sabato 23 aprile 2022

Le serie tv del mese (Aprile 2022)

Era tornata nello scorso (sedicesimo) finale di stagione, non si sapeva il perché, ma il mistero che circondava Ziva David viene svelato nel corso della stagione 17 di NCIS. Sicuramente un ritorno (atteso) che doveva esser introdotto bene, sinceramente, per quanto mi riguarda, il tutto si è perfettamente inserito nel contesto. Ciò che è stato mostrato ha avuto un senso, in particolare se si aveva compreso nelle tante stagioni precedenti di NCIS (qui il mio commento alla 16a) sia il carattere ed il modus operandi dell'ex agente, sia il suo rapporto in particolare con Gibbs. Una toccata e fuga apprezzabile, un ritorno in verità doppio, dato che a metà stagione quello che viene rimasto in sospeso prima hanno finalmente una conclusione. A parte ciò, il resto è nella medietà della serie, con indagini interessanti e sorprendenti sempre ben gestite. Certo, a volte si esagera e qualcosa non sempre quadra, ma ci si accontenta. I nuovi rinsaldano le rendini, i vecchi non mollano un colpo, fino all'ultima puntata, una puntata, la ventesima, che anche se finale di stagione non è, riuscita è, grazie anche alla presenza del redivivo Christopher Lloyd (la puntata probabilmente più intensa e bella). Tra le tante produzioni colpite dall'emergenza Coronavirus c'è infatti anche la diciassettesima stagione di NCIS, che ha dovuto chiudere in anticipo rispetto ai programmi originali. Il vero episodio finale sarà tuttavia inserito nella prossima stagione, che ovviamente prossimamente guarderò e nuovamente a tempo perso. Ecco invece il (corposo) resto delle serie viste in questo mese, tra ennesime conferme, belle sorprese e piccole delusioni.

Fargo (4a stagione) - Nella quarta stagione il nome Fargo rimane solo un'eco. Le caratteristiche rimangono, quali gli elementi bizzarri e visionari, e dove il Caso appare per scompaginare tutte le macchinazioni machiavelliche dei suoi personaggi. Allarga molto il contesto rispetto alle altre stagioni, qui non è l'innevato Minnesota a fare da sfondo ma la città di Kansas City, specchio delle eterne contraddizioni di un paese di immigrati che vogliono essere americani, ma che quando scendono da terra sono dei criminali o trattati come tali. La proibizione di quel sogno che solo attraverso il crimine può essere assaporato, con codici e leggi proprie. La terra dell'abbondanza è lì, pronta per essere presa e non importa come. Eccede forse nelle citazioni, un vero e proprio compendio di tutto il genere gangster, ridondante in alcune sottotrame per eccesso di personaggi, alcuni dei quali un po' sopra le righe, tra questi ci sono gli italiani, che comunque fa piacere vedere interpretati da veri italiani. A proposito degli attori, Chris Rock è sempre stato un buon attore, e se avesse continuato a fare solo quella strada sarebbe stato meglio, soprattutto quando poi dici cavolate. Una stagione che mi ha soddisfatto, tutto sommato, ma inferiore alle precedenti (anche rispetto alla terza). Voto: 7
 
The Falcon and the Winter Soldier (Miniserie) - Dopo gli avvenimenti di Avengers: Endgame, Sam Wilson e Bucky Barnes diventano partner in una nuova avventura (il duo Sebastian Stan-Anthony Mackie funziona, anche se ci mette un pò a carburare). Prosegue il corso dell'MCU con una (mini)serie che omaggia (senza mostrarla nella sua forma "storica") una delle sue figure più iconiche, Captain America, la cui difficile eredità è raccolta in modo diverso dai due protagonisti. Azione e spionaggio in sei puntate ricche di ritmo e dalle variegate ambientazioni, che non trascura di dare un certo "spessore" psicologico ai suoi personaggi. Tuttavia riuscita a metà, perché dopo le interessanti prime puntate esce fuori troppo un discorso politico e soprattutto di perbenismo che comincia a diventare stucchevole. L'azione (come detto) è tanta, e ben girata, ma forse sarebbe servito un villain più interessante per renderla emotivamente coinvolgente. Alla fine una serie corta (e non sarebbe stato meglio fare qualche puntata in più per chiudere degnamente? così sembra tutto chiuso in fretta e furia ed è un peccato) che si guarda volentieri, indispensabile ai fini del proseguo della storia, ma che resta un occasione persa visto il budget e le premesse che c'erano. Molto meno fantasioso e accattivante di WandaVision, un pelino migliore di Loki, ma pur sempre una mezza delusione. Voto: 6+
 
