Nel panorama cinematografico degli ultimi anni, il franchise The Purge ha attirato l'attenzione fin dal 2013, quando uscì il primo episodio di questa serie distopica e apocalittica, dove si immaginavano gli Stati Uniti d'America nelle mani di un regime ultraconservatore e reazionario denominato I Nuovi Padri Fondatori. Per loro decisione, viene istituita una giornata all'interno della quale per 12 ore viene sostanzialmente permesso ogni crimine, incoraggiando violenze e soprusi di ogni genere, al fine di creare un momento di sfogo e "purificazione". Il film era stato scritto e diretto da James DeMonaco, e aveva incontrato un successo di pubblico niente male per un b-movie costato solo 3 milioni ma capace di metterne dentro 90, mentre la critica (tra cui io) era ed è stata molto severa, definendo il tutto poco plausibile, incoerente e a tratti involontariamente ridicolo (anche se il problema era proprio il banale genere utilizzato appunto nel primo episodio). Tuttavia, i due episodi successivi, Anarchia ed Election Year (tutti e tre i capitoli li trovate qui), oltre a incrementare incassi e popolarità, hanno anche strappato qualche voto in più. Questa saga infatti, particolarmente mutevole, riuscì a rimanere sul pezzo reinventandosi da (classico) thriller home invasion qual era nella sua prima incarnazione con Ethan Hawke in (energico) action suburbano grazie ai muscoli di Frank Grillo nei due capitoli successivi. Cosicché tentando di tenere desto l'interesse ecco il prequel, La prima notte del giudizio (The First Purge), film del 2018 diretto da Gerard McMurray, un film pronto a spiegarci l'origine di questo controverso fenomeno socio politico, ovvero lo "sfogo", con l'obiettivo di farci capire come tutto è cominciato. Il film infatti, è ambientato nel 2014, a Staten Island, dove il neoeletto partito dei Nuovi Padri Fondatori decide di creare un esperimento sociale: portare il crimine a meno dell'1% creando all'interno di un'area circoscritta l'opportunità di commettere qualsiasi nefandezza per 12 ore, senza temere conseguenze o altro, se l'esperimento avrà successo (il fattore umano può contare parecchio, soprattutto quando alcune minoranze son già rabbiose di suo), l'idea è quella di applicare tale iter al resto del paese. Peccato che, di questa origine, di questo inizio, sinceramente se ne poteva fare a meno.
Perché se resta intrigante capire le motivazioni attraverso le quali questo futuro distopico, con chiari riferimenti all'attuale situazione politica americana, ha preso piede, le motivazioni dei Nuovi Padri Fondatori sono ormai note, come i loro disgustosi sotterfugi per fare attecchire la violenza. Infatti, le tematiche politiche e sociali così fini, eleganti e velate nei precedenti film, da sotto-testi qual erano (anche se dopo il terzo capitolo tutto si era capito) qui diventano un vero e proprio manifesto, per di più urlato a gran voce verso il pubblico attraverso lo schermo in maniera piuttosto sfacciata e pedante. L'introduzione, come detto, ci porta a Staten Island, luogo metaforico come porto d'accesso alla Grande Mela e di conseguenza all'intera nazione, posto in cui regnano povertà e le possibilità di riscatto sono una chimera. Rabbia e delusione aleggiano pesantemente nell'aria, facile quindi alimentare speranze populiste accendendo la furia locale con lauti assegni. La pellicola in principio si mostra asciutta ma efficace nel mostrare come parole misurate e denaro facciano scattare il raggiro nel momento della disperazione, ed altrettanto cinica nel portare a galla la reale natura dei politici, i reali criminali sono proprio loro, a differenza dei cittadini che a parte rari casi isolati non mostrano alcuna intenzione bellicosa. La situazione esige forzature esterne e le già note gang di mercenari fanno irruzione movimentando di parecchio il tutto, dando però il via a un survival notturno banale e facilmente prevedibile in cui si perde di vista l'accusa a favore di uno spettacolo tutto sommato puerile e già visto troppe volte (e meglio). Difatti l'analisi socio-politica stavolta non trova profondità e anche le numerose scene d'azione (tolta la sequenza finale del palazzo) lasciano abbastanza indifferenti. Velo pietoso sui personaggi, incapaci di lasciare la pur minima traccia (anche perché gli attori coinvolti, conosciuti Lauren Velez e Melonie Diaz, non sembrano avere abbastanza carisma). Tra ragazze col pelo sullo stomaco, adolescenti ribelli, gangsta redenti e untuosi politici, ci lascia le penne pure la solitamente brava Marisa Tomei, qui relegata in un ruolo marginale ed incoerente.
