sabato 6 novembre 2021

Speciale Cinema Internazionale Vintage

C'è un italiano, un russo, un cileno ed un americano, no, non è l'inizio di una classica barzelletta, ma la nazionalità dei registi da me coinvolti per lo Speciale Cinema generico appositamente progettato, per recuperare alcune mancanze a livello cinematografico mondiale (di film non proprio recenti, ma decisamente vintage). Uno speciale che quindi racchiude un po' di tutto, dramma, azione ed horror, che ho pescato da un catalogo non proprio ricchissimo, quello di VVVVID (piattaforma che ricordo essere gratuita), ma comunque non priva di titoli interessanti, sia recenti che non recenti. Uno speciale che inizialmente prevedeva vedessi Prison of the Dead di David DeCoteau, ma dopo l'esperienza delirante avuta con Creepozoids ho virato su altro, su un altro film che insieme agli altri compongono appunto questo quartetto di titoli vintage, titoli diretti dai registi Umberto LenziAlejandro JodorowskyDavid SchmoellerAndrej Končalovskij, che hanno dato vita a pellicole decisamente singolari, alcune di queste addirittura divenute di culto. Uno speciale che peraltro fa da chiusura alla Promessa cinematografica di quest'anno, perché sì, mancano sempre i film legati agli Oscar o a semplici recuperi, ma l'obbiettivo prefissato ad inizio anno, ben 15 propositi, si può dirsi concluso. E con questo discorso quindi arrivato alla fine, non vi resta che constatare se quest'ultimo viaggio sia stato per me un buon viaggio o meno.

Incubo sulla città contaminata (Horror/Sci-fi 1980) - Un ritorno a due facce quello di Umberto Lenzi nel genere horror, otto anni dopo l'ultimo cannibal movie, genere con cui tuttavia tornerà nel 1981 in scena, fu con Cannibal Ferox. In un film del genere bisogna andare infatti a valutare quello che è il reale valore del film, e quello che ha lasciato nelle pellicole prodotte nei periodi successivi. La figura del non-morto velocizzato e capace di azioni strategiche intelligenti è stata un'intuizione a suo modo innovativa e interessante, seppur il film più che non morto proponga in verità degli infetti da radiazioni. Quindi un plauso al regista per questo innegabile merito, ma non bisogna dimenticare anche il resto: il film difatti soffre di numerosi difetti che risaltano con troppa facilità. Partiamo da errori di regia e di montaggio veramente da dilettanti, ma in generale il film elargisce con generosità scene surreali e poco realistiche (anche il trucco lascia parecchio a desiderare). Gli attori non sono disastrosi, ma si parla tuttavia di una recitazione monocorde e piatta, nessuno spicca. Gli effetti splatter sono altalenanti e riescono alle volte a sorprendere (scena dell'occhio), però in altri frangenti fanno calare sconforto nello spettatore. Non sono il massimo neanche le scene di lotta, parecchio ripetitive e fuori luogo. Al film avrei anche dato la sufficienza, ma negli ultimi 10 minuti la vicenda diventa troppo assurda, sfociando in un finale che non ha senso d'esistere. Conclusione: film da guardare per alcune intuizioni importanti, ma sempre tenendo presente il livello della pellicola. Voto: 5,5

Puppet Master - Il burattinaio (Horror/Dramma 1989) - Diciamolo subito, questo filmetto non è nulla d'eccezionale, presenta una trama vista e rivista decine di volte, solito gruppo di persone che si ritrovano in una casa che nasconde un orribile segreto, e neanche l'idea dei "pupazzi" assassini è poi così nuova (solo pochi anni prima ne uscivano già tanti), il ritmo non è sempre incalzante e la recitazione è tutt'altro che eccezionale. Quello che invece rende il film gradevole e che mi porta a concederli la sufficienza, è la realizzazione dei burattini, veri e propri protagonisti della storia, ben caratterizzati (ognuno ha le sue tecniche omicide, alcune di queste anche abbastanza originali, come quella che sputa sanguisughe, o quello che ha un trapano sulla testa) e soprattutto ben animati attraverso la stop-motion. Stupisce vedere degli effetti speciali così ben fatti in un film di serie B come questo. Da ricordare anche la buona fotografia e regia, di David Schmoeller, colui che ne dirigerà anche altri successivamente (nonostante non sia molto famoso come altri ha infatti generato una saga decisamente lunga), sempre sotto l'egida di Charles Band come produttore, produttore di questo film ed altri (anche lui comunque regista di altri capitoli). Molto piacevole da vedere, con attori migliori (si riconosce solo Paul Le Mat, che però era nel notevole American Graffiti) e un po' di splatter in più sarebbe potuto diventare anche un piccolo classico (non si può non pensare a un classico come La bambola assassina, sicuramente superiore a questo), ma è diventato di culto, e non è poco. Voto: 6
El Topo (Western/Dramma 1970) - Difficile è giudicare El Topo, non solo per la natura stessa della pellicola (discontinua, ermetica, accecante, crudele e senza compromessi), ma anche perché questo è il primo film che vedo di Alejandro Jodorowsky, conoscendolo potreste ben sapere, ma intraprendere questo viaggio assolutamente dovevo. Incredibile sequenza di allegorie e di metafore non sempre decifrabili ma aperte a un'infinita molteplicità di interpretazioni e letture. Il talento visionario del regista e il felice susseguirsi di nonsense hanno portato alla definizione di western surrealista. Innumerevoli sono i richiami sessuali e feticisti e i riferimenti filosofico-religiosi (non solo al cristianesimo, ma anche alla mistica orientale). Un'umanità variegata di persone deformi e bizzarre si muove tra situazioni grottesche e stranianti episodi di violenza. Il film fondamentalmente è una sorta di viaggio mistico diviso in capitoli (Profeti, Salmi, Apocalisse) sublimato dalla metamorfosi/rinascita del protagonista (lo stesso regista), che da pistolero nero e spietato che deve battersi con i "maestri" per conquistare il primato diventa nella seconda parte del film un bonzo rasato a zero che tenta di riscattare l'infame destino di alcuni derelitti chiusi in una caverna. Un percorso interiore di formazione, con il deserto che sta a simboleggiare la vastità spaziotemporale e il sottosuolo come prologo all'ascesi (dal buio alla luce). Non è un film facile, così complesso e denso di simbolismi, ma è incredibilmente bizzarro e a tratti anche divertente. Talmente anarchico da risultare folgorante. In questo senso degni di nota l'impegno e la passione profusi dallo stravagante regista cileno naturalizzato francese, che per l'occasione è stato regista, attore protagonista, sceneggiatore, curatore di colonna sonora, scenografia e costumi. Un film, dunque, non per tutti e non perfetto, ma fuor di dubbio coinvolgente ed ammirevole. Voto: 6,5