Hollywood (Miniserie) - Ryan Murphy sbarca su Netflix con una miniserie che è una favola che rilegge in chiave moderna "come sarebbe stato se" la Hollywood del secondo dopoguerra fosse quella inclusiva e integrativa di oggi verso le donne, gli omosessuali, le persone di colore, e così via. Una visione decisamente utopistica, come un sogno ad occhi aperti, che ricalca lo stile perfezionista di Murphy così come era nella più riuscita Feud e come era nella Golden Age di Hollywood. Lì la carriera quasi finita di due attrici in età, qui tutta la determinazione, i sogni, le speranze e l'incoscienza di un gruppo di giovani arrivati in California per cambiare la propria vita. Tra metacinema e un po' troppo "buonismo", tutti i pregi e i difetti del Murphy che ancora una volta sente l'importanza di parlare di coloro che sono stati discriminati nella propria vita. Bene o male manca però il guizzo, in una storia così tanto perfetta quanto prevedibile, una storia che ha bisogno di un happy ending che nella realtà è arrivato tardi. Fatta bene ma pur sempre una favola di 7 ore. Voto: 6+
 
Chucky (1a stagione) - Questo nuovo capitolo de La bambola assassina (che arriva dopo il non troppo disprezzabile reboot, qui) occupa uno spazio importante per il franchising, andando a rispondere ad alcune delle domande lasciate in sospeso dai film, ma anche regalando una visione più completa della storia di Charles. Inoltre, la serie è un sequel del film del 2017, Il culto di Chucky, diventando così un tassello da vedere se si è fan spassionati del bambolotto assassino più famoso del cinema. Ma questo nuovo tassello che si va ad aggiungere ha una pecca importante. Dai temi trattati, dalle ambientazioni, dal passato di Charles quando era ancora un essere umano fino al fenomeno nostalgia, Chucky non ha nulla di nuovo da mostrare. Anche le dinamiche che coinvolgono Jake sono molto simili a quelle che Andy Barclay ha vissuto quando era solo un bambino. Chucky, in fin dei conti, si rivela essere una serie tv leggera che ricalca tutte le peculiarità che hanno reso la bambola di Don Mancini iconica, come il carattere stesso di Chucky ai tratti splatter e grotteschi, e per questo apprezzabile in toto, anche perché oltre al sangue, agli omicidi, la serie porta anche un po' di buon umore allo spettatore, con scene divertenti e spensierate. E pure se tutto sembra strizzare troppo l'occhio alla modernità, riuscita è questa serie, già rinnovata per una seconda stagione, e in questo senso si spera che con il proseguio della storia la qualità non venga meno. Voto: 6,5
Undone (1a stagione) - Gli autori dello splendido BoJack Horseman riescono a tirare fuori un'altra bella serie, seppur non al livello di quel gioiello, comunque intrigante e riuscita (piacevoli i toni narrativi e le atmosfere). Realizzata con la tecnica del "rotoscope", una serie decisamente innovativa, in cui temi come la depressione, lo spiritualismo e l'elaborazione del dolore vengono trattate in modo originale seminando molti dubbi nello spettatore circa il concetto di normalità. Una serie che seppur incentrata su viaggi spazio-temporali e relativi loop, che seppur sa di già visto/sentito, da non ignorare assolutamente. E' la scrittura dei personaggi, a mio parere, uno dei principali punti di forza di questa serie. Sono "veri", sfaccettati, e la serie colpisce emotivamente numerose volte. E, nonostante la drammaticità dei sentimenti raccontati, non manca l'umorismo. Undone mi è piaciuto per questi motivi e per la sua brevità (8 episodi da 23-25 min./cad.). Certo, l'effetto grafico è anche piacevole (che in ogni caso la tecnica contribuisce all'atmosfera onirica, così come la musica, il lato "visionario" della serie è infatti ben riuscito) ma non su tutti gli attori: la protagonista (Rosa Salazar) e il buon Bob Odenkirk sono azzeccati, mentre sul fidanzato e sulla sorella sembra accentuata un'espressione smorfiosa. Certo, c'è un certo senso di incompletezza, seppur forse voluto (e la seconda stagione già bell'e che pronta c'è probabilmente per questo), e verso la fine una certa fretta nel giungere alla conclusione della stagione, ma nel complesso un buonissimo risultato. In attesa del prossimo step. Voto: 7
 