La prima notte del giudizio, infatti, nonostante sia un prequel volto a spiegare, per l'appunto, la nascita di questo fenomeno, salvo qualche frammentaria sequenza, finisce per divenire un action movie con un improbabile, quanto inefficace, protagonista "one man show". Un action (seppur simile ai precedenti, il secondo e terzo, ma decisamente diverso, e paradossalmente in poche cose però decisive) cavalcato dal giovane attore Y'Lan Noel (Dimitri nel film), caratterizzato (come tutti d'altronde) spesso malamente. Colpa di una sceneggiatura (paradossalmente ad opera di DeMonaco), per quanto azzeccata e legata al tema, molto anonima (incapace di appassionare realmente lo spettatore) che non regala niente di memorabile allo spettatore, nessun personaggio iconico come fu invece il sergente di Frank Grillo nei precedenti due film, nessuno stratagemma alternativo, nessuna semina e nessuna raccolta di genere, l'azione è più schietta di un videogioco su binari. Personaggi che ci vengono mostrati in una sola scena per poi farli morire in seguito nella speranza di farci empatizzare con i protagonisti, fallendo miseramente proprio perché essi sono stati visti in una sola scena. La gestione della atmosfera è a dir poco schizofrenica, da un lato abbiamo atmosfere cupe, inquietanti, decisamente opprimenti...ma sono piazzate nei momenti sbagliati. Non vi è mai quello spavento programmato e ben studiato che rende la magia dell'horror, bensì dei momenti angoscianti che vengono nullificati da un cambio scena. L'idea molto carina delle lenti a contatto luminose (il perché viene spiegato nel film) per rendere più spaventose le persone, viene resa automaticamente innocua dalla grande quantità di elementi luminosi presenti nella pellicola e dal fatto che vi sono rarissimi primi piani su chi porta queste lenti. L'utilizzo continuo di Jumpscare quale metodo per tenere lo spettatore sulle spine, risulta noioso sin da subito, in quanto estremamente gratuiti e per niente elaborati. Questo continuo utilizzo rende il film meno godibile per lo spettatore, che oramai aspetta questi "scherzoni" come una tassa da pagare più che un incentivo per continuare la visione.
