mercoledì 17 marzo 2021

I film del periodo (24 Febbraio - 14 Marzo 2021)

Il momento (spero) tanto atteso sta per arrivare, lunedì infatti (salvo imprevisti) ci sarà la Promessa cinematografica inerente alle vostre richieste filmiche, film vecchi e nuovi, di genere e non di genere, 9 film che se mi saranno piaciuti, bene, se no, sarà stata tutta colpa vostra (ovviamente scherzo). Non anticipo niente, però è stato un "obbiettivo" interessante da vedere, ma per saperne di più, c'è da attendere (appunto) qualche giorno. Non c'è da attendere un minuto invece per vederne/leggerne di quei film da me visti negli ultimi 20 giorni, più rispetto ai precedenti periodi (ciò dovuto allo Speciale Sanremo e al post del mio compleanno che si sono presi la settimana scorsa di pubblicazione), e infatti più film. E tra i 12 film, tante visioni interessanti. Tuttavia devo segnalare il fatto che la Japan Animation abbia trovato momentaneamente posto nell'Angolo Vintage, i classici comunque torneranno presto a fare capolino. Ecco in ogni caso cosa ho visto.

La vita invisibile di Eurídice Gusmão (Dramma 2019) - La storia di due sorelle che tentano di emanciparsi, ognuno a suo modo, in una società fortemente maschilista e patriarcale. Diretto da Karim Aïnouz e sceneggiato da Murilio Hauser, il film infatti, film premiato a Cannes, basato sull'omonimo romanzo del 2016 di Martha Batalha, ambientato nella Rio de Janeiro del 1950, racconta la storia di due sfortunate sorelle che per colpa di un padre padrone, prepotente e burbero, sono costrette a separarsi e a non rivedersi (presumibilmente, anche se non rinunceranno mai all'idea di ritrovarsi un giorno) mai più. La fotografia e le ambientazioni son bellissime e catturano fin dai primi minuti. Il film però mi è sembrato girare un po' a vuoto per una buona ora, poi, finalmente, ha una svolta che lo rende più interessante, procede poi per alti e bassi fino al finale, toccante ed intenso ma che, secondo me, solleva solo in parte le sorti del film. Un film che dura parecchio, forse troppo, i suoi 140 minuti si fanno sentire. Buona la recitazione delle due giovani che risultano davvero credibili e, anche se alle prime esperienze, sono ben dirette, la pellicola è certamente utile per diffondere socialmente e intellettualmente consapevolezza sulla castrazione pluri secolare che le donne hanno dovuto inutilmente subire da parte della violenza, arroganza e inutilità di molti uomini insicuri e pestilenziali, ma non si eleva (non resta impresso) come era lecito aspettarsi. Rappresentò il Brasile nella corsa agli Oscar, ma non finì nella cinquina finale, un motivo ci sarà. Comunque buon melodramma. Voto: 6+

