Francis Lawrence, regista di Constantine e Io Sono Leggenda (ma anche Come l'acqua per gli elefanti), in Red Sparrow, film del 2018 diretto da lui stesso, si riunisce per la quarta volta consecutiva (dopo tre Hunger Games) a quella che è evidentemente la sua musa ispiratrice, Jennifer Lawrence (nessuna parentela fra i due, anche se è simpatica la coincidenza, visto quanto questo film sia incentrato sulla famiglia e sulla lealtà alla famiglia). Insieme a Matthew Vaugh e Bryan Singer, che la vollero nel ruolo di Mystica nella saga cinematografica degli X-Men, si deve anche e soprattutto a Lawrence (lui) la popolarità e soprattutto il nuovo status di eroina del blockbuster action che la Lawrence (lei) ha assunto negli ultimi anni (mentre l'altro grande genio cinematografico David O. Russell la lanciava nel cinema raffinato col trittico di collaborazioni Il Lato Positivo, American Hustle e Joy). Adesso che però Jennifer è cresciuta e la saga teen tratta dai romanzi di Suzanne Collins è terminata, Francis la porta nel mondo degli adulti, quello dei thriller di spionaggio, per giunta vietati ai minori, e occhio se siete impressionabili, perché ci sarà una scena davvero intensa, sì perché siamo di fronte ad un film che non si fa problemi nel mostrare anche le scene più forti. Il regista gioca infatti con il nostro stomaco mostrandoci senza troppi preamboli stupri e torture, giocando con i nostri sentimenti e con la nostra rabbia, che ci porteranno a schierarci dalla parte giusta. E il risultato, nonostante lasci un po' di amaro in bocca, è innegabilmente buono. Perché non c'è dubbio, quando Francis Lawrence e Jennifer Lawrence (regista e attrice, come detto omonimi per cognome ma non per diretta parentela) lavorano insieme, qualcosa sullo schermo funziona per ragioni che sfuggono a certe analisi presuntuose e intellettualoidi. Rielaborando il romanzo Nome in Codice: Diva (Red Sparrow) scritto dall'ex-agente segreto della CIA Jason Matthews, il film, che si basa su una sceneggiatura scritta da Justin Haythe che trasporta sul grande schermo le intrepide vicende che coinvolgono la splendida spia (non per scelta) russa Dominika Egorova, capace di intrattenere per un paio d'ore, è infatti un film sicuramente godibile e consigliato, non memorabile, ma di sicuro interesse e alquanto "innovativamente" appassionante.
Con quest'ultime premesse di partenza difatti, il regista realizza un film dall'essenza classica, un tradizionale gioco di spie, un labirinto di specchi dove nessuno è davvero chi dice di essere e intravedere la verità, tra la catena di eventi che si susseguono, è una vera impresa, ma lo fa in modo alquanto intrigante. La trama ripropone (aggiornandola ai tempi moderni) l'eterna contrapposizione manichea tra i due blocchi che hanno generato il raggelante mito della Guerra Fredda, USA e URSS, ancora una volta coinvolti nel piano segreto di conquista e mantenimento dello status quo. Dominika Egorova (Jennifer Lawrence) è un'ex ballerina di successo che in seguito ad un incidente sulla scena viene arruolata dallo zio (Matthias Schoenaerts), contro la propria volontà, in una scuola Sparrow, un particolare reparto dei servizi segreti russi (comandato da Charlotte Rampling) che trasforma le ragazze in assassine spietate e seducenti (o "puttane", come le definirà la stessa Dominika), ragazze pronte a servire in qualunque modo appunto il Governo, di cui fanno parte Jeremy Irons e Ciaran Hinds, Governo che vuole rintracciare una talpa e mettere fuori gioco una spia americana (Joel Edgerton), con qualsiasi mezzo. E sarà proprio da qui che partirà il racconto di quello che è un vero e proprio spy movie, un condensato di inganni e raggiri, alzando testosterone e tensione narrativa a intervalli ponderati nelle due ore e mezzo di proiezione che procedono (quasi) senza intoppi, col risultato di aver dinanzi agli occhi un film coraggioso pur nella sua carente originalità, e che fa della protagonista l'elemento nevralgico dell'opera. La Lawrence prende pieno possesso della scena dalle prime inquadrature, sprigionando una carica sensuale che prescinde dalle ammalianti nudità che mette in mostra a più riprese, mantenendo intatto il suo ruolo di sparrow in qualunque forma la si veda.