In aggiunta allo script banale (banale e sbagliato perché se arrivati a metà film la morte di un personaggio mi lascia impassibile significa che qualcosa è andato storto durante la proiezione), vari errori artistici e registici. La computer grafica in questo film è utilizzata male, capace di far uscire immediatamente lo spettatore dalla storia, tanto viene usata male. Il climax, senza far spoiler, è il tripudio di quasi tutti gli errori del film, l'unico vero intreccio di trama che era stato tracciato nel film, viene sacrificato in nome della risoluzione di una sceneggiatura spenta come un faro di giorno. La fotografia infine non convince. Con ogni probabilità la colpa di questo inaspettato (e non solo) cambiamento stilistico (e non solo) è dovuto ad un problema posto a monte visto il cambio di regia, che passa da DeMonaco a Gerard McMurray, salito alla ribalta per la serie afroamericana, targata Netflix, Burning Sands. Il nuovo cineasta, purtroppo, oltre a perdere di vista l'essenza basilare della produzione Universal, eliminando la tensione tipica dei primi film optando per dei tristi Jumpscare, finisce anche per commettere errori registici (inquadrature e messe a fuoco da B-movie) e stilistici. Il ritmo è uno dei pochi elementi del film che si salvano, visto che riesce a mantenere quella cadenza già vista nelle precedenti pellicole, volta a mantenere costantemente elevata l'asticella dell'attenzione dello spettatore (seppur venga annoiato da tutte le componenti elencate in precedenza) e coadiuvato da una colonna sonora (che unisce rap della nuova generazione e trap) interessante (seppur leggermente stereotipata, e comunque lontanissima dal The Purge che conosciamo) e fresca. E insomma qualche cosa ed anche qualche momento di buono c'è, ma se solo ci fossero stati degli sceneggiatori più capaci parlerei in modo molto differente di questo film. Un film che ormai esaurisce tutti i motivi per proseguire oltre nella saga, un film che è, senza ombra di dubbio, il capitolo più deludente della famosa saga cinematografica. Perché passi un cast giovane e poco conosciuto (ad eccezione dell'impalpabile Marisa Tomei), e il fatto che non ci aspettavamo chissà quale profondità da un blockbuster, ma da questo quarto capitolo ci si aspettava decisamente di più. Cambio di regia che snatura l'idea di base, componente artistica che si perde, direzione banale e priva di mordente, ambientazione fortemente afro e auto-ghettizzante noiosa, soprattutto per gli stereotipi e cliché, insomma un'uscita a vuoto. Tanto che questo film, un film in definitiva altresì inutile, meno male che l'hanno prodotto dopo, perché se fossero partiti da questo, sarebbe stato un disastro. Voto: 5
Perché se resta intrigante capire le motivazioni attraverso le quali questo futuro distopico, con chiari riferimenti all'attuale situazione politica americana, ha preso piede, le motivazioni dei Nuovi Padri Fondatori sono ormai note, come i loro disgustosi sotterfugi per fare attecchire la violenza. Infatti, le tematiche politiche e sociali così fini, eleganti e velate nei precedenti film, da sotto-testi qual erano (anche se dopo il terzo capitolo tutto si era capito) qui diventano un vero e proprio manifesto, per di più urlato a gran voce verso il pubblico attraverso lo schermo in maniera piuttosto sfacciata e pedante. L'introduzione, come detto, ci porta a Staten Island, luogo metaforico come porto d'accesso alla Grande Mela e di conseguenza all'intera nazione, posto in cui regnano povertà e le possibilità di riscatto sono una chimera. Rabbia e delusione aleggiano pesantemente nell'aria, facile quindi alimentare speranze populiste accendendo la furia locale con lauti assegni. La pellicola in principio si mostra asciutta ma efficace nel mostrare come parole misurate e denaro facciano scattare il raggiro nel momento della disperazione, ed altrettanto cinica nel portare a galla la reale natura dei politici, i reali criminali sono proprio loro, a differenza dei cittadini che a parte rari casi isolati non mostrano alcuna intenzione bellicosa. La situazione esige forzature esterne e le già note gang di mercenari fanno irruzione movimentando di parecchio il tutto, dando però il via a un survival notturno banale e facilmente prevedibile in cui si perde di vista l'accusa a favore di uno spettacolo tutto sommato puerile e già visto troppe volte (e meglio). Difatti l'analisi socio-politica stavolta non trova profondità e anche le numerose scene d'azione (tolta la sequenza finale del palazzo) lasciano abbastanza indifferenti. Velo pietoso sui personaggi, incapaci di lasciare la pur minima traccia (anche perché gli attori coinvolti, conosciuti Lauren Velez e Melonie Diaz, non sembrano avere abbastanza carisma). Tra ragazze col pelo sullo stomaco, adolescenti ribelli, gangsta redenti e untuosi politici, ci lascia le penne pure la solitamente brava Marisa Tomei, qui relegata in un ruolo marginale ed incoerente.
