero, compresa la timida riflessione sul passaggio dalla spensierata giovinezza alle responsabilità dell'età adulta. Le risate non mancano e le citazioni cinematografiche (banalotte) si sprecano, ma è un film da vedere a cervello spento.
Regia: Il regista Nicholas Stoller confeziona una commedia che ha tutta l'aria di essere un omaggio (o un plagio?) al cinema con John Belushi: Cattivi vicini sembra infatti un mix eretico di I vicini di casa e Animal House, aggiornato alla demenzialità fracassona e becera da cinema alimentare del nuovo millennio. Ma il film purtroppo supera di poco la mediocrità e si piazza (sempre secondo me, ovviamente) sotto a diverse commedie viste recentemente.
Sceneggiatura: Profondità zero, ma sarei stato uno stupido anche solo a pensare di poterla trovare qui dentro. Però, uno sforzo maggiore regista e sceneggiatore soprattutto, lo potevano fare.
Aspetto tecnico: Meritano menzione solo le musiche, in linea con il genere, capaci a volte di entusiasmare.
Cast: La recitazione, risulta essere qualche gradino più in alto rispetto alle solite previsioni. Seth Rogen e Rose Byrne duettano bene nelle fasi iniziali, poi si perdono e ti rendi conto che, in realtà, non si sono mai trovati. Inoltre nel primo il doppiaggio italiano non l'aiuta proprio, nella seconda dico solo: che coraggio (e tuttavia è sempre gnocca). Un ritorno alle origini invece per Zac Efron, ovvero a livello minimo. E Dave Franco solamente funzionale.
Commento Finale: Nel complesso non è tanto disprezzabile, nonostante alcune scene eccessive e le trovate registiche di dubbia qualità durante i party ultra psichedelici. Però, a parte qualche bella trovata, l'insufficienza è giustificabile.
Consigliato: Sì, ma solo se visto sotto un'ottica da zero aspettative e in allegria.
Voto: 5
Ecco infine i film scartati ed evitati:
Permettimi di amarti L'ennesima banale commedia sentimentale over 50, anzi, 60.
Quanto basta Va bene l'utilità e la necessità di un film con un tema come l'autismo, ma si è visto di meglio.
L'intrusa L'ennesimo dramma di denuncia sulla camorra.
L'amore secondo Isabelle Va bene che c'è Juliette Binoche, ma la banalità è tanta
Pitch Perfect 3 Ho evitato i primi due, che senso avrebbe vedere questo terzo capitolo?
Super Troopers 2 Il sequel di un cult che non conosco e non ricordo, meglio riveder Scuola di Polizia.
Uno strano desiderio Strano desiderio strano film, in cui non ci vedo qualcosa di interessante.
Famiglia allargata Va bene la commedia francese, ma stavolta è tanta la banalità.
The Monster Forte è la sensazione di déjà-vu.
Don't Grow Up Intrigante all'apparenza, ma ho il dubbio che sia un film mediocre.
Mio figlio Forte il tema, pressante la trama, ma poco interessante nel complesso.
Duisburg - Linea di sangue Film di denuncia italiano di cui si poteva fare sinceramente a meno.
La scelta del Re La Norvegia ai tempi della seconda guerra mondiale, interessante sì, ma sinceramente non tanto.
Hotel Gagarin E' sbagliato provare a confrontarlo con un certo capolavoro di Wes Anderson, ma non che sia qualcosa di strabiliante o nuovo in questo film.
The Domestics Sempre intriganti i survival on the road, ma si è visto di meglio.
Compromessi Sposi Forte è la sensazione di déjà vu, ma essendo un film italiano la sensazione raddoppia.
Non ne ho visto manco uno, pure a questo giro. Ma ammetto che God's Pocket mi attira e non poco, nonostante il tuo giudizio... Mi informerò, probabilmente lo verò! :)
RispondiEliminaMoz-
Sai probabilmente il problema è che l'ho visto tardi, e poiché la storia che racconta ho già visto anche in questi anni, l'ho reputato banale, però il mio giudizio giustamente non è inequivocabile ;)
EliminaCon questo cambiamento ti sei aumentato il lavoro in questo post riassuntivo più allargato. Poco male comunque visto che ho evitato quanto hai visto tu, mentre potresti dare una seconda chance a The Monster (trama già vista ma metaforone ben gestito) e Mio Figlio, da vedere sapendo che l'attore protagonista si muoveva senza copione e senza conoscere i vari set del film, insomma un bell'esperimento.
RispondiEliminaIn effetti sì, ma paradossalmente perdo meno tempo, e comunque in futuro potrei anche cambiare nuovamente ;)
EliminaAh vedi, suggerimenti interessanti, e perciò ci penso, valuto nuovamente e se riesco li vedo, ma le recensioni dipende, comunque grazie :)
Ho visto Sherlock Gnomes, 50 sfumature e Cattivi vicini e concordo con te, pessimi, soprattutto il secondo.
RispondiEliminaDopotutto oggettivamente è difficile non valutare quel film in altro modo se non quello, pessimo ma di brutto...
EliminaNon li ho visti e non intendo vederli.
RispondiEliminaSoprattutto quelli della saga "50 sfumature".
Conosco solo i trailer, le pubblicità e qualche sketch trasmesso qua e là.
Diciamo che mi basta per disprezzare questi film.