Il regista la conosce piuttosto bene, dopo averla appunto diretta nei vari The Hunger Games, e dovendosi confrontare con un plot di questo tipo era ben consapevole che non avrebbe potuto fare a meno della bella Katniss, trasformista anche nel look, donandoci all'interno della stessa opera tante e diverse sfumature di Jennifer, dal colore dei capelli alla caratterizzazione poliedrica del suo personaggio. La sua Dominika/Katerina/Katya (e chi più ne ha più ne metta) incanta e disorienta come una sirena lo spettatore, comportandosi allo stesso modo con le vittime inconsapevoli o meno delle sue azioni, in un gioco di sguardi, seduzione e falsità che fa dell'equivoco continuo la retta sulla quale avanza il film. Tutto ha una dimensione precisa, delle conseguenze ed una pianificazione spietata verso cui Francis Lawrence ci indirizza senza avvertirci, disseminando indizi ma distraendoci con abili mosse, fino ad assumere dei contorni più nitidi, prendendo le sembianze di quello che in principio si è definito come un classico spy movie. Il tempo che passa non aiuta solamente lo spettatore a prendere confidenza con gli snodi della trama, ma la stessa Dominika a comprendere la sua vera natura. Il suo sguardo gelido, la sua espressione ferma e risoluta, priva di sorrisi o disperazione, di gioia o di dolore persino di fronte alle torture fanno della donna un concentrato di ambiguità, mettendo in moto una macchina di doppiogiochismo che si fa fatica a controllare, lasciandoci in balia di quel che ne farà col passare dei minuti il regista, in una quiete apparente flagellata dall'improvvisa violenza, brutale e pulp che squarcia il flusso e pure lo stomaco di coloro facilmente impressionabili (io fortunatamente non ho avuto problemi). Il difetto di Red Sparrow è quello di essere arrivato dopo Atomica Bionda, e quello di non poter contare su un eclettico e straordinario James McAvoy quanto invece doversi accontentare di un Joel Edgerton un po' imbolsito e compassato, con la mimica facciale ridotta all'osso.
In effetti Red Sparrow ammicca parecchio ad Atomic Blode, ma lo fa inconsapevolmente, poiché presumibilmente girato quando ancora il film di David Leicht doveva uscire, e queste strizzate d'occhio sono più che altro legate al ruolo della Lawrence, al suo essere implacabile, ma anche in parte ad una fotografia grigia e sporca in cui spicca, pure qui, la chioma bionda della protagonista. Poi ci sono anche tante differenze strutturali, che rendono il film di Francis Lawrence un'opera nei fatti quasi agli antipodi di quella di Leicht. Ma insomma, che il paragone venga quasi automatico è piuttosto naturale. E in tal senso bisogna comunque ammettere che la resa finale non è assolutamente la stessa. Perché certo, la sceneggiatura è ben scritta, godibile e scorrevole, ma tende a perdersi in più di un punto in quel labirinto di specchi e menzogne costruito dalle spie stesse (soprattutto sulle motivazioni che guidano i personaggi, questi sembrano infatti mossi non da convinzioni profonde ma da necessità di sceneggiatura, prendendo scelte che fino ad un attimo prima sarebbero sembrate assai improbabili oppure, per contro, affidandosi a decisioni classiche e prevedibili), lo spettatore riesce a seguire l'intricato vortice che si sussegue sullo schermo pur trovando di maggior interesse il primo e ultimo atto della spy-story: il secondo atto centrale, invece, appare come un lento, a tratti tedioso, susseguirsi di eventi talvolta inutili (le numerose scene hot affidate alla Lawrence non sono poi così necessarie, se non per far parlare di sé ed attirare il pubblico). E tuttavia, interessante, in buona parte, Red Sparrow, per come flirta con un certo cinema d'altri tempi e strizza l'occhio alla contemporaneità (spaziando dal conturbante Brian De Palma al più mainstream Ridley Scott), lodevole perché decide di puntare tutto sulla donna (a suo rischio e pericolo) in un periodo storico assai delicato e in cui c'è quanto mai bisogno di variare. C'è ancora molto lavoro da fare sulle idee e l'originalità, ma Francis Lawrence sembra confermare almeno una visione, la sua, estremamente millimetrica (e lo si nota ad ogni inquadratura) e coerente per quella che è ad oggi una filmografia dignitosissima.
