In occasione del terzo anno di blog (esattamente una settimana fa, qui il post) il buon Moz mi augurava solo film belli, non che mi dispiacesse che si verificasse veramente dal quel giorno di vedere solo quei tipi di film, tutt'altro, ma purtroppo non solo "brutti" film avevo già visto, ma li ho anche visti dopo il mio bloggeranno. Dopotutto anche sforzandomi di vedere solo i migliori film in circolazione (e d'ora in poi dovrò forse sforzarmi anche di più) capiterà sempre di incappare in qualche film deludente, qualche prodotto mediocre o qualche pellicola al di sotto delle aspettative. Per cui ben vengano i film belli, tuttavia anche quelli brutti un motivo per esistere hanno altresì, quello di finire in questa abituale ormai rubrica. E quindi ecco i "prescelti" del mese.
Codice criminale (Dramma, Regno Unito 2016): Nonostante sia basato su un soggetto interessante, anche se non molto originale (uno spaccato di vita familiare, di una famiglia di criminali analfabeti e ignoranti, che pascola tra le campagne inglesi e si accampa in roulotte e il cui prepotente patriarca è convinto che il mondo sia piatto), il film di Adam Smith (Don't Think, Skins e Doctor Who) lascia un po' perplessi, forse anche più. Il film infatti, che si propone di descrivere l'impossibilità di sfuggire al proprio destino ma finisce soltanto per curarsi del folklore che gli sta intorno dimenticandosi delle motivazioni, che poggia sulle performance di Michael Fassbender e Brendan Gleeson, gira a vuoto, non diventa mai narrativamente accattivante. La vita senza regole della famiglia, gli scontri continui con la polizia, gli inseguimenti mozzafiato e il sistema che li rigetta sono alla fine difatti soverchiati da una sceneggiatura, seppur onesta, monotona e scontata. Se le psicologie dei personaggi sono discretamente descritte (anche se velleitario e privo di mordente è il rapporto padre-figlio), quello che tradisce sono le loro azioni: derubare auto per il gusto di guidarle e farsi beffe di una polizia impreparata, un padre-padrone che vuole mantenere il suo controllo sul clan (non senza qualche assurdità) e un finale che, invece di virare sul tragico, perde l'orientamento fino a sconfinare nel posticcio sono mosse che rendono evidenti i grossolani errori logici della pellicola. Una pellicola con un regia non certo efficace e ordinaria, una pellicola che non dice nulla e non va da nessuna parte, una pellicola in cui non si ha l'ardore e la voglia di immedesimarsi nel contesto e tantomeno in individui poco costruiti e isolati, una pellicola in cui le intenzioni (da cogliere qua e la) rimangono statuarie, crude e salomonicamente spente, una pellicola senza alcun motivo di interesse, nemmeno dal punto di vista socio-antropologico (superficiale e appena abbozzato qualsiasi tentativo di scandagliamento) ed emozionale. Si ha la sensazione infatti a fine visione di aver visto poco e raccontato non bene con incongruenze paesaggi-attori. Un vero peccato, perché il regista ha dalla sua le grandi interpretazioni di Fassbender e Gleeson (pur sprecando Sean Harris), dotate di quelle venature shakespeariane che avrebbero però richiesto uno script più attento e rigoroso. Così, Codice criminale (molto più efficace il titolo originale, Trespass Against Us) diventa un film onesto ma che sarà dimenticato in tutta fretta. Voto: 5+
Fottute! (Commedia, Usa 2017): Mollata dal fidanzato, la giovane Emily non sa più con chi partire per una vacanza in Sud America, opterà per sua madre Linda, inizialmente poco convinta dell'idea ma che finirà per accompagnarla, e che finirà per vivere un'avventura pericolosa. Sciocca commedia con al centro un rapporto madre-figlia ben poco credibile, Fottute! (complimenti alla Fox per il gran bel titolo italiano) è un prodotto volgarotto e grossolano, che punta sulla vena comica della scatenata (ma ben poco espressiva) Amy Schumer (che già non mi aveva convinto in Un disastro di ragazza) e su una serie di disavventure esotiche che capitano alle due donne durante il viaggio (il "solito" rapimento). Peccato che la base narrativa sia solo un pretesto per dare vita a gag stantie, tanto per le dinamiche su cui si creano quanto per i superficiali dialoghi, scritti senza alcuna attenzione e con pessimi tempi comici. Snatched infatti, diretto da Jonathan Levine, tra doppi