Ricordate vero il post cinematografico "Recuperi utili per altri recuperi", se non lo ricordate vi rinfresco la memoria (lo trovate qui), comunque erano (come da titolo) delle pellicole da vedere prima di vederne sequel o quant'altro, ebbene dopo due mesi eccomi qui ad esplicare quella mia volontà, anche se dei quattro solo due seguiti hanno potuto vedere la luce. Color Out of Space è stato infatti precettato per lo speciale su HP Lovecraft del 20 agosto prossimo, mentre per quanto riguarda Wolf Creek 3, impossibilitato a farlo, semplicemente perché mai esistito, difatti ho preso un grosso abbaglio, ingannato da alcune notizie riguardanti un terzo "solo possibile" capitolo e dalla serie tv (che non ho visto) attualmente alla seconda stagione, ho creduto male. Quindi solo due pellicole ho potuto vedere, il secondo intermezzo della trilogia sull'umana esistenza di Roy Andersson e il sequel di Wrong del regista Quentin Dupieux, ma mi sembrava troppo poco (troppo small). E così, sempre grazie al Guardaroba di Giuseppe de Il buio in sala (tutte le informazioni le potete trovare qui), che è bene ricordare propone tutti i suoi (introvabili e quasi sconosciuti) film in versione rigorosamente sottotitolata, ne ho potuto e voluto aggiungerne altri. Altri sei film tra alcuni che avevo comunque intenzione di vedere, alcuni che sono capitati per caso e alcuni che mi incuriosiva scoprire. Ed eccoli qui, tutte le ultime visioni dal Guardaroba.
Europa Report (Fantascienza 2013) - Affascinante found footage spaziale diretto da Sebastian Cordero che mette sotto la luce dei riflettori cinque astronauti alle prese con una missione coraggiosissima: scoprire la vita su "Europa" una luna ricoperta da strati ghiacciati situata nelle vicinanze di Giove. Il tutto è visto come un documentario composto dalle riprese del razzo spaziale e le interviste "dietro le quinte" dei vari organizzatori della missione, ebbene, niente male, veramente niente male, in questo caso poi il found footage è molto funzionale al tipo di storia che racconta. Dopo gli ovvi omaggi a 2001: Odissea nello spazio, questo film ha un approccio molto realistico di questa missione. Certamente si prende qualche libertà, ma la scenografia degli interni, quel buio opprimente dello spazio infinito, affascinante da un lato ma fonte continua di pericolo dall'altro, danno alla pellicola una buona tensione senza scomodare battaglie spaziali, alieni carogne e compagnia cantante (o budget altissimi). Un film di fantascienza (tra il cast troviamo Sharlto Copley, già interprete dei fantascientifici District 9 ed Elysium, il compianto Michael Nyqvist, protagonista dei tre film originali della saga thriller svedese Millennium e Anamaria Marinca, che qualche anno dopo si ritroverà protagonista della serie Marte di National Geographic) che sembra più una simulazione realistica di una missione scientifica, un viaggio calcolato nei minimi dettagli ma nella cui grandezza dello spazio infinito si nasconde sempre l'imprevisto e l'imponderabile. Abbastanza originale, atipica, forse ripetitiva e con un finale poco consono per un titolo che punta molto sul plausibile, ma per gli amanti del genere pellicola da vedere. Voto: 6,5
Lake Mungo (Horror 2008) - Forse il mockumentary più realistico di sempre, stante il fatto che praticamente non ci sono quasi per niente le classiche scene riprese dal vivo bensì una serie di interviste di impressionante veridicità, stante il fatto che poi è una storia vera, ma per davvero davvero. Il film sembra partire come la classica storiella di fantasmi (la sedicenne Alice Palmer annega mentre sta nuotando con la sua famiglia in una diga ad Ararat, in Australia, dopo la sua morte nella sua casa cominciano ad accadere alcune strane cose, la famiglia della defunta chiede quindi aiuto ad uno psichiatra e ad un parapsicologo) ed invece ne viene fuori una vicenda molto articolata dove quasi subito si scopre che le cose non sono come sembrano, oppure si? Il regista Joel Anderson ci tiene sempre in bilico tra realtà ed immaginazione come se in ogni scena si tenesse un piede nel mondo dei vivi e l'altro in quello dei morti, il possibile horror lascia il posto prima al giallo di una scoperta inaspettata svelando inquietanti retroscena anche sul vicinato e poi al dramma di una famiglia che in realtà conosceva la propria figlia meno di quello che credeva facendo emergere i sensi di colpa della madre. Si inserisce anche il personaggio del sensitivo: autentico o ciarlatano? Affidabile o meno? Un susseguirsi di colpi di scena approfonditi dalle agghiaccianti immagini della presenza di Alice, sono vere, sono false? Quando si pensa di aver trovato il bandolo della matassa ecco che subentra un capovolgimento di fronte che ribalta tutto quello che si è visto e che non ci lascia in pace nemmeno nei titoli di coda, dando l'impressione che questo film non finisca mai, che l'orrore, il dolore e l'angoscia non abbiano mai fine. Tra i più inquietanti della storia del genere, ma da vedere se si ha l'occasione, ne vale la pena (sempre se si rispettano le sante regole dell'horror, da solo, di notte, assolutamente no). Voto: 7
