Un documentario che più che spiegare sarebbe meglio vedere, come ho fatto io, quello su di un regista che ha cambiato il cinema non solo di genere, e che ha influenzato coloro che sono stati suoi coevi ma anche chi, venuto dopo, si è avvalso delle sue intuizioni e visioni per sviluppare la propria visione della settima arte. Parlo ovviamente (soprattutto per chi ha Sky ed ha potuto vederne anche la pubblicità) di Sergio Leone, che nel documentario giustamente sottotitolato "L'italiano che inventò (aggiungo io, con due capolavori epici entrati nella leggenda) l'America" ci viene raccontato con dovizia di particolari e con una intensità che non cede mai alla retorica celebrativa. Il cineasta (dalla carriera sfortunatamente breve ma particolarmente intensa) è raccontato nel film (un omaggio a più di trent'anni dalla sua dipartita) grazie alle testimonianze di chi ha avuto modo di conoscerlo (tra questi Ennio Morricone, altra leggenda, il loro è stato un perfetto sodalizio artistico) e di chi è stato profondamente ispirato da lui (tra questi non poteva che esserci Quentin Tarantino, il suo figlioccio, come da lui stesso riferito, cinematografico). Un film/documentario che offre quindi un ritratto inedito di un uomo visionario e profondamente colto, che ha vissuto e respirato il cinema sin dalla nascita e la cui idea di cinema continua ad essere centrale nella fruizione e nel dibattito cinematografico contemporaneo. Perciò se avete possibilità non perdetevi l'occasione unica e rara di conoscere un gigante del cinema, e di restarne (come con i suoi film) ammaliato. Detto ciò, ecco le mie prime visioni di questo mese.
C'mon C'mon (Dramma 2021) - Un'America in bianco e nero dalla parte dei bambini, che sono invitati ad esprimere le proprie aspettative sul futuro. Intento lodevole quello di Mike Mills, che utilizza le interviste ai ragazzi come cornice per raccontare l'intenso rapporto che si instaura tra lo zio Johnny, il sempre intenso Joaquin Phoenix, e il piccolo Jessie, bambino sveglio, un po' petulante e viziato ma perfettamente in grado di capire la situazione. Il topos dell'introspezione on the road, inoltre, offre un sentito ed aggiornatissimo ritratto dell'America contemporanea e multiculturale. Qualche pretesa autoriale di troppo, ma lo stile è efficace ed originale, l'approccio delicato, la fotografia elegante. Un po' penalizzato da alcuni dialoghi che appaiono eccessivamente prolissi ed artefatti, ma nel complesso riuscito nella sua ragguardevole riflessiva autenticità. A conti fatti un buonissimo e bel piccolo film ingiustamente snobbato. Voto: 7
Il ritratto del duca (Biografico/Dramma/Storico/Commedia 2020) - Una commedia garbata e brillante, tratta da una (incredibile) vicenda realmente accaduta, dal "gusto" tipicamente britannico. Estremamente piacevole, divertente ma con un sottofondo amaro. L'idealismo del suo protagonista, molto attivo a livello politico con svariate ed a volte stravaganti rivendicazioni sociali. Un individuo che per il bene comune rischia molto a scapito di una situazione familiare caotica e conflittuale. I dialoghi sono la cosa migliore del film, in aula di tribunale si realizzano probabilmente i momenti migliori. La regia di Roger Michell (che ha diretto nel 2017 Rachel Weisz in Rachel), come è giusto che sia, non è mai troppo invadente. Ma dopotutto, con un cast del genere è difficile sbagliare film. Jim Broadbent e la Helen Mirren furoreggiano nei loro duetti, ma anche il cast di "supporto" è pienamente all'altezza. Un consigliabile, rasserenante filmetto. Voto: 6+