Solo settimana scorsa ho pubblicato lo speciale sull'animazione giapponese, però quella oltre la Ghibli, che in senso lato o diretto è sempre presente. E mi ritrovo oggi a parlarvi, oltre ai film di quest'ultimo periodo, anche (e paradossalmente) di un documentario, rivolto quasi esclusivamente agli appassionati e senza pretese oggettive (in questo senso è inutile criticare la forma del documentario, volutamente grezza e semplice, in quanto ciò che è realmente importante è l'uomo che sta davanti alla macchina da presa, ed è inutile affibbiargli un voto), dedicato ad un grandissimo autore, riconosciuto unanimemente come il maestro indiscusso dell'animazione giapponese. Never-Ending Man è il titolo, di questo documentario-intervista diretto da Kaku Arakawa incentrato su Hayao Miyazaki dopo l'annuncio del suo ritiro nel settembre 2013. A tal proposito, quando egli annunciò a tutto il mondo il suo ritiro, nessuno voleva crederci. Sembrava però effettivamente davvero "la fine", e invece un nuovo lungometraggio creerà, anche se c'è la possibilità che l'ultimo film di Miyazaki non veda mai la luce, in quanto non sappiamo cosa ci riserva il futuro. A parte ciò, questo documentario veramente bello su di lui (revisione di una carriera e di un'istanza creativa fortissima, tra humor, rassegnazione e nuovi sogni), non mi ha solo appassionato per le sue curiosità sul mondo dell'animazione, mi ha anche fatto capire più di quello che credevo di sapere riguardo un uomo che ho sempre stimato. Ed alla fine non ci resta che incrociare le dita, sperando che Miyazaki riesca nell'ultima sua grande impresa. E in caso non ci riuscisse, almeno conserveremo il ricordo di un uomo che è morto facendo quello che ha fatto per un'intera vita: creare arte (lo trovate su VVVVID).
Appunti di un venditore di donne (Dramma/Thriller 2021) - Film
diviso in due parti. La prima, veramente riuscita, ambienta benissimo
la vicenda nella Milano anni Ottanta, usa molto bene le maestranze a
disposizione e costruisce un clima malinconico e amaro, molto adatto a
un noir. La tavola sembra apparecchiata per una sorpresa, ma la seconda
parte deraglia purtroppo in una storia sgangherata e senza molto senso,
che pesca a piene mani nell'improbabile. Casting assortito alla bell'e
meglio (c'è pure Libero De Rienzo, al suo ultimo film), un protagonista intollerabilmente
monocorde (raramente si sono visti attori tanto legnosi come Mario
Sgueglia) e un intreccio (tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio
Faletti) alla perenne ricerca del colpo di scena, in barba alla minima
plausibilità dello sviluppo narrativo. E così tra agenti donna del Sisde
con licenza d'uccidere, senatori con la pistola, brigatisti part time,
la vicenda si sfascia sotto gli occhi dello spettatore illuso di aver
trovato un noir italiano di livello. Un deciso passo indietro per Fabio Resinaro, co-regista del buonissimo Mine, che mette troppa carne al fuoco e non riesce ad impiattare la tavola come si deve. Peccato, l'idea di partenza avrebbe meritato una sorte migliore. Voto: 5
Magical Girl (Dramma/Thriller 2014) - Un
padre ama così tanto sua figlia che è pronto a commettere un crimine
per esaudire il suo desiderio. Ma il suo errore apparentemente piccolo,
porta a una reazione a catena e non c'è modo di fermarla. Pregevole
lavoro che osserva l'ineluttabilità del destino e l'incapacità
dell'uomo a governarlo, Magical Girl del regista spagnolo Carlos Vermut è
opera seducente e dalla struttura narrativa originale. Un'opera
misteriosa, che mescola magia, erotismo e psicopatologia, con qualche
snodo narrativo poco credibile, ma affascinante e una volta tanto non
scontata. Peccato che tutto questo non sia sufficiente a tenere alta
l'attenzione per le due ore circa di durata. Lungo il percorso narrativo
infatti, che intreccia, in un valzer di ricatti e
sangue su piani temporali paralleli e sovrapposti, i destini di tre
personaggi apparentemente lontani, si verifica una perdita e una
dispersione graduale della suspense e della tensione che, unita a una
costruzione altalenante del ritmo, a conti fatti finisce con
l'indebolire il racconto e di riflesso la sua trasposizione (il suo
"messaggio"). Gli attori sono anche bravi (in particolar modo Bárbara
Lennie, vincitrice dell'unico Premio Goya a fronte di 7 nomination nel
2015, già vista in Contrattempo, Tutti lo sanno e
Il regno) e il film, sotto l'aspetto puramente estetico, di Cinema, se
la cava, ma non tutto funziona bene od impressiona positivamente (compreso il disturbante finale). Voto: 6
L'ombra delle spie (Dramma/Thriller/Biografico 2020) - Un film di spionaggio classico (ambientato in un periodo di alta
tensione come quello della crisi cubana del 1962) senza troppi fronzoli.