The Room (Dramma 2003) - Dopo aver visto le incredibili dietro le quinte nel fantastico The Disaster Artist ad opera di James Franco sulla travagliata lavorazione di questo film, avevo detto che nel vedere il bizzarro (per non dire di peggio) The Room mai mi sarei cimentato, però la curiosità già fermentava, e così quando c'è stata la possibilità non ho (ben sapendo a cosa andassi incontro) esitato. Perché quando si parla di questo film si parla di capolavoro trash assoluto, e così è, di una pellicola dalla dirompente, sebbene involontaria, potenza comica. The Room infatti (non so se il film peggiore di tutti i tempi, ma il più noioso, inutile e sconclusionato certamente), secondo gli intenti del regista di origine ungherese, voleva essere un intenso dramma sul tradimento all'interno di una coppia (Johnny ama Lisa che invece ama Mark, il suo migliore amico) ma finisce per diventare un'involontaria (e costosa inutilmente) sit-com (una sorta di puntata allungata di Beautiful), basata su dialoghi imbarazzanti, diretta (ed interpretata da tutti, in particolare dal regista stesso Tommy Wiseau) con totale inettitudine e senza alcun benché minimo senso del ritmo, ricca di situazioni paradossali, di buchi giganteschi e scene softcore che, anche grazie alle improbabili musiche scelte, sono incredibilmente comiche. Cioè praticamente l'antitesi di come non si dovrebbero fare i film, la definitiva incontrovertibile dimostrazione che il cinema è un'Arte con la maiuscola (per chi mai avesse avuto dubbi, si intende), che non ci si può improvvisare sceneggiatori, produttori, attori, né tantomeno registi senza disporre quantomeno di un'infarinatura, di qualche base tecnica. E così, indefinito ed indefinibile, The Room è un film tanto strampalato che dargli un voto è impossibile, e infatti quello che posso fare è appellarmi al voto politico, regalando la sufficienza per inadeguatezza. Voto: 6 (politico)
Maelström (Dramma 2000) - Parte il viaggio alle origini di uno dei registi più interessanti e formidabili degli ultimi dieci anni, vedendo (dopo averli visti quasi tutti) prima la sua seconda opera e prossimamente la prima. Un opera seconda decisamente originale e curiosa, un po' appesantita dalla forma (la voce che introduce ed accompagna è quella di un pesce sanguinante macellato da un corpulento e visivamente disturbante essere umano), ma già elaborato nell'intreccio narrativo. Maelstrom (sono dei gorghi tipici dei mari norvegesi da cui è possibile, qui metaforicamente, giacché è la protagonista la barca alla deriva, venirne risucchiati verso l'abisso) è un opera interessante, dove Denis Villeneuve dimostra già uno stile preciso (ben diretto con una buona fotografia dalle forti tonalità contrastanti, perfetta per comunicare appunto il gelo dei sentimenti e la predisposizione a lasciarsi trascinare alla deriva, dal gorgo o maelstrom che sia). Accompagnato dal bel viso dell'intensa e brava Marie-Josée Croze, l'allora giovane regista canadese traduce in realtà una favola che sa di leggenda. Una favola condita di molto dark humour in cui tutto alla fine coincide e si incastra, pezzo per pezzo. In parte semplicistico per questo motivo, ma che comunque affronta la tematica del senso di colpa coinvolgendo (e tanto) lo spettatore (il percorso verso la redenzione è lungo e faticoso, ma quando tutto sembra ormai perduto e compromesso, l'amore e la soluzione degli affanni arriva da chi invece ti sembrava il vero problema da affrontare). Non il migliore di Villeneuve, ma ad ogni modo interessante. A tutti gli effetti un grande inizio di carriera di uno dei migliori e ancor giovani cineasti del momento. Voto: 6,5