Richard Jewell (Biografico/Dramma 2019) - E' curioso come il buon Clint Eastwood, dopo una carriera di attore quasi sempre in ruoli vincenti, abbia scelto, nella sua non lunga ma prolifica "seconda vita" di regista, di dedicarsi a protagonisti sostanzialmente perdenti o quantomeno ai margini, dalla ragazza pugile con un passato (e soprattutto un futuro) difficile, all'ultimo bianco rimasto a vivere in un quartiere di ispanici ed asiatici, fino al florovivaista fallito che si ricicla come corriere di droga ottuagenario (per citarne solo alcuni). Anche in questo valido film riesce con capacità e verosimiglianza a raccontarci le vicende di un pingue bonaccione che, amante della polizia ed ex vice-sceriffo declassato a guardia privata, sventa un attentato durante le olimpiadi di Atlanta '96 salvo poi essere accusato, in maniera quanto meno superficiale, di esserne l'artefice. L'ottimo protagonista (Paul Walter Hauser, già apprezzato in Tonya, dove paradossalmente era ugualmente "impacciato", è perfettamente calato nel ruolo, notevole anche la somiglianza fisica) vive così una sorta di vicenda kafkiana dove tutto sembra remare contro di lui, aumentandone l'angoscia per non riuscire a dimostrare la propria innocenza. Solo l'aiuto di un avvocato determinato (un Sam Rockwell pazzesco che non sbaglia un colpo) e la pochezza delle prove raccolte riporteranno indietro le lancette dell'orologio a quando era stato acclamato come un eroe per aver salvato numerose vite umane. Ispirato ad una vicenda vera, il film si svolge su due piani narrativi ben distinti, quello delle rocambolesche traversie del buon Richard (e della brava Kathy Bates nella parte della madre) e quello dei tentativi di scoop della giornalista in cerca di carriera (Olivia Wilde), una delle cause del precipitare degli eventi, in grado di sconvolgere l'esistenza anche del più mite cittadino. Un buon film d'impatto visivo ed emozionale, recitato ottimamente da tutto il cast e supportato da una regia nitida, sicura e consolidata che nella mani del regista texano diventa un'esperienza indimenticabile. Tuttavia anche se ottimamente girato ed interpretato dai protagonisti, manca forse un po' di quel misto di cattiveria e poesia di altri film di Clint Eastwood, tutto è fin troppo didascalico e prevedibile, ma al di là di ciò, e come se ce ne fosse il bisogno di dirlo, egli sforna il suo ennesimo grande film su una triste storia americana, sulla falsa riga del suo Sully, la cui morale comune è che gli eroi, oggi, non piacciono a nessuno, a differenza dei colpevoli ad ogni costo. Un po' prolisso ma vedibile senza affanni. Voto: 7
Una notte di 12 anni (Biografico/Dramma 2018) - Di tutte le dittature sorte in Sudamerica quella Uruguagia è tra le meno note ma non per questo la meno dispotica (stupisce il quasi disinteresse delle altre nazioni nei confronti di una repressione tanto cruenta). Il film di Álvaro Brechner analizza dodici anni di vita, anzi di non vita di tre Tupamaros catturati e segregati nelle fatiscenti prigioni del regime, tra torture e indicibili sofferenze. La quasi assenza di dialoghi costringe il regista a usare espedienti visivi per accentuare il senso dell'orrore: i primi piani dei tre sventurati per esempio, ma anche l'esasperazione di dettagli come il cunicolo angusto o l'altezza della cella, quasi a voler fare entrare anche lo spettatore. L'unica consolazione che il film ci propone è che dalle peggiori avversità possono risorgere i soggetti migliori. La parabola di Pepe Mujica, come Nelson Mandela, sta lì a rappresentarlo. Un film (basato sul libro Memorie dal calabozo. 13 anni sottoterra) schietto e intenso (momenti di grande impatto emotivo che culminano in un finale liberatorio), grazie anche al valido apporto dei tre protagonisti, tra cui spicca per notorietà Antonio de la Torre, coadiuvato dai validi Alfonso Tort e da Chino Darin (figlio di Ricardo). Una pellicola che ha il merito di aprire la mente e di raccontarci o ricordarci l'ennesima vergogna perpetrata da un regime assolutista degenerato, perverso, assassino delle più legittime individualità personali. Una pellicola solo un po' eccessivamente sbilanciata nella sua esageratamente lunga parte conclusiva, ma meritevole di attenzione e nota. Voto: 6,5