Il film di Dominic Cooke, regista del sopravvalutato Chesil Beach, ci
racconta infatti, in modo ben scandito e chiaro, una vicenda complessa,
che nel film riesce a esplicitarsi senza eccessiva farraginosità. Non è
certo un action ma si basa principalmente sui personaggi senza avere la
profondità di un La Talpa tanto per fare un esempio. Però il soggetto,
tratto da una storia vera (basato sulla vita della spia britannica
Greville Wynne), non è niente male. Questa spia un po' improvvisata, ma
efficace in questo ruolo per lui tutto nuovo che determina il suo modo
di agire specialmente nel suo rapportarsi a livello umano, tanto da
diventare amico del suo omologo russo. Proprio alla base di questo
rapporto personale, contrariamente ad una normale spia lo spinge a
rischiare oltre il dovuto, anche pagando un prezzo per questo. La
presenza di Benedict Cumberbatch poi è una garanzia, in considerazione
della sua profonda trasformazione fisica. Tutto per un film di
spionaggio di stampo classico che, nonostante la continua
sensazione di déjà-vu, riesce a intrigare e intrattenere lo spettatore.
Voto: 6,5
Nomadland (Dramma 2020) - Realizzato quasi in forma di documentario, un interessante reportage sul
"nomadismo" moderno, non privo tuttavia di suggestioni narrative legate
alla vicenda del personaggio principale. Un ruolo che si adatta
perfettamente all'ottima Frances McDormand, il cui personaggio compie
una scelta apparentemente radicale ma in realtà naturale considerate le
sue inclinazioni caratteriali. Il suo percorso, geografico e umano viene
raccontato in modo lineare, senza grandi sussulti ma realisticamente in
un film in cui il paesaggio, spesso aspro, diventa coprotagonista.
Chloé Zhao riesce a imporsi nel panorama cinematografico internazionale
(ha vinto l'Oscar per la migliore regia con questo film) non cambiando
per nulla il suo lodevole stile di regia, riconoscibile ormai dal mix
che fa di finzione e realismo documentaristico (esattamente come in The Rider, film ugualmente riuscito, forse più, anche a livello emozionale), e puntando tutto sul carisma e la
bravura della McDormand, forse unica attrice in grado di reggere un
ruolo così complesso oggi (e non gli si può dire niente, l'Oscar ci
sta). Le ragioni del successo sono dovute alla comunque buona fattura
del film (riuscito l'utilizzo di attori "presi dalla strada" cit.), che esplora una cultura già vista nel cinema americano ma
sotto differenti punti di vista, e inquadrature in stile western. Alla
buona riuscita contribuiscono fotografia e musiche. Un bel film, ma non
assolutamente il miglior film, eppure a fronte delle sei candidature, il
terzo Oscar eccolo lì, diciamo che qualche sbadiglio scappa. Voto: 7
Locked Down (Romantico/Commedia/Thriller 2021) - Interamente ambientato e girato durante la pandemia e completamente integrato nella stessa, il nuovo film di Doug Liman (quello di Barry Seal per intenderci) è brillante nella sua lettura, non perfetto ma certamente più originale dell'italiano, prevedibilmente orrido, Lockdown. La protagonista del film è la sempre affascinante Anne Hathaway supportata dal bravo Chiwetel Ejiofor in una storia a metà fra la commedia romantica ed il sottogenere heist quasi interamente retta sul lavoro dei due attori. Il film funziona fin quando la pandemia detta i confini e le riflessioni sull'evento esterno che, mettendo in pausa la routine (altro confinamento), fa deperire le convinzioni sulla propria esistenza privata/lavorativa. Steven Knight (talentuoso sceneggiatore che tuttavia con Serenity fece un buco nell'acqua) è abile nel vivacizzare le dinamiche con videochiamate, tormentoni, il mix di generi e aperture all'esterno (le poesie diegetiche declamate per strada). Funziona fin quando il regista è al servizio degli interpreti, degli estri della sceneggiatura in interni e non promuove troppo una commedia sin lì piacevolmente parca (grande Ben Kingsley). Con un titolo così evocativo e contingente, invece, gli autori ad un certo punto pretendono la sospensione d'incredulità con l'heist movie compiacente ed inverosimile. Nonostante ciò, ed anche se a tratti approssimata, opera gradevole. Voto: 6