The Future (Dramma 2011) - Un film pieno di tutto, ma sostanzialmente della eterna paura dell'uomo verso il futuro, l'ossessione di invecchiare che si traducono nella fantasia del protagonista (interpretato da un anonimo ma funzionale Hamish Linklater) di poter fermare il tempo ma anche delle scelte e i cambiamenti che tali scelte possono comportare. I due, lui e lei, vogliono dare una svolta alla loro routine (con iniziative "originali") ma si ritroveranno divisi, separati per sempre dopo quattro anni di convivenza e amore. Il film propone in una chiave totalmente alternativa ma molto intelligente le tematiche riguardanti: la crisi tra coppie (Jason e Sophie), l'inesistenza di una vita sociale (entrambi hanno solo due amiche in comune, e sprofondano tutto il giorno in una noiosa routine legata al PC), la solitudine (entrambi i protagonisti si sentono soli, tanto che Jason si confessa parlando alla Luna), la paura di invecchiare e di crescere procedendo verso un futuro ignoto. Ma il tutto non è assolutamente condito da un clima drammatico o pesante. Il film ci propone infatti questi argomenti in chiave ironica, critica, onirica, mescolando la fantasia alla realtà, il reale col surreale (è un gattino abbandonato a narrare in parte la suddetta storia, che parte proprio dal presupposto che quando i due andranno a prenderlo sarà per loro la fine). Il che lo rende un prodotto molto gradevole da seguire (seppur con dei passaggi lenti e statici) e leggero che ti stimola a pensare e riflettere in modo non superficiale ma nemmeno troppo impegnativo, ecco spiegato l'uso dell'ironia, a tratti dello humor e il perché è condito da elementi surreali e magici. Brava Miranda July (che non conoscevo prima di questo film, non credo infatti d'aver visto Me and you and everyone we know), anche sceneggiatrice e regista del film, nel portare avanti egregiamente il film, anche se poi il film oltre la sufficienza non va, perché in ogni caso minimale e prevedibile, non in grado insomma di rimanere impresso, comunque non male. Voto: 6
Wrong Cops (Commedia 2013) - La versione cinica, grottesca e demenziale di Scuola di polizia. Un prodotto buffo, dotato di una comicità intelligente e basato su un'idea politicamente scorretta: le disavventure di un gruppo di poliziotti malvagi e strafottenti che spadroneggiano in una cittadina tranquilla, abusando impuniti dei loro concittadini. Peraltro l'idea del lavoro risiede già nel precedente Wrong, dal quale proviene il personaggio di Duke, anche là interpretato da Mark Burnham: ne è in sostanza una specie di spin-off (e Jack Plotnick, lì protagonista, compare qui in un cameo). Quentin Dupieux (alias Mr. Oizo) scrive e dirige infatti, uno spaccato sulla follia umana, qui in forma di poliziotti brutti e squallidi. Un film atipico, trash nell'anima ma che può affascinare se si accettano i suoi eccessi di irriverenza e di squallore. C'è chi spaccia droga attraverso topi morti o chi è in fin di vita senza morire mai. Il regista si prende gioco del mondo stravolgendolo e creando una dimensione di "assurdo" piuttosto personale, dove la meritocrazia è un miraggio e il nonsense è la regola, confezionando il tutto con una regia che si muove consapevolmente nel trash e nella serie B. Non è un caso la presenza di due camei di attori lynchiani come Grace Zabriskie e Ray Wise, perché in un mondo così assurdo e grottesco come questo, qualche elemento di Lynch è presente. Il resto cast, composto per lo più da attori sconosciuti (eccezion fatta per le apparizioni di Marylin Manson, Eric Roberts e Kurt Fuller) annovera attori tutti discreti nei loro ruoli (ritorna Eric Judor) e alza Mark Burnham come icona principale del film, colui che più di tutti ha la faccia e l'atteggiamento da vero "poliziotto sbagliato". Come la musica (martellante) di sottofondo, Wrong cops è una litania continua a volte divertente e dissacrante (non male qualche battuta al fulmicotone) a volte ripetitiva e alquanto scontata. Non al livello del precedente, anzi, delude se si ripensa alle risate acute che rendevano unico il precedente, irresistibile e quasi geniale Wrong, ma accettabile. Voto: 6
You, the Living (Commedia 2007) - Così è la vita. Fatta di litigi e incomprensioni, piccole gioie e taciuti amori, stenti e privazioni. Coperto da una costante nebbiolina grigia che avvolge interni ed esterni, You, the Living (Du Levande) di Roy Andersson è un film surreale sul nonsense della vita. In scena un manipolo di personaggi complessati e un po' depressi, annoiati e sull'orlo di una crisi di nervi. E' il ridicolo teatrino della vita (quadretti di ordinaria follia), dove ciascuno racconta qualcosa di sé. C'è chi, non sopportato dalla moglie, prepara il suo pezzo al trombone o alla grancassa per la parata militare del paese, chi non si sente amato e sfoga il suo astio