Roma (Dramma 2018) - Buono ma sopravvalutato film di Alfonso Cuarón (apprezzato regista di Gravity). Si segue, tra drammi e rinascite, la storia di una famiglia borghese messicana (vivono nel quartiere chiamato Roma) all'inizio dei Settanta. La tecnica del regista è sicuramente buona ed i movimenti di macchina sono ampi e, per fortuna, poco frenetici: ciò si addice alla storia che racconta ed ai suoi ritmi. Narrativamente parlando però non si assiste a nulla di nuovo: è una storia familiare con tanto di disgregazione e "rinascita" finale (bello comunque il personaggio di Cleo, serva di famiglia). In più una piccola spruzzatina di politica messa lì quasi a caso. Il film è emozionante (almeno in certi intensi frangenti) ma non riesce a toccare corde profonde, sembra restare sospeso in superficie. Film (prodotto da Netflix) umano e umanista, un'opera neorealista dalla regia leziosa (la scelta del b/n aumenta l'effetto drammatico e del ricordo ed è azzeccata, ma fino ad un certo punto) e forte di alcune sequenze davvero notevoli (quella al cinema, quella della sommossa urbana, quella del parto), ma pesante e a tratti terribilmente flemmatica (dal quale pare celarsi non poca furbizia, quella che si respira purtroppo dietro tante, troppe, operazioni che ad ogni minuto che passa paiono sempre più studiate a tavolino per far breccia nel contesto altolocato dei Festival, l'intento è riuscitissimo, scroscio di applausi al Lido, Leone d'Oro al Miglior Film, tre premi Oscar vinti a fronte di dieci candidature, ma viene da chiedersi quanto il film sia onesto). Generalmente sopravvalutato, ma non sconsigliabile. Voto: 6

L'uomo del labirinto (Dramma/Thriller 2019) - A pochi anni di distanza dal non certo memorabile La ragazza nella nebbia, Donato Carrisi ci riprova, ma il risultato è ancor più sconfortante della sua opera prima: la trama, solo in apparenza complicata, è alquanto esile, il ritmo è da subito soporifero e la tensione, che dovrebbe essere essenziale in un thriller, latita totalmente, trascinandosi stancamente per le due ore abbondanti (ed estenuanti) della durata. Lo scrittore, regista e sceneggiatore ha ambizioni alte, poiché si passa con grande disinvoltura dalla letteratura (con "Alice nel paese delle meraviglie") alla mitologia (il labirinto e il minotauro) per giungere al cinema, da cui egli attinge a piene mani con citazioni risibili da "Inland Empire", frullato con "Donnie Darko", con il ripresentarsi più volte di un sedicente coniglio, e si presume l'inarrivabile "Il silenzio degli innocenti", ma il tutto provoca una sensazione di pretenziosità e vacuità sconsolanti (manco il piccolo colpo di scena finale risolleva le sorti di questo film). All'esito infelice de L'uomo del labirinto contribuisce un Toni Servillo ancora una volta manierato, mentre se c'è qualcosa da salvare va ricercato nella prova quantomeno misurata di Dustin Hoffman come co-protagonista, nonostante il ruolo sia anch'esso al limite del ridicolo e, ad un occhio avvezzo al genere, subito comprensibile dova va a parare il suo personaggio. Un passo indietro per il regista insomma, che pur mostrando discrete capacità dietro la macchina da presa, mostra ancora limiti nel tradurre la sua stessa opera in qualcosa che sia equilibrato sia nella narrazione che dal punto di vista visivo. E non è un limite da poco, considerando che la materia in questione sono i suoi stessi romanzi. Voto: 4,5
Il meglio deve ancora venire (Commedia/Dramma 2019) - Una dramedy bella e delicata, che parte da un equivoco simpatico quanto triste per mettere in scena una storia già vista (due amici trentennali: uno ha il cancro, ma per un equivoco pensa sia il suo amico ad averlo) ma raccontata con garbo e semplicità, in un modo che conquista lo spettatore fin dall'inizio. Molto bravi i due protagonisti (Fabrice Luchini e Patrick Bruel), affiatati e a loro agio sia nei momenti drammatici che in quelli più tristi. In alcuni momenti si ride di gusto, verso la fine ci si commuove fino alla lacrime in un film che attraversa vari stati d'animo e lo fa nel modo migliore. Non c'è niente da fare, i francesi da diverso tempo ci sanno proprio fare con le commedie, anche quando il tema è più da film drammatico. I produttori e i due registi sono gli stessi del buon Cena tra amici (Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte), ma qui l'incedere è decisamente più sommesso, sebbene qualche situazione comica non manchi. A tenere su il film, quindi, è il rapporto di amicizia virile tra i due protagonisti, che procede a ritmo forsennato fino al triste epilogo, lasciandoci però un divertito sorriso. Notevole, forse un po' arruffone ma anche spudoratamente travolgente. Voto: 6,5

