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venerdì 29 settembre 2023

I film del mese (Settembre 2023)

Ultimi mesi per vedere le pellicole più chiacchierate (e sono presenti alcune) di quest'anno e lo scorso, quelle ultime che dopo l'uscita in sala hanno finalmente via libera per lo streaming (e sono presenti alcune), per quelle che hanno (quest'anno) ricevuto una nomination od hanno vinto un Oscar e possono essere viste da tutti (solo una pellicola stavolta ma ultima non sarà), da tante varie piattaforme differenti ovviamente, tra queste c'è Sky, mio primo "fornitore". Tant'è che proprio perché erano tanti i film momentaneamente accantonati, questo ennesimo (secondo dell'anno dopo quello di Gennaio) speciale doveva esserci. E pensare che tanti ancora parcheggiati sono, anche su Netflix, che anch'esso secondo speciale avrà, ma per questo mese bastano ed avanzano.

Le otto montagne (Dramma 2022) - Film di certo non perfetto (ma la perfezione si sa non esiste), che ha soprattutto il merito di riuscire a toccare le corde giuste. Alessandro Borghi e Luca Marinelli (fantastici entrambi) si caricano il film sulle spalle e riescono a rendere tangibile il profondo rapporto affettivo che li lega (probabilmente anche fuori dal set). Di due ragazzini, che pur intendendo la vita in modo diverso, crescono insieme. Cementando una sana, veritiera amicizia. Ma l'amicizia è solo uno dei tanti temi presenti nel film, e nel romanzo omonimo, tutti ben esplicati. In questo senso, storia ben costruita e che viene asciugata da toni melodrammatici, dando enorme importanza ai silenzi. La vita montana è resa nelle sue difficoltà e rispecchiando lo scorrere della natura. Nonostante la lunghezza, il film mantiene bene la rotta e conduce a un malinconico, poetico finale (e non dispiacciono le lievi incursioni didascaliche). Forse alcune cose sono tirate un po' per le lunghe, ma è solo uno dei pochi difetti che si possono trovare su questo bellissimo film (seppur diretto da due registi stranieri) tutto italiano. Voto: 8-

Il Kaiser: Franz Beckenbauer (Sportivo/Dramma 2022) - Un biopic Sky Original che racconta l'ascesa del più grande campione del calcio tedesco. Un film con diversi spunti d'interesse. Non certo un'opera impegnata o volta a creare quel pathos di cui spesso le pellicole abusano, quando tentano di raccontare una o più leggende, eppure si può immaginare quanto questo racconto sia stato in grado di suscitare commozione in tutti i fortunati tifosi che hanno potuto vivere e godere delle gesta di un calciatore, mostrato qua in tutta la sua umanità e in tutta la sua maestria. Un film semplice ma efficace, che sa rendere omaggio a un calciatore in grado di rendere normalità l'inimmaginabile. Un film che forse non sarà un primo piatto, ma sicuramente stuzzichino gustoso da provare. Voto: 6

mercoledì 13 novembre 2019

Widows - Eredità criminale (2018)