gratuitamente sugli altri, chi si cruccia per una stupida offesa, chi sogna la pena di morte per una tavola imbandita mandata all'aria. Personaggi assurdi che incarnano tutta l'essenza di quell'inspiegabile senso della vita, che il regista prova nuovamente, nel secondo film della trilogia sull'umana esistenza a spiegare, anzi, ad immortalare. In questo senso la ricerca del grottesco è riuscita, l'atmosfera rarefatta è ben fotografata. I volti per descrivere le miserie dell'umanità sempre in bilico tra il tragico ed il comico, sono perfetti. Eppure il film nel giro di un quarto d'ora perde la sua freschezza, si riavvolge su se stesso e alla fine annoia. Ma seppur dei tre (Canzoni del secondo piano prima e Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza dopo) è a conti fatti il meno ragguardevole (l'anello debole), è comunque un film ugualmente intelligente e umanamente (purtroppo per noi) veritiero, i personaggi sono ciò che sembrano e le loro vite sono, altrettanto, ciò che sembrano: le nostre. E insomma un film (riuscito comunque) da non troppo sottovalutare. Voto: 6
Extraordinary Tales (Animazione 2013) - Visivamente splendida ed originale rivisitazione animata di alcuni dei più noti racconti di Edgar Allan Poe, Extraordinary Tales trova nel mix di tecniche miste a suggellare i diversi episodi una carta vincente, potendosi in più fregiare di narratori d'eccellenza che hanno legato indissolubilmente il loro nome al mondo del cinema horror. I 5 racconti, scelti tra i suoi più noti (La caduta della casa degli Usher, Il cuore rivelatore, La verità sul caso del signor Valdemart, Il pozzo e il pendolo e La morte rossa) e uniti da una cornice in cui il corvo (cioè Poe stesso) dialoga con la morte, vedono infatti Christopher Lee, Bela Lugosi e Roger Corman prestare le voci ai protagonisti (che "ritornano in vita" grazie a delle registrazioni di alcune letture fatte in passato), per la contemporaneità c'è Guillermo Del Toro. Raul Garcia, storico animatore della Disney, orchestra magnificamente questo progetto visionario ed oscuro, trascinandoci nelle spire del terrore orchestrate dal grande scrittore con un senso d'equilibrio ed inquietudine che conquista sin dai primi istanti. L'universo letterario di Edgar Allan Poe viene infatti benissimo sintetizzato in quest'antologia suggestiva e altamente artistica. Le animazioni, di diverso stile (ognuna delle cinque storie presenta difatti una soluzione grafica diversa), si adattano mirabilmente al testo. Certo, alcuni segmenti sono più riusciti di altri, per esempio il più affascinante è La morte rossa, capace di rendere le atmosfere di macabra lascivia del racconto, soprattutto grazie alle sfumature create dalle tonalità acquarello, riuscito anche Il caso del signor Valdemart, in cui il medico che attua il mesmerismo sul malcapitato paziente ha le fattezze di Vincent Price, il segmento, che visivamente si rifà a un'iconografia più classica e "old-style", riesce a rendere con discreta efficacia un racconto complesso omaggiando la classicità dell'arte a nuvolette, non male Il cuore rivelatore (un bianco e nero stilizzato e dai tratti allucinati quasi espressionisti), un episodio un po' scolastico ma comunque non privo d'incisività, meno riusciti La caduta della casa degli Usher e soprattutto Il pozzo e Il pendolo, dalla computer grafica fredda e anonima (in questi due episodi solo il climax finale del primo riesce a creare qualche inquietudine, mentre il resto si perde in una certa calligrafia), ma nel complesso ci si può ritenere soddisfatti (buono anche l'accorgimento sonoro). Da vedere rigorosamente (per gli amanti del genere) in lingua originale. Voto: 6+
Lake Mungo (Horror 2008) - Forse il mockumentary più realistico di sempre, stante il fatto che praticamente non ci sono quasi per niente le classiche scene riprese dal vivo bensì una serie di interviste di impressionante veridicità, stante il fatto che poi è una storia vera, ma per davvero davvero. Il film sembra partire come la classica storiella di fantasmi (la sedicenne Alice Palmer annega mentre sta nuotando con la sua famiglia in una diga ad Ararat, in Australia, dopo la sua morte nella sua casa cominciano ad accadere alcune strane cose, la famiglia della defunta chiede quindi aiuto ad uno psichiatra e ad un parapsicologo) ed invece ne viene fuori una vicenda molto articolata dove quasi subito si scopre che le cose non sono come sembrano, oppure si? Il regista Joel Anderson ci tiene sempre in bilico tra realtà ed immaginazione come se in ogni scena si