In quest'ultimo mese di ottobre non è successo niente di importante, tutto come al solito, anche se gli alti e bassi ci sono comunque stati, così come nella mia filmografia, a film eccezionali infatti si sono contrapposti altrettante fregature, a partire da un film, End of the World - Atto Finale (Azione, Canada, USA, 2013), che anche se c'era d'aspettarselo ha deluso leggermente (anche se salvabile tra i peggiori dell'anno), perché sapevo già di esser di fronte al classico sci-fi apocalittico di serie Z, tipo quelli ormai famosi della Asylum, se non fosse per un particolare che ha reso la visione un po' più accattivante e divertente del solito, perché si fonda sul concetto che avere una ottima conoscenza dei disaster movie può essere utile per salvarvi dall'apocalisse. E alzi la mano chi non vorrebbe che i ricordi cinematografici che più amiamo possano essere usati almeno una volta per salvare vite umane? E' quello che succede qui, dove un gruppo di appassionati di apocalissi (capitanato da Greg Grunberg) riesce ad usare tutte le conoscenze che hanno appreso dai film catastrofici (e fantascientifici) per salvare il mondo da una devastante tempesta solare, anche se purtroppo a parte qualche gustosa citazione, divertenti rimandi e momenti cinefili, e sempre la stessa solfa. La storia dopotutto segue la struttura di molti altri film dello stesso genere e soprattutto dello stesso livello, con assurdi dialoghi, scarsi attori, pessimi effetti speciali e finale prevedibile. Tuttavia è meno peggio di tanti altri, anche se forse è meglio evitare, ma se comunque vorrete vederlo non aspettatevi battute folgoranti o situazioni non banali. Io in ogni caso mi son divertito, anche di più di certi film che adesso vi presento.
xXx - Il ritorno di Xander Cage (Azione, Usa 2017): A volte ritornano...ancora, e Vin Diesel è uno specialista dei ritorni, prima con Riddick e ora con la quasi contemporaneità di Dom Toretto e Xander Cage, protagonista indiscusso del "tammarraction" diretto da D.J. Caruso, ma la prima cosa che pensi guardando sta roba è che era meglio se Xander Cage (che ritroviamo, assieme alla sua strampalata gang, nuovamente operativo per recuperare una sinistra arma, apparentemente inarrestabile, conosciuta come il vaso di Pandora) non tornava. Perché tra acrobazie varie, adrenalina a palate e azione a go-go, DJ Caruso costruisce sì una pellicola onesta che, però, non ha davvero nulla di nuovo o d'interessante. Giacché anche se gli scontri a fuoco, i duelli esplosivi conditi da lotta marziale, protagonisti cazzuti che sciorinano battutine a effetto e scambio di ruoli ci sono, come in ogni action d'intrattenimento che si rispetti (più o meno), niente è credibile o avvincente in situazioni estreme, troppo spesso assurde. Si sa che questi film sono così, ma qui si esagera. Devo soprattutto criticare il lavoro svolto dal regista e lo sceneggiatore che non hanno saputo dare nemmeno l'ombra di un qualcosa di memorabile e di poter ricordare per qualche tempo, per esempio dandoci qualche personaggio ben fatto, cosa che non è successa purtroppo. I lati positivi sono di certo i combattimenti proposti soprattutto dove vediamo in azione i due artisti marziali Tony Jaa, famoso per le saghe di Ong Bak e The Protector, e Donnie Yen famoso a tutti nelle vesti di Ip Man, mentre Vin Diesel sì in forma smagliante e robusto come un armadio, ma allo stesso tempo inverosimile in un ruolo troppo sopra le righe per la sua stazza, i tempi di Pitch Black e il primo (l'unico almeno sufficiente) xXx dove evitava le valanghe sono finiti da tempo. Il film per questo si segue senza problemi, ovviamente, ma è troppo truzzo per essere promosso. Perché sì diverte ma, ai titoli di coda, è già tutto dimenticato. Come da dimenticare è Samuel L. Jackson, Ice Cube e Neymar jr., che non fanno che svilire ancor di più, con ruoli insignificanti e interpretazioni mediocri, l'utilità di una pellicola inutile. Voto: 4