Tema e genere: Un heist movie declinato al femminile che ha come punti cardine la miseria umana e la sete di potere. Ma è anche un thriller drammatico, purtroppo però sin troppo smaccato e dalla tesi prevedibile per convincere minimamente.
Trama: A Chicago quattro donne, rimaste vedove dopo l'uccisione dei rispettivi mariti, si uniscono per scampare da debiti e minacce, e organizzano una rapina.
Recensione: Una Chicago attuale ma colma di irregolarità governative, stile Capone d'annata (dove il 18° distretto diventa l'oggetto dei desideri di due sponde, nessuna delle quali dedita a legge e onestà, nessuna delle quali presumibilmente avulsa di quattrini), è la location della quale si serve Steve McQueen per adattare, cinematograficamente parlando, l'omonima (e anonima) serie tv degli anni '80, aiutato dalla sceneggiatura di Gillian Flynn, non una qualunque, già scrittrice del romanzo Gone Girl e poi sceneggiatrice della trasposizione cinematografica diretta da David Fincher, ma non basta, tremenda delusione. Perché certo, non si può dire che manchi il materiale narrativo, in questo guazzabuglio convulso, serioso ed altamente improbabile che segna il ritorno in regia di Steve McQueen, un cineasta fino ad ora assai apprezzato con Shame, Hunger e soprattutto 12 Anni Schiavo, pellicole notevoli in grado di azzerare quasi la sua iniziale imbarazzante omonimia provocata dal suo nome "impegnativo", qui alla sua prima clamorosa débâcle (almeno secondo il presente punto di vista), ma molte, troppe, sono le cose che qui non funzionano: a partire dalla costruzione dei personaggi, concatenati l'un l'altro da un filo di combinazioni e probabilità assurdi. I due, anzi tre (c'è pure il grande vecchio Robert Duvall) politici coinvolti nella sporca vicenda sono così laidi, beceri e corrotti da apparire come caricature quasi comiche, Liam Neeson, marito della protagonista Viola Davis, è un delinquente incallito ed impenitente, ma viene celebrato al funerale con gli onori che si riservano ad un eroe nazionale, la coppia tra l'altro si scopre afflitta in precedenza da un grave lutto da intolleranza razziale (che accozzaglia incontrollata di carne sul fuoco..) mai elaborato che ha finito per dividerli, ancora, come se non bastasse, il colpo messo a segno comporta tutta una serie di circostanze "ad orologeria" tanto fantasmagoriche ed improbabili, che pare trovarci in un film di fantascienza, tanto risultano campate per aria le vicissitudini delle quattro serissime donne coinvolte, casalinghe frustrate e al verde a causa degli scellerati consorti.

martedì 24 ottobre 2017

Barriere (2016)

Valutare un film come Barriere non è affatto facile. Quello di Denzel Washington, alla sua terza regia dopo Antwone Fisher (2002) e The Great Debaters: Il potere della parola (2007) e qui nelle vesti di attore e regista, è un lavoro, l'adattamento cinematografico (del 2016) dell'opera teatrale del 1983 Fences di August Wilson (accreditato come sceneggiatore del film nonostante sia morto nel 2005) e vincitrice del premio Pulitzer per la drammaturgia, che nella sostanza rimane prigioniero della sua impostazione teatrale soprattutto nella regia che concede molto poco, come poche sono l'escursioni all'esterno delle quattro mura di casa e del cortiletto posteriore, piccoli palcoscenici dove si sviluppano e si sviscerano in un profluvio di parole, le vicende ed i caratteri dei personaggi. E non amando molto le impostazioni teatrali l'ho trovato molto spesso noioso, causa anche la durata forse eccessiva che appesantisce la visione. Perché se Steve JobsCarnage o Birdman, avevano nel loro manico la storia avvincente, l'intrigo e il coinvolgimento, qui niente di tutto ciò. D'altronde anche se Barriere è un film intenso, molto parlato e ben recitato (che offre in ogni caso bei momenti e buoni spunti) è irrimediabilmente teatrale. E non si capisce quindi come abbia fatto a meritarsi la candidatura all'Oscar, e non si spiega neanche come Viola Davis abbia fatto a vincere l'Oscar come migliore attrice non protagonista, non perché lei non è brava, anzi, è un'ottima interprete ma il ruolo non mi è sembrato un ruolo tale da meritare un simile riconoscimento. Certo, ci sono scene emotivamente struggenti impreziosite dalla bravura degli attori (giacché certamente Washington e la Davis fanno la parte del leone), ma come detto prima è un film prigioniero della sua stessa struttura teatrale nella verbosità e nella ridondanza dei dialoghi. Barriere difatti si muove fra il sublime ed il noioso allo stesso tempo, e l'unico motivo di interesse diventa il tema.

venerdì 23 giugno 2017

Prisoners (2013)

