venerdì 24 agosto 2018

The Witch (2015)

Tra mitologia e storia, le streghe nella letteratura, come nel cinema, hanno assunto molteplici forme, eppure non tutto è già stato esplorato. The Witch, stilizzato come The VVitch e sottotitolato Vuoi ascoltare una favola?, in inglese A New-England Folktale, film horror-storico del 2015 scritto e diretto da Robert Eggers, riesce infatti ancora a fornire una nuova lettura, inquietante e insieme in qualche modo realistica, tra verità e credenze popolari, del lento avvicinarsi di una giovane e innocente al maligno che si cela nel profondo del bosco. Certo, gli elementi sono quelli, non si scappa. Streghe, boschi infestati, sabba, puritanesimo, e le più tipiche incarnazioni animalesche del maligno. Ma di fatto forse nessuno aveva mai trattato questi elementi come realtà storiche da ricostruire con deferenza e da rispettare quasi "religiosamente". Il progetto è quello di ripulire gli eventi da patine, trucchetti, orpelli, e manierismi tipici soprattutto degli horror per teenager, cercando di arrivare con un clima d'angoscia là dove non si può con gli effetti speciali (mossa furba per un esordio low-budget). Ed ecco quindi la particolare cura fotografica, col ricorso maniacalmente esclusivo alla luce naturale di un sole spento (o di fioche candele e lumi a olio), e poi il ritratto minuzioso delle privazioni e delle durezze di tutti i giorni, la crudeltà della vita isolata guidata dalla fede che si somma alla crudeltà di esseri soprannaturali mai sembrati così naturali. È orrore vero, realistico, umano, umanamente pesante (se non proprio deprimente), sorretto anche dalla credibilità di ottime interpretazioni. E in tal senso non lasciatevi però trarre in inganno: The Witch è una pellicola horror solo per comodità di catalogazione e si offre a diversi e molto più profondi piani di lettura. Perché certo, essendo comunque un horror essa rispetta le regole del genere: non manca infatti lo spavento puro, volto a colpire l'emotività dello spettatore, tuttavia la pellicola rappresenta un'esperienza visiva ed emotiva tutt'altro che facile da decodificare e da smaltire proprio per i differenti piani narrativi che si offrono per più spunti riflessivi e chiavi di lettura dello stesso (tra religione e scienza, tra realtà e suggestione).
The Witch risulta così un favoloso crossover tra una fiaba horror, dalle quali prende apertamente spunto e nella fattispecie le fiabe e i racconti folkloristici del 17esimo secolo durante il quale è ambientato il film (Robert Eggers, infatti, ha costruito non solo l'intero film, ma anche i dialoghi dei vari personaggi, basandosi sui documenti dell'epoca, quelli legati ai processi, sommari, con i quali si mandavano al rogo un numero impressionante di donne in nome di un'ortodossia religiosa ottusa, violenta e, soprattutto, costitutiva di una società patriarcale, gli stessi che diedero luogo, per capirci, al celebre processo di Salem del 1692), e un vero e proprio thriller psicologico dove la realtà e l'immaginazione si intrecciano costantemente creando un abile puzzle mentale nello spettatore che segue estasiato il susseguirsi delle vicende. Merito sopratutto di una affascinante fotografia e scenografia, di grande impatto visivo e curata nei minimi dettagli, che restano impresse e catturano lo spettatore nella lugubre spettralità di quel posto che altresì parerebbe fiabesco ed idilliaco. Non a caso l'eleganza di The Witch è il lato più importante che ogni spettatore deve prendere in considerazione prima di vedere questo film. Abituati come siamo a un cinema di genere molto semplice e banale, tutto costruito intorno allo spavento provocato da primi piani strettissimi accompagnati da un suono dirompente teso a farvi saltare dalla poltrona, qui l'orrore e, prima ancora, l'angoscia sono abilmente costruiti sul non mostrato e il non detto. Il ritmo di The Witch è, infatti (anche se nei 90 minuti non ci sono mai momenti morti poiché la narrazione si sviluppa in continuo crescendo con il regista bravissimo a centellinare l'aura tetra e la tensione, le quali saranno presenti per tutta la durata, in maniera quasi ossessiva) lento ma inesorabile, con numerosi secondi di schermo nero tra una scena e un'altra, spesso senza neanche una musica di sottofondo, anch'essa molto funzionale, quando presente, grazie a un arrangiamento di violino stridente. Dopotutto la storia poi non vive di molti momenti paurosi, ma più che altro è caratterizzata da una sequela di episodi inquietanti, i quali vengono calibrati con chirurgica precisione.