Le verità sospese (Drammatico, Usa 2015): Partendo dallo spunto di una vicenda processuale, il protagonista di The Adderall Diaries (in originale), film scritto e diretto dalla giovane Pamela Romanowsky ispirandosi al libro "Troppa vita" di Stephen Elliott, colto dal classico blocco dello scrittore, rielabora attraverso una sorta flusso di coscienza interiore i propri traumi passati ed un vissuto tormentato dove al centro di tutto c'è la figura del padre, come un padre di famiglia (un comunque sprecato Christian Slater, ovvero Mr. Robot) è imputato nel processo, accusato di aver ucciso la propria moglie ed aver occultato il cadavere. Questa sorta di parallelismo offre un incipit (idea di partenza interessante) più che buono (anche se in realtà l'analisi del crimine è indiretta e non è l'argomento diretto del racconto), ma la sceneggiatura non riesce a trovare la sua giusta coesione (non riuscendo a decollare) con i molti elementi che mette in gioco. Giacché anche se questo non è semplicemente un thriller, ma una profonda analisi psicologica che riflette sulla nostra memoria che a volte c'inganna, procede per tronconi paralleli senza che tali segmenti riescano a formare un corpo unico. Il film infatti è molto confuso (la storia non è raccontata in maniera coesa) e manca completamente l'obiettivo, presentando tanti aspetti sfuggenti di una trama non riuscita, tanti particolari buoni insomma, ma di un quadro finale non buono. In più l'andamento generalmente piatto, lento e privo di una regia di pregio, fanno precipitare il film nell'anonimato più assoluto. Certo, non era facile per un esordiente fare centro subito, ma con James Franco e Ed Harris a disposizione (che offrono comunque una discreta performance) qualcosa in più si poteva e si doveva decisamente fare. Voto: 5
Box 314: La rapina di Valencia (Thriller, Spagna, Argentina, Francia, 2016): Una rapina in banca, un gruppo di rapinatori con maschere e la polizia che arriva con loro che si barricano dentro. E' l'incipit di questo film e di moltissimi altri, quello che lo rende diverso (ma più in negativo che positivo, poiché i motivi dell'intricato guaio politico che muove tutto non collimano) è la cassetta di sicurezza numero 314. Cosa c'è dentro questa cassetta? Qualcuno dei rapinatori lo sa, qualcun altro lo viene a sapere dalla direttrice che viene a sapere di essere su una "fantomatica" lista e vuole vendicarsi aiutando un rapinatore. Questa cassetta cambia tutto il film, rendendolo diverso dagli altri già visti, e quindi più interessante. Ma dopo un discreto inizio si perde in passaggi forzati, noiose sotto-trame politiche, tonfi di tensione e parolacce. Poiché questo heist movie (in spagnolo Cien años de perdón) che vorrebbe forse essere un piccolo "Inside man", non solo non è minimamente paragonabile, ma è un prodotto dal fiato cortissimo, che fa tanto rumore e non dice nulla. Non perché la storia è di quelle straviste, ma perché non tutto viene sufficientemente gestito. Non solo i colpi di scena telefonati, ma anche montaggio e la regia che, fin troppo lineari, creano qualche rallentamento di troppo. Con anche dialoghi da fotoromanzo, recitazione canina (perfino Louis Tosar di Bed Time, interprete eccellente sembra uno normale), una sceneggiatura (che latita in quanto a pathos e tensione) fiacca che smonta il ritmo della pellicola (ed è grave dato che parliamo di un action). Comunque non è male e non annoia, ma avrei preferito un po' più d'azione e meno chiacchiere, giacché anche se non ha la solidità di un Inside man, garantisce seppur mediocremente un buon intrattenimento. Voto: 5,5