Più forma che contenuto in questo abito cucito su misura per Jennifer Lawrence, poco convincente quando si esprime con una parlata mista di americano e russo, ma al contrario efficace nelle scene in cui a parlare sono la consapevolezza del proprio corpo (da non dare per scontata) e la freddezza dello sguardo. Apprezzabile infatti lo sforzo di quest'ultima che, oltre alle acrobazie fisiche e balistiche che affronta di continuo, deve affrontarne altrettante per mantenere l'equilibrio di una sceneggiatura che si muove sempre su uno strettissimo filo in bilico tra i due sistemi nemici, mantenendo sempre una discreta misura di suspense e di dubbio per lo spettatore. Anche se a rubarle spesso la scena sono i comprimari, dal sempre più sorprendente Matthias Schoenaerts passando per il "rassicurante" Jeremy Irons, tutti (o quasi, non perfetto Joel Edgerton, ma anche Mary-Louise Parker e Natasha Richardson) pronti a sfoderare accenti russi e dialetti dell'Est (anche Charlotte Rampling), lanciando qualche ombra sulla performance della bella "Red Sparrow" protagonista. Molto del merito va sicuramente al regista Francis Lawrence (dimostrando una grandissima maturazione ma soprattutto il fatto di essere incredibilmente versatile) che, l'ha diretta nella fortunata serie The Hunger Games e che quindi sa come ed ha saputo valorizzare un'attrice dotata di versatilità e talento che l'hanno imposta come una delle più quotate star di Hollywood. E in definitiva Red Sparrow è uno spy movie discreto, canonico nella sostanza e singolare nella forma, che si sviluppa in quasi due ore trenta minuti di narrazione basata su ritmi lenti ma in grado di non annoiare mai, e spezzati ogni tanto da episodi di brutale violenza e graffianti tinte pulp. Jennifer Lawrence è il motore assoluto di un'opera brillante, e la sua sensualità pervade lo schermo, ammaliando lo spettatore così come le vittime dei suoi subdoli giochi di potere. Forse vedere Red Sparrow dopo Atomica Bionda lo penalizza un po', nonostante le numerose differenze strutturali, ma resta comunque un discreto film di genere. Perché certo, indicato per un pubblico più di bocca buona che ai cultori delle classiche spy-story, Red Sparrow non verrà certo ricordato come una delle migliori occasioni per la bella (anzi bellissima, di più, meravigliosa) Jennifer (non è certo questa la pellicola che la consacra, anche se ad ogni modo è l'ennesima, affascinante certificazione che abbiamo di fronte una delle migliori attrici della sua generazione), ma resta comunque un discreto prodotto di genere (anche se quasi 2 ore e 20 sono decisamente eccessive). Voto: 6,5
Il regista la conosce piuttosto bene, dopo averla appunto diretta nei vari The Hunger Games, e dovendosi confrontare con un plot di questo tipo era ben consapevole che non avrebbe potuto fare a meno della bella Katniss, trasformista anche nel look, donandoci all'interno della stessa opera tante e diverse sfumature di Jennifer, dal colore dei capelli alla caratterizzazione poliedrica del suo personaggio. La sua Dominika/Katerina/Katya (e chi più ne ha più ne metta) incanta e disorienta come una sirena lo spettatore, comportandosi allo stesso modo con le vittime inconsapevoli o meno delle sue azioni, in un gioco di sguardi, seduzione e falsità che fa dell'equivoco continuo la retta sulla quale avanza il film. Tutto ha una dimensione precisa, delle conseguenze ed una pianificazione spietata verso cui