La prima notte del giudizio, infatti, nonostante sia un prequel volto a spiegare, per l'appunto, la nascita di questo fenomeno, salvo qualche frammentaria sequenza, finisce per divenire un action movie con un improbabile, quanto inefficace, protagonista "one man show". Un action (seppur simile ai precedenti, il secondo e terzo, ma decisamente diverso, e paradossalmente in poche cose però decisive) cavalcato dal giovane attore Y'Lan Noel (Dimitri nel film), caratterizzato (come tutti d'altronde) spesso malamente. Colpa di una sceneggiatura (paradossalmente ad opera di DeMonaco), per quanto azzeccata e legata al tema, molto anonima (incapace di appassionare realmente lo spettatore) che non regala niente di memorabile allo spettatore, nessun personaggio iconico come fu invece il sergente di Frank Grillo nei precedenti due film, nessuno stratagemma alternativo, nessuna semina e nessuna raccolta di genere, l'azione è più schietta di un videogioco su binari. Personaggi che ci vengono mostrati in una sola scena per poi farli morire in seguito nella speranza di farci empatizzare con i protagonisti, fallendo miseramente proprio perché essi sono stati visti in una sola scena. La gestione della atmosfera è a dir poco schizofrenica, da un lato abbiamo atmosfere cupe, inquietanti, decisamente opprimenti...ma sono piazzate nei momenti sbagliati. Non vi è mai quello spavento programmato e ben studiato che rende la magia dell'horror, bensì dei momenti angoscianti che vengono nullificati da un cambio scena. L'idea molto carina delle lenti a contatto luminose (il perché viene spiegato nel film) per rendere più spaventose le persone, viene resa automaticamente innocua dalla grande quantità di elementi luminosi presenti nella pellicola e dal fatto che vi sono rarissimi primi piani su chi porta queste lenti. L'utilizzo continuo di Jumpscare quale metodo per tenere lo spettatore sulle spine, risulta noioso sin da subito, in quanto estremamente gratuiti e per niente elaborati. Questo continuo utilizzo rende il film meno godibile per lo spettatore, che oramai aspetta questi "scherzoni" come una tassa da pagare più che un incentivo per continuare la visione.
In aggiunta allo script banale (banale e sbagliato perché se arrivati a metà film la morte di un personaggio mi lascia impassibile significa che qualcosa è andato storto durante la proiezione), vari errori artistici e registici. La computer grafica in questo film è utilizzata male, capace di far uscire immediatamente lo spettatore dalla storia, tanto viene usata male. Il climax, senza far spoiler, è il tripudio di quasi tutti gli errori del film, l'unico vero intreccio di trama che era stato tracciato nel film, viene sacrificato in nome della risoluzione di una sceneggiatura spenta come un faro di giorno. La fotografia infine non convince. Con ogni probabilità la colpa di questo inaspettato (e non solo) cambiamento stilistico (e non solo) è dovuto ad un problema posto a monte visto il cambio di regia, che passa da DeMonaco a Gerard McMurray, salito alla ribalta per la serie afroamericana, targata Netflix, Burning Sands. Il nuovo cineasta, purtroppo, oltre a perdere di vista l'essenza basilare della produzione Universal, eliminando la tensione tipica dei primi film optando per dei tristi Jumpscare, finisce anche per commettere errori registici (inquadrature e messe a fuoco da B-movie) e stilistici. Il ritmo è uno dei pochi elementi del film che si salvano, visto che riesce a mantenere quella cadenza già vista nelle precedenti pellicole, volta a mantenere costantemente elevata l'asticella dell'attenzione dello spettatore (seppur venga annoiato da tutte le componenti elencate in precedenza) e coadiuvato da una colonna sonora (che unisce rap della nuova generazione e trap) interessante (seppur leggermente stereotipata, e comunque lontanissima dal The Purge che conosciamo) e fresca. E insomma qualche cosa ed anche qualche momento di buono c'è, ma se solo ci fossero stati degli sceneggiatori più capaci parlerei in modo molto differente di questo film. Un film che ormai esaurisce tutti i motivi per proseguire oltre nella saga, un film che è, senza ombra di dubbio, il capitolo più deludente della famosa saga cinematografica. Perché passi un cast giovane e poco conosciuto (ad eccezione dell'impalpabile Marisa Tomei), e il fatto che non ci aspettavamo chissà quale profondità da un blockbuster, ma da questo quarto capitolo ci si aspettava decisamente di più. Cambio di regia che snatura l'idea di base, componente artistica che si perde, direzione banale e priva di mordente, ambientazione fortemente afro e auto-ghettizzante noiosa, soprattutto per gli stereotipi e cliché, insomma un'uscita a vuoto. Tanto che questo film, un film in definitiva altresì inutile, meno male che l'hanno prodotto dopo, perché se fossero partiti da questo, sarebbe stato un disastro. Voto: 5
Come ti dissi tempo addietro,
RispondiEliminadi questa saga apprezzo gli esordi, per l'idea del "survivor", tipico del genere zombie; il senso dell'assedio, dell'angoscia di dover resistere a una forza esterna che è pronta a sopraffarci.