Sangue del mio sangue (Dramma, Italia 2015): Sconclusionato è l'aggettivo che mi viene in mente subito dopo la visione di questo film di Marco Bellocchio. Un film controverso, straniante, che risulta slegato e rigidamente impostato. La mancanza di coerenza tra i racconti (che passano con voli pindarici dal medioevo a oggi al medioevo di punto in bianco) e i dialoghi isolati e sconnessi di questa non-storia infatti, infastidisce e lascia 'basito' lo spettatore. Dato che non c'è un montaggio parallelo che alterna la vicenda passata a quella contemporanea (tra un 17° secolo inquisitoriale e un 21° dissociale), bensì una divisione netta in due blocchi distinti. E se lo stile narrativo del racconto in costume, per quanto sicuro, ricorda troppo da vicino l'andamento delle attuali fiction televisive (con personaggi-riempitivo come le due sorelle, tra cui Alba Rohrwacher, che ospitano Federico Mai, il protagonista della storia, inutili e caratterialmente quasi imbarazzanti) e termina con un'allegoria (e anche il povero Filippo Timi pare infilato a forza nella parte impazzita di se stesso) che sembra costruita a tavolino e non riesce a farsi cinema (Benedetta, Lidiya Liberman, la suora murata viva e lì lasciata a pane e acqua per trent'anni, viene perdonata e liberata ed esce, nuda e più bella di prima, come fosse un'Idea che prevale sul Potere), quello dell'episodio contemporaneo risulta ancora più spiazzante per i toni da commedia grottesca mescolati a spruzzate di horror d'epoca, elementi di genere che non si legano affatto e lasciano perplesso appunto lo spettatore. Così il voto non può che essere negativo visto che il film non raggiunge il suo scopo. Perché anche se non ho mai amato Bellocchio ma ho sempre rispettato un suo stile lento e nostalgico che ne hanno fatto un nome, e anche se ha delle intuizioni buonissime, alternate però a delle cadute di tono incomprensibili (tra cui i soliti difetti riscontrati in molti film di Sorrentino, manierismo puro e gratuito), è un film decisamente non riuscito, anche perché seppur nella sua imperfezione non è complessivamente un film banale, esso se cade in banalità e lascia perplessi. Voto: 5
Maryland (Drammatico, Francia, Belgio, 2015): L'impressione che si ricava dalla visione di questo film (privo di qualsiasi appeal, sia a livello di trama, veramente ridotta ai minimi termini, che di ritmo, in un film di un'ora e mezza, succede qualcosa, poco, solo dopo 50 minuti), è quella di un'occasione mancata. Il thriller spionistico, ha un passo lento e un'impronta enigmatica, esageratamente marcata, non si capisce in sostanza chi siano i persecutori dell'insolita coppia, costituita dalla moglie di un diplomatico, implicato in un traffico di armi, che peraltro viene presto arrestato ed esce fuori di scena e la sua guardia del corpo, un soldato reduce dall'Afghanistan, che soffre di stress post-traumatico e nemmeno si intuiscono le ragioni di un tale accanimento. Restano asserragliati insieme al figlio piccolo, nella villa bunker, dove di tanto in tanto qualcuno, prova a eliminarli. Ma a parte questo non succede altro di interessante, poiché la suddetta storia, che avrebbe la pretesa di essere misteriosa e intrigante (per la storia del marito e la bellezza, sensualità della moglie, la bellissima Diane Kruger), finisce per essere invece disordinata e ambigua. Sembra che il regista voglia concentrarsi soprattutto sull'aspetto psichiatrico del disturbo del militare, inculcando nello spettatore una sorta di disorientamento, per cui non si sa dove finisce la paranoia del soldato e dove comincia il pericolo reale. In tal senso il finale ci lascia il dubbio se si tratti di un risibile happy end o solo di una fantasia onanista del protagonista. Tuttavia l'ambientazione e la scenografia sono suggestivamente algide e nel complesso riescono a trasmettere un senso di vertiginoso smarrimento, ma la vicenda