Di Denis Villeneuve, uno dei registi che in questo periodo è molto apprezzato da critici e cinefili, ho visto solamente l'eccezionale Sicario e probabilmente a conti fatti il suo più importante lavoro insieme ad Arrival, ovvero La donna che canta, con cui è stato candidato all'Oscar al miglior film straniero, ma dopo aver visto anche Prisoners, film del 2013 diretto dal regista canadese e interpretato da Hugh Jackman e Jake Gyllenhaal, posso affermare che nel futuro potremo tranquillamente fare affidamento su di lui, perché anche questo affascinante thriller ha tutti gli ingredienti necessari per essere uno dei film thriller tra i più riusciti degli ultimi anni, anche se attinge a qualche stereotipo del genere e sebbene il tema del rapimento di bambini sia anche troppo sfruttato nei thriller made in USA. Ma la pellicola, permeata da una sensazione di tensione ed inquietudine dal primo all'ultimo fotogramma, si rivela a conti fatti (meglio che in The Captive: Scomparsa) un ottimo prodotto di intrattenimento che mantiene quel che promette (tensione e colpi di scena dall'inizio alla fine), sapendo farsi perdonare altresì la durata abbondante (146 minuti, che non devono comunque spaventare, dato che non ci si annoia affatto e si resta col fiato sospeso per riuscire a capire come andrà a finire) con l'assenza di scene o personaggi ridondanti, poiché la sceneggiatura non ha quasi niente fuori posto. D'altronde uno dei punti di forza del film è senz'altro lo sviluppo della trama, che ci porta sempre sul punto di prendere una decisione, salvo sconfessarci dieci minuti dopo, è colpevole, o no? E cosa significa quell'indizio? Ebbene, notevole è come il regista costruisca un vero e proprio "labirinto" di ipotesi ed immagini, non casualmente, visto quanto sarà ricorrente nel film quella stessa immagine.

lunedì 12 giugno 2017

Blackhat (2015)

Premettendo che di certo non mi aspettavo un film al livello di Heat: La sfida o Collateral (alcuni dei suoi migliori del suo genere action), ma da Michael Mann, uno dei maestri del moderno cinema d'azione, però, forse, qualcosa di più sì. Perché Blackhat (dal quale mi aspettavo di più), film action drammatico del 2015 (con protagonista Chris Hemsworth) scritto, diretto e prodotto dal regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, è una pellicola soltanto sufficiente. Michael Mann infatti non è secondo a nessuno in quanto a regia (e genere), dato che sa scegliere i momenti giusti in cui alzare il ritmo, riesce a far riflettere e catturare l'attenzione dello spettatore, insomma, sa bene come creare una pellicola avvincente e ben realizzata. Però, questo film, mi lascia una sensazione di pellicola anonima, un film sufficiente, ma nulla più. Certo, riuscire a riproporre uno scontro avvincente ed interpretato in modo magnifico, come quello tra Jamie Foxx e Tom Cruise in Collateral, era altamente difficile, però per tutto il film ho aspettato che la tensione salisse, ho atteso che arrivasse il colpo di scena o un qualcosa che riuscisse a conquistarmi come altre pellicole che ho visto di Michael Mann (che non ha fatto solo bei film d'azione, ma anche thriller e film biografici belli come Insider ed Alì), attesa, purtroppo, vana. Anche se, nonostante tutto, credo che la pellicola obbiettivamente meriti ampiamente una sufficienza, dato che la pellicola, nonostante difatti duri più di due ore, non annoia e si segue senza troppi (inqualificabili) problemi.

sabato 8 aprile 2017

Suicide Squad (2016)

Nonostante io adori l'universo Marvel, già seguire il suo di universo è qualcosa di tremendamente difficile, ora che io riesca anche a seguire quello della DC diventa alquanto complicato, ma poiché il mondo dei fumetti e quello dei comic-movie mi piace da sempre non potevo non seguirlo, per cui dopo Arrow e Flash (a cui aggiungiamo Supergirl) in versione serial televisivo, ecco che dopo il discreto L'Uomo d'Acciaio del 2013, che seppur non esente da difetti mi era piaciuto, e Batman v Superman: Dawn of Justice, che purtroppo non ho visto ma probabilmente avrei voluto già prima vedere perché un clamoroso (e alquanto sorprendente) spoiler c'è nell'introduzione del film in questione, ecco finalmente Suicide Squad (visto grazie a Infinity premiere). Film del 2016 scritto e diretto da David Ayer (regista del più che riuscito Fury con Brad Pitt), terzo in ordine di uscita nonché temporale dell'universo DC, che come detto contiene uno spoiler, poiché dal film che segue le vicende dopo i fatti accaduti nel film di Zack Snyder, scopriamo infatti che Superman (il mio eroe preferito e secondo me quello più forte di tutti) è morto. Per questo e per tanto, non solo io ho mandato il boccone amaro giù, ma un ente governativo segreto, gestito da Amanda Waller (donna pragmatica e senza scrupoli) e chiamato Argus, crea (promettendo loro una riduzione di pena se riusciranno a sconfiggere una oscura forza malefica che potrebbe distruggere la Terra) una task force composta da super criminali. Del gruppo mal assortito, affidato alla responsabilità del militare Rick Flag, fanno parte l'infallibile e tormentato cecchino Deadshot, la sensuale e svitata compagna di Joker, Harley Queen, il ladro scassinatore Capitan Boomerang, il mostruoso Killer Croc, cannibale dalle sembianze di un coccodrillo, il riluttante El Diablo, giovane ispanico capace di emettere fuoco, la spadaccina giapponese Katana (a proposito di quest'ultima, sia lei, Waller e Deadshot li ho già avuto modo di 'conoscerli' in Arrow, che in verità non è proprio il massimo). Il loro nemico è l'antica strega Incantatrice, che si è impossessata del corpo dell'archeologa June Moon. E con poco allenamento, nessun piano, vaghe promesse in caso di vittoria e una capsula esplosiva in corpo che li convince a non disertare, la squadra che si autodefinisce suicida è così mandata sul campo. Non tutto però è così semplice come sembra all'apparenza e lo squadrone dovrà presto farà i conti con un'inaspettata situazione.