Francis Lawrence ci indirizza senza avvertirci, disseminando indizi ma distraendoci con abili mosse, fino ad assumere dei contorni più nitidi, prendendo le sembianze di quello che in principio si è definito come un classico spy movie. Il tempo che passa non aiuta solamente lo spettatore a prendere confidenza con gli snodi della trama, ma la stessa Dominika a comprendere la sua vera natura. Il suo sguardo gelido, la sua espressione ferma e risoluta, priva di sorrisi o disperazione, di gioia o di dolore persino di fronte alle torture fanno della donna un concentrato di ambiguità, mettendo in moto una macchina di doppiogiochismo che si fa fatica a controllare, lasciandoci in balia di quel che ne farà col passare dei minuti il regista, in una quiete apparente flagellata dall'improvvisa violenza, brutale e pulp che squarcia il flusso e pure lo stomaco di coloro facilmente impressionabili (io fortunatamente non ho avuto problemi). Il difetto di Red Sparrow è quello di essere arrivato dopo Atomica Bionda, e quello di non poter contare su un eclettico e straordinario James McAvoy quanto invece doversi accontentare di un Joel Edgerton un po' imbolsito e compassato, con la mimica facciale ridotta all'osso.
In effetti Red Sparrow ammicca parecchio ad Atomic Blode, ma lo fa inconsapevolmente, poiché presumibilmente girato quando ancora il film di David Leicht doveva uscire, e queste strizzate d'occhio sono più che altro legate al ruolo della Lawrence, al suo essere implacabile, ma anche in parte ad una fotografia grigia e sporca in cui spicca, pure qui, la chioma bionda della protagonista. Poi ci sono anche tante differenze strutturali, che rendono il film di Francis Lawrence un'opera nei fatti quasi agli antipodi di quella di Leicht. Ma insomma, che il paragone venga quasi automatico è piuttosto naturale. E in tal senso bisogna comunque ammettere che la resa finale non è assolutamente la stessa. Perché certo, la sceneggiatura è ben scritta, godibile e scorrevole, ma tende a perdersi in più di un punto in quel labirinto di specchi e menzogne costruito dalle spie stesse (soprattutto sulle motivazioni che guidano i personaggi, questi sembrano infatti mossi non da convinzioni profonde ma da necessità di sceneggiatura, prendendo scelte che fino ad un attimo prima sarebbero sembrate assai improbabili oppure, per contro, affidandosi a decisioni classiche e prevedibili), lo spettatore riesce a seguire l'intricato vortice che si sussegue sullo schermo pur trovando di maggior interesse il primo e ultimo atto della spy-story: il secondo atto centrale, invece, appare come un lento, a tratti tedioso, susseguirsi di eventi talvolta inutili (le numerose scene hot affidate alla Lawrence non sono poi così necessarie, se non per far parlare di sé ed attirare il pubblico). E tuttavia, interessante, in buona parte, Red Sparrow, per come flirta con un certo cinema d'altri tempi e strizza l'occhio alla contemporaneità (spaziando dal conturbante Brian De Palma al più mainstream Ridley Scott), lodevole perché decide di puntare tutto sulla donna (a suo rischio e pericolo) in un periodo storico assai delicato e in cui c'è quanto mai bisogno di variare. C'è ancora molto lavoro da fare sulle idee e l'originalità, ma Francis Lawrence sembra confermare almeno una visione, la sua, estremamente millimetrica (e lo si nota ad ogni inquadratura) e coerente per quella che è ad oggi una filmografia dignitosissima.