tenesse un piede nel mondo dei vivi e l'altro in quello dei morti, il possibile horror lascia il posto prima al giallo di una scoperta inaspettata svelando inquietanti retroscena anche sul vicinato e poi al dramma di una famiglia che in realtà conosceva la propria figlia meno di quello che credeva facendo emergere i sensi di colpa della madre. Si inserisce anche il personaggio del sensitivo: autentico o ciarlatano? Affidabile o meno? Un susseguirsi di colpi di scena approfonditi dalle agghiaccianti immagini della presenza di Alice, sono vere, sono false? Quando si pensa di aver trovato il bandolo della matassa ecco che subentra un capovolgimento di fronte che ribalta tutto quello che si è visto e che non ci lascia in pace nemmeno nei titoli di coda, dando l'impressione che questo film non finisca mai, che l'orrore, il dolore e l'angoscia non abbiano mai fine. Tra i più inquietanti della storia del genere, ma da vedere se si ha l'occasione, ne vale la pena (sempre se si rispettano le sante regole dell'horror, da solo, di notte, assolutamente no). Voto: 7
The Room (Dramma 2003) - Dopo aver visto le incredibili dietro le quinte nel fantastico The Disaster Artist ad opera di James Franco sulla travagliata lavorazione di questo film, avevo detto che nel vedere il bizzarro (per non dire di peggio) The Room mai mi sarei cimentato, però la curiosità già fermentava, e così quando c'è stata la possibilità non ho (ben sapendo a cosa andassi incontro) esitato. Perché quando si parla di questo film si parla di capolavoro trash assoluto, e così è, di una pellicola dalla dirompente, sebbene involontaria, potenza comica. The Room infatti (non so se il film peggiore di tutti i tempi, ma il più noioso, inutile e sconclusionato certamente), secondo gli intenti del regista di origine ungherese, voleva essere un intenso dramma sul tradimento all'interno di una coppia (Johnny ama Lisa che invece ama Mark, il suo migliore amico) ma finisce per diventare un'involontaria (e costosa inutilmente) sit-com (una sorta di puntata allungata di Beautiful), basata su dialoghi imbarazzanti, diretta (ed interpretata da tutti, in particolare dal regista stesso Tommy Wiseau) con totale inettitudine e senza alcun benché minimo senso del ritmo, ricca di situazioni paradossali, di buchi giganteschi e scene softcore che, anche grazie alle improbabili musiche scelte, sono incredibilmente comiche. Cioè praticamente l'antitesi di come non si dovrebbero fare i film, la definitiva incontrovertibile dimostrazione che il cinema è un'Arte con la maiuscola (per chi mai avesse avuto dubbi, si intende), che non ci si può improvvisare sceneggiatori, produttori, attori, né tantomeno registi senza disporre quantomeno di un'infarinatura, di qualche base tecnica. E così, indefinito ed indefinibile, The Room è un film tanto strampalato che dargli un voto è impossibile, e infatti quello che posso fare è appellarmi al voto politico, regalando la sufficienza per inadeguatezza. Voto: 6 (politico)
Maelström (Dramma 2000) - Parte il viaggio alle origini di uno dei registi più interessanti e formidabili degli ultimi dieci anni, vedendo (dopo averli visti quasi tutti) prima la sua seconda opera e prossimamente la prima. Un opera seconda decisamente originale e curiosa, un po' appesantita dalla forma (la voce che introduce ed accompagna è quella di un pesce sanguinante macellato da un corpulento e visivamente disturbante essere umano), ma già elaborato nell'intreccio narrativo. Maelstrom (sono dei gorghi tipici dei mari norvegesi da cui è possibile, qui metaforicamente, giacché è la protagonista la barca alla deriva, venirne risucchiati verso l'abisso) è un opera interessante, dove Denis Villeneuve dimostra già uno stile preciso (ben diretto con una buona fotografia dalle forti tonalità contrastanti, perfetta per comunicare appunto il gelo dei sentimenti e la predisposizione a lasciarsi trascinare alla deriva, dal gorgo o maelstrom che sia). Accompagnato dal bel viso dell'intensa e brava Marie-Josée Croze, l'allora giovane regista canadese traduce in realtà una favola che sa di leggenda. Una favola condita di molto dark humour in cui tutto alla fine coincide e si incastra, pezzo per pezzo. In parte semplicistico per questo motivo, ma che comunque affronta la tematica del senso di colpa coinvolgendo (e tanto) lo spettatore (il percorso verso la redenzione è lungo e faticoso, ma quando tutto sembra ormai perduto e compromesso, l'amore e la soluzione degli affanni arriva da chi invece ti sembrava il vero problema da affrontare). Non il migliore di Villeneuve, ma ad ogni modo interessante. A tutti gli effetti un grande inizio di carriera di uno dei migliori e ancor giovani cineasti del momento. Voto: 6,5
