venerdì 17 luglio 2020

I film del periodo (1-15 Luglio 2020)

Generalmente sfrutto questo piccolo spazio di introduzione per spiegare le mie visioni (presenti e futuri) e informarvi di alcune cose, ma in quest'occasione niente ho da dire o spiegare, al massimo potrei aggiornarvi (prima di lasciarvi alla consueta e periodica lista dei film visti) sulla mia attuale condizione fisica e psicologica, è così farò (anche per tranquillizzare molti di voi). Ebbene, lo stress è diminuito grazie al cambiamento attuale ed allentamento della morsa del virus (che fa comunque ancora paura), mentre gli acciacchi fisici continuano. In tal senso, finalmente la questione ustione di secondo grado al braccio è chiusa, così come la conseguente reazione allergica (non si è capito a cosa), il braccio è infatti ok. La questione nuova sedia a rotelle deve invece essere ancora sistemata (e si sta rivelando complicata), mentre il perenne guaio fisico c'è ancora, il caldo ha poi accentuato questo problema, però niente che non riesca a sopportare. Difatti, come sempre, stringo i denti e vado avanti. Detto ciò, bollettino concluso, buona lettura.

SEMAFORO VERDE PER...
Un affare di famiglia (Dramma 2018) - Hirokazu Kore'eda, regista giapponese che con questo film ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2018, prosegue (nuovamente e dopo Ritratto di famiglia con tempesta) la sua analisi della famiglia giapponese e delle sue contraddizioni. Qui lo fa portando sullo schermo una famiglia disfunzionale che vive di espedienti e cerca ogni volta che può il sussidio statale (e fa capolino un certo sostrato politico che sottolinea le difficoltà economiche giapponesi). La tranquillità di questo nucleo famigliare sembra venir scossa dall'arrivo di una piccola bambina, accolta dalla famiglia prima con contrasti (soprattutto dal più piccolo) e poi via via accettata come parte della stessa. Ma qua e là vengono lasciati dei segnali su di una realtà diversa che poi viene esplicata nella seconda parte del film, dove si ribalta gran parte della costruzione precedente e dove il regista sembra volerci far rompere l'empatia che aveva costruito fino a quel momento. Perché l'assunto fondamentale che sta alla base della pellicola è che se è vero che non possiamo sceglierci i genitori, è altrettanto vero che "non si è madre perché si partorisce", ma è nell'amore e nella comprensione quotidiani che si costruisce la famiglia. E cinicamente Kore'eda ricorda che il denaro, e quindi le condizioni materiali di vita, è elemento altrettanto fondamentale della stabilità famigliare. Per tutto questo, per una regia posata, per la solita grande capacità del cinema orientale di rendere un'emotività sentita e mai mielosa e fine a se stessa (anche grazie ad attori di talento e di grande espressività, di grandi interpreti quali Kirin Kiki e Lily Franky), Un affare di famiglia è un film estremamente riuscito, toccante, semplice e tremendamente attuale, perché racconta una realtà che accomuna il cosiddetto "occidente" e l'estremo oriente (in questo caso giapponese). E dove i figli subiscono sempre le decisioni dei genitori che non hanno scelto. Meno coinvolgente di Father and Son, ma nel complesso leggermente migliore. Voto: 7+ [Qui più dettagli, Qui Scheda]

SEMAFORO GIALLO PER...
La vita in un attimo (Dramma 2018) - Le aspirazioni del regista Dan Fogelman (che ha debuttato pochi anni fa con il non troppo disprezzabile La canzone della vita - Danny Collins), al di là della facile morale sulle "onde" del destino, sono alte, ma finisce col raccontare una storia troppo intricata e affollata, che cambia passo e scenario troppo in fretta e lascia in sospeso troppi spunti, narrativi. Eppure il film parte bene (curioso in tal senso il prologo stile Tarantino, narrato da Samuel L. Jackson, che comunque è solo un pretesto per presentare il dolore del protagonista), infatti è splendido nella prima parte, però è irritante nella seconda. Lo smacco temporale mostra un montaggio che avrebbe potuto essere più coerente invece appena entra in scena Antonio Banderas con il suo personaggio paternalistico e melenso scivola via come di colpo fossimo entrati nella puntata di una telenovelas. Senza contare certi dialoghi estenuanti che, incidono negativamente sul risultato. Ed è un peccato, perché la recitazione, specialmente delle fanciulle (Olivia Wilde, che dopo la buona prima prova come regista con La rivincita delle sfigate ne compie una come attrice, Olivia Cooke e Laia "Victoria" Costa), è di gran livello (non dimenticando Oscar Isaac e gli altri). L'impressione è che l'ambizioso script (la pellicola è, se non si fosse capito, una storia d'amore multi-generazionale che intreccia svariati personaggi lungo vari decenni tra le strade di New York e la campagna spagnola) finisca per impantanarsi in uno schema romantico-esistenziale troppo sfruttato anche nella letteratura americana, nonostante quel Bob Dylan citato in uno dei suoi capolavori di fine carriera. Eppure non mi sento di essere tanto severo con un film insolito, spiazzante e sorprendente che dice cose forse ovvie ma sa anche rapirti il cuore con il suo sguardo genealogicamente protettivo. Voto: 6 [Qui più info e più dettagli]