Più forma che contenuto in questo abito cucito su misura per Jennifer Lawrence, poco convincente quando si esprime con una parlata mista di americano e russo, ma al contrario efficace nelle scene in cui a parlare sono la consapevolezza del proprio corpo (da non dare per scontata) e la freddezza dello sguardo. Apprezzabile infatti lo sforzo di quest'ultima che, oltre alle acrobazie fisiche e balistiche che affronta di continuo, deve affrontarne altrettante per mantenere l'equilibrio di una sceneggiatura che si muove sempre su uno strettissimo filo in bilico tra i due sistemi nemici, mantenendo sempre una discreta misura di suspense e di dubbio per lo spettatore. Anche se a rubarle spesso la scena sono i comprimari, dal sempre più sorprendente Matthias Schoenaerts passando per il "rassicurante" Jeremy Irons, tutti (o quasi, non perfetto Joel Edgerton, ma anche Mary-Louise Parker e Natasha Richardson) pronti a sfoderare accenti russi e dialetti dell'Est (anche Charlotte Rampling), lanciando qualche ombra sulla performance della bella "Red Sparrow" protagonista. Molto del merito va sicuramente al regista Francis Lawrence (dimostrando una grandissima maturazione ma soprattutto il fatto di essere incredibilmente versatile) che, l'ha diretta nella fortunata serie The Hunger Games e che quindi sa come ed ha saputo valorizzare un'attrice dotata di versatilità e talento che l'hanno imposta come una delle più quotate star di Hollywood. E in definitiva Red Sparrow è uno spy movie discreto, canonico nella sostanza e singolare nella forma, che si sviluppa in quasi due ore trenta minuti di narrazione basata su ritmi lenti ma in grado di non annoiare mai, e spezzati ogni tanto da episodi di brutale violenza e graffianti tinte pulp. Jennifer Lawrence è il motore assoluto di un'opera brillante, e la sua sensualità pervade lo schermo, ammaliando lo spettatore così come le vittime dei suoi subdoli giochi di potere. Forse vedere Red Sparrow dopo Atomica Bionda lo penalizza un po', nonostante le numerose differenze strutturali, ma resta comunque un discreto film di genere. Perché certo, indicato per un pubblico più di bocca buona che ai cultori delle classiche spy-story, Red Sparrow non verrà certo ricordato come una delle migliori occasioni per la bella (anzi bellissima, di più, meravigliosa) Jennifer (non è certo questa la pellicola che la consacra, anche se ad ogni modo è l'ennesima, affascinante certificazione che abbiamo di fronte una delle migliori attrici della sua generazione), ma resta comunque un discreto prodotto di genere (anche se quasi 2 ore e 20 sono decisamente eccessive). Voto: 6,5
Ammalianti nudità..ottima definizione e condivido..scene non necessarie ma utili ahahah!
RispondiEliminaBellissima donna lei, senza dubbio!
Indubbiamente per davvero, un angelo :D
EliminaSì beh, per gli occhi è una gioia ;)
E vabbè va..
EliminaIo tolgo il disturbo.
Sporcaccioni! 😂😂
Mi meraviglio che Riccardo l'abbia visto, certo però che se li sceglie bene, e tu Claudia non fare così, che se ci fosse Brad Pitt nudo l'avresti visto :D
EliminaMa infatti, che mi significano attori americani a fare i russi?
RispondiEliminaPerò devo ammettere che la trama poteva essere intrigante.
Moz-
Le solite forzature e vabbè, però chi caspita li conosce attori russi famosi? E comunque intrigante è ugualmente, in tutti i sensi ;)
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