The Future (Dramma 2011) - Un film pieno di tutto, ma sostanzialmente della eterna paura dell'uomo verso il futuro, l'ossessione di invecchiare che si traducono nella fantasia del protagonista (interpretato da un anonimo ma funzionale Hamish Linklater) di poter fermare il tempo ma anche delle scelte e i cambiamenti che tali scelte possono comportare. I due, lui e lei, vogliono dare una svolta alla loro routine (con iniziative "originali") ma si ritroveranno divisi, separati per sempre dopo quattro anni di convivenza e amore. Il film propone in una chiave totalmente alternativa ma molto intelligente le tematiche riguardanti: la crisi tra coppie (Jason e Sophie), l'inesistenza di una vita sociale (entrambi hanno solo due amiche in comune, e sprofondano tutto il giorno in una noiosa routine legata al PC), la solitudine (entrambi i protagonisti si sentono soli, tanto che Jason si confessa parlando alla Luna), la paura di invecchiare e di crescere procedendo verso un futuro ignoto. Ma il tutto non è assolutamente condito da un clima drammatico o pesante. Il film ci propone infatti questi argomenti in chiave ironica, critica, onirica, mescolando la fantasia alla realtà, il reale col surreale (è un gattino abbandonato a narrare in parte la suddetta storia, che parte proprio dal presupposto che quando i due andranno a prenderlo sarà per loro la fine). Il che lo rende un prodotto molto gradevole da seguire (seppur con dei passaggi lenti e statici) e leggero che ti stimola a pensare e riflettere in modo non superficiale ma nemmeno troppo impegnativo, ecco spiegato l'uso dell'ironia, a tratti dello humor e il perché è condito da elementi surreali e magici. Brava Miranda July (che non conoscevo prima di questo film, non credo infatti d'aver visto Me and you and everyone we know), anche sceneggiatrice e regista del film, nel portare avanti egregiamente il film, anche se poi il film oltre la sufficienza non va, perché in ogni caso minimale e prevedibile, non in grado insomma di rimanere impresso, comunque non male. Voto: 6
Wrong Cops (Commedia 2013) - La versione cinica, grottesca e demenziale di Scuola di polizia. Un prodotto buffo, dotato di una comicità intelligente e basato su un'idea politicamente scorretta: le disavventure di un gruppo di poliziotti malvagi e strafottenti che spadroneggiano in una cittadina tranquilla, abusando impuniti dei loro concittadini. Peraltro l'idea del lavoro risiede già nel precedente Wrong, dal quale proviene il personaggio di Duke, anche là interpretato da Mark Burnham: ne è in sostanza una specie di spin-off (e Jack Plotnick, lì protagonista, compare qui in un cameo). Quentin Dupieux (alias Mr. Oizo) scrive e dirige infatti, uno spaccato sulla follia umana, qui in forma di poliziotti brutti e squallidi. Un film atipico, trash nell'anima ma che può affascinare se si accettano i suoi eccessi di irriverenza e di squallore. C'è chi spaccia droga attraverso topi morti o chi è in fin di vita senza morire mai. Il regista si prende gioco del mondo stravolgendolo e creando una dimensione di "assurdo" piuttosto personale, dove la meritocrazia è un miraggio e il nonsense è la regola, confezionando il tutto con una regia che si muove consapevolmente nel trash e nella serie B. Non è un caso la presenza di due camei di attori lynchiani come Grace Zabriskie e Ray Wise, perché in un mondo così assurdo e grottesco come questo, qualche elemento di Lynch è presente. Il resto cast, composto per lo più da attori sconosciuti (eccezion fatta per le apparizioni di Marylin Manson, Eric Roberts e Kurt Fuller) annovera attori tutti discreti nei loro ruoli (ritorna Eric Judor) e alza Mark Burnham come icona principale del film, colui che più di tutti ha la faccia e l'atteggiamento da vero "poliziotto sbagliato". Come la musica (martellante) di sottofondo, Wrong cops è una litania continua a volte divertente e dissacrante (non male qualche battuta al fulmicotone) a volte ripetitiva e alquanto scontata. Non al livello del precedente, anzi, delude se si ripensa alle risate acute che rendevano unico il precedente, irresistibile e quasi geniale Wrong, ma accettabile. Voto: 6