Crazy & Rich (Commedia 2018) - Quando i cinesi copiano, se vogliono, sono in grado di farle proprio bene certe cose, come nel caso di questa commedia romantica, appunto non originale, ma pregna di sentimento che colpisce e lascia il segno, emozionando e coinvolgendo in maniera sufficiente (grazie anche ad un buon ritmo e a qualche momento simpatico, nonché a fascinazioni esotiche). Siamo infatti nell'ambito delle storie sempiterne. Un po' come Space Oddity di David Bowie, una canzone capolavoro che piacerà sempre e per sempre. Qua non siamo al capolavoro, ci mancherebbe, ma in una storiella già vista e rivista che, se fatta bene, piace sempre. In un cast interamente asiatico, lei è una professoressa universitaria (carina), lui è un ragazzo all'apparenza normale, sono innamorati, è tempo che lui la presenti alla sua famiglia, che vive a Singapore. Ecco la variante: la famiglia di lui (lei non lo sapeva) non è ricca, non è straricca, ma è di una ricchezza fuori scala e lui è, si scoprirà, lo scapolo più ambito d'Asia. Spunto interessante (anche se tutto è un po' esagerato), svolgimento all'altezza (nonostante l'immancabile prevedibilità), cast ispirato (numerose le star di origine asiatica che si ritrovano in questa commedia, Michelle Yeoh ed il famoso comico Ken Jeong, solo per citarne due). Altro non vi è da aggiungere, Crazy & Rich, adattamento cinematografico del romanzo Asiatici ricchi da pazzi (Crazy Rich Asians) scritto da Kevin Kwan, diretto da Jon M. Chu (regista tra l'altro di Now You See Me 2), si colloca perfettamente come un leggero divertissement, risultando così assai piacevole e ricco di quel romanticismo che ogni tanto non guasta. Insomma un film gradevole a cui non gli si può negar la sufficienza. Voto: 6 [Qui più info e più dettagli]

Stronger - Io sono più forte (Dramma 2017) - Né il primo né l'ultimo dei film ispirati ai tragici eventi dell'attentato alla Maratona di Boston. In questo caso il bravo David Gordon Green (regista del buon "nuovo" Halloween), più che sui dettagli dell'esplosione o della caccia ai responsabili che ne seguì (Boston - Caccia all'uomo docet), si sofferma sulla storia vera di Jeff Bauman: una "vittima per caso", un uomo comune, un perdente (che Jake Gyllenhaal interpreta con grande credibilità e profonda umanità) che sul luogo dell'esplosione si trova solo per cercare di riconquistare la donna che ama, Erin. Sopravvissuto all'incidente (ma con due gambe in meno), Jeff aiuta la polizia ad identificare uno degli attentatori e per questo diventa (suo malgrado) uno degli eroi simbolo di quella tragica giornata. Egli si ritrova così ad affrontare tutto il peso di una vita travolta dagli eventi, e prima di ritrovare la strada deve fare i conti con la fatica, la frustrazione, gli errori e le ripartenze (mai facili). Stronger quindi diventa un racconto di formazione verso l'acquisizione di una maturità, lavorando duramente sul fisico durante la fisioterapia, ma soprattutto l'accettazione di un ruolo non voluto ma importante per tutti coloro che gravitano intorno alla sua figura. Gyllenhall è diventato ormai una certezza, ma da rimarcare la bella prestazione di Miranda Richardson nei panni della madre e quella di Tatiana Maslany nei panni della fidanzata. Il merito del film è quella di arrivare dritto allo scopo, senza troppi artifizi, raccontando l'aspetto emotivo e psicologico di chi subisce una tragedia, senza avere paura di mostrare l'imperfezione di una famiglia, come tante, che nel dolore riesce comunque a resettare e andare avanti. Non sempre il regista riesce a tenere saldamente le redini e a guidare sapientemente i tanti registri emotivi e i rispettivi passaggi, ma nel complesso buon lavoro, anche se poi il lavoro lo fa la storia, qui piuttosto coinvolgente che riesce a emozionare e lanciare piccoli segnali di speranza. Voto: 6,5 [Qui più info e più dettagli]

