Dopo 11 lunghi mesi, dopo praticamente un intero anno (questo intenso 2021), finalmente si conclude, ma non termina affatto (dopotutto non ho visto tutto e/o il meglio, ancora tanti da scoprire), il mio viaggio all'interno dell'animazione giapponese, l'animazione oltre allo Studio Ghibli. Animazione giapponese che è abbastanza cambiata in quarant'anni (l'evoluzione c'è stata ed ancora c'è), e tuttavia spiegare nel dettaglio il cambiamento avvenuto è impresa proibitiva per me, per approfondimenti rivolgersi ad altri più ferrati e capaci, ma comunque è ovvio che proprio la Ghibli abbia fornito un contributo importante a tutto quel settore che nel tempo è divenuto vitale nel Sol Levante. Tra omaggi, citazioni e tanto altro, di tutto e di più, però è stato un percorso bello ed interessante. Un percorso di visione che mi ha quindi permesso di scoprire alcuni interessanti talenti ma soprattutto grandi maestri, prematuramente scomparsi decenni fa, è il caso di Satoshi Kon, o molti più recenti, è il caso di Makoto Shinkai e Mamoru Hosoda. E proprio da loro tre (di cui filmografia ho peraltro visto tutta, tranne il primo e l'ultimissimo di Hosoda) sono venute le più belle sorprese personalmente parlando, certo, non ho trovato quel gran capolavoro che mi aspettavo (anche se alcuni vicino ci sono andati), forse troppo affezionato alla Ghibli o decisamente troppi ne ho visti (ben 25, però adesso ne saranno addirittura 34), ma è stato ugualmente emozionante affrontarlo questo viaggio. Un viaggio/percorso cominciato con Perfect Blue (1997), Steamboy (2004), Lamù - Beautiful Dreamer (1984), Jin-Roh - Uomini e lupi (1999), Panda! Go, Panda! (1972), Metropolis (2001), Oltre le nuvole, il luogo promessoci (2004), La ragazza che saltava nel tempo (2006), proseguito con Mary e il fiore della strega (2017), Sword of the Stranger (2007), Millennium Actress (2001), 5 cm al secondo (2007), L'impero dei cadaveri (2015), Maquia (2018), Summer Wars (2009), Goshu il violoncellista (1982), Tekkonkinkreet - Soli contro tutti (2006), Una lettera per Momo (2011), Viaggio verso Agartha (2011), Tokyo Godfathers (2003), Wolf Children - Ame e Yuki i bambini lupo (2012), Patema Inverted (2013), La forma della voce (2016), Il giardino delle parole (2013), Paprika - Sognando un sogno (2006) e conclusosi oggi con questi 9 film. Nove pellicole/anime pescate (proprio non riesco a smettere di inglobare tutto in uno) da diverse piattaforme streaming. Da VVVVID, Prime Video e TimVision direttamente, da Netflix non direttamente diciamo. Detto ciò, ecco com'è andato quest'ultimo viaggio.
In questo angolo di mondo (Animazione/Storico/Guerra/Dramma 2016) - Sunao Katabuchi si è formato con gli insegnamenti di Hayao Miyazaki e in
questo suo film dimostra di saperli mettere in pratica, imbastendo una
storia di forti emozioni. Emozioni che paradossalmente sembrano
trattenuti, in quelle che sono le caratteristiche dei personaggi
principali e che mostrano di come in tempo di guerra si possa mettere da
parte la sofferenza e andare avanti con la forza di volontà, quasi come
a isolarsi dalle paure e dai pericoli. In questo angolo di mondo
(adattamento anime del manga Kono sekai no katasumi ni di Fumiyo Kōno) potrebbe trovare delle assonanze con Una tomba per le lucciole, ma il
film di Katabuchi si focalizza, forse in maniera un po' prolissa, sulla
vita di una giovane donna che deve affrontare cambiamenti improvvisi
nella sua vita e imparare cose nuove, conoscere nuove realtà famigliari e
deve fare i conti anche con un destino che la porta ad avere, e fare,
scelte diverse da quelle per cui era portata. Un film graficamente
discreto, come già accennato forse un po' lungo e non totalmente fluido
in alcuni momenti, ma capace di coinvolgere e mantenere viva
l'attenzione dello spettatore, portandolo a riflettere su quello che era
la condizione della donna in Giappone e le conseguenze di un conflitto
mondiale che non ha risparmiato nessuno. Un buon film d'animazione, che
al netto dei pregi e dei difetti (la storia d'amore tra Suzu ed il suo sposo pur non essendo banale e mielosa è poco approfondita e soprattutto frettolosa), merita sicuramente la visione. Voto:
6,5
