Pochi giorni fa ho visto e finito di vedere l'ultima e quinta pellicola della serie di film horror, Final Destination. Final Destination 5 è un film del 2011 diretto da Steven Quale. Alla fine scopriamo però che quest'ultimo film è il prequel del film originale (i fatti di questo film infatti avvengono proprio nell'anno 2000, come il primo). I primi tre film sono stati prodotti dalla New Line Cinema, mentre il quarto e il quinto sono stati prodotti dalla Warner Bros, questo quinto però è stato girato in 3D. Un gruppo di dipendenti di una grande azienda, la Presage (nome azzeccatissimo), si imbarca su un pullman diretto a un convegno di due giorni. Sam Lawton (Nicholas D'Agosto), uno del gruppo, ha dei dubbi sul suo futuro ed è appena stato scaricato dalla fidanzata-collega Molly (Emma Bell), anche lei sul pullman. I loro compagni sono un classico campionario di varia umanità, ciascuno con le proprie aspirazioni e i propri problemi. Il pullman deve passare per un ponte ancora parzialmente in costruzione, con un piccolo cantiere attivo. Mentre percorre lentamente il trafficatissimo ponte, Sam ha una visione a occhi aperti su una gigantesca catastrofe che porta tutti alla morte. Si riscuote: capisce che qualcosa non va e, approfittando di una breve sosta, scende frettolosamente dal pullman consigliando a tutti di fare altrettanto se non vogliono morire. C'è chi gli dà retta e chi lo segue per farlo ragionare: quelli che per qualunque motivo scendono dal pullman sono i soli a salvarsi dal crollo del ponte. Ma la morte non vuole che il suo disegno imperscrutabile venga alterato e si mette al lavoro. La struttura è quella ormai ferrea della serie, con il grande disastro iniziale a segnare il destino di quelli che pensano d'essere scampati alla morte. Come in uno slasher, la differenza non è data dalla vicenda in sé, ma dalla fantasia con cui gli elementi che la compongono vengono ideati, oltre che dal ritmo narrativo che, se sufficientemente sostenuto, può produrre suspense anche in presenza di un'inevitabile prevedibilità di fondo. Quello che conta, in sostanza, sono le modalità con cui le morti avvengono.
Questo quinto episodio si presenta tra i migliori della serie, pur con tutti i limiti imposti dalla poca malleabilità della struttura. Il disastro di partenza è costruito bene, in un crescendo calzante di coincidenze negative che si fanno beffe degli sforzi di chi cerca di salvarsi. Le morti susseguenti sono studiate in modo altrettanto convincente, insistendo sui dettagli per sostenere la tensione: si sa che qualcosa accadrà, ma non si sa quando né come, mentre la concatenazione delle casualità si espande allo spasimo in attesa di deflagrare in modo sanguinoso e letale. La prima morte (la ginnasta) è esemplare per crudeltà e sofisticazione. Non tutte le morti sono ugualmente fantasiose, ma tutte hanno qualche guizzo bizzarro. Il gioco sottile è però anche quello sulle aspettative dello spettatore, non facendo talvolta accadere nulla quando sembra che invece debba succedere di tutto. I temi che il film tocca sono quelli tipici della serie, ma conservano la loro pregnanza: la colpa di essere vivi quando gli altri sono morti, l'ineluttabilità del destino, la sensazione che la vita sia solo un gioco crudele e che le persone siano misere pedine mosse da qualcosa di imperscrutabilmente futile. Gli effetti speciali sono all'altezza e danno la credibilità necessaria a questo nuovo tumultuoso viaggio sulle montagne russe del destino e della morte. Il cast è funzionale (Jacqueline MacInnes Wood di Beautiful, Courtney B. Vance, David Koechner), niente di più ma anche niente di meno. Tony Todd è una presenza quasi costante nella serie e riprende qui il suo piccolo ma significativo ruolo di un coroner che sa molto di più di quanto sarebbe logico. Come detto prima i fatti avvengono nel 2000, nel finale ci si accorge di ciò dal biglietto aereo ma soprattutto da una scena che accade all'interno dell'aereo stesso, un ragazzo che con insistenza vuole scendere e porta con sé altri, Sam però lo capisce tardi e l'aereo si schianta uccidendo anche l'ultimo sopravvissuto, come succede in tutti i film della serie. Il film, oltre a basare la sua spettacolarità sugli effetti speciali 3D, è un tributo agli appassionati della serie, proponendo innumerevoli collegamenti con le precedenti pellicole della serie. Alcuni di questi sono tanto impercettibili che possono essere colti solo visionando al rallentatore i 5 capitoli della saga. Il tributo ai fan, parte già dai titoli di testa che propone degli oggetti gettati su di un vetro che si frantuma, tali oggetti sono tratti dalle scene dei precedenti film. Inoltre, dopo il film, ma prima dei titoli di coda, parte un conto alla rovescia che dà vita a una serie di veloci spezzoni su tutte le morti, in premonizione o poi avvenute, di tutti i precedenti film che aiutano a ricollegare tutti gli elementi di richiamo tra quelli di testa e quest'ultimo. Tutta la saga è bella ed interessante soprattutto la spettacolarità di certe scene, ha sempre lo stesso copione certo, ma quello che più mi piace è proprio l'ingegnosità che la morte ha nel trovare anche quando è inaspettato, il momento e il modo giusto in cui la morte arriva. La prima volta che ho visto (il primo film), ho avuto paura di come si rimane indifesi al cospetto della morte, perché se il destino decide così niente può fermarla. Fortunatamente è solo un film (questo certamente da 6) ma la paura della morte è sempre viva.
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