La donna elettrica (Dramma 2018) - Nella splendida Islanda una donna sfida da sola o quasi le multinazionali che minacciano l'ecosistema dell'isola. In questa commedia/dramma indipendente (opera seconda del regista Benedikt Erlingsson selezionato alla Semaine de la Critique a Cannes e vincitore del Premio Lux 2018 assegnato dal Parlamento europeo) si leggono i temi della contemporaneità, stemperati in un racconto che non è mai del tutto politico e che riesce ad essere allo stesso tempo semplice, avvincente e ben connesso con la realtà. Un film quindi interessante, benché nulla di epocale (perché si sono letti pareri anche di critici che lo hanno forse troppo glorificato), ma nel suo essere sui generis riesce nel non banale intento di far pensare lo spettatore senza addentrarsi nel pedante territorio della scientificità. Fa da corollario una storia famigliare che serve ad aggiungere una dose di dramma. C'è ritmo, una bravissima attrice, alcune situazioni divertenti, un sincero amore per la propria terra (annesso un bel colpo di scena). Bizzarra (ma non originale) la scelta della colonna sonora suonata e cantata davanti alla macchina da presa (già visto in Birdman e Paddington), comunica molto bene l'intimità di un'isola unica al mondo. Voto: 6 [Qui più info e più dettagli]

Mio fratello rincorre i dinosauri (Commedia 2019) - L'aspetto più interessante dell'opera (scritta a quattro mani da Fabio Bonifacci e dallo stesso Giacomo Mazzariol, autore del libro omonimo, diretta da Stefano Cipani) non è tanto il messaggio a favore della diversità, posto in modo non così problematico e a stretto confine con lo slogan, quanto il percorso di crescita di Jack (il fratello) che fa una scelta sbagliata, da cui non può tornare indietro, e deve assumersene la responsabilità e affrontarne le conseguenze. Mio fratello rincorre i dinosauri non è un film che si piange addosso. Non è un film su quanto ardua sia l'esistenza quando a farne parte, nel proprio piccolo, è una persona con sindrome di Down. Ne è, anzi, il racconto più semplice, quello di un ragazzo e della crisi adolescenziale, che va mischiandosi alle preoccupazioni per un fratello che saprà dimostrarsi ben meno indifeso di quanto aveva pensato, che saprà dimostrarsi un vero supereroe. Tutto molto pedagogico, lineare e messo in scena senza troppe sfumature, ma anche scorrevole e immediato. Francesco Gheghi e Lorenzo Sisto, i due giovani attori protagonisti, sono così in sintonia e a loro agio davanti alla macchina da presa che finiscono per oscurare la presenza di Alessandro Gassman e Isabella Ragonese. Peccato per alcune eccessive semplificazioni, approssimazioni e per una scansione delle immagini un po' televisiva. Il film però arriva dove vuole arrivare, dritto al cuore. Un film che si lascia guardare, mostrandoci una quotidianità "diversa" che permette di riflettere sorridendo, trasformando gli iniziali sguardi compassionevoli in ammirazione. Ci sta il paragone con Wonder, ma quest'ultimo rimane comunque un bel gradino sopra. Voto: 6+ [Qui più info e più dettagli]

Resta con me (Dramma/Romantico 2018) - Ancora una storia vera (di un naufragio alla deriva) trasposta sul grande schermo. Ancora una volta si racconta solitudine, disperazione e morte, alternando però, con molti flashback, i momenti lieti da quelli più drammatici. La scelta, non si rivela pienamente soddisfacente, giacché questi continui flashback appesantiscono il film e francamente in alcuni punti lo rendono noioso, d'altra parte il loro utilizzo è reso necessario e funzionalizzato dalla storia del film e dal finale che altrimenti non avrebbe retto logicamente. E quindi per questo e per altro che Resta con me (Adrift), rimane un prodotto sufficientemente valido per quello che concerne le emozioni che trasmette e per il comparto visivo con buone inquadrature e una regia capace (Baltasar Kormakur si conferma specialista di film adrenalinici che vanno dai thriller ai drammi catastrofici, anche se qui si limita a fare il compitino, come in The Oath). Il cast non se la cava male (Shailene Woodley e Sam Claflin) ma è il ritmo a difettare un po', colpa forse dei continui cambi di situazioni, anche se non sembra portarsi dietro grossi fastidi. Forse si poteva fare qualcosa in più in termini di pathos e azione, ma va bene così. Voto: 6 [Qui più info e più dettagli]