Le cose che non ti ho detto (Dramma 2019) - Il regista e anche scrittore William Nicholson si trova molto a suo agio nel raccontare una storia, basata su una sua vicenda autobiografica. Il regista non inventa nulla, non c'è niente di nuovo, ne capitano a migliaia di storie cosi e ognuno può riconoscersi e identificarsi in ciascuno dei protagonisti o anche in tutti e due, a seconda delle esperienze che ha avuto. Tuttavia anche se la storia è comune (la fine di una vita di coppia), il film possiede un suo garbo e una sua forza espressiva (anche se un po' prolisso e scontato), grazie anche ad un'interpretazione misurata ed equilibrata di entrambi i personaggi (Annette Bening e Bill Nighy), il paesaggio e l'ambientazione, sono una efficace cornice per questi eventi e ne amplificano l'effetto angosciante. Un film forse a tratti verboso, ma che inevitabilmente fa riflettere sulle scelte di vita che ognuno di noi fa a prescindere dalla vita matrimoniale. Voto: 6-

Charlie's Angels (Azione/Commedia 2019) - Visto essenzialmente per gli angeli in azione, una più bella dell'altra (Kristen StewartNaomi ScottElla Balinska, che non se la cavano affatto male in verità nella loro funzionalità/direzione action), perché dal film in questione non m'aspettavo che la mediocrità fatta a persona, e infatti ecco qui un film certamente apprezzabile visivamente ma privo di originalità e abbastanza forzato in alcune situazioni, che si guarda senza problemi e lo si dimentica con rapidità estrema. Comunque non fa schifo, anzi, complessivamente più o meno diverte e bisogna riconoscere alla Elizabeth Banks (qui sceneggiatrice, regista ed attrice) di saper imprimere un certo ritmo alla vicenda e di dirigere piuttosto bene le parti action, purtroppo la storia è troppo infantile e pecca di semplicità (dialoghi banali, il colpo di scena è abbastanza prevedibile, sprecati gli attori coinvolti in ruoli di secondaria importanza), facendo storcere più di una volta il naso (tutto questo girl power forzato è davvero irritabile, non è così che si porta avanti una lotta). E così questo sequel travestito da reboot per il rilancio del franchise, forse era meglio neanche girare, anche perché destinato al dimenticatoio, meglio i vecchi angeli. Voto: 5

Young Ones - L'ultima generazione (Sci-fi/Dramma 2014) - In un futuro prossimo in cui le risorse idriche sono al lumicino, un agricoltore resta tenacemente attaccato alla propria terra, un tempo fertile ed ora trasformata in un deserto arido. Attingendo molto dall'immaginario western, il film mette in scena una distopia credibile nelle premesse, ma confusa ed a tratti incomprensibile nei suoi sviluppi, tanto che quello che si preannuncia come il fulcro del racconto (la mancanza d'acqua) diventa solo un fattore secondario in una storia di vendetta familiare di modesto interesse. Nonostante interpreti quali Michael ShannonNicholas Hoult ed Elle Fanning (quest'ultima non propriamente al centro di questa storia tutta al maschile su come assumere il proprio ruolo, spodestando anche con la forza), di Young Ones si aspetta la fine come i personaggi aspettano la pioggia: un bisogno fisico e mentale che sembra non sopraggiungere mai, ma che assolve dai peccati alla prima goccia e al primo minuto di nero dopo i titoli di coda. Peccato perché le intenzioni all'inizio erano buone, ma poi si perdono, in certi frangenti sembra non esserci un filo logico. Buona la regia e la colonna sonora, ma tanta noia, nonostante qualche buona scena. Voto: 4,5
Ralph spacca Internet (Animazione/Avventura 2018) - Buon sequel del film del 2012 che porta nella storia una naturale evoluzione, la sala giochi si connette ad internet e Ralph esplora questo nuovo mondo vasto fino all'inverosimile (non originale come cosa, già vista in Futurama, però riuscita). Se nel primo film uno dei punti di forza erano le dinamiche dei videogame, qui si riesce a replicare mostrando le dinamiche da social, fatta di like, followers, haters, pubblicità aggressiva senza dimenticare le dinamiche dei videogiochi online, ovviamente. Anche qui le intuizioni visive non mancano, come gli omini che rappresentano gli avatar delle persone online che navigano, il rappresentare Amazon come un grosso centro commerciale etc, ma ovviamente il pezzo forte è il sito disney, con citazioni dal mondo Marvel e di Guerre stellari e dove vivono le principesse che qui invertono la tendenza che spesso gli viene (ingiustamente) contestata, ovvero quello di essere solo damigelle in pericolo (simpatici anche gli easter egg dello stesso mondo Disney). Qua la morale è più banalotta rispetto al precedente, ma la vera falla che rende questo film inferiore al suo predecessore è lo sviluppo finale, davvero stupido secondo me, sicuramente atto a rendere meglio la presa di coscienza del protagonista ma sembra che gli sceneggiatori e i registi (gli stessi del precedente) non si siano sbattuti più di tanto ed è un peccato. Rimane comunque un buon film che intrattiene, diverte e non annoia, che forse nella cinquina per l'Oscar ai cartoni animati poteva anche non starci, non cambiava nulla. Voto: 6+