sensi e smorfie esagerate, che ricalca troppo sfacciatamente altre pellicole e quindi di originale non ha assolutamente nulla, e che tuttavia non è particolarmente brutto né tantomeno noioso (alcune gag divertenti ci sono), è una commedia (che di cinematografico non ha praticamente nulla, se non una messa in scena comunque curata sia nelle scelte scenografiche, sia nell'abbondanza di risorse tecniche a disposizione) talmente esile che, nonostante il minutaggio contenuto entro i novanta minuti, ha bisogno di due storie praticamente separate per poter arrivare a definirsi un lungometraggio. E nessuna delle due convince, anche perché la sceneggiatura, che penalizza molto il personaggio di Goldie Hawn (che risulta spaesata e completamente fuori parte) a vantaggio di quello della Amy Schumer (inutilmente esuberante e sopra le righe) ha alcuni passaggi fin troppo stupidi. Così tanto che quest'operazione (possibilmente da dimenticare e certamente da non consigliare) conferma l'involuzione del regista, che dopo il bel 50 e 50, dimostra di essere solo un onesto mestierante e nulla più. Voto: 4,5
Fahrenheit 451 (Fantascienza, Usa 2018): Non ho visto il film originale (del 1966 diretto da François Truffaut), nientemeno ho letto il romanzo omonimo da cui questo remake è il suo adattamento (del 1953 di Ray Bradbury), per cui ho visto il film per quello che è, un action fantascientifico interessante ma non proprio convincente. Perché il film, un film per la televisione del 2018 scritto e diretto da Ramin Bahrani, anche se non fosse un remake, pone delle tematiche tali che attraverso un aggiornamento contestualizzato all'epoca contemporanea, sempre attuali ed eterne, sono parecchio interessanti. Giacché l'idea di voler modernizzare la trama principale (un mondo distopico in cui i pompieri invece che spegnere gli incendi li appiccano, e vengono usati dal governo per bruciare i libri) aggiungendo tanti dettagli che la avvicinassero all'epoca in cui viviamo (dove i libri stanno effettivamente scomparendo in favore di apparati digitali e dove il conformismo ha raggiunto livelli estremi) è, non solo condivisibile ma anche molto apprezzabile. Tuttavia se i presupposti sono più che discreti, sono rimasto abbastanza perplesso sui suoi sviluppi. Poiché in questo caso, seppur la denuncia sui rischi che stiamo correndo è chiara, la sua esposizione è labile e fallimentare. Dalla descrizione di un mondo futuro coerente allo sviluppo di una trama sulla carta appassionante e coinvolgente, ma che messa in scena sembra incedere a fatica, quasi svogliatamente. In pratica quando i personaggi e il contesto in cui agiscono vengono presentati, quando iniziamo ad affezionarci a loro e vogliamo scoprire come si andrà avanti, il film si perde in una nuvola di fumo e si trascina così fino alla fine (palesemente ricalcata da Blade Runner, da cui riprende i grattacieli futuristici). E quindi sfortunatamente, l'affidabile Ramin Bahrani non solo non riconferma le doti di osservazione intraviste (seppur parzialmente) nei suoi precedenti A qualsiasi prezzo e 99 Homes, ma forse non è stata la scelta giusta, perché sperpera in tutto e per tutto un patrimonio attoriale di altissimo livello (c'è anche Sofia Boutella insieme ad un carismatico, ma noioso e monocorde, Michael Shannon e Michael B. Jordan, il giovane eroe con tanto di classico ravvedimento in corso d'opera) e più in generale non riesce ad elevarsi ad un livello qualitativo sufficiente. Tutto per un film che è pure in grado di stimolare una riflessione ma che, in fondo, è sostanzialmente innocuo, colpendo l'attenzione solo di chi non conserva il ricordo dell'originale e che può tornare utile esclusivamente per (ri)prenderlo in mano. Volendo anche dignitoso, ma in buona sostanza esangue. Così tanto che se abitassi nel mondo del film e fossi nei panni del protagonista, non mi farei tanti scrupoli a darlo alle fiamme. E se succedesse nel nostro, nessuno ne sentirebbe la mancanza. Voto: 5,5
