Tema e genere: I tredici episodi conclusivi della serie televisiva statunitense di genere fantascienza distopica e crime drama, formano una monumentale parabola morale in salsa action (botte, sparatorie ed esplosioni non si contano) che tocca temi raramente sviscerati nelle serie, e raramente accessibili a quelle di network, è, infatti, una riflessione sulla rinuncia del proprio diritto alla privacy in cambio di una millantata sicurezza e sull'abuso che ne fanno i governi, una speculazione postumanista sulla possibilità o meno che le intelligenze artificiali possano sviluppare autocoscienza e umanità (e in cosa quest'ultima si definisca), un processo alla nostra specie e sul fatto che questa meriti o meno di essere salvata, e una disamina della paternità e di quali diritti e doveri comporti nei confronti di colui/colei a cui si è data la vita.
Trama: La stagione conclusiva segue Finch, Reese, Root, Shaw e Fusco organizzarsi per lo scontro finale con Samaritan, il supercomputer nemesi della Macchina (che altri non è che una versione edulcorata di Skynet).
Recensione: Person of Interest non è mai diventata la mia serie preferita, non ci è andata neanche vicino. Eppure in questi anni (nel mentre che vedevo altro), nel suo angolino seminascosto, è riuscita ad elevarsi dallo stagno del puro intrattenimento per tentare qualche passo più ardito, qualche ragionamento più significativo, riuscendoci. Riuscendo a tenere alta l'attenzione nonostante gli anni, ho recuperato la quarta solo mesi fa (qui la recensione) ma è stato come la prima volta, riuscendo ogni volta a far riflettere, visto i temi di grande importanza che l'hanno sempre contraddistinta, lo spettatore. In questo senso, la forma seriale ha dato una grandissima mano al progetto: concepire la storia di una Macchina nata per essere niente più di uno strumento di controllo preventivo, per farla diventare un'intelligenza che potesse addirittura amare e che meritasse di essere amata, avrebbe avuto sicuramente un impatto diverso se tutto il racconto si fosse esaurito nello spazio di un film (e di storie di questo tipo la fantascienza è comunque piena). La narrazione seriale, però, ha consentito uno sviluppo graduale della storia, esponendola al rischio della noia e della stagnazione, ma garantendole il tempo necessario affinché l'evoluzione dei personaggi (umani o no) riuscisse a essere davvero verosimile ed emozionante, pur nel contesto inevitabilmente futuristico. Ed è così che giungiamo alla quinta ed ultima stagione di Person of Interest, serie partita un po' in sordina, e comunque rimasta di nicchia anche negli anni, ma che ha dato tantissime soddisfazioni a chi ha proseguito nella visione fino al suo series finale. La serie infatti ha un po' faticato all'inizio, ma poi sviluppandosi ed approfondendosi sempre più, ha creato un intreccio che ha saputo regalarci ogniqualvolta una storia avvincente, colpi di scena grandiosi, morti eccellenti, riflessioni su etica e moralità, personaggi a tutto tondo ed interazioni tra loro realistiche ed emotivamente coinvolgenti, con attori bravi e sempre in parte. Tutto ciò immerso in una trama in cui niente è mai stato lasciato al caso e tutto è sempre stato ben analizzato e ponderato. E com'è ovvio la quinta stagione non si è discostata da queste caratteristiche. Nei primissimi episodi assistiamo alla lenta rinascita della macchina dopo la sua quasi distruzione nel finale della quarta stagione e vediamo i suoi sostenitori riunirsi per continuare a combattere per lei. Reese, Finch e Root ci hanno messo davvero poco a ritrovarsi, mentre per Fusco e Shaw il percorso è stato più lungo. Comunque dopo tante peripezie, i nostri trovano un virus che potrebbe eliminare il grande avversario, ma potrebbe anche far sparire per sempre la Macchina. Corrono tuttavia il rischio e ciò si rivela la mossa migliore, anche se per fare ciò non rinunceranno solo a qualcosa, ma perderanno qualcuno.