Difatti la regia, compatta e bilanciata, segue un ritmo narrativo lento che progressivamente si fa però sempre più invasivo ed opprimente, avvinghiando lo spettatore nel caos calmo che investe ognuno dei protagonisti trascinandoli in una spirale infernale da cui non vi è ritorno. Evitando accuratamente di scadere nello splatter e nella violenza visiva gratuita, il regista punta il tutto nel creare sensazioni ed impressioni, parlando per immagini e metafore, suggestive ed inquietanti. A muovere l'intreccio teso a un finale molto interessante, ingegnoso, molto malvagio e pessimista (tecnicamente ottimo in cui lo spettatore resta parecchio scosso), c'è il primo episodio cui la famiglia di contadini deve fare fronte: il rapimento del più piccolo dei cinque figli, sparito sotto gli occhi della più grande, in piena pubertà, e portato nel bosco. È la strega ad averlo preso, la sequenza della preparazione del rito di cui sarà vittima il neonato è, così, interrotta per poi riprendere solo sul suo esito, una scena assai tediante. Il film infatti racconta di una famiglia di coloni nel New England del diciassettesimo secolo che allontanata dal villaggio d'origine, costruisce una nuova abitazione in una radura nella foresta. Poco dopo il suo arrivo però, si verificano fenomeni tragici e inspiegabili che ne minano progressivamente la compattezza (genitori e figli sono molto legati tra di loro, eppure c'è sempre qualche cosa di morboso e di poco chiaro che rende i rapporti famigliari complicati, piccole bugie, desideri nascosti, gelosie e orgoglio diventano così le armi preferite dal Diavolo per poter impossessarsi di ogni componente della famiglia). La responsabilità di tali eventi viene attribuita alla figlia maggiore Thomasin, ma sarà davvero così con una foresta tutta intorno a fare da muro quasi invalicabile? D'altronde il bosco è il luogo del peccato e della perdizione, il luogo da cui stare lontani e che immancabilmente attrae quando la situazione si fa troppo dura e la vita pare essere al limite del sopportabile. Il diavolo (che in questo caso fa le pentole e i coperchi e riesce perfettamente nel suo intento) è presente e si manifesta nei modi più classici e tutti ne rimangono ipnotizzati, e così piano piano la ragione e la fede che avevano retto in piedi la famiglia, crollano inesorabilmente davanti al terrore e al dubbio che ognuno cova verso l'altro.
Ho citato la giovane protagonista di The Witch, Thomasin, interpretata da una sempre bravissima Anya Taylor-Joy, perché è il personaggio centrale di tutta la vicenda. Maltrattata dalla madre, la quale è incapace di perdonarla per la sparizione del piccolo, sarà poi additata dai fratelli minori d'essere proprio lei una strega, anche il padre, l'unico a respingere inizialmente l'accusa, più per continuare a credere ottusamente alla propria fede religiosa e ancor di più per mantenere il proprio ruolo di capofamiglia messo in discussione dagli eventi, cederà a questa convinzione. Circostanza non casuale: è proprio la ragazza a mostrare in modo inconsapevole una carica sensuale nascente, un tipico elemento accostato alle streghe, a causa della quale il fratello minore spesso si distrae, inoltre è la sola a contestare apertamente le credenze e gli usi con cui tutti gli altri cercano di contrastare gli infausti eventi futuri. Questo doppio piano di lettura, tra una minaccia esterna rappresentata dalla strega del bosco e un'altra, più sottile ma non meno pericolosa, di una minaccia interna incarnata nella sensualità della ribelle Thomasin pervade tutto il film. A caratterizzare The Witch, poi, concorrono altri elementi presi dalla letteratura dell'epoca, su tutti gli animali. Tra caproni, corvi e conigli, è diversa la fauna a mostrarsi quale messaggera della stregoneria: diverse scene sono stranianti e cariche di simbologia in un crescendo di tensione, fino al termine cruento e liberatorio della storia (non ci sono sconti, non c'è una storia romantica come struttura portante che possa in qualche modo addolcire la pillola, non ci sono leziosità o compromessi, tutto è permesso). Ma sopratutto c'è una strepitosa valorizzazione della scenografia, un'ambientazione dal sapore gotico che riesce ad incutere un certo timore ma al tempo stesso risulta essere estremamente affascinante. Nulla è lasciato al caso, gli alberi ad esempio, si ergono imponenti nel bosco e sono talmente tanti che danno allo spettatore una sensazione di smarrimento. La fotografia si sposa perfettamente con l'ambientazione, i colori rimandano molto ai vecchi film gotici, in quanto, sono molto grigi e cupi. Oltretutto si ricrea benissimo l'atmosfera seicentesca. Senza dubbio è una fotografia di forte impatto e che si nota subito.
