giovedì 19 settembre 2019

Millennium - Quello che non uccide (2018)

Tema e genere: Quinto adattamento per il grande schermo delle (dis)avventure di quella che, ormai, si può considerare a tutti gli effetti una vera icona dei nostri tempi, Lisbeth Salander, la protagonista della saga Millennium di Stieg Larsson.
Trama: Mentre si trova coinvolta nell'ennesimo caso, il passato di Lisbeth Salander torna a bussare alla sua porta.
Recensione: Chi è abituato alle atmosfere tipiche della saga Millennium (quella del thriller a tinte fosche, con sfumature di macabro) rimarrà sorpreso (o forse deluso e indignato): questo è un action movie. Un action neanche tanto eccezionale, un action che sminuisce ogni cosa di buono era stata creata in precedenza. Uomini che odiano le donne. Maschilismo, perversione, la figura femminile che diventa un oggetto di piacere. Nessuna etica, nessuna moralità. Le intenzioni erano chiare fin dal titolo per lo scrittore Stieg Larsson: andare oltre il limite, sfidare il lettore (lo spettatore) a immergersi in un universo cupo, violento, sessualmente esplicito. Sulla carta (e sullo schermo) era un'operazione non adatta a tutti. Risultato? Milioni di copie vendute, una trilogia di bestseller (Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta) e quindi di pellicole omonime (la prima diretta da Niels Arden Oplev, le altre due da Daniel Alfredson). Alla morte di Larsson le redini del progetto vengono prese dal giornalista David Lagercrantz, con altri due romanzi (Quello che non uccide e L'uomo che inseguiva la sua ombra), e il cinema riparte da qui, dal quarto capitolo della serie Millennium. Difficile raccogliere l'eredità lasciata da David Fincher con il suo Millennium - Uomini che odiano le donne (a sua volta reboot dei tre film svedesi che avevano lanciato l'attrice Noomi Rapace): la geometria delle inquadrature, l'immagine di una Svezia in qualche modo "americanizzata" (le riprese erano state realizzate a Montreal), l'oscurità che incombeva sulla nazione. La macchina da presa non distoglieva lo sguardo dai momenti forti, dal sangue e dalle scene "d'amore". Invece il nuovo Millennium - Quello che non uccide viaggia con il freno a mano tirato. Ha paura di mostrare, di urtare il suo pubblico. Si propone come un prodotto di massa sempre attento a non disturbare, un prodotto decisamente diverso (che non si capisce cos'è di preciso, si presenta come un reboot ma non lo è, non è uno spin off, né un sequel diretto, ha però nuovi attori a dar volto ai protagonisti) e (mal) trasformato. Le menti dietro questo film decidono infatti di seguire la strada che solitamente si intraprende a Hollywood quando si vuole creare una saga: smorzare i toni della violenza e delle tematiche morbose e trasformare il protagonista in una sorta di super-eroe (piena di gadget come Batman). Nonostante non sia privo di una certa cruenza visiva, Quello che non uccide abbandona quelle tematiche sgradevolmente intense che hanno caratterizzato le inchieste di Blomkvist e le azioni della Salander, piuttosto va a rifugiarsi in territori spesso battuti dei legami famigliari difficili, puntando i riflettori su una fratellanza conflittuale che non convince per motivazioni. Il focus della vicenda è poi la "solita" storia di terrorismo informatico, armi di distruzione di massa e missione per salvare il mondo, roba che nelle mani di James Bond avrebbe fatto scintille, ma in quelle di Lisbeth Salander appare solo una scelta fuori contesto e lontana dagli obiettivi a cui la saga Millennium ci aveva abituato.

