Anime nere è un film del 2014 diretto da Francesco Munzi. Il film che il regista romano ha tratto, liberamente, dal libro di Gioacchino Criaco, è la storia di
tre fratelli cresciuti nell'odio per l'uomo che ha ammazzato il padre,
un pastore dell'Aspromonte che si era fatto coinvolgere in un sequestro
di persona. I tre uomini hanno reagito in modo diverso al dolore e
conducono esistenze parallele: il più anziano è
rimasto al paese e per sopravvivere si stringe alla terra e agli
animali, il più giovane è un trafficante internazionale
di droga, il mediano, milanese adottivo dalle apparenze borghesi, è imprenditore grazie ai
soldi sporchi del secondo. Ma il figlio del primo, un ventenne senza
identità, metterà in crisi tutti gli equilibri scatenando una faida fra
clan. I fratelli si mettono in viaggio verso il loro Sud, la loro terra,
sentendo il richiamo di una cultura antica, richiamo fatale a un destino
immutabile che punta dritto verso la tragedia (una tragedia "greca", di fatto calabrese), senza scampo.
Anime nere non è un film di denuncia e non è un film realistico, è un film-racconto, dai forti contrasti. Nove statuette vinte ai David di Donatello 2015 (di cui tre importantissime: film, regia e sceneggiatura) per il film che è un viaggio nel cuore della 'ndrangheta, nel buco nero della Calabria, luogo stigmatizzato dagli esperti come uno dei centri più mafiosi di Italia: Africo. Apprezzato molto dalla critica e anche dai pochi che l'hanno visto la prima volta al cinema (scarsa affluenza), ma grazie ai premi ricevuti è ritornato al cinema riscuotendo un piccolo successo, ma io comunque l'ho visto su Sky e non mi sembra di esser difronte ad un capolavoro. Nonostante le buone interpretazioni degli attori e il film sia coinvolgente, con un finale inaspettato (ma anche liberatorio) e fuori dai canoni delle pellicole del suo genere (accompagnato da una colonna sonora sempre puntuale) non mi ha trasmesso buone sensazioni, per me voto sufficiente (6).
Anime nere non è un film di denuncia e non è un film realistico, è un film-racconto, dai forti contrasti. Nove statuette vinte ai David di Donatello 2015 (di cui tre importantissime: film, regia e sceneggiatura) per il film che è un viaggio nel cuore della 'ndrangheta, nel buco nero della Calabria, luogo stigmatizzato dagli esperti come uno dei centri più mafiosi di Italia: Africo. Apprezzato molto dalla critica e anche dai pochi che l'hanno visto la prima volta al cinema (scarsa affluenza), ma grazie ai premi ricevuti è ritornato al cinema riscuotendo un piccolo successo, ma io comunque l'ho visto su Sky e non mi sembra di esser difronte ad un capolavoro. Nonostante le buone interpretazioni degli attori e il film sia coinvolgente, con un finale inaspettato (ma anche liberatorio) e fuori dai canoni delle pellicole del suo genere (accompagnato da una colonna sonora sempre puntuale) non mi ha trasmesso buone sensazioni, per me voto sufficiente (6).
Figli delle stelle è un film del 2010 diretto da Lucio Pellegrini (andato in onda poco tempo fa in tv). Il titolo è tratto dall'omonima canzone di Alan Sorrenti del 1977, che viene suonata e commentata nel film e accompagna i titoli di coda. Un precario "cronico", un portuale di Marghera, un ricercatore
universitario un po' stagionato, un'insicura giornalista televisiva ed
un uomo appena uscito di galera, delusi dalla loro vita, decidono di
passare all'azione e rapire un ministro (Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Fabio Volo, Claudia Pandolfi ed altri). Ma niente andrà secondo i piani stabiliti: rapito l'uomo sbagliato, un
onesto e incolpevole sottosegretario, fuggiranno sulle montagne sopra
Aosta e ripiegheranno dentro un vecchio appartamento. Tra dischi e
canzoni vintage diventeranno eroi di un sogno. Figli delle stelle è un'avventura
esistenziale dinamica e inconsueta, in cui una banda improbabile di
persone che hanno perso il treno e che non hanno compreso bene cosa sia
successo decide di fare qualcosa al di sopra e oltre le loro
possibilità, qualcosa di inatteso che ha il carattere del destino. Il
rapimento non diventerà tuttavia
strumento di riscatto, non porterà alla conquista del paradiso ma servirà per capire che basta un gesto di volontà per cambiare la propria vita e quella degli altri. Figli delle stelle, vitale e imperfetto, è un'opera che si
apprezza comunque per il suo progetto, perché non teme di sbagliare tono o di cadere nel
banale pur di tenere gli occhi sul presente dai contorni poco piacevoli,
perché scopre una ricchezza umana non prevista, come spesso nella vita.