è contorta e non decolla. Anche perché non aiutano alla riuscita del film i personaggi, il protagonista, Matthias Schoenaerts è l'unico vagamente abbozzato per quanto si limiti a passare da uno stato vegetativo a scatti di rabbia per un nonnulla (mentre gli altri personaggi non superano lo status di macchietta sullo sfondo), né la regia, che ogni tanto si concede pure velleità pretenziose del tutto fuori luogo e né la musica di ispirazione vagamente "carpenteriana", ma decisamente più brutta e quasi sempre usata male e fuori contesto. Insomma occasione mancata. Voto: 5
Life (Drammatico-Biografico, Canada, Germania, Australia 2015): Il film è tratto dalla storia vera del rapporto che si instaura tra James Dean e il suo fotografo Dennis Stock, conosciutisi tra le riprese di "La Valle dell'Eden" e di "Gioventù Bruciata", ma nonostante ciò, e il potenziale quindi a disposizione, ne esce un film deludente, perlomeno rispetto alle aspettative. Dato che seppur il regista Anton Corbijn consegna senza alcun dubbio un ritratto del tutto inedito o, per lo meno, poco conosciuto di questo attore, mostrandolo in tutte le sue sfaccettature e nei suoi umori altalenanti che tanto ai tempi fecero discutere, purtroppo, la sua regia si dimostra assai lenta ed addirittura prolissa in alcune parti, compromettendo notevolmente l'opera stessa. Un'opera formalmente buona, ma non altrettanto nella sua sostanza. Perché ci sono purtroppo tante incongruenze, e soprattutto la superficie così levigata del film non scava assolutamente in profondità di questa strana frequentazione (difficile definirla amicizia) di mutua assistenza. Si rimane in superficie senza intuire veramente cosa abbia visto Stock (interpretato non benissimo da un inespressivo Robert Pattinson) in quel giovane attore dal viso imbronciato appena un attimo prima di diventare il mito di una generazione. Anche perché Dan DeHaan (sufficiente ma niente di sbalorditivo, fisicamente poi non gli somiglia affatto, contrariamente mediocri sono invece i comprimari, tra cui da citare c'è Alessandra Mastronardi e Ben Kingsley) non riesce a farci empatizzare né con il personaggio né con la persona. Giacché anche un momento emozionante come il ricordo della madre si perde in una totale mancanza di pathos. In più nonostante le belle musiche e la fotografia che ricreano l'atmosfera degli anni Cinquanta, il film è girato con molta lentezza e finisce per annoiare (fastidioso in tal senso il doppiaggio "adolescenziale"). Dopotutto questo film "recitato" ha ben poco di spontaneo. Insomma, nel complesso il film è comunque interessante, proprio per l' argomento trattato, ma nulla di più. Dato che Life non celebra il mito di Dean, né opera una rivisitazione del mito, ma rimane la sensazione di un film incompiuto, dove il meglio sono i titoli di coda. Voto: 5
A Bigger Splash (Drammatico, Italia, Francia 2015): Neanche il tempo di elogiare i film italiani all'estero (Mine), che una delusione già arriva. Perché anche se questo film diretto da Luca Guadagnino, non fa poi così tanto rumore, questo va premesso fin da subito, e ha senza dubbio una cura formale ben definita, non convince per niente. Non fa rumore perché non impressiona, non lascia il segno, non si fa realmente carico delle grandi responsabilità che complessivamente pare volersi assumere. Il lavoro è un rifacimento de "Le piscine" di Jacques Deray e il plot di base è facilmente ricostruibile mediante il più convenzionale schema "coppia A" e "coppia B" si incontrano, si mescolano e collidono. Fosse solo questa la questione, sarebbe più agevole tirare le somme rispetto all'efficacia delle scelte di del regista, invece sfortunatamente tutto quello che viene aggiunto alla struttura elementare non solo è "gratuito" ma risulta pure gravoso e opprimente. In A Bigger Splash