Il cast è validissimo oltre all'incantevole e brillante Anya Taylor-Joy (che già tanto apprezzata in Split fa nuovamente battere il cuore). Buona prova di Ralph Ineson, un'interpretazione molto intensa, riesce bene a fare la parte del predicatore ossessivo. L'attore inglese sfoggia un grande realismo, riuscendo ad incarnare quasi alla perfezione il tipico uomo ultra-religioso del '600. Buona l'esplicazione dei dialoghi. Forse Ineson difetta un po' nelle espressioni, le quali risultano essere un po' ripetitive. Discreta performance anche di Kate Dickie, pure lei come Ineson, rappresenta con estremo realismo, una tipica fondamentalista religiosa del 17esimo secolo. Espressioni stavolta decisamente migliori. Niente da dire per i giovani attori, tutti bravi ed efficaci. La sceneggiatura è la cosa che invece presenta qualche difetto in più. Il fatto secondo me è che a volte, alcune cose vengono o approssimate e lasciate per strada. A me ad esempio mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa in più sul caprone, tipo da quanto tempo la famiglia lo aveva, se mai anche in passato aveva "parlato" con i gemellini e cose del genere. Poi, come già detto prima, se qualche altro dettaglio fosse stato essere approfondito di più, male non avrebbe fatto. Il resto tuttavia è buono. Bene la stesura dei personaggi, il generale impianto narrativo e i dialoghi. Conclusione, una gran bella sorpresa, un horror davvero ben confezionato. Si vedono la voglia e la passione del regista. Una pellicola che contiene anche dei messaggi forti. Robert Eggers (qui al suo esordio, esordio alquanto ottimo giacché con questo film vincerà il premio come "miglior regia" al Sundance Film Festival) ha avuto la capacità di costruire una sorta di horror d'autore, dosando sapientemente momenti molto forti sul piano visivo e ancor di più su quello dell'immaginazione a dialoghi e situazioni altrettanto efficaci, per descrivere le credenze e l'ignoranza di un'epoca e di una parte di società chiuse e asfittiche. Infine, a dare ulteriore spessore, concorrono inquadrature molto nord-europee nello stile, con numerose scene alla presenza della sola luce delle candele, quasi fossero tele pittoriche. The Witch ha dunque la capacità di spiazzare e disturbare: un pregio, certamente, ma anche un limite, specialmente se lo si vede impreparati.
E tuttavia, anche se questo horror in costume (puntando più sull'atmosfera piuttosto che sugli effettacci e sullo splatter) è abbastanza sobrio ed elegante, un horror atipico, cerebrale e ossessivo (e senza gli ormai abusati jump scares), un film insolito e un horror maturo, con punte molto affascinanti, capace incredibilmente di non cadere mai nel ridicolo nonostante il materiale povero utilizzato, sembri che spesso il contenitore prevale sul contenuto. Gli intenti sono infatti notevoli, ma al tempo stesso è anche una pellicola che dà l'impressione di pendere decisamente dal lato "dramma pseudostorico" sacrificando a volte un po' troppo, nella sua iconoclastia purista, le possibilità creative del tema fantastico. Perché certo, l'intento, ovvero quello di mettere in scena una versione elaborata di diversi racconti popolari dell'epoca fotografando il contrasto tra fede e superstizione, lo sconfinamento facile tra reale ed immaginario e sopratutto gli effetti del forte impatto psicoemotivo che la religiosità mista ad ignoranza e persuasione poteva avere su soggetti facilmente suggestionabili come dei semplici contadini, è riuscito, ma il film (in ogni caso sorprendente ed oscuro) non solo accusa comunque qualche sbavatura nell'epilogo dove si tende a spiegare forse un po' troppo, soprattutto dopo aver giocato mirabilmente in sottrazione fornendo solo appigli religiosi e simbolismi (spesso di carattere satanico), attraverso i quali non è facile destreggiarsi al fine di scindere la realtà dalla mera suggestione (e in tal senso è questo appunto un film abbastanza impegnativo da vedere e sicuramente non facile da elaborare che si presta a diverse interpretazioni), ma rimane sempre e troppo spesso sul tema, con la paura costante di shockare troppo o di essere eccessivo, e quindi un po' di coraggio in più poteva esserci. E tuttavia, e nonostante tutto, questo film, un film che ha una storia, un finale ed un'atmosfera carica di mistero e folklore, che forse sarebbe stato meglio però denominare film drammatico (è il termine in effetti più appropriato), è un film davvero notevole, tanto da consigliarlo anche a chi non ama il genere. Voto: 7 [Qui più dettagli]