Infatti qualcuno viene sconfitto e tanti perdono la vita nel disperato tentativo, che riesce, di dare la libertà (quella vera) alla Macchina, che ha preso definitivamente coscienza e si appresta a portare avanti il suo lavoro con altri suoi sostenitori ed aiutanti. Insomma, un finale che rende onore a tutto ciò che questa serie è stata e ci ha dato. In questa quinta stagione abbiamo difatti sì visto lo scontro "Macchina/Samaritan", ma c'è stato moltissimo spazio anche per i personaggi, per il sentimentale ed il poetico che hanno emozionato e commosso. Ed in tal senso è davvero un gran dispiacere dover dire addio ad una serie come Person of Interest, ma la chiusura programmata ha almeno permesso di dare un senso ed una chiusura fantastica alla storia, e va bene così.
Infatti qualcuno viene sconfitto e tanti perdono la vita nel disperato tentativo, che riesce, di dare la libertà (quella vera) alla Macchina, che ha preso definitivamente coscienza e si appresta a portare avanti il suo lavoro con altri suoi sostenitori ed aiutanti. Insomma, un finale che rende onore a tutto ciò che questa serie è stata e ci ha dato. In questa quinta stagione abbiamo difatti sì visto lo scontro "Macchina/Samaritan", ma c'è stato moltissimo spazio anche per i personaggi, per il sentimentale ed il poetico che hanno emozionato e commosso. Ed in tal senso è davvero un gran dispiacere dover dire addio ad una serie come Person of Interest, ma la chiusura programmata ha almeno permesso di dare un senso ed una chiusura fantastica alla storia, e va bene così.
Regia: I registi sono tanti ad alternarsi, ma basti dire che la regia è sempre precisa e calibrata.
Sceneggiatura: Jonathan Nolan, sceneggiatore eccezionale che va a rimpolpare le fila delle penne più di successo del cinema migrate al piccolo schermo (ha scritto anche Westworld per intenderci), riesce con una sceneggiatura accuratissima (anche se non è l'unico autore) a confezionare un prodotto così ricercato (una serie che argomenta su filosofia, antropologia, politica e società) rendendolo accessibile e di intrattenimento al largo pubblico. L'azione e la tensione si alternano a momenti di introspezione personale e a sollievi comici, Fusco non perde mai il suo sarcasmo, Reese ha sempre pronta qualche freddura e Finch mantiene l'ironia anche nei momenti più drammatici. E così dopo cinque inappuntabili stagioni, Person of Interest, che ha sviscerato anche in questa stagione temi "alti", ci lascia regalando agli spettatori riflessioni sulla vita e la morte.
Aspetto tecnico: Sempre pregevole la fotografia, sempre efficaci gli effetti visivi, sempre funzionali le musiche.
Cast: Non varia com'è giusto che sia il cast, e senza interpretazioni magistrali, tutti fanno come al solito il meglio possibile.
Commento Finale: Per certi versi non c'è nulla di davvero sorprendente nel finale di serie, di questa serie. Come spesso accade con le serie che hanno superato una certa età, che hanno costruito un certo percorso e che devono salutare il proprio pubblico, a contare non è tanto la sorpresa, quanto la capacità di dare una conclusione che sia coerente e soddisfacente. Ecco perché il tutto (per non fare spoiler) non giunge inaspettato, anzi, non per questo è meno importante o significativo. Certo, c'è pure fin troppo zucchero, siamo in effetti di fronte a un finale un po' retorico e smielato. E neppure si può considerare granché originale il messaggio finale espresso dalla Macchina in maniera parecchio esplicita: se aiuti gli altri, se qualcuno ricorderà il bene che hai fatto, allora la tua vita avrà avuto un significato e in qualche modo sconfiggerai la morte. Roba da poster motivazionale, a voler essere cinici. Eppure era difficile fare diversamente, perché la trasformazione da Macchina a Persona non ha riguardato solo la "Machine", ma anche tutti gli altri personaggi. E ciò aggiunto al naturale/digitale passaggio di consegne che avviene tra umano e macchina, non può che lasciare un ricordo affettuoso nel cuore dei suoi spettatori.
Consigliato: E' consigliabile a tutti, ma è soprattutto consigliabile a chi ha seguito la serie e vuole vedere come va a finire.