martedì 28 febbraio 2017

Le mie considerazioni sugli Oscar 2017

Come quasi sempre succede dei film nominati e vincitori (come anche l'anno scorso, qui), praticamente si contano sulle dite di una mano quelli che sono riuscito a vedere, per cui non è che posso esprimermi o dire tanto, ma poiché dei film visti, di tutti ho pronosticato e sperato vincessero almeno la statuetta a cui erano stati nominati, posso solo dire di ritenermi moderatamente soddisfatto. Difatti su 4 di quelli visti, 2 hanno vinto la loro categoria. Parlo ovviamente di Zootropolis, miglior film d'animazione e comunque l'unico dei 5 visto (però è davvero stupendo) e Il libro della Giungla per i migliori effetti speciali, che sorprendentemente ma meritatamente, secondo il mio modesto parere (dato che in effetti sono eccezionali), ha battuto sia Doctor Strange e Rogue One. Quelli altri due invece, 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi per il miglior sonoro (qui davvero straordinario in verità, con sparatorie infinite) è stato battuto da La battaglia di Hacksaw Ridge, ugualmente un film di guerra, che a sua vince tra lo stupore di molti, anche il miglior montaggio, battendo addirittura il piano-sequenza, che aveva stupito e anche convinto tutti, quello di La la land di Tom Cross. Ma prima di parlare di quest'ultimo, l'ultimo film visto nominato ma perdente è stato The Lobster, che avevo molto apprezzato per la sua originalità, e invece vince come migliore sceneggiatura originale Manchester by the Sea, che vede anche vincitore come migliore attore protagonista Casey Affleck, che in un sol colpo batte sia Andrew Garfield (il mio pronosticato, a proposito tutti i miei pronostici li trovate qui) che Ryan Gosling ma soprattutto un mio beniamino, ovvero Denzel Washington, che comunque in parte si riscatta, dato che a diretto lui stesso Barriere, che con Viola Davis (personalmente non proprio eccezionale) vince l'unico Oscar, quello come migliore attrice non protagonista. Sorprese, delusioni e tanto altro per l'Italia, che vede Fuocoammare, giustamente (io preferivo Life, Animated) ma incredibilmente battuto dal documentario meno quotato, ovvero O.J.: Made in America di Ezra Edelman, l'ennesimo su O.J. Simpson, come se la straordinaria serie di Ryan Murphy non bastasse. Vince invece con grande contentezza, di critica e pubblico, per il miglior trucco e acconciatura, il trio, comprendente di due italiani Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini con Christopher Nelson per Suicide Squad. Ma non finisce qui, perché per i nostri colori, tra i premi meno 'conosciuti' vince come miglior cortometraggio d'animazione Piper di Alan Barillaro. Meno conosciuti perché raramente si riesce a vederli, sia questo che il miglior cortometraggio (Sing) che il miglior cortometraggio documentario (The White Helmets di Orlando von Einsiedel), suggerisco difatti di scegliere un giorno di programmazione Sky o altro e farli vedere, poiché non è mica un film dove si guadagnano milioni. Da segnalare anche il quarto Oscar per Colleen Atwood per i migliori costumi per Animali fantastici e dove trovarli, ovviamente ancora da vedere.