infatti, rimane solo qualche bellissima inquadratura e un paio di movimenti di camera, tutto il resto, dalla sceneggiatura (con flashback di discutibili gusto sparsi qua e là a frammentare una linea narrativo-temporale già di per sé debole) al cast è una noia mortale, prevedibile, grezzo, statico, svogliato, a tratti piuttosto irritante (con una soundtrack davvero brutta). Anche perché seppur l'asprezza del paesaggio di Pantelleria è il riflesso della spigolosità che manifesta gradualmente fra i quattro personaggi, fatto di allusioni, piccole ripicche e provocazioni in un continuo gioco al rialzo che deflagrerà in maniera tragica, nessun 'vortice di passione e gelosia' ci coinvolge e/o appassiona. D'altronde manca una definizione soddisfacente di questi personaggi (tutti una volta o più sempre nudi) in cui il solo Ralph Fiennes con il suo essere sopra le righe, mostra un minimo di umanità rispetto alla rigidità di Tilda Swindon e Matthias Schoenaerts, all'evanescenza di Dakota Johnson. Ma il peggio lo offre nei caratteri comprimari dove le macchiette abbondano e ne fa le spese un Corrado Guzzanti con un ruolo che oltre l'imbarazzante, e dove la tematica degli immigrati messi un po' a caso senza alcun criterio. E come se non bastasse l'ironia che viene ostentata pare davvero patetica, a maggior ragione in un'opera che per quasi tre quarti sembra volersi staccare dal canone di genere salvo poi chiedere disperatamente aiuto ad atmosfere thriller per far tornare i conti. Ma i conti non tornano e di "big" c'è solo la delusione. Voto: 5
Bastille Day - Il colpo del secolo (Azione, USA, Francia, 2016): Action-thriller senza particolari pretese, che dura una ottantina di minuti, durante i quali si limita ad un intrattenimento onesto. L'inizio è abbastanza intrigante (seppur altamente banale data la trama che racconta che nel giorno dei festeggiamenti per la presa della Bastiglia un ladro ruba per sbaglio ad una terrorista un peluche contenente esplosivo e che dopo averlo ritenuto senza valore decide di gettarlo nei rifiuti, dove l'esplosione provocherà molti morti e l'attenzione dell'FBI..) e faceva sperare in qualcosa di meglio, ma quasi subito il film si appiattisce sui cliché del genere e sul solito tipo di riprese/montaggio con dominanti grigiastre verdognole. D'altronde il film scorre comunque senza grosse sorprese per un'ora e mezza, mescolando buone scene d'azione, inseguimenti e qualche timido colpo di scena, ma alcuni passaggi logici sono forzati e inceppano la trama, anche nel prevedibile (dato lo spoileroso titolo italiano) finale. In più mette in scena troppi ingredienti (la rapina, il terrorismo, la corruzione della polizia, i servizi segreti americani, la manipolazione delle folle) non facili da tenere insieme e infatti il regista (il James Watkins del personale deludente Eden Lake e del non del tutto riuscito The Woman in Black) non ci riesce fino in fondo. Anche perché anche la recitazione, per colpa di alcune esagerazioni, assurdità e mancanze, lascia un po' a desiderare. Infatti da Idris Elba, che ha sempre una notevole presenza scenica ma che non basta, da solo, a sollevare la pellicola dalla sua medietà, mi aspettavo di meglio. Senza dimenticare uno spocchioso Richard Madden (Robb Stark da GoT) e una sprecata Charlotte Le Bon (The Walk). Insomma, non malissimo ma neanche benissimo, dato che solo per l'intrattenimento vale la pena guardarlo (anche se si dimentica subito), ma solo se non si hanno grosse aspettative. Voto: 5,5