Comico e dolente, si allontana dalla commedia di genere, prendendo
soluzioni inaspettate e saltando su un piano surreale (forse la parte
più riuscita). Il regista coglie i segni inquietanti del
paesaggio che ci circonda e i sogni davvero modesti degli italiani di
oggi, poeti e calciatori. Voto: 6+
Estate 2011. È "il giorno più caldo dell'estate più calda degli ultimi
150 anni dell'Italia unita". Un gruppo di attivisti della sezione del Pd
di via Orvieto, nel quartiere San Giovanni a Roma, vuole contribuire
alla raccolta di dieci milioni di firme per far dimettere Silvio
Berlusconi, e piazza il suo banchetto accanto al banco del pesce del
mercato rionale. Quando la radio del quartiere dà la notizia che
l'amministrazione locale vuole chiudere il mercato, i commercianti si
rivolgono alla sezione perché appoggi la loro protesta. Ma arrivare ad
una sinergia non è semplice: servono le consultazioni, il voto, il
benestare del partito. La tensione monta, e tutti litigano per difendere
i propri interessi e i propri punti di vista. Chi la spunterà, alla
fine della giornata? Arance e martello segna il debutto cinematografico di Diego
Bianchi, alias Zoro, dopo il successo come autore e conduttore della
trasmissione televisiva Gazebo e l'attività di giornalista e blogger. L'idea è quella di creare una storia sulla traccia del Fà la cosa giusta di Spike Lee
per raccontare la complessa convivenza di varie etnie, età, interessi e
ideologie in un microcosmo urbano nell'epoca presente. Ed è una buona
idea, con grande potenziale comico e di racconto dell'Italia di oggi. La politica è un argomento che non mi è mai piaciuto, inutile parlare e parlare, bisogna agire e basta, non vivo in città e forse certi 'problemi' sono sconosciuti ma effettivamente ci sono troppi stranieri, l'effetto della globalizzazione crea sempre problemi. In questo viaggio nella romanità, la parola chiave è "Daje" (che sprona le persone a reagire in generale) che spinge a riflettere e a non mollare mai di fronte ai problemi, tanti sono gli spunti, un partito che si aggrappa ai tempi che fu che cerca di mandare un politico che nessuno sopporta (?) e chi l'ha votato allora? e la diversità etnica che crea scompiglio, con un comune che non sa come gestire nemmeno un mercato. Il film che è quasi un documentario è un viaggio surreale in una realtà piena di contraddizioni culturali, in una società allo sbando senza una guida seria. Da sottolineare la presenza femminile con due ragazze 'de Roma' (tra cui la seducente Ilaria Spada). Infine un plauso agli attori e al regista che compie uno sforzo per far sembrare credibile il suo racconto, riuscendoci in parte, anche a far ridere. Voto: 6
Anime Nere volevo comprarlo in dvd, credevo fosse più... potente.
RispondiEliminaGli altri li conosco solo di nome, non mi attirano molto per il momento...
Moz-
In italia la mafia va sempre a gonfie vele in questi film, apprezzati dalla critica..
EliminaGli altri due film sono diversi e non eccezionali, ma interessanti da vedere secondo me ;)
Anime Nere mi prometto di recuperarlo da un po' di tempo, dato che se ne parla tutto sommato bene. Gli altri non credo di averli nemmeno sentiti, ma un po' di curiosità me l'hai messa.
RispondiEliminaAvendo vinto dei premi è il più conosciuto...gli altri due non sono nuovi (3-4 anni) e non hanno lasciato segni positivi, ma se ti va li puoi vedere ;)
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