The tunnel: Trappola nel buio (Thriller 2019) - Sorta di "Daylight" norvegese, The Tunnel è un prodotto apprezzabile in grado di sfidare senza problemi (e nuovamente) i corrispettivi disaster movie americani, che ultimamente risultano spesso deludenti. Dopo il riuscito ed apprezzabilissimo The Wave la Norvegia sfida infatti un'altra volta la sorte con un nuovo lungometraggio (il risultato non è lo stesso, ma sempre meglio di certi), che però si differenzia da quel film. The Tunnel difatti, diretto da Pål Øie, cambia le carte in tavola e modifica la formula che aveva garantito discreti risultati. Dai pericoli della natura si passa agli spazi chiusi di un tunnel, che si trasforma in una trappola mortale a seguito di un incidente stradale. Con un'ambientazione tipicamente claustrofobica, il film possedeva già in partenza un elemento vincente. Tuttavia non si arriva pienamente soddisfatti al termine della visione, anche se si è di fronte ad un prodotto accettabile e nella media. Una maggiore cura dei presupposti di base avrebbe infatti permesso al film di essere migliore. Una riflessione approfondita sull'autosoccorso e la costruzione di un'atmosfera claustrofobica efficace avrebbero difatti garantito al film una migliore riuscita. Regia e comparto tecnico sono comunque buoni, insieme a una recitazione abbastanza capace ma sicuramente non eccezionale. E nonostante i problemi in termini di scrittura il film può essere comunque salvato. Sicuramente apprezzabile è il maggiore realismo che sostituisce la piena spettacolarità (anche se qualche scivolone non manca). Si lascia guardare, non male dai. Voto: 6

The Void - Il vuoto (Sci-fi/Horror 2017) - Godibile horror vecchio stile con svariate strizzate d'occhio ai film di John Carpenter, in particolare "La Cosa" (le creature) e "Distretto 13: le brigate della morte" (l'assedio), e a tanti altri grandi nomi del passato. Devo dire che non mancano i difetti: qualche attore non mi è sembrato all'altezza (in particolare Aaron Poole), certi dialoghi veramente banali e a volte la regia pecca di poca esperienza, però The Void nel suo complesso si fa apprezzare perché riesce a mantenere un certo alone di mistero, per l'atmosfera sinistra e per le scene gore/splatter, realizzate senza l'aiuto della CGI, nel tipico stile dei film anni '70 e '80 (il look dei mostri è di quelli che colpiscono nel segno). The Void, con una maggiore dovizia dei particolari (la trama nel suo voler essere continuamente imprevedibile e nel suo accumulare misteri finisce per risultare troppo criptica, risultando a tratti anche un pochino incoerente e senza soffermarsi molto sulla caratterizzazione dei personaggi), poteva entrare tra i cult dell'horror degli ultimi anni, invece rimane un discreto omaggio, a basso budget, alle pellicole che hanno fatto la storia nel genere, senza riuscire ad elevarsi in maniera netta. Manca infatti quel quid per renderlo davvero memorabile, tuttavia questo omaggio ha il grande merito di riportare alla luce un certo modo di concepire e fare il cinema horror, bello dal punto di vista visivo deludente da quello narrativo, si poteva fare di meglio certo, ma alla fine non si può non apprezzare il coraggio e lo stile dei due registi (spesso insieme), Steven Kostanski (era in The ABCs of Death 2) e Jeremy Gillespie. Buon horror, un'opera altamente intrigante e dannatamente nostalgica ideale per chi vuole vedere un buon film di genere. Voto: 6,5