Il cacciatore e la regina di ghiaccio (Fantasy, USA, 2016): Partire dicendo che la storia non è stata mai raccontata e che racchiude in sé qualcosa di diverso e poi raccontare invece sempre la solita storia di amore (che vince sempre) e vendetta (che ti consuma dentro) non è un buon viatico per un film (una produzione che eccede per aspetti tecnici, musiche e costumi, a discapito però dell'intreccio narrativo spesso smarrito in un continuo e fantasioso carnevale fiabesco) come questo, uno strano incrocio tra il prequel del primo film e sequel/spin-off di quest'ultimo, dato che ci racconta le vicende del Cacciatore prima e dopo la conquista del trono da parte di Bella, quando incrocerà sulla sua strada due letali avversarie che ostacoleranno il suo amore per una sua coetanea "schiavizzata" sin da ragazzini. Sfortuna vuole però che poco si salvi di questo film mal riuscito, colpa soprattutto di una trama (con molti stereotipi e senza significato) discutibile (tutto scorre con discreta prevedibilità, mancano guizzi o situazioni che creino interesse o catturino l'attenzione, insomma è una storia che, così raccontata, non suscita emozioni né risveglia sentimenti). Anche perché seppur il cast accurato offre comunque tutta la propria bellezza estetica tra azione, pathos ed ironia, l'azione è davvero scarsa (pochissimi scontri degni di nota) e la parte centrale è noiosa. Giacché questo fantasy abbastanza anonimo (come il suo regista Cedric Nicolas-Troyan), con poca creatività e pochi momenti di spessore, è un film insipido, non abbastanza serio per essere credibile, non abbastanza ignorante da puntare sul trash divertente. L'unica cosa buona gli effetti speciali e il cast (soprattutto per tre straordinarie bellezze), seppur con dei personaggi poco caratterizzati. Perché anche se Charlize Theron è ipnotica al punto giusto ed Emily Blunt glacialmente credibile (dopotutto la sceneggiatura ricalca alla meno-peggio Frozen), ed anche se Jessica Chastain fa quel che può, al contrario di Chris Hemsworth che fatica anche a cambiare espressione, a non convincere è lo sviluppo narrativo di una favola potenzialmente avvincente. Il cacciatore e la regina di ghiaccio in definitiva è quindi una pellicola ben confezionata ma freddina e distante, non stuzzica né coinvolge particolarmente. Col budget e gli interpreti a disposizione infatti, a mio modo di vedere, si poteva fare molto meglio. Per me la delusione c'è stata e non lo consiglio. Voto: 5,5
Blair Witch (Horror, USA, 2016): Doveva chiudere la mia settimana horror, ma questa pellicola mi ha lasciato davvero senza parole per quanto è brutta, e quindi sollevata dall'incarico. The Woods infatti (giacché il film fu annunciato con questo titolo, e sarebbe forse stato meglio), sequel (più remake) di The Blair Witch Project: Il mistero della strega di Blair (1999), è davvero un film imbarazzante per pochezza e per noia. Se l'originale difatti era decoroso, genuino e ha avuto il pregio di rilanciare un genere, ossia il mockumentary, pur non essendo granché pauroso o dinamico, almeno riusciva a trasmettere una certa inquietudine, quasi venti anni dopo però la stessa formula risulta inutile e noiosa, anzi, in questo caso peggiorata. Giacché in questo remake (sequel non si sa) non c'è tensione, non ci sono scene inquietanti, praticamente non succede nulla, la fotografia scurissima non fa vedere niente e la narrazione segue per filo e per segno quella dell'originale (e tutto quindi risulta già visto e rivisto). Il film stesso e il finale poi, che doveva essere invece la parte migliore del film, è qualcosa di osceno, dato che se doveva fornire maggiori informazioni sulla foresta e sulla strega, essa non lo fa per niente. Come al solito inoltre il cast è abbastanza scarso e i personaggi sono affetti dalla sindrome dei film horror, scarsa o nulla capacità di autoconservazione e zero furbizia. Ma la colpa è forse della sceneggiatura, piena di errori o comunque trovate poco sensate, con ero spaventi, zero ansia o suspense, nonostante i realizzatori hanno avuto 16 anni per mettere su una storia coinvolgente, e il risultato è stato invece il nulla