You, the Living (Commedia 2007) - Così è la vita. Fatta di litigi e incomprensioni, piccole gioie e taciuti amori, stenti e privazioni. Coperto da una costante nebbiolina grigia che avvolge interni ed esterni, You, the Living (Du Levande) di Roy Andersson è un film surreale sul nonsense della vita. In scena un manipolo di personaggi complessati e un po' depressi, annoiati e sull'orlo di una crisi di nervi. E' il ridicolo teatrino della vita (quadretti di ordinaria follia), dove ciascuno racconta qualcosa di sé. C'è chi, non sopportato dalla moglie, prepara il suo pezzo al trombone o alla grancassa per la parata militare del paese, chi non si sente amato e sfoga il suo astio gratuitamente sugli altri, chi si cruccia per una stupida offesa, chi sogna la pena di morte per una tavola imbandita mandata all'aria. Personaggi assurdi che incarnano tutta l'essenza di quell'inspiegabile senso della vita, che il regista prova nuovamente, nel secondo film della trilogia sull'umana esistenza a spiegare, anzi, ad immortalare. In questo senso la ricerca del grottesco è riuscita, l'atmosfera rarefatta è ben fotografata. I volti per descrivere le miserie dell'umanità sempre in bilico tra il tragico ed il comico, sono perfetti. Eppure il film nel giro di un quarto d'ora perde la sua freschezza, si riavvolge su se stesso e alla fine annoia. Ma seppur dei tre (Canzoni del secondo piano prima e Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza dopo) è a conti fatti il meno ragguardevole (l'anello debole), è comunque un film ugualmente intelligente e umanamente (purtroppo per noi) veritiero, i personaggi sono ciò che sembrano e le loro vite sono, altrettanto, ciò che sembrano: le nostre. E insomma un film (riuscito comunque) da non troppo sottovalutare. Voto: 6
Extraordinary Tales (Animazione 2013) - Visivamente splendida ed originale rivisitazione animata di alcuni dei più noti racconti di Edgar Allan Poe, Extraordinary Tales trova nel mix di tecniche miste a suggellare i diversi episodi una carta vincente, potendosi in più fregiare di narratori d'eccellenza che hanno legato indissolubilmente il loro nome al mondo del cinema horror. I 5 racconti, scelti tra i suoi più noti (La caduta della casa degli Usher, Il cuore rivelatore, La verità sul caso del signor Valdemart, Il pozzo e il pendolo e La morte rossa) e uniti da una cornice in cui il corvo (cioè Poe stesso) dialoga con la morte, vedono infatti Christopher Lee, Bela Lugosi e Roger Corman prestare le voci ai protagonisti (che "ritornano in vita" grazie a delle registrazioni di alcune letture fatte in passato), per la contemporaneità c'è Guillermo Del Toro. Raul Garcia, storico animatore della Disney, orchestra magnificamente questo progetto visionario ed oscuro, trascinandoci nelle spire del terrore orchestrate dal grande scrittore con un senso d'equilibrio ed inquietudine che conquista sin dai primi istanti. L'universo letterario di Edgar Allan Poe viene infatti benissimo sintetizzato in quest'antologia suggestiva e altamente artistica. Le animazioni, di diverso stile (ognuna delle cinque storie presenta difatti una soluzione grafica diversa), si adattano mirabilmente al testo. Certo, alcuni segmenti sono più riusciti di altri, per esempio il più affascinante è La morte rossa, capace di rendere le atmosfere di macabra lascivia del racconto, soprattutto grazie alle sfumature create dalle tonalità acquarello, riuscito anche Il caso del signor Valdemart, in cui il medico che attua il mesmerismo sul malcapitato paziente ha le fattezze di Vincent Price, il segmento, che visivamente si rifà a un'iconografia più classica e "old-style", riesce a rendere con discreta efficacia un racconto complesso omaggiando la classicità dell'arte a nuvolette, non male Il cuore rivelatore (un bianco e nero stilizzato e dai tratti allucinati quasi espressionisti), un episodio un po' scolastico ma comunque non privo d'incisività, meno riusciti La caduta della casa degli Usher e soprattutto Il pozzo e Il pendolo, dalla computer grafica fredda e anonima (in questi due episodi solo il climax finale del primo riesce a creare qualche inquietudine, mentre il resto si perde in una certa calligrafia), ma nel complesso ci si può ritenere soddisfatti (buono anche l'accorgimento sonoro). Da vedere rigorosamente (per gli amanti del genere) in lingua originale. Voto: 6+
Ho visto Wrong Cop, dove appunto c'è il Ray Wise di Twin Peaks. Un po' Asylum, un po' Tarantino dei poveri (ma proprio dei poveri), i soliti camei di personaggi famosi con cui tirare su un film di serie B. No, stavolta il severo sono io :D, insufficienza piena
RispondiEliminaEh vabbè, però posso comprendere ;)
EliminaOddio, PERCHE' The Room, perchééééé? XD
RispondiEliminaAnzi, why, Lisa? Whyyyy?