Locked Down (Romantico/Commedia/Thriller 2021) - Interamente ambientato e girato durante la pandemia e completamente integrato nella stessa, il nuovo film di Doug Liman (quello di Barry Seal per intenderci) è brillante nella sua lettura, non perfetto ma certamente più originale dell'italiano, prevedibilmente orrido, Lockdown. La protagonista del film è la sempre affascinante Anne Hathaway supportata dal bravo Chiwetel Ejiofor in una storia a metà fra la commedia romantica ed il sottogenere heist quasi interamente retta sul lavoro dei due attori. Il film funziona fin quando la pandemia detta i confini e le riflessioni sull'evento esterno che, mettendo in pausa la routine (altro confinamento), fa deperire le convinzioni sulla propria esistenza privata/lavorativa. Steven Knight (talentuoso sceneggiatore che tuttavia con Serenity fece un buco nell'acqua) è abile nel vivacizzare le dinamiche con videochiamate, tormentoni, il mix di generi e aperture all'esterno (le poesie diegetiche declamate per strada). Funziona fin quando il regista è al servizio degli interpreti, degli estri della sceneggiatura in interni e non promuove troppo una commedia sin lì piacevolmente parca (grande Ben Kingsley). Con un titolo così evocativo e contingente, invece, gli autori ad un certo punto pretendono la sospensione d'incredulità con l'heist movie compiacente ed inverosimile. Nonostante ciò, ed anche se a tratti approssimata, opera gradevole. Voto: 6
Tom & Jerry (Avventura/Commedia 2021) - La
tecnica mista non giova particolarmente al duo inossidabile, celebri
personaggi creati da William Hanna e Joseph Barbera, soprattutto a causa
di una storia avulsa dal loro mondo abituale che ai bambini, in teoria i
principali fruitori del film, dice molto poco (duo che, in un hotel di
lusso americano, rovinano un matrimonio sontuoso pieno di animali
animati in 2D, in un mondo reale). Nulla da eccepire a livello tecnico:
l'ingente dispiego di mezzi si vede tutto, ma il tentativo di allargare
il bacino di utenza diventa un'arma a doppio taglio e ci si diverte
davvero solo quando sono i cartoni a farla da padroni. In questo senso,
tutto è simpatico, molto carino, ma manca quel guizzo alla "Roger
Rabbit", che ti dia anche solo una motivazione del perché tutto questo
avvenga (e la comparsata di Paolo Bonolis proprio non c'azzecca, sembra trovarsi lì e basta). Buona
la prova della sexy protagonista (Chloë Grace Moretz, sempre deliziosa), poco
più che anonimi gli altri (tra cui Michael Peña). Si fa guardare
(questo filmetto diretto da Tim Story, già regista tra gli altri della duologia del "Poliziotto in prova"), ma per i nostalgici dei personaggi originali (tra questi anch'io) è una delusione. Voto: 5+
Paradise Hills (Thriller/Sci-fi 2019) - Colori sgargianti, cura visiva maniacale per questo Paradise Hills,
centro immerso in un'isola avente lo scopo di rieducare ragazze
dell'alta borghesia ad essere ad immagine della propria famiglia. Lo
scopo quindi è spersonalizzare i soggetti sottoposti alla cura e
renderli più inclini al conformismo. L'immagine è molto importante,
l'apparenza domina ma è legato troppo al modello di riferimento, cioè
Picnic ad Hanging Rock ma senza la forza ed il fascino misterioso del
