Non sono un appassionato di cortometraggi, tuttavia molti ne ho visti negli anni, ma certamente non sono così esperto da esprimere giudizi obbiettivi sul risultato del suddetto esercizio cinematografico, posso al massimo dire, e in modo lapidario, che nessuno dei 6 cortometraggi visti su e da Disney Plus mi è dispiaciuto, anzi, in alcuni casi proprio belli. Una mezz'ora di visione estremamente soddisfacente questo è sicuro, tanto che l'esperimento prossimamente rifarò. Nel dettaglio ho visto due cortometraggi prequel o sequel ma comunque spin-off di due film d'animazione recenti (tra l'altro gli unici due "parlanti" del lotto) e quattro cortometraggi "esterni", senza alcuna affiliazione ad alcun prodotto, basti pensare che due di questi hanno vinto persino l'Oscar. Ed entrando ancor più nei dettagli ecco che ho visto Ciao Alberto, cortometraggio ambientato nell'universo di (del film) Luca, un corto animato da buone intenzioni, come quelle del piccolo protagonista che tenta di fare di tutto per farsi amare da quella che considera una figura paterna, ma riesce a combinare solo disastri. Grafica brillante, più che discreta, simpatia e buoni sentimenti. Poi ecco un corto spin-off e prequel del bellissimo film Soul, in cui si chiarisce bene il personaggio di 22, una piccola anima che non ne vuole sapere di andare sulla Terra, tanto da organizzare una piccola banda di disturbatori nel regno delle anime. Appunto 22 contro la Terra, il cui ritmo è forsennato e la dolcezza dei personaggi di contorno è commovente. Davvero simpaticissimo. Proseguendo, due vincitori di Oscar, nel 2017 lo vinse Piper, proiettato prima del film Alla ricerca di Dory, un corto diretto da Alan Barillaro che di un piccolo uccellino ne fa portavoce nell'affrontare la vita, le paure, i primi passi e le scoperte del mondo. La felicità di questo piccoletto è un vero spettacolo. Nel 2019 toccò a Bao, proiettato al cinema prima del film Gli Incredibili 2, un corto davvero significante, denso di significato. La "vita" di un raviolo come metafora di quella umana e la necessità del distacco dal "nido" materno per i figli ormai cresciuti. Di seguito ecco Lontano dall'albero (Far From the Tree), proiettato prima di Encanto, un cortometraggio per imparare a spezzare dolorosi schemi del passato. Una storia di formazione legata alla curiosità dei cuccioli, in questo caso procione, non ci sono vere gag ma un messaggio educativo pulito che passa felicemente allo spettatore, aiutato da una certa velocità di regia e dai tratti morbidi con cui è delineato il protagonista. Infine un capolavoro, culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo, l'esordio di un mito in un cortometraggio datato, ma ancora oggi imperdibile. Steamboat Willie, un corto che visto a distanza di quasi cent'anni è una mezza cavolata, ma il valore storico e la presenza per la prima volta di Topolino, lo rende un classico. Un corto che fa molto sorridere per la sua ingenuità ma allo stesso tempo colpisce per la forza delle intuizioni (la musichetta fischiettata da Mickey Mouse è storia). Incredibilmente si assiste a scene di vero e proprio maltrattamento su innocenti animali, ma scherzi a parte, è un corto molto bello, surreale, giocoso e spumeggiante nel suo umile bianco e nero. Lo consiglio non solo perché risulta ancora godibilissimo, ma anche per la sua importanza nella storia dell'animazione. Ecco invece i lungometraggi visti questo mese.
The Vast of Night (Thriller/Fantascienza 2019) - Negli anni '50 in un paesino del New Mexico mentre tutti sono intenti a
seguire una partita di basket, una centralista ed il conduttore di una
emittente locale cercano di capire da dove provenga uno strano segnale
radio. Omaggio dichiarato ad una serie mitica (Ai confini della realtà),
un esordio registico (di Andrew Patterson, che è da tenere
d'occhio) in
chiave minimalista che in alcune sequenze riesce a creare tensione con
pochissimi mezzi (bellissima nella sua fluidità la carrellata lungo le
strade deserte) ma è penalizzato dall'eccessiva verbosità che,
soprattutto nella prima parte, si traduce in dialoghi sfibranti (ma
atmosfera ben fatta, con anche vaghi richiami Lovecraftiani). Più
promettente che riuscito, più curioso che appassionante, un'opera
elegante (bella ricostruzione anni '50, bella colonna sonora),
evanescente eppur struggente. A fine visione quello che resta è una gran
voglia di silenzio. Voto: 6
Nocturne (Dramma/Horror 2020) - Buon dramma dark che riveste di sentori faustiani una classica storia di
ambizione, rivalità musicale e rivalsa dei "mediocri" in stile Amadeus,
declinata secondo gli stilemi del thriller psicologico dalle parti de
Il cigno nero e del coming-of-age movie orrorifico. Zu Quirke, al suo
esordio, dimostra una buona padronanza della macchina da presa,
confezionando un prodotto fine, elegantemente freddo e mediamente
inquietante (con uno stile reminiscente di cose recenti sul tema tipo
Starry Eyes o The Neon Demon, trova la sua ragione d'essere nell'aspetto
satanico-soprannaturale, anche se la componente paranormale viene
affrontata rimanendo nel consono, lasciando sottintendere e intuire o
poco più). In risalto Sydney Sweeney, brava e carina. Il film soffre per
la scarsa originalità di fondo (il finale è ampiamente prevedibile), ma
la cura formale lo sostiene. Ha i suoi tempi morti ma si lascia seguire. Voto: 6