SEMAFORO ROSSO PER...
Crucifixion – Il male è stato invocato (Horror 2017) - Film che si basa sulla vera storia di un prete incarcerato per la morte di una suora in seguito a un esorcismo. Questa volta alla solita polpetta demoniaca della possessione si è aggiunto la variante dell'investigazione giornalistica, tanto per mettere più carne al fuoco e presentare al pubblico qualcosa di più corposo. Purtroppo la cosa sembra funzionare fino a un certo punto, poiché i cliché di storie del genere vengono ampiamente rispettati con Jumpscare telefonati e scene con gli effetti speciali classici di chi viene posseduto. Sul versante tecnico, la regia non se la cava male, anzi alcune inquadrature sono ben fatte, e se il cast non brilla per potenza interpretativa (la protagonista Sophie Cookson sarà anche bellina, ma l'insistenza sui primi piani continui di occhi e labbra dopo un po' stufa) fa comunque la sua parte in maniera abbastanza valida. Il film di Xavier Gens ("registaccio" esperto in action ed horror un po' alla buona, qui) non presenta grande originalità e, a mio avviso stenta a raggiungere la sufficienza a causa anche di un ritmo non sempre all'altezza, ma riesce comunque a non annoiare mortalmente lo spettatore e regalargli una visione da non troppo rimpiangere. Voto: 5 [Qui più info e più dettagli]

La mia vita con John F. Donovan (Dramma 2018) - Un'opera piena di riflessi (se parli di divismo è pure naturale), indubbiamente non manca il cuore del regista, che firma un lavoro sentito, nonostante diverse evidenti ingenuità. La regia finisce spesso sopra le righe, così come la recitazione degli attori (povera Natalie Portman, che peccato per Jacob Tremblay, male Kit Harington), mentre il copione sbanda nella seconda parte, dopo una prima parte più elegante e perfino solida dal punto di vista drammaturgico. La sensazione è quella di trovarsi davanti a un'occasione in buona parte sprecata, un'opera sincera e spontanea, ma allo stesso tempo grossolana e un po' sciocca, in particolare nella gestione di alcuni personaggi (anche quelli interpretati rispettivamente da Kathy Bates e Ben Schnetzer). Tra le pieghe di un lavoro "sbagliato" come questo, si nascondono alcuni spunti non da poco sul mondo dello spettacolo e alcune intuizioni visive che fanno parte del miglior Xavier Dolan (che ultimamente pensa a fare solo camei). Un film sincero e scombinato che trova una sua chiave e si fa apprezzare: nel fatto che per la prima volta emergono, a monito e commento dei rovelli maschili e più o meno omosessuali, figure femminili forti. Non tanto la mamma del ragazzino che forse è la meno interessante, ma la giornalista Thandie Newton, la madre dell'attore, la sua agente. Figure minori ma che, grazie anche alle interpreti, rischiano di impossessarsi del film. Basta osservare Susan Sarandon per capire che è sufficiente anche solo un suo sguardo per salvare dal naufragio un film che non sta a galla. Il problema è l'omogeneità, sotto ogni punto di vista, va bene il suo percorso travagliato, ma il film poteva e doveva dare di più. Voto: 5 [Qui più info e più dettagli]

5 è il numero perfetto (Dramma 2019) - Se 5 è il numero perfetto, 5 è anche il voto che merita la pellicola. Tutta sulle spalle di Toni Servillo, che svolge al meglio un ruolo romanticamente noir. Il resto sa tutto di già visto (un ex sicario vede la sua vita sconvolta dal brutale omicidio di suo figlio e decide di tornare a versare sangue nelle strade di Napoli) ma il problema vero è la mancanza di ritmo che rende alcune sequenze decisamente soporifere. Di carne al fuoco ce n'era e il prodotto finale sembra davvero un'occasione sprecata (Valeria Golino sprecata, modesta e caricaturale la recitazione degli altri attori). Peccato, perché i presupposti erano decisamente incoraggianti. Scritto e diretto da Igort, ovvero Igor Tuveri, fumettista classe 1958 che per il suo sessantesimo compleanno si è regalato l'esordio dietro la macchina da presa, 5 è il numero perfetto è infatti un lavoro dalla rifinitura eccellente, tratto naturalmente da un graphic novel (omonimo) dello stesso regista, ma stereotipato ed inverosimile (la narrazione inoltre si avviluppa su sé stessa), finisce solo per annoiare. Voto: 5 [Qui più info e più dettagli]