Codice Unlocked (Thriller, Gran Bretagna, 2017): Nasceva forse con l'intento di sorprendere, di andare oltre, invece questo è l'ennesimo spy-thriller convenzionale, un film fuori tempo massimo perché ormai il tema del terrorismo islamico e delle agenzie governative colluse è ormai stantio. Il film infatti (una spy story molto intrigata e intricata, dove nessuno è quello che sembra), che ha dalla sua solo il fatto di avere la novità di una donna protagonista (la Noomi Rapace soprattutto nota al pubblico per i titoli della serie Uomini che odiano le donne), tra doppiogiochisti e voltagabbana, tra diabolici burattinai e pedine inconsapevoli, procede come da classico script. Script che qui fa fatica a nascondere la banalità del tutto e non brilla certo per dialoghi o caratterizzazione. Perché tra buchi narrativi e situazioni poco credibili, il film, che ricorda molto da vicino diversi altri prodotti dello stesso genere (la saga di Jason Bourne, in primis) ma con risultati diametralmente opposti, che pur riconosce "mestiere" al regista (alcune interessanti scene d'azione ci sono, il ritmo non è messo in discussione, la durata contenuta e lo scenario sono giusti) non riesce ad elevarsi dai soliti cliché, non concedendo molte emozioni e i pochi colpi di scena sono piuttosto telefonati. Prevedibile e banalotto, il film di Michael Apted difatti (che dalla sua ha la direzione di un Bond, 007 Il mondo non basta), fatica a coinvolgere, i ragionamenti sul tema del terrorismo sono superficiali, debole è la scrittura dei personaggi (quella dei "cattivi" soprattutto) e sconta alcune piattezze nel corso della storia. Una storia così tanto ordinaria che proprio non si capisce (dura da comprendere) come abbia fatto una produzione come Codice Unlocked a mettere insieme un simile cast. Cast che comprendente John Malkovich e Toni Collette (entrambi poco e mal sfruttati), Michael Douglas e Noomi Rapace (entrambi parecchio imbambolati), non dimenticando un inutile Orlando Bloom, non fa comunque molto per migliorare la situazione di un film possibilmente da dimenticare. Voto: 5
Jukai: La foresta dei suicidi (Horror, Usa 2016): Ispirato alla leggenda della foresta di Aokigahara, luogo macabro e maledetto già al centro de La foresta dei sogni di Gus Van Sant, in cui la gente vi si reca per porre termine alla propria esistenza, The Forest, titolo stranamente peggio di quello originale, non è un film completamente da buttare ma piuttosto brutto, che ha i soliti difetti dei film horror di serie B (personaggi idioti, storia molto poco originale, sceneggiatura approssimativa). Il film infatti, che racconta del viaggio di una giovane americana alla ricerca della gemella scomparsa in circostanze misteriose nella suddetta foresta, e diretto da Jason Zada, celebre soprattutto negli States per qualche videoclip musicale e varie sceneggiature televisive, rimane un prodotto piuttosto scialbo e inconcludente che non convince nell'insieme. Qualcosa di buono c'è ma deboli collegamenti e mancati approfondimenti oltre a qualche banalità ne disperdono il valore intrinseco strada facendo. Parte bene grazie ad una prima parte che cerca di introdurre personaggi e fatti in modo approfondito, ma una volta nel bosco i cliché cominciano a farla da padrone e tutto si incasella su binari già esplorati e abbastanza triti. Certo, il regista ci regala comunque qualche genuino momento all'insegna del terrore, è vero (anche se sfruttando i soliti Jumpscare, qui poi non tanto efficaci), ma questo non basta per sollevare il film dalla mediocrità che lo contraddistingue lungo tutto il percorso. Colpa soprattutto di una sceneggiatura deludente, sconclusionata e priva di mordente. E non basta il finale (addirittura banale, troncato, affrettato e superficiale) a risollevare le sorti del lavoro, un lavoro registicamente anonimo (girato con gusto, ma privo di grazia e coesione) che non sfrutta e non rende giustizia alla suggestiva ambientazione, sfruttata abbastanza bene nel film con Naomi Watts, ma qui invece solo marginalmente. Non aiutano neanche gli attori a rendere interessante il tutto, in special modo Taylor Kinney (Chicago Fire) che sembra quasi scocciato di essere lì, e propone una recitazione monoespressiva, non aiutata nemmeno dal doppiaggio. Un po' meglio Natalie Dormer (Game of Thrones), ma niente che possa salvare il valore complessivo della pellicola. Una pellicola tuttavia non inguardabile e non da snobbare completamente, ma che non presenta nulla di eccezionale. Giacché troppo scontato e posticcio per strappare una sufficienza anche minima, finisce per essere un ibrido fra un horror americano e uno giapponese amalgamato male. Un ibrido che non riesce a sfruttare il suo potenziale e di cui era lecito aspettarsi di più. Voto: 4,5