Only Murders in the Building (1a stagione) - In una New York dai chiari tratti Alleniani, due ex uomini di spettacolo e una giovane designer accomunati dalla passione per il podcast, dopo la morte di un inquilino del palazzo si improvvisano investigatori per scoprirne le cause. Una gradevolissima e brillante serie (prodotta da Disney), molto curata anche dal lato grafico e musicale, che si affida al mestiere e alla disinvoltura di Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez nel dipanare la matassa degli indizi e dei colpi di scena, con una bella dose di ironia unita a un pizzico di melanconia, con in più una semiseria critica all'ormai inaggirabile potere dei social. I botta e risposta funzionano piuttosto bene, anche se non tutte le battute sono allo stesso livello, come alcuni episodi (gustoso il cameo di Sting). La simpatia e singolarità dei tre investigatori improvvisati, con tutti i loro problemi e traumi, resta comunque la chiave principale della riuscita di questo prodotto, e le varie piste abbandonate e riprese ne sono la linfa vitale. Personalmente avrei chiuso con questa stagione lasciando il felice esperimento così come forse era stato pensato senza diluirlo troppo, ma vedremo come continuerà nella seconda annunciata stagione. Voto: 7
 
Carnival Row (1a stagione) - Un programma ambizioso, un dramma steampunk/fantasy tecnicamente pregevole ma narrativamente disomogeneo. Se è infatti ben evidente lo sforzo produttivo grazie a un works-building estremamente ricco e curato e ammirevole nel ricostruire una Londra ucronica e post-industriale fantastica ma, al contempo, verosimile, la serie mostra invece il fianco come improbabile patchwork di generi, una rilettura pedestre di archetipi, anche scontati, che vanno dal Mito favolistico al thriller poliziesco con derive anche orrorifiche, tra Jack lo squartatore e il mito del Golem, e che spazia dalla semplice avventura alla denuncia sociale, dal tema dell'immigrazione al razzismo, dal dramma politico al conflitto sociale, da Jules Verne ad Arthur Conan Doyle passando, perchè no, anche da Jane Austen. Tante storie e argomentazioni (forse troppe) trattate anche con crudezza ed estremo realismo ma che si intrecciano troppo caoticamente, perdendosi in uno specchio che vorrebbe rappresentare, in tutta la sua bruttezza, il nostro mondo ma che spesso si riduce soltanto in un melodramma anche piuttosto pedante. Ad incidere è anche la scelta dei protagonisti, in primis Orlando Bloom e Cara Delevingne, dettata probabilmente più dalla fama e dallo star power che non dalla rispettive capacità (anche se la seconda non mi era affatto dispiaciuta in Life in a Year e il primo qualche buona prova ha offerto in carriera), e da un resto del cast in realtà piuttosto anonimo, ad eccezione di Jared Harris, seppur relegato in un ruolo di contorno. Carnival Row, un titolo poco originale che notevoli premesse non mantiene, non del tutto ancora, perché anche se non era necessario, purtroppo una seconda stagione ci sarà. Voto: 5+

La casa di carta (Parte 4) - Per uscire dall'impasse dovuto alla brusca interruzione tra il professore fuggiasco e la banda all'opera nel caveau dell'oro, occorre un salto di strategia per riprendere le fila della temeraria impresa. Nonostante il pregresso (ovvero e soprattutto la deludente terza parte) e le molteplici (anche forzate, alcune inutili) sottotrame (nonché la dilatazione di narrazione), la serie conserva tutta la sua forza situazionale e il carico emotivo, che qui si arricchisce di flashback sentimentali e di spessore passionale. Il pezzo forte resta tuttavia l'apparato tecnologico e l'armamentario di idee partorite dalla mente sempre lucida e motivata (nonostante tutto) dell'ideatore, lasciando il finale aperto a una nuova stagione, finalmente l'ultima (che si spera concluda senza troppo dolore una serie che ansima e boccheggia rinvagando gli antichi fasti delle prime due parti). Questa in ogni caso guardabile, ma la frittata è (già troppo) allungata. Voto: 6,5

Succession (3a stagione) - Ancora non capisco perché piaccia così tanto, e non sono riuscito a capirlo anche vedendo questa ennesima stagione (che arriva ad un paio d'anni dalla seconda). Ispirandosi alle dinastie moderne delle famiglie Murdoch e simili, la terza stagione di Succession prosegue la narrazione della guerra fratricida tra i "folli" Roy per conquistare l'impero del patriarca Logan Roy. Alternando momenti drammatici e comici e dialoghi senza filtri, anche questo nuovo capitolo, rendendolo protagonista, non dimentica di criticare il sistema, un sistema che ormai tutti conosciamo, semplicemente marcio, con a capo in questo caso un personaggio più folle dell'altro. Insomma niente è cambiato nelle dinamiche della serie, anzi, i colpi bassi, gli intrighi e le ripicche fratricida diventano sempre più cervellotiche e sarebbe il caso di rinfrescare un poco queste dinamiche generali inserendo qualche nuovo personaggio di livello. Resta sempre girato ed interpretato benissimo, ma non può girare sempre intorno allo stesso punto. Ci sarà anche una quarta stagione e vedremo come andrà, ma intanto, seppur rimanga un buon prodotto, personalmente preferisco rimanere sui miei passi e convinzioni, e giudicarla nuovamente negativamente. Voto: 5,5