film di Peter Weir (o della serie omonima), come pure La fabbrica delle
mogli di Bryan Forbes. Troppa forma e poco contenuto o almeno
quest'ultimo poco solido rispetto all'impianto visivo. Il cast
(prettamente femminile) non è male (le bellissime Emma Roberts, Eiza González e Milla Jovovich, più la brava Awkwafina), la regia debuttante (della Alice Waddington)
non mostra grandi pecche, ma il ritmo della narrazione e la storia in
sé mostrano poca fluidità e scarsa propensione al coinvolgimento vero e
proprio. Si lascia vedere, ma rimangono poche tracce. Voto: 5,5
Synchronic (Thriller/Sci-fi 2019) - Due paramedici (Anthony Mackie e Jamie Dornan, che sinceramente una gran prova non offrono) si imbattono in persone
morte o gravemente ferite dopo aver fatto uso di una nuova droga
sintetica che provoca una alterazione della percezione temporale. Dopo
un paio di film a basso costo piuttosto originali (V/H/S: Viral e Spring
quelli da me visti), Justin Benson e Aaron Scott Moorhead affrontano
per vie traverse un tema tra i più affascinanti della fantascienza con
un risultato convincente solo a metà: la prima parte intriga ma si
rivela essere solo un lungo preambolo, mentre la seconda, nonostante la
bella resa dei "viaggi nel tempo" indotti dalla droga, risulta appesantita da
troppe spiegazioni. Film gradevole ma sbilanciato. L'idea non era
malvagia, ma lo sviluppo, allorché poco fluido (con tanto di dialoghi
stucchevoli e prolissi), lo si aspettava decisamente migliore, nonché
più compatto (sembrano due film in uno). Comunque vedibile senza grossi patemi, anche se non mi sembra un prodotto destinato ad essere ricordato a lungo. Voto: 5,5
Rifkin's Festival (Romantico/Commedia 2020) - I film di Woody Allen sono (quasi) sempre meritevoli di visione ma
questa volta il "maestro" sembra meno ispirato che in altre occasioni
(meno che in Un giorno di pioggia a New York per esempio) tanto da
ricorrere all'escamotage di realizzare sequenze "ispirate" a celebri
film europei (citazioni per Fellini, Pasolini, Truffaut, Bunuel, Godard,
Bergman, e qualcun altro che mi sarà sfuggito) forse per "corroborare"
una sceneggiatura che pare esile e troppo ripetitiva, basata com'è su un
personaggio che appare essere un alter ego del regista (nei panni di un
anziano signore con un matrimonio in crisi e che si sogna sempre al
centro di alcuni film che hanno segnato la sua vita). Una commedia
votata al sentimentale, un po' nostalgica e decadente nei dialoghi,
anche se non manca una corposa vena ironica, dal ritmo ragionato, ma
forse troppo lineare nelle dinamiche che offrono pochi spunti davvero
degni di nota. E tuttavia si guarda volentieri dall'inizio alla fine. Merito al cast (Elena Anaya, Louis Garrel, Gina Gershon, Wallace Shawn) che mi è sembrato abbastanza credibile. Voto: 5,5
Un divano a Tunisi (Commedia/Dramma 2019) - Dramedy franco-tunisina, primo lungometraggio per Manele Labidi Labbé,
che vuole descrivere vita e difficoltà lavorative di una psicoanalista a
Tunisi, tra scetticismi, ostacoli burocratici e parenti invadenti. Una
storia abbastanza semplice per come strutturata ma che non manca di
affrontare dei temi interessanti e di una certa importanza, utili a
delineare lo stato di diritto in Tunisia, senza essere troppo pressante e
senza rinunciare a qualche sorriso. Quasi sempre brillante ma a tratti
più serio, il film è infatti meno superficiale di quello che sembra,
tuttavia non così coraggioso, sfugge via e risulta leggermente
sopravvalutato. Diciamo che la protagonista, brava e a modo suo
bellissima (è Goshifteh Farahani, per lei una piccola particina in La notte ha divorato il mondo, ad interpretarla), regge tutto il film.