E così, Lisbeth Salander guadagna il volto androgino ma morbido di Claire Foy, qui trasformata in una sorta di Jason Bourne, forte, determinata e combattiva, dimenticando quella sfumatura di fragilità che aveva donato al personaggio Rooney Mara nel film di Fincher. A conti fatti, anche se perde il confronto sia con la Mara che con Noomi Rapace, la Foy è la cosa migliore del film, soprattutto se messa a confronto con gli sbiaditi comprimari, a cominciare da uno Sverrir Gudnasson (Borg McEnroe) particolarmente dimenticabile nel ruolo di Blomkvist, ma anche la glaciale e bellissima Sylvia Hoeks (Blade Runner 2049) non convince più di tanto nel ruolo di un villain poco motivato e stereotipato. Insomma un film così così, un thriller d'azione anonimo e sciocchino che banalizza i personaggi e cerca un pericoloso compromesso con certo cinema d'intrattenimento lontanissimo da quello che Millennium è stato fino ad oggi. Tanto che se non avete mai visto le pellicole o letto i libri precedenti della saga, non avrete difficoltà a seguire questo film. Un film che, un po' 007, con la formula abusata dei cattivissimi che per fame di vendetta personale vogliono coventrizzare il mondo, un po' thriller con scantonate horror, funziona meglio nella prima parte, nella quale trama e soluzioni registiche trovano qualche elemento di originalità e moltissimo ritmo. Non va così nella seconda, quando Fede Álvarez (che orchestra delle grandi sequenze, ai limiti dell'inverosimile, anche se, ripeto, è un action movie, bisogna stare al gioco, in cui Lisbeth vola con la motocicletta, apre o chiude a piacimento qualsiasi porta  o blocca le automobili con un semplice click, si picchia con tutti, è inarrestabile) ingrana il pilota automatico, si affida quasi in toto a inseguimenti, esplosioni ed effetti speciali, per approdare a un finale che si avvicina al ridicolo. Va bene che 107 minuti scorrono via in un attimo, ma non si va a fondo, molti spunti interessanti rimangono soltanto in superficie, e questo no, non basta ad accontentare i fan della vecchia saga.
Regia: Il regista Fede Àlvarez, solitamente ottimo confezionatore di horror (Evil Dead - La casa, Man in the Dark), svolge il classico compitino senza tuttavia infondere nel film un minimo di personalità, anzi, ricalcando con poca convinzione gli stilemi del cinema d'azione contemporaneo che punta tutto sull'esagerazione spettacolare, spesso dimenticando realismo e logica.
Sceneggiatura: Pecca di alcune forzature: a volte Lisbeth Salander è baciata dalla fortuna, in maniera quasi surreale. I suoi piani, poi, si basano su coincidenze quasi impossibili. Non accade spesso, per la verità, però in una pellicola così dark e che si prende molto sul serio ci si aspetta un po' più di realismo. Per il resto, Quello che non uccide resta un'esperienza godibile, ma comunque dimenticabile.
Aspetto tecnico: La fotografia è di qualità, com'è ovvio che sia, dopotutto tende a esaltare i colori freddi che la suggestiva ambientazione svedese offre. Non pervenuto il resto. La colonna sonora infatti non entusiasma.
Cast: Per il cast non è stato facile raccogliere un'eredità così pesante, ma Claire Foy e Sverrir Gudnason (il Björn Borg di Borg McEnroe) non se la sono cavata male, anzi, soprattutto la Foy dopo la convincente prova in First Man, ne offre un'altra. Gli altri di contorno, in tutti i sensi.
Commento Finale: Questo thriller dal taglio decisamente "action" non sarebbe neanche male, ha una trama abbastanza avvincente e non manca di certo l'adrenalina, tuttavia non è nemmeno un lontano parente dei suoi più illustri predecessori, viaggia con il freno a mano tirato, resta in superficie. Si propone come un prodotto di massa, la bisessualità di Lisbeth Salander è solo accennata, i suoi problemi personali e famigliari passano in secondo piano. Da icona femminile, protettrice delle indifese, reietta e con una personalità tra il "borderline e il nerd", Salander si trasfigura in una delle tante eroine da grande schermo, proprio come i suoi colleghi uomini, dal Daniel Craig di 007 a Tom Cruise di "Mission Impossible". Perde il suo oscuro fascino, combatte come una impetuosa e irresistibile macchina da guerra. Il regista costruisce l'intero film sulla sua persona. Pochi dialoghi, tanta azione. Camera a mano, riprese con i droni, grande dinamismo, con scarsa attenzione per i tormenti interiori, il reporter Blomkvist qui è ridotto a una sbiadita figura marginale (peraltro l'attore che lo interpreta non ha né carisma, né personalità). Insomma, Quello che non uccide è un film così così, in parte anche riuscito, ma non fino in fondo.
Consigliato: Se siete fan della saga Millennium, sicuramente vi farà piacere ritrovare in scena i vostri personaggi preferiti, ma vederli così banalizzati per farli aderire a una logica da franchise action holywoodiano è francamente svilente.
Voto: 5
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6 commenti:

  1. Quasi totalmente rimosso dalla memoria, e non l’ho mica visto dieci anni fa! Direi che basta come commento no? Anche perché anche oggi siamo d’accordo ;-) Cheers

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    1. Basta eccome come commento, anzi, dici bene perché appunto è dimenticabile facilmente.

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  2. Non ho mai visto Millennium, quindi non rischierei di restare delusa per il confronto.
    In ogni caso non credo che questo film potrebbe entusiasmarmi.

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    1. Nessun film della saga? Per me meritano, questo effettivamente no, soprattutto per chi non ama gli action.

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  3. No, no, no... non conosco la saga ma di certo non partirò con quest'ultimo capitolo!
    Il thriller mi piace ma se vuoi mischiarlo con l'action, devi impegnarti di più.

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    1. E' un capitolo a parte, è come le trilogie di Star Wars, ecco questa sembrerebbe quella prequel...

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