Scherzi a parte, Wiseau è un personaggio e va conosciuto. Lake Mungo ed Europa Report sono due dei pochissimi mockumentary che non mi hanno fatto salire l'odio, entrambi molto ben fatti (e a Lake Mungo sono stata davvero. Non è così spaventoso XD)
Gli altri mi mancano ma sembrano tutti molto interessanti (d'altronde, garantisce Giuseppe!)
Perché l'ho visto? Perché stentavo a crederci potesse esistere davvero un film come quello :D
EliminaIl luogo no, l'esperienza però fa spavento ;)
Sì, e di sicuro non ci si ritrova mai di fronte ad un film banale ;)
Si, di Wrong Cop l'unica cosa che si nota sono i camei "lynchiani". :D
RispondiEliminaE non sono una novità, ultimamente poi li vedo spesso, gli attori dico, ed ogni volta fa effetto :D
EliminaL'ultimo, da fan del buon Edgar mi intriga non poco.
RispondiEliminaSe conosci i racconti apprezzerai tanto, non fartelo sfuggire ;)
EliminaThe Room è da 10!!! XD
RispondiEliminaProprio perché strampalato e fuori da ogni logica.
Comunque, Lake Mungo mi intriga... se è come dici, sembra davvero essere anche unico nel suo genere.
Moz-
E pensa che potevo dargli pure zero...
EliminaUguali non ne ho visto, ma è soprattutto la storia ad essere unica ;)
Non ne ho visto nemmeno uno, ma stavolta non mi sembrano così male, dai.
RispondiEliminaDi solito guardi di peggio. :P
No, non sono male, e di peggio sì lo so :D
EliminaNiente che non sia stato già visto in millemila fil di esplorazione spaziale, ma di Europa Report non so perché conservo un ottimo ricordo.
RispondiEliminaForse il fatto che qui la domanda "siamo soli nell'universo?" è più pertinente che mai ;)
Eliminaconfesso apertamente la mia grande ignoranza su queste pellicole. Indubbiamente qualcuna trattata da te deve essere interessante, ho preso nota.
RispondiEliminaUna serena domenica sera amico caro
Ci sta, è pur sempre cinema autoriale, comunque sì, alcune meritano ;)
EliminaNon posso commentare con cognizione di causa, perchè sono per me tutti film mai sentiti prima di oggi.
RispondiEliminaMa da ciò che hai scritto tu nel post e ciò che ho letto in qualche commento, adesso sono incuriosita da The Room, che deve essere così strano e indefinibile da meritare di essere visto quanto meno per dire "Sì è vero, è così!"... o no? :D
Io l'ho visto per quel motivo effettivamente, però non lo consiglierei nemmeno al mio peggior nemico per quanto è trash :D
EliminaOh mio Dio, The Room! Che voglia di rivederlo... adesso! Per quanto assurdo, trash e... ancora assurdo, è stata una visione che riproporrei ad ogni serata cinema con gli amici!
RispondiEliminaThe Future lo ricordo poco, ma ricordo che lo avevo amato. Quel tocco indie al 100% che mi piace tanto.
Ma poveri amici, why Lisa, whyyyy? :D
EliminaEcco, avrei preferito un 10-20% in meno..
Non ne ho visto nemmeno uno ma segno Lake Mungo.
RispondiEliminaBella scelta ;)
EliminaNon ne ho visto manco uno 😧
RispondiEliminaPensavo The Room ma niente e meno male per come ne parli.
The Future mi attira la trama ma come viene trattato l'argomento direi che non fa per me.
Extraordinary Tales mi attira ma non lo guarderei mai coi sottotitoli.
Difficili da reperire e non sono per tutti, comunque più che questi tre ti direi di segnarti i primi due e Wrong cops ;)
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