L'uomo fedele (Romantico 2018) - Nell'uomo fedele Louis Garrel regista e attore nella parte di Abel, cerca di cavalcare, a suo modo, alcuni temi fondamentali dell'essere umano, quali la relazione adulta maschio femmina e il suo significato alla prova del tempo, il senso della genitorialità, l'attaccamento del figlio al genitore di sesso opposto, la perdita ed il lutto. Invece di affliggerci con un pesante, frigido, e plumbeo drammone, visto gli argomenti trattati, preferisce cimentarsi in qualcosa di leggero e frizzante, secondo lui, nel contempo assurdo e paradossale, ma il risultato è alquanto anonimamente mediocre. Un pregio è che durando così poco (solo 70 minuti) non è pesantissimo e insopportabile, ma tutto il resto sono difetti, da una sceneggiatura traballante (a momenti la sorpresa e l'assurdità sembrano sfociare nell'idiozia), una regia troppo a scatti e qualche interpretazione poco convinta, la Marianne di Laetitia Casta, al di là della bellezza, un po' freddina, non riesce a trasmettere un affetto che sia uno, Louis Garrel (rivedibile come regista) è capace di fare solo il bel bamboccio, ma dove sia di casa la virilità rimane un mistero, Lily-Rose Depp indefinibile. Insomma un bel pasticcio da dimenticare presto. Voto: 5 [Qui più info e più dettagli]

ANGOLO VINTAGE
Atto di forza (Fantascienza/Azione 1990) - Uno dei migliori film di Paul Verhoeven, ma seppur non il migliore in assoluto, uno dei più memorabili dei suoi e del cinema della fantascienza in generale, ci sono infatti scene/immagini entrate nell'immaginario collettivo e parecchie idee poi riprese da pellicole successive. Un action/fantascientifico frenetico, violento, fantasioso, dai molteplici twist e dagli spunti davvero originali, che non rivedevo da anni, e che ho rivisto con grande piacere. Perché tante sono le cose, a volte grottesche ed esagerate, che vi accadono all'interno, che ogni volta è un'esperienza. Ancora oggi è difatti abbastanza intrigante e piacevole da vedere, e pensare che sono passati 30 anni, compiuti proprio quest'anno. A proposito, se volete sapere tutto ma proprio tutto di questo film vi suggerisco di passare dal Zinefilo, che a questo film ha dedicato una rassegna (qui l'ultimo dei venti post dedicatogli). Atto di forza che appunto si difende bene tecnicamente e non, negli anni è così divenuto prodotto celebre. Celebre per la presenza di un gigioneggiante Arnold Schwarzenegger, di una sensualissima Sharon Stone (decisamente più bella e sexy qui che in Basic Instinct) e di Michael Ironside (sempre convincente), per essere uno dei migliori adattamenti di un racconto di Philip K. Dick (dal titolo Ricordiamo per voi, ovvero We Can Remember It For You Wholesale) e per i suoi strabilianti (esagerati, sin troppo pompati, quasi da presa in giro, ma fantastici) effetti visivi, all'epoca giustamente premiati con l'Oscar (tra i vincitori un certo Rob Bottin, storico truccatore ed effettista). La storia funziona benissimo, gli elementi d'azione si fondono benissimo con quelli fantascientifici, e per quanto in questo futuro simil-distopico dove la colonizzazione di Marte ha portato una tirannia sul pianeta rosso a discapito della popolazione mentre sulla terra marchingegni tecnologici creano realtà virtuali dove è facile smarrirsi, la sceneggiatura affascinante onori tutti i cliché possibili, l'azione frenetica e sanguinosa, i dialoghi spicci e certe singole trovate garantiscono lo spettacolo. Quindi malgrado qualche passaggio poco approfondito e qualche sequenza un po' pacchiana o esagerata Atto di forza rimane un grande film da vedere, dall'altissimo tasso di intrattenimento senza tralasciare i contenuti. Nel 2012 c'è stato il remake, ma niente in confronto. Voto: 7+ [Qui più dettagli, Qui Scheda]

Ecco infine i film scartati ed evitati del periodo: The Kill Team, A spasso col pandaLa spia russaIl colpevole - The Guilty, Metti una notte.