Un film seppur non del tutto convincente (con un finale di storia che
non è riuscito a colpirmi), comunque grazioso e simpatico. Perché non tutto funziona nella sceneggiatura (talvolta incapace di
rendere tangibili le emozioni, a tratti forzata nella sua leggerezza,
con personaggi troppo fuori le righe), ma il risultato è interessante (fa inoltre piacere ascoltare tra le pieghe della colonna sonora due canzoni di Mina). Voto: 6
Every Breath You Take - Senza respiro (Dramma/Thriller 2021) - Un buonissimo cast e un soggetto originale erano le premesse di una visione stimolante, e invece tutto si perde nei meandri di una storia piatta, senza grinta. Eppure il film meriterebbe di essere guardato, soprattutto nel caso in cui si vuol passare una serata rilassante, con un thriller psicologico che non mette ansia. È infatti un film che non indulge nella violenza oltre lo stretto necessario, e che crea la tensione e l'azione che servono senza spingersi troppo oltre. Qual è il limite di questo film? Il promettere (appunto) più di quanto riesca a mantenere. Vi sono, difatti, evidenti limiti di sceneggiatura. Tutta la narrazione si svolge sul doppio registro di ciò che appare rispetto a ciò che davvero è. Purtroppo, la costruzione del racconto e la psicologia dei personaggi non rende onore all'intuizione iniziale che avrebbe potuto portare il film (diretto comunque bene da Vaughn Stein) su binari assai coinvolgenti. I colpi di scena comunque ci sono, e alcune idee narrative sono anche piuttosto interessanti, ma il film nel suo complesso non colpisce come vorrebbe. Casey Affleck e Michelle Monaghan faticano ad emozionare lo spettatore, Sam Claflin riesce però a dare vita ad un villain sottilmente inquietante. Voto: 5+
Collective (Documentario 2019) - Un documentario asciutto ed essenziale che segue per la maggior parte le
vicende di un gruppo di giornalisti (di un quotidiano sportivo, e quelli non sportivi facevano le tre scimmiette?) intento a indagare su un caso di
corruzione e frode in Romania, venuto a galla dopo un incendio in un
locale durante un concerto. Molti giovani persero la vita
nell'incendio ma allo stesso tempo tanti altri morirono in ospedale per
la bassa qualità delle cure ricevute. Ma il documentario di Alexander
Nanau (candidato come miglior documentario e miglior film internazionale
ai premi Oscar 2021) si pone l'obiettivo di seguire anche la vicenda
umana, stando dalla parte delle vittime di questo genocidio senza
precedenti. Un film duro non tanto nelle immagini ma per (appunto)
l'asciutta determinazione con cui racconta la diffusione del problema
corruttivo in Romania e l'indifferenza verso di esso di buona parte
della società, tra complicità e sottovalutazione. Asciutto anche nelle
scelte narrative, tanto che un difetto lo si riscontra nell'avvicinarsi
troppo al documentarismo. Documentarismo potente e quasi mai
compromissorio (il che è anche un limite) in cui però qualche
sotto-trama poteva trovare uno sviluppo adeguato. Interpretazioni
valide, anche considerando che parte degli attori interpretano sè
stessi. Più che discreto reportage di denuncia, incalzante e coinvolgente, un lavoro di grande qualità. Voto: 7
Ecco infine i film scartati ed evitati del periodo: Mrs Lowry & Son, Copshop - Scontro a fuoco, Tutti per Uma, Trafficked, Lea (2015), Anna Rosenberg, Qua la zampa 2 - Un amico è per sempre, Endless (2020), Rufus e la porta segreta, Lucky (2020).
Non ne conosco nemmeno uno, e stavolta non posso neanche guardare il cartone, perché Lorenzo detesta Tom e Jerry.
RispondiEliminaMa no, io li adoravo, sempre uguali ma sempre divertenti, e vabbè ;)
EliminaUn sacco di roba stavolta! In Locked down c'è una Anne Hathaway semplicemente da urlo (mitica anche la doppiatrice!), il film lo regge lei alla fine.. Rifkin's Festival, come scrivo su FilmTv "Il problema principale, ora, è guardare un altro attore che impersonifica Woody, con i suoi dilemmi, i tic, le pause, le battute, gli ammiccamenti, le faccette. Ma non è lui. Allora tu guardi due film, uno con Vizzini della Storia fantastica, e uno col Woody Allen che ti si agita in mente. “Inconcepibile!” ". Comunque una spanna sopra le sue ultime incolori prove.. compresa new York sotto la pioggia che te hai apprezzato.. Nomadland: sempre da FilmTv "Tuttavia, sono sicuro la scena che le ha consegnato l’Oscar è quando siede alla guida di un caravan ultratecnologico in esposizione, e inizia a muovere il volante imitando con la bocca il vroom vroom del motore e un clacson stridulo da far invidia ai migliori brucomela di Disneyland.. non per nulla è la sig.a Coen, e sotto sotto se la diverte un mondo.." Ma dopo 35 albe, quindici tramonti, sedici canyon.. anche basta.. Invece se vuoi/puoi recuperalo il CopShop tra gli scartati, perché al netto del finale sopra le righe, offre un sacco di siparietti godibili e ben girati.. ;)
RispondiEliminaAccipicchia, un romanzo praticamente oggi :D
EliminaA quel punto poteva esserci lui stesso, e sarebbe stato meglio..