Voto: 6
Tema e genere: Fine della storia sui ghiacci del Circolo polare Artico. Terza ed ultima stagione (di quattro episodi) per la serie a metà tra l'horror e il thriller ambientata tra le nevi della Norvegia nella cittadina di Fortitude.
Trama: Dopo gli eventi terribili degli ultimi mesi (della seconda stagione, qui la recensione), dal caos generato dallo sciamano Vladek, alla scomparsa della dottoressa Khatri fino alla morte del governatore Munk, la comunità di Fortitude cerca di riconoscersi in quelle strade che fino a poco tempo fa erano considerate uno dei posti più tranquilli al mondo. Ma le difficoltà di cittadini, poliziotti e agenti della scientifica nel gestire le conseguenze degli orrori che hanno lasciato una scia di sangue sulla città, sono evidenti. Lo sceriffo Dan Anderssen (Richard Dormer) e il capitano Michael Lennox (Dennis Quaid) combattono contro i loro demoni: il primo, sopravvissuto al Parassita che aveva attaccato la comunità, tenta disperatamente di tornare in sé e distinguere il bene dal male, il secondo affoga nell'alcol il dolore per la perdita della moglie Freya e prova a redimersi salvando la vita di un'altra donna che ama. Ma nel vento gelido di Fortitude, i destini dei due uomini prenderanno a girare in maniera completamente diversa. In questo clima oscuro e indecifrabile, nuovi volti fanno il loro ingresso nella fredda comunità: la misteriosa Elsa Schenthal (Aliette Opheim) e suo marito Boyd (Abubakar Salim) sono arrivati dagli Stati Uniti per fare delle ricerche sul Parassita che ha colpito l'isola. Inoltre, le autorità di Oslo hanno inviato a Fortitude due poliziotti, Ingeborg Myklebust (Maria Schrader, Deutschland 83 e Deutschland 86) e il suo assistente Torsten Oby (Set Sjostrand) per risolvere il caso della morte del governatore Munk. Scoraggiati in un primo momento dal silenzio dei cittadini che cercano faticosamente di tornare alla loro quotidianità, i due detective si avvicineranno pericolosamente alla verità.
Recensione: Succede così tanto e così poco, di negativo nel primo caso, di positivo nel secondo caso, che parole per esprimere il mio dissenso non ce ne sono abbastanza. E quindi invece di scrivere e parlare di questa deleteria stagione, di cui troverete qualcosa comunque nella scheda sottostante, farò riferimento all'intera serie. Creata da Simon Donald, Fortitude, ha appassionato il pubblico fin dal suo esordio, fin da quando un grandioso Stanley Tucci nei panni di Eugene Morton, investigatore londinese, indagava sul macabro ritrovamento di un corpo maciullato ritrovato tra i ghiacci, fin quando il virus, questo patogeno voleva essere lo specchio e il riflesso dell'immagine dell'oscurità che alberga dentro ogni essere, anche in quello più buono, anche in quello più giusto, ma poi qualcosa si è spezzato, anche se poi alla fine, indubbiamente bisogna dire che al netto di alcune (ahimè troppe) imperfezioni e arrangiamenti, la serie di Fortitude è riuscita ogni volta a distinguersi per singolarità del soggetto, per un'ambientazione che sfoggia paesaggi magnifici e irrimediabilmente malati ed inospitali, per l'interpretazione brillante di alcuni protagonisti, coadiuvati da una sceneggiatura volutamente confusionaria, ma che è riuscita a pennellare anche tratti di genialità. Molto bene anche il comparto musicale e sonoro in generale, capace, fin dalla sigla, di premiare quell'alone di giallo e mistero che avvolge la piccola e glaciale cittadina di settecento abitanti. Il criptico cielo artico, episodio dopo episodio, porta alla luce l'impurità dei suoi abitanti, svelando i segreti di ognuno di essi, mescolando le loro vite, facendole incontrare e scontrare, e dando loro il giusto e, perché no, anche brutale epilogo. Peccato solo per il deludente intermezzo centrale e quello finale (questo di più, pessimo proprio), perché anche se nel complesso si rimane soddisfatti dalla particolarità del prodotto, stregati dai paesaggi e dal clima corrotto e tenebroso che certamente è riuscito ad assorbirci per tutte e tre le stagioni, la disillusione resta ed è cocente.