DI questo prequel possiamo fare tranquillamente a meno, soprattutto per l'abuso di jumpscare :)
Io invece, come dissi all'epoca della visione del primo capitolo, proprio l'home invasion non mi piacque...colpa di personaggi stupidi, meglio tanti altri film in tal senso...pensa però che quest'ultimo è pure peggio, anche se l'home invasion non c'è...
EliminaCiao! La "distopia" non fa molto per me...e gli horror neanche per sbaglio! Mi sa che stavolta passo :-)
RispondiEliminaNé uno e né l'altro, e vabbè, grazie comunque della visita ;)
EliminaApprezzabile l'idea iniziale, poi quando fanno questi prodotti collaterali si perde tutto quanto c'era di buono per cavalcare soldi facili.
RispondiEliminaMah...
Moz-
Soprattutto questo capitolo, questo prequel, era meglio se non l'avessero fatto sì, ma il secondo e il terzo la loro forza ed utilità hanno invece, fortunatamente ;)
EliminaDi solito i sequel dei film sono spesso abbastanza deludenti. Invece stavolta mi pare di capire che risollevino (seppur di poco) le sorti della serie.
RispondiEliminaBeh dai. Meglio così.. 😉
In verità è il contrario, ma vabbè :D
EliminaAllora non ho capito un cazzo.
EliminaAmen. 😭😭😭😭
Avrai fatto confusione per colpa dell'introduzione, ma non ti preoccupare, ti voglio bene lo stesso ;)
EliminaHo visto solo un film della saga di "The Purge", non mi ricordo quale, ma sicuramente non questo XD
RispondiEliminaEra uno in cui volevano togliere la notte dello sfogo, c'era una politica che compariva sui notiziari all'inizio del film!
Farò una maratona di tutta la saga quando non avrò proprio nulla da fare XD
Questo lascialo perdere, vediti i primi tre soprattutto ;)
EliminaNon so a quale ti riferisci, anche perché simile è l'inizio per tutti, ma personalmente i migliori sono il secondo e il terzo :)
Io ho molto apprezzato la sceneggiatura a livello "globale", meno la caratterizzazione dei personaggi. Il protagonista è inverosimile e alla lunga stufa, le sue spalle si dimenticano il giorno dopo e il regista non è De Monaco e si vede. In sostanza, il capitolo più moscio della saga, anche se mantiene spunti interessanti. La serie passata su Amazon Prime era decisamente migliore.
RispondiEliminaNon ho visto la serie e non saprei, però su questo film posso dire che oltreché moscio è deludente e deleterio, quasi rovina la trilogia..
EliminaMa sai che questo episodio mi manca?
RispondiEliminaPenso di essermi dimenticato di vederlo, devo assolutamente recuperarlo!
Avendolo visto io ti direi di lasciar perdere, soprattutto se hai visto gli altri, ma giustamente il mio non è un giudizio insindacabile ;)
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