20 commenti:

  1. Grandissimo Schwarzy..atto di forza è uno di quei film cult che ho scoperto tardivamente. Nonostante la lunghezza ti tiene incollato davanti allo schermo. Geniale e innovativo.

    Ps
    In bocca al lupo per tutto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alcune trovate sono geniali sì, ed innovativi certamente, almeno per il periodo, mai un attimo di tregua ed è bene ;)
      p.s. Crepi :)

      Elimina
  2. Atto di Forza gran bel film... poi in coda alla davvero poca roba che elenchi... fa per forza un figurone!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' per far felice te, così non ti soffermi sugli altri :D

      Elimina
  3. Atto di Forza è veramente un cult della fantascienza, siamo al limite del trash ma c'è il tocco di Verhoeven e si vede. Degli altri ho visto Stronger, bella storia e bella morale, ma ricordo che ci siamo annoiati un po'

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti senza quella regia e tocco probabilmente non avrebbe funzionato alla stessa maniera ;)
      Beh sì, non è propriamente avvincente, però è un bel film :)

      Elimina
  4. Total Recall è un filmone!!!

    E mi sa che di Dolan ha visto il film unanimemente considerato il peggiore della sua filmografia...

    RispondiElimina
  5. Mi dispiace per i tuoi problemi.
    Almeno il caldo quest'anno non è così infernale, dai.
    Le temperature sono accettabili.
    Forza Peter. Passerà. 😘

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma no, solo acciacchi tranquilla, e l'estate comunque finisce, non dura per sempre ;)

      Elimina
  6. Ho visto solo "Mio fratello rincorre i dinosauri" l'ho trovato delicato e fatto molto bene. Un film che pone l'accento giusto sulla diversità senza inutili pietismi.
    A me è parso un ottimo film. Da vedere.
    Ti abbraccio Pietro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo che da vedere, poi sul voto ognuno sa, diciamo che bello ma non bellissimo, si poteva anche fare meglio ;)

      Elimina
  7. Atto di Forza è uno dei numerosissimi esempi di saccheggio delle opere di P.K. Dick da parte del cinema, che le ha completamente trasfigurate: ti basti pensare che l'intero racconto originale si svolge sulla Terra, peraltro con un colpo di scena finale molto ironico. Ciononostante, un grandissimo film.
    Cerca di rimetterti, Pietro, e di tenere duro. Ti auguro una buona estate!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non conosco il racconto originale, diciamo però che come trasfigurazione è venuta bene ;)
      Grazie e buona estate a te :)

      Elimina
  8. Mi dispiace tanto leggere che stai passando un brutto periodo, mi auguro davvero che tu possa presto stare meglio e che agosto sia clemente con le temperature. Tu però dovresti essere più clemente con te stesso e concederti di guardare dei film meno brutti ogni tanto...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahah...hai ragione, ma non è colpa mia se capitano film brutti :D

      Elimina
  9. Tieni duro ancora un po', vedrai che sto periodaccio passerà presto!

    Crucifixion è la banalità del male, da Gens non mi aspettavo sta pochezza, mentre 5 è il numero perfetto poteva essere un po' meglio di così. Atto di forza invece è meraviglioso sempre e comunque u.u

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Passerà sì, ma siamo ancora a metà strada, è questo 2020 che proprio non sta dando tregua.
      Neanch'io, gli esordi di Gens col botto, ora al massimo è da prendere a botte, lui e tutti.
      Coraggio a provarci, ma ci voleva più solidità, fumetto una cosa pellicola altra.
      Ogni volta che lo si rivede effettivamente non stanca mai ;)

      Elimina
  10. Credo di voler dire molte cose, farti tante domande ma allo stesso tempo credo che tu preferisca parlare al momento giusto e a tempo debito quindi ti dico solo che fai bene tutto quello che fai!
    Per quanto riguarda i film, confesso che due hanno veramente colto il mio interesse, "Un affare di famiglia" e "Stronger". Credo che vedere questi film, spazzerà via un po' di preconcetti che abbiamo e magari ci farà pensare meglio alla nostra "umanità". Cercherò sicuramente di vederli!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, e comunque se vuoi puoi mandarmi una e-mail, un messaggio whatsapp o qualunque altra cosa, e ti risponderò ;)
      Sono pellicole che fanno comunque bene al cuore ed allo spirito, vederli si deve :)

      Elimina