Regia: Tutti gli episodi della terza stagione sono diretti da Kieron Hawkes (già dietro la macchina da presa di molti dei vecchi episodi), egli ha le sue colpe, ma non è tutta colpa sua, che colpa avrebbe dopotutto se sbagliata è stata la scelta di produrre una terza di stagione.
Sceneggiatura: Già la seconda stagione aveva insoddisfatto molti compreso me (colpa soprattutto di uno script sempre traballante), per cui non proprio contento ero quando ho saputo che ne avrebbero prodotto una terza, tuttavia speravo chiudesse e rispondesse a molte domande, ma invece rimane aperte alcune strade ed inoltre più che spiegare fa esplodere la follia in modi assai irragionevoli e sconclusionati. La sceneggiatura non a caso traballa continuamente.
Aspetto tecnico: Rimane invariato gran parte di esso, la sigla sempre affascinante, ambientazioni ugualmente spettacolari, fotografia di livello, la colonna sonora efficace sempre, ma sono gli unici pregi di una stagione altamente difettosa.
Cast: Al netto dei nuovi arrivi e dell'uscita di scena di alcuni, rimane invariato il cast rispetto alla stagione precedente, tra questi oltre a quelli "principali" Luke Treadaway e Sofie Grabol, Sienna Guillory e Darren Boyd, comunque tutti svolgono bene il loro lavoro, peccato che venga nella maggior parte sprecato.
Commento Finale: Un breve ma intenso (finalmente è finito, che soddisfazione) addio alla produzione britannica targata Sky di Fortitude. Nell'insieme 26 episodi, dei quali gli ultimi 4 decisamente clandestini, perché forzati e chiamati a dare un degno epilogo alle viscerali e gelide vicende di questa sperduta cittadina norvegese. Ma non la danno, anche perché alla fine saranno più le domande che le risposte. Infatti in questa stagione si arriva (forse, ma proprio no) al termine di tutta quella pazzia collettiva che l'epidemia di mosche aveva portato con sé. E insomma era meglio non produrre questa terza.
Consigliato: No, anzi, per chi ha seguito la serie fino alla seconda si fermasse lì, alla prima anche meglio.
Voto: 4
Big Hero 6: La serie (1a stagione)
Big Hero 6: La serie (1a stagione)
Tema e genere: Serie d'animazione di genere supereroistico, di cui prima stagione è composta da 21 episodi, che ridà vita ai personaggi del cartone animato premio Oscar nel 2015.
Trama: Proseguono le avventure di Hiro, adesso impegnato in nuove sfide accademiche e sociali, e dei suoi compagni. Hiro che inoltre, quando non è impegnato con gli studi, è coinvolto con gli altri eroi nella protezione della città da un vasto numero di villain tecnologici.