ANGOLO VINTAGE 
Millennium Actress (Animazione/Dramma 2001) - Come è stile di Satoshi Kon (ho visto solo Perfect Blue ma ormai riconoscibile), anche in questo film si mischia il reale e l'irreale, nello specifico i ricordi di una vecchia attrice si fondono con le trame dei suoi film e con la realtà del presente per narrare la vita di lei, dalla giovinezza, alla guerra, al successo degli anni '50 fino alla sua decisione di abbandonare le scene. La capacità del regista nel compiere questi lavori di fusione non si discutono è riescono spesso nell'obiettivo, solo alcune scene risultano troppo decontestualizzate per apprezzarle sopratutto in un'unica visione. Il finale invece è perfetto nell'enfatizzare una filosofia di vita che si può appoggiare come no, ma che sicuramente qui risulta valorizzata al suo massimo. Millenium Actress è la storia d'amore appassionata vissuta attraverso la chiave del ricordo, vissuto anch'esso interagendo all'interno del racconto, attraverso i vari generi cinematografici. Una storia universale di un sogno impossibile, un inseguimento che diventa esso stesso l'essenza dell'amore, divenuto ormai idealizzato e mitico come solo le immagini del cinema possono raffigurare. Un film d'animazione/i affascinante e visionario che rivela un certo gusto citazionista dello stesso regista giapponese attraverso quest'eroina d'altri tempi, dal cuore puro e fedele a quel sogno anche quando ne percepisce la sua fine. Bello e a tratti anche sinceramente commovente. Tuttavia la struttura narrativa risulta essere al contempo punto di debolezza e di forza. Nella trama infatti lirismo e noia, sostanza ed inconsistenza. Per questo motivo il mio voto è un 7 sofferto, con la speranza di un lieto fine per i miei prossimi "incontri ravvicinati" con un maestro che, al di là di questo piccolo inciampo, ho ancora ragione di ritenere più che degno di stupore e tremori. Voto: 7-

Ecco infine i film scartati ed evitati del periodo: Il Re Scorpione: Il libro delle anime, Fuga da Pretoria, Survive the Night, Lady Driver - Veloce come il vento, Relazione omicida, La mia banda suona il pop, La rosa velenosa, Seized - Sotto ricatto, L'assistente della starIl castello di vetro, Balto e Togo - La leggenda, La bambina che non voleva cantare, 119 giorni alla deriva, Killerman, Gli indifferenti.

22 commenti:

  1. Ciao Pietro! Non conosco questi film, ma "Il meglio deve ancora venire" può interessarmi! :-)

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    1. Ciao e apprezzo il tuo interesse, perché è un bel film ;)

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  2. Ho visto "Ralph spacca Internet", ma sinceramente non lo ricordo.
    "Il meglio deve ancora venire" mi sembra effettivamente una trama trita e ritrita, ma comunque gradevole.

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    1. Forse avrai visto il primo, comunque per i bambini è un buon intrattenimento.
      Beh sì, i francesi poi sono bravi a brillare con niente ;)

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  3. Noooo dai, io ho adorato The void 🤣😅 la trama sta insieme con lo sputo, ma il finale ha una cazzimma come pochi altri!
    Roma invece, nonostante abbia Netflix da un po', devo ancora vederlo.
    Per Kon, invece... solo 🥰🥰

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    1. Ma bisogna valutare complessivamente, va bene il finale ma non si può sorvolarne i difetti ;)
      Potresti adorarlo Roma, ma non ne sono proprio sicuro...mi piacerebbe scoprirlo.
      Sì, peccato che non può regalarci più altre perle.