A 30 secondi dalla fine (Azione/Dramma 1985) - Una pellicola carceraria che si fa inno alla vita (e alla morte) allo stesso tempo e che riflette sul peso dell'odio all'interno di una società sempre più allo sbando. Le regole sono quelle dell'action classico portate al massimo livello di spettacolarità grazie alla corsa impazzita del treno senza controllo sullo sfondo dei paesaggi innevati dell'Alaska (la gelida ambientazione da quel tocco in più, rendendo il film distinguibile), su questo basilare scheletro si innestano le storie personali dei criminali protagonisti, innaffiate da robuste dosi di violenza. Finale epocale ed un Jon Voight sorprendente nella parte "negativa" di un carcerato mezzo matto, soprattutto il personaggio di Manny è infatti ben caratterizzato, il suo complice invece (ma paradossalmente il migliore Eric Roberts visto sul grande schermo) non ha la stessa presenza scenica e la compagine femminile risulta un semplice riempitivo (in questo senso ho faticato a riconoscere la Rebecca De Mornay). Certo gli eventi sembrano essere messi in fila strumentalmente per il divertimento dello spettatore e la verosimiglianza, in generale, sta di casa da un'altra parte, per dirne una, che il Direttore di un carcere si cali dall'elicottero sul treno in corsa per recuperare due evasi destinati a morire per i fatti loro non ha nessun senso. Ma per il resto è a tutti gli effetti un bel film, un film, diretto dal regista prima sovietico ora russo Andrej Končalovskij, basato su di un soggetto del (grande) regista giapponese Akira Kurosawa, decisamente solido e anche ben fatto sotto molti punti di vista, che è un valido esempio di prodotto completo, semplice da seguire, ma anche propenso a generare pensieri e considerazioni non proprio banali. Titolo originale (Runaway Trainmolto più significativo pur nella sua semplicità. A conti fatti l'etichetta di cult non gliela può togliere nessuno. Voto: 7

13 commenti:

  1. Grazie, alcuni non per caso li ho voluti vedere grazie a te ;)

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  2. Ho sempre amato A trenta secondi dalla fine. Utili le segnalazioni horror. Alla prossima!

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    1. Non ricordo se l'avevo già visto, comunque non male sì. Alla prossima a te, ciao ;)

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  3. Di Jodorowsky mi bastò La montagna sacra.. :( dovrei averlo visto A 30 secondi dalla fine, ma non ne ho memoria.. e neanche traccia di rece su FilmTv.. provo a recuperare.

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  4. Questi mi mancano tutti, credo che però un'occhiata la darei volentieri a tutti e quattro.

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  5. Incubo sulla città contaminata, dal mio ignorante punto di vista, vale "solo" per aver ispirato Planet Terror. Poi, per carità di Dio, c'è chi lo ritiene un cult, ma io mi ero alternativamente spanciata dalle risate o addormentata per la noia.
    E lo stesso vale per Puppet Master, però lì c'era MOLTA più noia.

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    1. Ognuno è libero di ritenerlo, ma al di là dei meriti è quasi un incubo (nel senso negativo del termine) per davvero...
      Non condivido invece su Puppet Master, che comunque solo perché ci sono i Puppet vale qualcosa...

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  6. Lenzi a quanto pare odiò lavorare a quel film, più che altro odiò lavorare col protagonista di Incubo sulla Città Contaminata. Hugo Stiglitz era un attore messicano molto popolare in patria, roba da fans in perenne delirio e fu imposto al regista dalla coproduzione spagnola ma le sue qualità recitative non dovevano essere un gran che. Anni dopo Lenzi dichiarò che il vero morto vivente sul set era proprio Stiglitz.

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    1. Beh, gli do ragione, molto anonimo effettivamente...

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    2. E considera che, proprio per rimarcare, l'alta considerazione che riscuote l'attore oltreoceano, lo stesso Tarantino ha dato il nome Hugo Stiglitz ad uno dei personaggi di Inglorious Basterds.

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