Solo settimana scorsa ho pubblicato lo speciale sull'animazione giapponese, però quella oltre la Ghibli, che in senso lato o diretto è sempre presente. E mi ritrovo oggi a parlarvi, oltre ai film di quest'ultimo periodo, anche (e paradossalmente) di un documentario, rivolto quasi esclusivamente agli appassionati e senza pretese oggettive (in questo senso è inutile criticare la forma del documentario, volutamente grezza e semplice, in quanto ciò che è realmente importante è l'uomo che sta davanti alla macchina da presa, ed è inutile affibbiargli un voto), dedicato ad un grandissimo autore, riconosciuto unanimemente come il maestro indiscusso dell'animazione giapponese. Never-Ending Man è il titolo, di questo documentario-intervista diretto da Kaku Arakawa incentrato su Hayao Miyazaki dopo l'annuncio del suo ritiro nel settembre 2013. A tal proposito, quando egli annunciò a tutto il mondo il suo ritiro, nessuno voleva crederci. Sembrava però effettivamente davvero "la fine", e invece un nuovo lungometraggio creerà, anche se c'è la possibilità che l'ultimo film di Miyazaki non veda mai la luce, in quanto non sappiamo cosa ci riserva il futuro. A parte ciò, questo documentario veramente bello su di lui (revisione di una carriera e di un'istanza creativa fortissima, tra humor, rassegnazione e nuovi sogni), non mi ha solo appassionato per le sue curiosità sul mondo dell'animazione, mi ha anche fatto capire più di quello che credevo di sapere riguardo un uomo che ho sempre stimato. Ed alla fine non ci resta che incrociare le dita, sperando che Miyazaki riesca nell'ultima sua grande impresa. E in caso non ci riuscisse, almeno conserveremo il ricordo di un uomo che è morto facendo quello che ha fatto per un'intera vita: creare arte (lo trovate su VVVVID).
Appunti di un venditore di donne (Dramma/Thriller 2021) - Film
diviso in due parti. La prima, veramente riuscita, ambienta benissimo
la vicenda nella Milano anni Ottanta, usa molto bene le maestranze a
disposizione e costruisce un clima malinconico e amaro, molto adatto a
un noir. La tavola sembra apparecchiata per una sorpresa, ma la seconda
parte deraglia purtroppo in una storia sgangherata e senza molto senso,
che pesca a piene mani nell'improbabile. Casting assortito alla bell'e
meglio (c'è pure Libero De Rienzo, al suo ultimo film), un protagonista intollerabilmente
monocorde (raramente si sono visti attori tanto legnosi come Mario
Sgueglia) e un intreccio (tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio
Faletti) alla perenne ricerca del colpo di scena, in barba alla minima
plausibilità dello sviluppo narrativo. E così tra agenti donna del Sisde
con licenza d'uccidere, senatori con la pistola, brigatisti part time,
la vicenda si sfascia sotto gli occhi dello spettatore illuso di aver
trovato un noir italiano di livello. Un deciso passo indietro per Fabio Resinaro, co-regista del buonissimo Mine, che mette troppa carne al fuoco e non riesce ad impiattare la tavola come si deve. Peccato, l'idea di partenza avrebbe meritato una sorte migliore. Voto: 5
Magical Girl (Dramma/Thriller 2014) - Un
padre ama così tanto sua figlia che è pronto a commettere un crimine
per esaudire il suo desiderio. Ma il suo errore apparentemente piccolo,
porta a una reazione a catena e non c'è modo di fermarla. Pregevole
lavoro che osserva l'ineluttabilità del destino e l'incapacità
dell'uomo a governarlo, Magical Girl del regista spagnolo Carlos Vermut è
opera seducente e dalla struttura narrativa originale. Un'opera
misteriosa, che mescola magia, erotismo e psicopatologia, con qualche
snodo narrativo poco credibile, ma affascinante e una volta tanto non
scontata. Peccato che tutto questo non sia sufficiente a tenere alta
l'attenzione per le due ore circa di durata. Lungo il percorso narrativo
infatti, che intreccia, in un valzer di ricatti e
sangue su piani temporali paralleli e sovrapposti, i destini di tre
personaggi apparentemente lontani, si verifica una perdita e una
dispersione graduale della suspense e della tensione che, unita a una
costruzione altalenante del ritmo, a conti fatti finisce con
l'indebolire il racconto e di riflesso la sua trasposizione (il suo
"messaggio"). Gli attori sono anche bravi (in particolar modo Bárbara
Lennie, vincitrice dell'unico Premio Goya a fronte di 7 nomination nel
2015, già vista in Contrattempo, Tutti lo sanno e
Il regno) e il film, sotto l'aspetto puramente estetico, di Cinema, se
la cava, ma non tutto funziona bene od impressiona positivamente (compreso il disturbante finale). Voto: 6