Eh sì, è per questo che alla fine più del 7 non merita, di più non vale..
Forse l'anno prossimo, ma un recupero ci sarà comunque nell'ultimo "periodo" dell'anno ;)
Paradise Hills e Synchronic non mi hanno impressionato più di tanto, ammetto sono dei film gradevoli come dici tu, ma per certi versi non mi hanno trasmesso molto anche se il cast era valido. Invece Lockdown mi è piaciuto, non so se è perché parlava di una cosa che abbiamo vissuto di recente e che ci abbia impressionato molto ma è stato interessante e divertente per certi aspetti. Gli attori poi anche se non sembrava all'inizio, hanno sviluppato una bella alchimia.
RispondiEliminaMi aspettavo di meglio anch'io, ma purtroppo entrambi hanno dei grossi limiti.
EliminaBeh, un po' ha pesato il fatto che praticamente ci siam passati tutti, ma nonostante quello Locked down è un film riuscito ;)
Magical Girl lo vidi al cinema e non ho ancora avuto voglia di riguardarlo, che pesantezza... Nomadland è piaciuto pure a me!
RispondiEliminaPesante sì, ma bisogna anche essere obbiettivi, e bisogna quindi dire che obbiettivamente è un film comunque valido.
EliminaPiaciuto sì, anche se più che per la narrazione, per la tecnica.
Si, si, su Magical Girl siamo d'accordo. Infatti ce l'ho pure in dvd, ma appunto non honancora avuto la voglia di riguardarlo perché ricordo la sensazione che mi lasciò all'uscita dal cinema...
EliminaSì, una brutta sensazione..
EliminaMagical girl per me magnifico. Vermut è da tenere d'occhio.
RispondiEliminaQuello di Allen, invece... Beh, il "solito" Allen 😅
Insomma...il finale è stato un brutto colpo per me, l'ho odiato come in parte il film stesso..
EliminaNeanche troppo solito, ma questa volta non è riuscito a prendermi..
A me Nomadland è piaciuto così tanto che prima l'ho visto di straforo, e poi sono corsa al cinema appena è uscito in sala. Purtroppo il doppiaggio italiano appiattisce enormemente il tutto, ma è una storia così triste e potente che è impossibile non lasciarsi coinvolgere.
RispondiEliminaDegli altri film ho visto solo Paradise Hills, una mezza cretinata per ragazzette ma con qualche spunto interessante, e Synchronic, che invece, a differenza tua, ho trovato un punto di vista molto originale sui viaggi nel tempo, con tutto il cuore che solo Benson e Moorehead possono mettere nei film di genere.
A Lucky darei una chance. E' molto, molto strano ma magari potrebbe piacerti, com'è successo a molti.
Beh sì, peccato solo per i sbadigli, roba che altri film ben migliori non mi hanno fatto venire..
EliminaIn qualche modo anche originale Paradise, mentre seppur originale un punto di vista (di Synchronic) abbastanza inconcludente..
Ok, grazie del consiglio, ci penserò ;)
Vedo che oggi soprattutto tante insufficienze! Periodaccio come visione, eh? :)
RispondiEliminaIo ho visto di recente (per la prima volta) Amazing Spiderman. Guardabile, ma con diversi difetti.
Ho cercato il termine "heist" (che non conoscevo) che hai usato per la recensione di Locked Down. Non sono certo di aver capito benissimo in riferimento al film, ma probabilmente è dovuto al fatto che non abbia visto quel film (e in effetti non ne ho visto nessuno di quelli che hai recensito nel post).
Alti e bassi, come spesso capita, ma non è un problema ;)
EliminaAmazing Spiderman? Beh insomma, non indimenticabile..
Beh sì, bisognerebbe vederlo, diciamo che c'è un possibile colpo da mettere a segno, grazie alla situazione "reale" del film..