E fai bene, ma io a certe schifezze, pur di scriverne di cotte e di crude, non resisto :D
Eliminabè 50 sfumature di rosso sipoteva anche evitare di vedere ^_^
RispondiEliminaSì ma nella classifica dei peggiori dell'anno merita di esserci :D
EliminaDal fondo del listone, anch'io ti consiglio di ripescare qualcosa: The Monster, non è The Babadook ma è un bell'horror su madri e figli, e The Domestics, un Mad Max alla buona.
RispondiEliminaDi quelli stroncati, salverei Cattivi vicini, che mi aveva divertito (almeno il primo). Un velo pietoso sulle sfumature: buon per gli attori, che altrove hanno mostrato e dimostrato anche altro...
Su The Domestics è proprio per quello che ho evitato...però come per The Monster ci penserò ;)
EliminaStroncati intendi come voto? Beh 5 a Cattivi vicini non è poco, per il tipo di film, e comunque mi sono divertito anch'io, ma cinematograficamente parlando non si poteva dar di più...mentre sulle sfumature, sia in senso di Cattivi vicini che quell'altro, effettivamente meglio in altri frangenti :)
Gnomeo e Giulietta era abbastanza carino, forse l'unico che potrei recuperare é Sherlock Gnomes quando lo trasmetteranno in tv...
RispondiEliminaPer me è un no deciso, però se ti era piaciuto il primo è giusto così, è giustificabile vedere questo sequel ;)
EliminaNon ho visto tutti questi film ma voglio commentare per quanto riguarda quelli visti. Ho visto Slumber e Hurricane e confesso di non ricordare molto quindi mi son passati di mente con la velocità con cui finisce lo stipendio in un mese. The Domestics l'ho appena visto oggi, è stato interessante ma non più di tanto, chi sa se mi ricorderò qualcosa fra un paio di settimane.
RispondiEliminaAh, Cinquanta sfumature di rosso, io non l'ho visto perché non ho tempo da sprecare su storie tanto fantasiose (preferisco un bel science fiction altrettanto credibile ma meno lesivo per l'integrità di una donna). Mi è capitato di vedere qualche momento mentre cercavo film da guardare e sono rimasta con l'impressione che il film e il libro sono stati ideati da menti innocenti che credono ancora in babbo Natale. Non posso non domandarmi cosa ti ha spinto ad assegnare un voto di 3, io ne avrei dato 1 per lo sforzo. Probabilmente qualcosa di buono ci sarà perché un critico severo come te non può dare un voto cosi senza un motivo.
Io ricordo tutti i film che ho visto, e qualche flash di entrambi ho ancora, tuttavia se il primo è meglio non ricordare affatto, il secondo rivedrei anche, mentre su The Domestics quasi quasi prima o poi recupero ;)
EliminaAvevo paura di dire alcune cose, ma dato che lo dici tu, dico che sono d'accordo sui "temi" lesivi e fantasiosi che il film esplica...
In effetti hai ragione, ma pur non trovando qualcosa di buono, è indubbia la sua qualità come confezione, roba che anche film peggiori non hanno, e quelli sì meritano un voto anche più basso, e infatti di peggio c'è stato e ci sarà forse...
Meno male che a maggio non sono mai andata al cinema perchè sicuro con la mia fortuna avrei visto solo questi ahahaha
RispondiEliminaIn verità sarebbe stato impossibile dato che li ho visti su Sky, però di film brutti ne escono tutte le settimane, anche al cinema :D
EliminaHo visto solo Cattivi Vicini. E concordo con quanto scrivi, a parte il voto ma tenendo conto che tu sei più severo di me, ci sta! 😉
RispondiEliminaGli altri non mi interessa minimamente recuperarli.
p.s. mi piace la nuova impostazione, così evito di leggere tema e trama, quando il film l'ho già visto, risparmiando tempo prezioso!
E sì, io comunque considero importante l'aspetto cinematografico in tutti gli aspetti ;)
Eliminap.s. Bene, era questo uno degli obiettivi, non far perdere troppo tempo :)
Mi annoto The domestics, perché i post apocalittici mi piacciono.
RispondiEliminaPer il resto direi che fa più spavento la paralisi del sonno del film in sé e sono felice della stroncatura di 50 sfumature (sì, lo so, sono prevenuto) :)
Sì, è un genere tanto interessante, fammi sapere quando lo vedi ;)
EliminaIn verità ero prevenuto anch'io, ma poiché sorprese positive zero, è stato semplice stroncarlo, mentre peccato per Slumber, proprio perché la paralisi del sonno fa paura davvero, è una paura reale.
Io ci ho sofferto di paralisi del sonno, senza allucinazioni però. Le prime volte mette davvero paura ma poi la si gestisce, te ne stai calmo fino a che anche il corpo si sveglia. Anche se le ultime due volte, di qualche anno fa, non riuscivo a respirare. Lì è difficile non andare nel panico ma proprio quando senti che stai per soffocare, torna tutto normale.
EliminaInfatti è un incubo questa patologia, a volte quando ho fatto un sogno agitato, mi sveglio con la sensazione di stanchezza..figurati la sensazione di non potersi muovere...
EliminaSofferto no, ma come ho scritto, è successo anche a me, e quindi capisco bene entrambi, non è affatto una bella sensazione.
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