Weathering with You (Animazione/Romantico/Dramma/Fantastico 2019) - Un film discreto ma un po' deludente. Nonostante offra ottime
animazioni, grafica e song molto appropriate (bellissime le animazioni
che giocano tantissimo su queste luci riflesse dalle gocce d'acqua
mentre il cielo rasserena, albe, cieli rarefatti, riflessi sulle
nuvole, animazione del cielo fantastica, da favola),
perde nella storia, che ho ritenuto poco interessante. Visto
che è stato uno dei big del 2019, mi aspettavo molto meglio. Non basta
la classica storia d'amore per rendere un film bello, a mio giudizio,
avrei voluto vedere una storia più solida, realistica e uniforme. Troppe
sono le ovvietà e i cliché che si vedono, troppi i luoghi comuni e
l'uso del "già visto". Nel corso delle vicende troppe sono le domande
lasciate senza risposta che ruotano attorno ai due personaggi, e un
terribile senso di déjà-vu con la precedente pellicola di Makoto Shinkai che
a lungo andare tende ad annoiare. Per il
resto propone degli ottimi tratti sentimentali che arrivano
emotivamente. Secondo me perde un po' di smalto nel finale, o forse mi
sono perso qualcosa, visto che sembra un po' approssimativo, forse anche
manchevole di incisività, fortemente desideroso di un happy end a tutti
i costi. Ma questo è un anime ben costruito sui
sentimenti, interessante visivamente e capace di coinvolgere facilmente,
puntando tutto sull'intensità emozionale del racconto e della
caratterizzazione dei personaggi. In questo senso resta un film delicato, condito di tanta tradizione
giapponese. Ma siano lontani dallo stupore della visione di Your Name. Voto: 6+
Voglio mangiare il tuo pancreas (Animazione/Romantico/Dramma 2018) - Tenendo bene a mente Quel fantastico peggior anno della mia vita (o
qualunque altro film dalle simil dinamiche, soprattutto finali),
Shinichirō Ushijima combina il tema della malattia con lo shoujo (una
categoria di manga e anime indirizzati principalmente a un pubblico
femminile, a partire dalla tarda infanzia fino alla maggiore età) con
stramboidi
silenziosamente attratti l'un l'altro. Qualche eccesso nella
caratterizzazione dei personaggi, ma si apprezzano i disegni eleganti e
mai spocchiosi (animazione di buon livello anche se non esaltante, bella
la spiegazione dello strano titolo) e la tenacia, tipicamente asiatica,
nel percorrere le
strade del sentimento e dell'emozione senza paura di esagerare. E
infatti si esagera, ma con purezza, in maniera non programmatica.
Riuscito il colpetto di scena, che non modifica la sostanza ma preserva
il candore del personaggio coinvolto. Tratto dal romanzo omonimo di Yoru
Sumino del 2014, da cui sono stati tratti anche un manga e un film live
action, Voglio mangiare il tuo pancreas fa quindi, e decisamente il suo
dovere, nonostante tutto. Perché sì, il film non ha un incipit originalissimo, ma riesce a
rendersi interessante, poetico e coinvolgente quanto basta per mantenere
in costante attenzione lo spettatore. Un buon film animato, da consigliare. Voto: 6,5
Miss Hokusai (Animazione/Dramma 2015) - Un'immersione nella Edo
della prima metà del XIX secolo. Una storia di
formazione personale e professionale tanto curata nei dettagli quanto
densa di carica espressiva, e tuttavia fredda e compassata nel ritmo. La
storia di O-ei, talentuosa figlia del più famoso Hokusai (personalmente
sconosciuto pittore, ma uno dei principali artisti giapponesi dello
stile ukiyo-e [mondo
fluttuante]: genere di stampa artistica giapponese), che una propria via
al di fuori dell'ombra del padre vorrebbe trovare. L'impostazione è
quella di uno slice of life, quindi non esiste,
sostanzialmente, una trama, anche se si possono suddividere i diversi
episodi in due categorie: una parte riguarda il rapporto fra il pittore e
i suoi discepoli e figlie, un'altra riguarda episodi soprannaturali
legati al mondo della pittura tradizionale. Questi ultimi episodi sono
quelli che maggiormente mi hanno interessato al film, ma anche la figura
di O-nao, figlia cieca del pittore, è ben caratterizzata e
interessante, più noiosi i vari discepoli che servono ad alleggerire
complessivamente il film. Degna di nota (negativa) la musica: il rock è
davvero inappropriato e avrei preferito una musica più contestuale.