Recensione: Avrei preferito un sequel, del 54° Classico Disney Big Hero 6, ma forse è meglio così, meglio aver prodotto un serial, dato che in questo modo le storie continuano sempre a vivere, continuando a divertire, giacché difficile stancarsi dell'universo qui prodotto. Un universo che viene benissimo ripreso dalla serie, dato che la trama è ambientata dopo gli eventi del film originale e continua a seguire le avventure di Hiro, di Baymax e dei loro amici che insieme formano la squadra di supereroi Big Hero 6. Come se non bastasse, prodotta da Bob Schooley e Mark McCorkl e diretta da Chris Whittier e Ben Plouffe, Big Hero 6 La Serie ripropone lo humor e le emozioni del film originale, ed è fantastico, inoltre introduce anche nuove avventure e personaggi, ulteriormente fantastico. Come fantastico è il modo con gli autori decidono di riprendere da dove la pellicola si era interrotta, con l'eroe 14enne Hiro e i suoi amici (Wasabi, Honey Lemon, Fred e Go Go, senza ovviamente dimenticare Baymax, l'ipertecnologico operatore sanitario personale tutto da abbracciare) impegnati a difendere la futuristica città di San Fransokyo dalle minacce più disparate. Infatti, i 21 episodi sono preceduti dall'episodio speciale Baymax Returns (Il ritorno di Baymax) che fa brillantemente da ponte tra il film e le puntate. Puntate in cui il divertimento non manca mai, dove incredibili peripezie attendono Hiro, Baymax e tutto il resto della squadra che insieme devono imparare a gestire la loro doppia vita di studenti e di supereroi per difendere la loro città, dalle minacce di un gruppo di cattivi dotati di potenti strumenti hi-tech, che usano le meraviglie della scienza per scopi tutt'altro che gradevoli. Le sfide del giovane Hiro però arriveranno anche da un altro fronte, e anche da lì il divertimento non mancherà. Come non è mancato il cameo del compianto Stan Lee, che aveva interpretato in un breve cameo alla fine del film, che qui tuttavia ha un ruolo più "centrale", protagonista secondario di più puntate. E insomma bella sorpresa questa serie, una serie che seppur toglie la possibilità di vedere una seconda pellicola, riesce a non rimpiangere nulla, anzi, soddisfa e convince.
Regia: Nella norma, anche se bisogna comunque dire che la regia, che i due registi, bravi sono nel ricreare la stessa meravigliosa atmosfera e leggerezza del cartone animato di riferimento.
Sceneggiatura: Alcune puntate funzionano meno, ma nel complesso tutte le storie divertono ed intrattengono sufficientemente.
Aspetto tecnico: Nessun particolare difetto, anche perché realizzata con un design che stilizza la CGI del film originale, tutto è di qualità.
Cast: Il doppiaggio sia in originale che in italiano, a parte alcune sostituzioni e l'introduzione di altri personaggi, vede il ritorno della maggior parte dei protagonisti del film e dei rispettivi voice actor, è questo è sicuramente positivo, infatti l'operazione continuità risulta per questo motivo ancor più riuscita.
Commento Finale: La missione principale era rendere giustizia al film originale che, dopo aver incassato quasi 658 milioni di dollari nel mondo, vinse un Oscar 2015 come miglior film d'animazione, e questa serie gliela rende, e il rinnovo per una seconda, e forse una terza stagione, fa senz'altro piacere.
Consigliato: Sì, a tutti, ma soprattutto a chi ha adorato il film.
Voto: 6,5
Per me solo Big Hero 6, specie per il design.
RispondiEliminaMoz-
Non avevo dubbi ;)
EliminaCavolo, mi avevi consigliato tu Fortitude ed è ancora lì che aspetta il mio tempo, ma se il finale è così rovinoso non so se iniziarla...
RispondiEliminaE' una cosa strana con Fortitude, perché questo è forse l'unico caso in cui veder anche solo la prima stagione può bastare, quindi era ed è giusto consigliarne l'inizio e la serie (all'epoca non solo io ne parlavo bene), tuttavia qualcosa è andato storto, sempre secondo me (ma non solo..) e quindi ora la situazione è ambigua, però tu ne vedi tante e uno sforzo si può fare, anche se proprio perché ne vedi tante di migliori come noto ce ne sono...
EliminaLeggendo la trama, forse solo Fortitude potrebbe interessarmi.
RispondiEliminaMa visto che la conclusione è stata così pessima, le evito tutte e tre. 😉
E non ti si può dir niente, dopotutto nessuna delle tre sembrerebbe essere di tuo genere preferito ;)
EliminaMa quante serie Tv devo recuperare?? Ogni volta che entro qui è la fine ahahah ho tutto in lista
RispondiEliminaTu invece mi fai ricordare che devo recuperare alcune che ho perso per strada, stiamo pari ;)
EliminaAddirittura 5 stagioni la serie con Ben di Lost? Avrei voluto iniziarlo anni fa proprio per lui ma poi ho preferito rimandare.
RispondiEliminaAnche se non lo reputi un granché, magari ora che si è conclusa una possibilità gliela concedo.
Io ho rimandato anche troppo, ma finalmente l'ho visto, ed anche se non lo reputo infine eccezionale, non mi pento ;)
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