più totale. A tal proposito fa davvero rabbia la pessima regia (più di una volta non si capisce nemmeno quale dei protagonisti è in scena, o chi sta facendo cosa), da Adam Wingard infatti (regista del bellissimo The Guest), non me lo sarei mai aspettato un film così vuoto e inconcludente. Anche perché è ormai ora di dire basta a questi mockumentary riciclati. Perché se The blair witch project poteva essere una novità nel panorama cinematografico di 18 anni fa, ora è tutto prevedibile e noioso. Anche se la colpa maggiore di quest'ultimo film, quest'altro flop, è la mancanza di idee, di attori dinamici e atmosfere inquietanti. Per questo meglio vedere altro. Voto: 4
Ecco infine il film da me scartati ed evitati:
Man of Tai Chi Un probabile mediocre esordio alla regia di Keanu Reeves
Tomboy Non fanno per me le commedie sull'identità sessuale
Al posto tuo Ennesima (troppo) banale commedia italiana
Freedom Writers Dramma impegnato ma banale
Marie Heurtin - Dal buio alla luce Biografia certamente emozionante e umanamente parlando bella ma personalmente poco interessante
Un Paese quasi perfetto Come sopra quando si tratta di commedie italiane
5 anni di fidanzamento Dispiace per la bella Emily Blunt ma è un po' ridicola questa commedia romantica per meritare una visione
Cuori in volo Le battute si sprecano leggendo la trama e conoscendo l'attore
Assassination Games Action di serie B abbastanza ridicolo
Close Range Action banale con uno degli attori del film qui sopra
On My Way Dramma di Emmanuelle Bercot abbastanza ordinario
3 Generations: Una famiglia quasi perfetta Ripeto, le commedie sull'identità di genere non fanno per me
Prima di lunedì Non ce ne libereremo mai di queste commedie sceme
When We Rise Me ne frega poco di film o miniserie come questa che tratta dei diritti dei gay
The Maiden Heist - Colpo grosso al museo Interessante il cast, ma come questo caper movie ne ho visti già tanti
Homecoming: vendetta e seduzione Banalissimo thriller drammatico con Mischa Barton
Sorelle Vampiro - Vietato mordere!, Sorelle Vampiro 2: Pipistrelli nello stomaco, Sorelle Vampiro 3: Ritorno in Transilvania Sciocca, non originalissima, prevedibile, superficiale e sconosciuta trilogia fantasy tedesca per ragazzi
Uno per tutti Giorgio Panariello in un film drammatico, ma che scherziamo..
Bodybuilder Li odio troppo e mi fanno un po' senso quei tipi lì
Codice d'emergenza L'ennesima baracconata con Luke Goss
Difret: Il coraggio per cambiare Dramma impegnato (prodotto da Angelina Jolie) importante ma troppo semplicistico e didascalico per piacermi
Fuga nella giungla Action banale neanche un po' intrigante
Ciao brother Ma che ve lo dico a fa
Escapee: Manie di persecuzione Il titolo fa più paura che quest'horror sconosciuto
Tsatsiki e la guerra delle olive Commedia per ragazzi troppo fanciullesca e ridicola
Finché batte il cuore Thriller statunitense davvero banale girato in Belize
The Rocky Horror Picture Show: Let's Do the Time Warp Again Non ho mai amato e credo mai farò neanche l'originale, figuriamoci quindi solo vedere questo inutile remake abbastanza anonimo
Mi intriga forse, solo Box 314.. non sarà mica una sòla come Inside man? Il film più sopravvalutato della storia del cinema? ;)
RispondiEliminaDipende dal paragone che fai con quel film, se non ti piace questo è anche peggio...per me Inside Man è sufficiente e questo non è comunque paragonabile, tira le somme.. ;)
EliminaUno di questi film l'ho visto: 'A bigger splash'. Ne avevano parlato così tanto che alla fine ho deciso di vederlo. Terribile. Classico film che vorrebbe essere d'autore, ma finisce per essere incomprensibile e generare sbadigli. Mi fa ridere che l'unica cosa che poteva salvare il film, il nudo di Dakota Johnson (non quelli in cgi delle cinquanta sfumature, ahhahaa), è ripreso da diecimila km.