16 commenti:

  1. Concordo su Falcon e Winter Soldier: una serie guardabile, in alcuni punti anche apprezzabile, ma nulla di più. Sicuramente non riuscitissima, e anch'io ho trovato narrativamente pesante il tema Black Lives Matters inserito a forza. Tema importante, sia chiaro, però forzato. Per carità, Isaiah Bradley e suo nipote (Patriot) e Falcon che diventa il nuovo Capitan America sono tutte cose presenti nei fumetti. Però a un certo punto ti viene da dire (soprattutto nell'episodio finale): "Ma anche meno, eh."
    Chucky mi ha sorpreso in positivo. Non direi che non aggiunga nulla alla serie, però il finale-finale mi mette il tarlo che vogliano strafare nella prossima stagione, e mi spiacerebbe, perché è stata una serie abbastanza fuori dai canoni.

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    1. E' anche il discorso finale che dura 10 minuti, stucchevole...per i miei gusti poi ben poca azione...
      Molto probabile sì, anche se l'esagerazione sarebbe normale visto il franchise, staremo a vedere.

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  2. Niente Euphoria? Con Sidney la poppata?

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    1. Ancora no, ma la seconda stagione arriverà presto su questi schermi ;)

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    2. Ahaha dovranno essere teleschermi grandi visto il soggetto!

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    3. Intendevo qui sul blog, ma effettivamente grandi sì :D

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  3. Fargo ovviamente.. per il resto sto recuperando Blacklist!!.. peggio de te a ritardi!! ahah

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    1. Blacklist è un'altra che dovrei proseguire, riprendere presto ;)

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  4. Pur non amando le serie, mi è capitato di seguire, ultimamente, NCIS, Scorpions e Criminal Minds, nel preserale.
    Le ho apprezzate tutte e tre, ma in particolare Criminal Minds.
    Ovviamente ne ho seguito solo una stagione, delle seimila esistenti.
    Se capiterà, darò uno sguardo anche alle altre.

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    1. Sì NCIS da Rai2 è passata stranamente su Italia1, ma le ho già viste tutte quelle che passano, non li riguardo. Le altre sinceramente mai seguite e non ho interesse nel farlo.

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  5. Ho visto solo Carnival Row e mi ha deluso.
    Le altre non sono il mio genere.

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    1. Eppure lo sapevo, ho voluto dargli una chance, ma avrei dovuto probabilmente non dare..

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  6. Anche io non sono stata soddisfatta da Falcon e Winter Soldier, mentre Hollywood, se si accetta la sua essenza di (come dici giustamente tu) "favola" mi è piaciuta. Mi incuriosiscono moltissimo sia Chucky che Only Murders in the Building, grazie!

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    1. L'ultima che hai citato non per caso mi sembra adattissima per te, amante dei gialli come sei ;)

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  7. Non ti facevo spettatore di NCIS, mi sarà sfuggito se ne hai parlato in passato.
    Quindi in Fargo hanno fatto tipo I Soprano (quanto mi piacerebbe guardare quella serie, non so perché non l'ho mai iniziata, mi sa che mi ero già rotto dell'abbondanza)? Lì erano italoamericani che interpretavano italoamericani, qui non ho capito se sono proprio attori italiani.
    Per la serie Marvel ero tentato perché è una miniserie ma a politica e politicamente corretto dico un netto no! Preferisco guardare quella di Moon-comecazzosechiama, appena trovo il tempo...
    Stessa cosa per Hollywood, mi attira perché corta ma vaffanculo a 'ste leccate di culo politicamente corrette, che stanno anche portando al fallimento Netflix. La gente s'è rotta il cazzo!
    Undone non la conoscevo, la trama mi intriga tantissimo ma il rotoscope non lo digerisco.
    Quella con Steve Martin sembra carina.
    A Carnival Row avrei potuto dare una possibilità per lo steam punk ma il lato fantasy con queste strane creature non mi attira per niente. E poi ho capito che non mi perdo molto.

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    1. Parlato ogni tanto sì, e sono spettatore dalla prima stagione ;)
      Neanch'io ho mai cominciato I Soprano...ma dovrei prima o poi...
      Ci sono alcuni attori italiani, tra cui Salvatore Esposito di Gomorra.
      Per una serie Marvel c'è troppa poca azione, è soprattutto quello il problema, spero che l'altra sia diversa.
      Hollywood tuttavia non forza la mano, e poi Ryan Murphy dovresti conoscerlo...
      Se ami i gialli devi vederla, mentre l'altra in effetti non ti perdi granché..

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