Insomma un film, diretto da Keiichi Hara, prodotto dallo studio
Production I.G, tratto dal manga Sarusuberi di Hinako Sugiura,
visivamente e concettualmente interessante, ma lento e non convincente
del tutto. Voto: 6
Flavors of Youth (Romantico/Dramma 2018) - Nato dalla collaborazione tra uno studio di animazione cinese e uno
giapponese e realizzato tra tre registi, Flavors of Youth è un anime i
cui tre episodi hanno in comune il sentimento di malinconia e rimpianto
per il passato. I personaggi raccolgono spunti che li portano a pensare a
fatti della loro infanzia che hanno indelebilmente segnato la propria
vita. Realizzato con uno stile grafico suggestivo e una tecnica
impeccabile, è un film molto maturo per la sottigliezza psicologica con
cui sono rappresentati i personaggi. Anche se a volte la retorica è in
agguato, il film è onesto e risveglia uno spontaneo sentimento di
tenerezza verso la vita che scorre. C'è comunque da dire che non tutti
gli episodi sono dello stesso livello. Il primo cortometraggio ha come
filo conduttore il cibo, ed è dal mio punto di vista il cortometraggio
più riuscito, è nostalgico e malinconico. Evoca nella mente sapori e
momenti del passato che non torneranno mai più. Il secondo episodio, dal titolo "La piccola sfilata di moda", è
il corto più debole a livello di sceneggiatura. Per quanto la storia
sia piacevole, non riesce ad essere efficace ed evocativa come le altre
due. Amore a Shangai, l'ultimo dei racconti, è una storia romantica e
coinvolgente in cui i protagonisti sono legati dal filo rosso del
destino. A tratti che ricorda alla lontana i film di Makoto Shinkai, 5
cm al secondo e il più recente Your name. I tre mediometraggi sono ben
narrati e il tema del cambiamento è ben sviluppato. Nella fattispecie il
cibo, la moda e la casa. I registi sono tutti e tre giovani al loro
esordio e nel complesso hanno fatto un buon lavoro, complice un
character design semplice ed efficace, delle buone animazioni e una
colonna sonora coinvolgente. Voto: 6
Modest Heroes (Animazione/Fantastico 2018) - Il primo capitolo della serie Ponoc Short Films Theatre raccoglie tre
cortometraggi in tecnica mista (appunto) dello Studio Ponoc, uno studio
di animazione giapponese in cui, qualche anno fa, sono convenuti alcuni
animatori dello Studio Ghibli, e che ha già realizzato il lungometraggio
Mary e il fiore della strega (2017). I corti animati che compongono
questo progetto affrontano tutti argomenti diversi (due su tre sono
fantasy), adottando differenti stili e toni. Il risultato finale è
incerto, anzi, citando il titolo del progetto, modesto. Quel che mi ha
lasciato più perplesso è l'inconsistenza della materia narrativa di
ciascun corto. A questa considerazione fa leggermente eccezione il terzo
corto, "Invisible" Man, forse il più centrato dal punto di vista delle
suggestioni, sicuramente affascinante per la sua estetica, ma, comunque,
incerto in alcuni passaggi del racconto. Il peggiore fra tutti mi è
sembrato il primo, Kanini & Kanino, banale e ingenuo nella storia e
nelle risoluzioni, sia narrative che grafico-estetiche. Life Ain't Gonna
Lose è una storia di formazione carina (di un ragazzino allergico), ma
innocua. Però, le riconosco il pregio di aver messo in scena con
abbondanza di dettagli (il cibo!) vari aspetti della vita jappo. Punto a
sfavore: rapporto madre-figlio e character design/cromatismi ricordano
troppo (troppo) quelli di Ponyo di Miyazaki (e alcune soluzioni
ricordano anche il mood estetico de La principessa splendente di
Takahata). Insomma, lo Studio Ponoc merita attenzione, ma ha ampi
margini di crescita. In particolare, mi auguro che si affranchi a
sufficienza dagli standard dello Studio Ghibli, pur mantenendone la
qualità formale. Voto: 5,5
Penguin Highway (Animazione/Avventura/Fantastico 2018) - La durata appare oggettivamente eccessiva, soprattutto perché il film
prende una piega piuttosto surreale, manchevole di spiegazioni
razionali, che perde di incisività facendo, conseguentemente, scivolare
l'attenzione e il coinvolgimento verso il basso, non consentendo una
godibilità della storia che per lunghi tratti appare indigesta (troppo ambiguo il rapporto tra i protagonisti). La
grafica è buona, la prima parte della storia si segue bene e in maniera
fluida, ma complessivamente il film di Hiroyasu Ishida, per quanto mi
riguarda, manca di concretezza e di vero appeal, nonostante la fantasia e
l'originalità che appaiono evidenti. Lo Studio Colorido, che trae
ispirazione (anch'esso) da quello della Ghibli, debutta con questo
prodotto a metà tra il surreale e la fantascienza, tratto da un racconto
di Tomihiko Morimi che ha avuto grande successo di pubblico in
Giappone. A mio parere un film non totalmente riuscito e non per tutti.