RispondiEliminaps ho letto Panariello nella lista e son svenuto, Panariello già non mi piace come comico..
Ne avevo sentito anch'io ma alla fine si è rivelato un fallimento...come la fallimentare scelta appunto di quella fatidica scena dove anch'io speravo in un Zoom :D
Eliminap.s. prima no, ma adesso anche a me non piace più..
Eppure stavolta ce n'è uno che ho visto, sai? Ed è nella tua lista-cloaca finale. HOMECOMING, altro che Spider-Man, qua c'è Mischa Barton (che amavo alla follia ai tempi di OC -OSSì-).
RispondiEliminaPer il resto, vedrei solo XxX per dovere di completezza :)
Moz-
E chi non l'amava ai quei tempi? ma dopo i fattacci con la droga ha perso la mia stima...anche se resta una bella ragazza...per quanto riguarda Xxx solo per quello dovresti ma non aspettarti troppo ;)
EliminaNo, non mi aspetto niente! :)
EliminaComunque sì, mi dispiacque per i problemi dell'attrice...
Moz-
Ah bene, anche perché è puro intrattenimento trash ;)
Eliminadei tuoi scartati ho visto Difret, secondo me sei troppo prevenuto
RispondiEliminahttps://markx7.blogspot.it/2015/02/difret-difret-il-coraggio-per-cambiare.html
degli altri ho visto solo bellocchio, siamo abbastanza d'accordo
https://markx7.blogspot.it/2015/09/sangue-del-mio-sangue-piergiorgio.html
Ultimamente sì, anche perché negli anni ho visto film che forse non avrei dovuto vedere, e quindi se non mi interessano, nonostante l'argomento importante come in quel caso, li sto ora evitando ;)
EliminaSu l'altro già detto tutto e se siamo d'accordo tanto meglio :)
Il primo XXX è un classico che riguardo volentieri per fare una risata, da quello che ho capito il terzo è molto dimenticabile.. per il resto di tutta la lista ho visto Il cacciatore e la regina di ghiaccio, 2 ore spensierate con qualche effetto speciali e bellissimi costumi e poco più
RispondiEliminaIl primo infatti, come anche detto, è l'unico davvero apprezzabile, mentre quest'ultimo è troppo esagerato e ridicolo ;)
EliminaPer il secondo, proprio appunto per quello, che non arriva alla sufficienza secondo me, oltre all'impianto visivo non c'è difatti nient'altro :)
Nice post!
RispondiEliminahttps://trapeziovermelho.blogspot.pt
https://www.instagram.com/telmasilva19/
Thanks ;)
EliminaSecondo me neanche, Donnie non fa granché. In Blair non c'è una scena che mette paura, se almeno avessi visto la maledetta strega una volta in faccia. Mentre per l'ultimo se è come dici potrei anche rivalutarlo ;)
RispondiEliminaxXx - Il ritorno di Xander Cage mio padre mi ha costretto a vederlo con lui e niente NOIA, SCONTATO, RIDICOLO! Gli altri leggendo il tuo post li eviterò come la pesta allora :)
RispondiEliminaSe non ti è piaciuto quello allora certamente dovresti ;)
Eliminap.s. ho visto che hai un blog, ci ho dato un'occhiata e mi piace, prima o poi passerò :)
Di questi ho visto - pure al cinema, pensa te! - solo "Il cacciatore e la regina di ghiaccio" ma solo perché c'è la mia cara Jessica... Vabbè, almeno posso dire di aver riso moltissimo per certe assurdità :D
RispondiEliminaInfatti per fortuna che c'era lei e le altre due, altrimenti non l'avrei sopportato nemmeno per 5 minuti ;)
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