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    2. Non dire così che porto il lutto da più di dieci anni...

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    3. E vabbè, ma io neanche lo conoscevo due mesi fa..

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  4. Stavolta d'accordissimo su tutti quelli che hai scartato, cui aggiungo serenamente quelli che hai visto.. ;)

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  5. Di questi ho visto "Ralph spacca internet"... simpatico ma nulla di più; se mi ricapita a tiro lo riguarderei ma non è un titolo che magari vado a cercare.

    Ovviamente ho visto anche "Millennium Actress" ed effettivamente è uno dei film che ho visto meno di Satoshi Kon perché non lo reputo fra i migliori. Onestamente è davvero tanto tempo che non lo guardo, appena ho tempo gli ridò un'occhiata, magari la mia valutazione è cambiata nel tempo. :p

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    1. Mi sembra giusto, io invece non so se lo riguarderei, troppo poco personalmente c'è per rivedere Ralph..
      Ma sì, potrebbe anche cambiare, comunque questa prima volta una buona impressione per me ;)

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  6. Non è che siano un granché belli eh... Ho visto il film di Carrisi, ed è stato un no. Poi il film francese, carino ma dimenticabile. Infine "Le cose che non ti ho detto" e mi sono annoiata a morte.
    Penso che eviterò tutti gli altri.

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    1. Almeno Richard Jewell però dovresti vedere, anche perché il migliore della lista, e poi a Eastwood non si può dire di no ;)

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  7. Secondo me Ralph Spacca Internet è uno dei migliori film della Disney.
    La morale è tutt'altro che banale: è lo stesso tema di ToyStory4. Il separarsi da un amico (o da amici) con cui hai condiviso tanti momenti di vita.
    A volte la vita ci fa percorrere due strade diverse, dopo tanti km percorsi insieme, è doloroso, ma l'amicizia può comunque rimanere forte.

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    1. Ma sì, io dico però più il come viene espresso che il cosa a risultare qui non soddisfacente.

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  8. Che filotto di film in questo periodo!
    Roma non è resistito bene agli anni passati, non credo lo rivedrei con facilità nonostante la folgorazione per la sua bellezza e per la sua forza nella semplicità del racconto ai tempi della visione.

    L'uomo del labirinto è senza troppi dubbi uno dei film più brutti visti al cinema: trama ridicola, scene al limite dell'assurdo e colpi di scena che non fanno certo sussultare, anzi, quasi ridere.

    Ricordo piacevolissimo invece per il sequel di Ralph, non così necessario e piuttosto semplice nella morale, come dici, ma ha delle chicche geniali al suo interno e diverte come i film Disney sanno fare.

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    1. Sto recuperando molte cose importanti infatti, e così sarà per un po' ;)
      Non so, a parte qualche scena, in Roma non c'è niente di sorprendente e/o notevole, questo è...
      Stendiamo un velo pietoso al labirinto, invece su Ralph cosa aggiungere, piacevole ma mi aspettavo di più.

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  9. Richard Jewell molto carino, Roma sarebbe stato da vedere su grande schermo; non il capolavoro che dicono tutti ma ha delle immagini sicuramente splendide.
    The Void non mi ha fatta impazzire: troppo "fighetto" sul finale, con i realizzatori che hanno cercato di prendersi anche troppo sul serio.
    L'uomo del labirinto, nonostante le ottime premesse e un che di visionario, alla fine non mi è piaciuto granché.

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    1. Proprio tutti no Roma un capolavoro, anche perché non sono l'unico a ritenerlo sopravvalutato..
      Ci sta, però che bello che ancora si usino effetti "vintage" nella realizzazione delle creature, apprezzo sempre ;)
      Ottime premesse dici? Più ci penso più credo che già in partenza il treno era deragliato..

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  10. Anche io ho visto solo Ralph Spacca Internet e concordo con te, bellino e niente di più. Ora attendo con impazienza il tuo prossimo post!

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