Un racconto di formazione sicuramente apprezzabile ma sfortunatamente
alquanto, e troppo, sbilanciato. Voto: 5,5
Mirai (Animazione/Avventura/Dramma/Fantastico 2019) - Per Mamoru Hosoda il tema della famiglia è molto importante, visto che
già in altre occasioni è messa al centro dei suoi racconti. Questa
volta viene evidenziata nel processo di crescita e nella consapevolezza
di un bambino di 4 anni che vede il suo mondo cambiare con l'arrivo di
una sorellina. Tra magia e realtà si snoda il racconto del regista
giapponese,
caricato di molta umanità e di sensazioni positive, perfettamente
calibrato e dotato di una buonissima grafica che pur senza
sensazionalismi evidenti riesce a rendere la storia fluida e
interessante, incastrando le dinamiche famigliari con i "sogni" di un
bambino che man mano vede il proprio ego mettersi da parte in favore di
un'armonia comune. Il film, quindi, è un tentativo di rivisitazione del
nucleo famigliare
ai giorni nostri, sempre con un pizzico di elemento fantasy, ma senza
esagerazioni, com'è tipico dei suoi film precedenti. Ovviamente, il suo
pensiero è puramente soggettivo, e non è detto che a tutti può piacere
com'è stata giostrata la visione della condizione famigliare, ma rimane
sempre un film dalle buone morali e
animazioni. Un film, che come tutti gli altri di Mamoru Hosoda (che
ormai bisognerebbe considerare un grande), va visto, perché anche questo
è bello, anzi, personalmente è il suo più bello, praticamente
bellissimo. Mirai, l'ennesima (la più splendente) perla di un regista
che veramente non riesce a sbagliare un colpo (molto bello La ragazza
che saltava nel tempo, belli sia Summer Wars che The Boy and the Beast,
non male Wolf Children). Un grande autore contemporaneo che grazie alle
sue esperienze e nell'essere un prodigio nel campo dell'animazione, ci
regala la sua opera più autobiografica. Sacrificando magari la
spettacolarità del genere per una narrazione più intima, ma ugualmente
(se non più) efficace. Mirai è piaciuto a tanti, tra cui ai signori
dell'Oscar, che lo misero (prima volta in assoluto per un film
d'animazione giapponese non prodotto dallo Studio Ghibli) nella cinquina
del 2019, dove vinse Spiderman - Un nuovo universo, e anche questo ci
sta. Mirai è il nome della sorellina del protagonista e in giapponese
vuol dire futuro. Voto: 7,5
L'isola di Giovanni (Animazione/Storico/Guerra/Dramma 2014) - Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e in seguito allo sgancio delle
atomiche, l'isola giapponese di Shikotan viene occupata dall'esercito
russo. Nonostante la situazione sia particolarmente drammatica (la
convivenza praticamente forzata), due bambini, provenienti da contesti
culturali e geografici molto differenti, diventano amici. Quello che
viene dopo è la lotta che diventa molto più dura con il passare dei
giorni e sopravvivere diventa una sfida. Questo anime quindi ripercorre
quei drammatici accadimenti, così come era già stato fatto per "Una
tomba per le lucciole", attraverso gli occhi di un bambino, che
assisterà al susseguirsi degli eventi (tragici) che segneranno in modo
indelebile tutta la sua esistenza. Il film (diretto da Mizuho Nishikubo) può essere diviso in due
parti: nella prima, nonostante l'invasione nemica, viene lanciato un
messaggio di speranza sulla possibilità di convivenza fra due popoli
diversi. Vediamo, infatti, bambini giapponesi cantare in russo e, per
tutta risposta, bambini russi cantare in giapponese. Banale ma efficace.
Nella seconda parte, invece, viene descritto l'orrore della
deportazione e della separazione dai propri familiari. E' una parte
molto intensa seppur caratterizzata da una serie di scelte che ho
trovato molto inverosimili. Ma la scelta che mi ha lasciato più
perplesso è quella inerente proprio al titolo ed ai suoi riferimenti
letterari, Giovanni viene infatti da "Una notte sul treno della
Via Lattea" di Kenji Miyazawa, racconto poetico che viene assorbito dal
film stesso, facendolo diventare purtroppo per me, leggermente pedante.
Nonostante ciò, oggettivamente un buon film, certamente istruttivo e
sicuramente riuscito. Voto: 6,5
Sarà pure femminile, ma già dal titolo quello del pancreas non mi alletta minimamente.
RispondiEliminaÈ un cartone o un horror? 😂😂
Tranquilla, non ci sono cannibali :D
EliminaComunque sembrerà strano ma il titolo ha un significato profondo, quindi occhio, mai giudicare dalla sola copertina o locandina.