14 commenti:

  1. Non ho mai visto questa serie, ma mi hai ricordato una delle mie preferite.. "Good Witch". Immagino tu l'abbia vista. Ti piace?
    Poi, vabbè, come dimenticare il potere del trio in Streghe. 😍😍

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    1. Non è assolutamente una serie, anche se di film simili ce ne sono parecchi...seppur questo è totalmente diverso, diverso sopratutto dalle tue due serie citate, di cui la prima mi è sconosciuta a dispetto della seconda che ogni tanto vedevo anch'io ;)

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    2. Madonna hai ragione. Ho scritto serie?
      Mi perdonerai. Ho tre ore di sonno in due giorni. Parafrasando una canzond dei The Giornalisti che piace tanto a Riccardo direi "Maternità puttana".
      Ahahah
      Comunque cercala la prima. È molto carina. A volte la danno ancora su Rai Due.
      E la protagonista è bellissima!

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    3. Purtroppo il discorso sui film di Rai 2 riguarda personalmente anche queste tipo di serie, che proprio non fanno più per me...comunque di bella è bella, però Anya Taylor-Joy protagonista del film, di cui questa recensione, è meglio ;)

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  2. Per me film bellissimo, uno dei migliori horror degli ultimi anni che se la gioca con Babadook, It Follows e Hereditary. Ottimo il modo in cui il regista costruisce la tensione, ottime le performance dei protagonisti, con Anya Taylor-Joy che all'epoca esordiva, ora è una delle più in rampa di lancio - e anche gnocche - di Hollywood. Film da guardare sicuramente in lingua, inoltre.

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    1. Per me è livello di Babadook ma non è migliore di It Follows, che resta al momento in cima...in ogni caso davvero notevole comunque questo The Witch, che ha dalla sua sopratutto una meravigliosa protagonista, bellissima e di talento ;)
      Il problema in lingua originale è che non riuscirei a coglierne le sfumature, anche perché sarei costretto a leggere i sottotitoli, ma anche così vale parecchio :)

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    2. Oddio, a me Babadook ha fatto schifo... speriamo bene! 😝

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    3. Punti di vista, diciamo che non ti ha coinvolto e che forse non era il genere di horror adatto ;)

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  3. Ho dato una letta veloce e mi hai convinto. Adoro questi villaggi sperduti dell'era coloniale, come The Village.
    Ripasserò a leggere tutto il post e dirti la mia non appena lo avrò visto. Ho messo anche questo in lista e a settembre dovrei recuperare un po' di film dato che rimarrò senza ADSL per un po' (sto scaricando tutto ora in modo da avere roba a sufficienza per tutto il mese).

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    1. Ieri sera proprio The Village lo davano su La7, ho rivisto un pezzetto, eh sì un po' gli assomiglia, ma questo è comunque un film diverso e più cupo ;)

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  4. Rivisto durante le vacanze in tv. Per me, un gran bel film. Ne ero stato e sono tuttora molto entusiasta. Che si sbrighi Eggers a fare un nuovo film!

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    1. In quell'occasione dopotutto l'ho visto, perché appunto mi mancava, eh sì, bel film anche se mi aspettavo leggermente di più..

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  5. Uno dei migliori horror degli ultimi anni, disturbante e ossessivo anche per come descrive la famiglia e il fanatismo religioso...

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    1. Sì, anche se poi personalmente non mi ha preso granché, anche rispetto a tanti altri non mi ha fatto proprio un grandissimo effetto, tuttavia davvero notevole appunto ;)

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