Jukai: La foresta dei suicidi (Horror, Usa 2016): Ispirato alla leggenda della foresta di Aokigahara, luogo macabro e maledetto già al centro de La foresta dei sogni di Gus Van Sant, in cui la gente vi si reca per porre termine alla propria esistenza, The Forest, titolo stranamente peggio di quello originale, non è un film completamente da buttare ma piuttosto brutto, che ha i soliti difetti dei film horror di serie B (personaggi idioti, storia molto poco originale, sceneggiatura approssimativa). Il film infatti, che racconta del viaggio di una giovane americana alla ricerca della gemella scomparsa in circostanze misteriose nella suddetta foresta, e diretto da Jason Zada, celebre soprattutto negli States per qualche videoclip musicale e varie sceneggiature televisive, rimane un prodotto piuttosto scialbo e inconcludente che non convince nell'insieme. Qualcosa di buono c'è ma deboli collegamenti e mancati approfondimenti oltre a qualche banalità ne disperdono il valore intrinseco strada facendo. Parte bene grazie ad una prima parte che cerca di introdurre personaggi e fatti in modo approfondito, ma una volta nel bosco i cliché cominciano a farla da padrone e tutto si incasella su binari già esplorati e abbastanza triti. Certo, il regista ci regala comunque qualche genuino momento all'insegna del terrore, è vero (anche se sfruttando i soliti Jumpscare, qui poi non tanto efficaci), ma questo non basta per sollevare il film dalla mediocrità che lo contraddistingue lungo tutto il percorso. Colpa soprattutto di una sceneggiatura deludente, sconclusionata e priva di mordente. E non basta il finale (addirittura banale, troncato, affrettato e superficiale) a risollevare le sorti del lavoro, un lavoro registicamente anonimo (girato con gusto, ma privo di grazia e coesione) che non sfrutta e non rende giustizia alla suggestiva ambientazione, sfruttata abbastanza bene nel film con Naomi Watts, ma qui invece solo marginalmente. Non aiutano neanche gli attori a rendere interessante il tutto, in special modo Taylor Kinney (Chicago Fire) che sembra quasi scocciato di essere lì, e propone una recitazione monoespressiva, non aiutata nemmeno dal doppiaggio. Un po' meglio Natalie Dormer (Game of Thrones), ma niente che possa salvare il valore complessivo della pellicola. Una pellicola tuttavia non inguardabile e non da snobbare completamente, ma che non presenta nulla di eccezionale. Giacché troppo scontato e posticcio per strappare una sufficienza anche minima, finisce per essere un ibrido fra un horror americano e uno giapponese amalgamato male. Un ibrido che non riesce a sfruttare il suo potenziale e di cui era lecito aspettarsi di più. Voto: 4,5
Black Mass: L'ultimo Gangster (Azione, Usa 2015): Ennesima pellicola sulla vita criminale di un gangster, Black Mass racconta appunto la biografia (tratta dall'omonimo libro scritto nel 2001 da Dick Lehr e Gerard O'Neill) di Whitey Bulger, un criminale di Boston che attraverso un accordo con la Fbi ed alle coperture che gli fornisce il suo amico John Connolly diventa un boss spietato e crudele. Ma proprio per il semplice fatto che di film simili (tratti da una storia vera o meno) ne abbiamo visto a centinaia, che la pellicola finisce per diventare ridondante e noiosa a prescindere. Se poi si aggiunge l'ennesima maschera di Johnny Depp (make up pesante, calvizie, lenti a contatto azzurro ghiaccio), l'effetto globale è più che mai risaputo, già visto e distante. Il problema è che, un po' The Departed, un po' Quei bravi ragazzi, un po' I Soprano, il regista Scott Cooper arraffa il più possibile, ma sembra non trovare la strada giusta per rendere davvero drammatico e coinvolgente questo piccolo pezzo di Storia americana. Il film infatti si sgretola fin da subito sotto il peso delle sue banalità (prevedibile e stereotipato), e come già nel precedente Il fuoco della vendetta, il regista (con una regia diligente, ma scolastica e priva di guizzi) fa il suo compitino senza mai entusiasmare. Difatti si fa fatica a trovare una inquadratura o una singola scena che resti realmente impressa. E quindi è di certo questo un prodotto confezionato e realizzato con didascalico mestiere, è qualcosa, ma non basta. Perché la sceneggiatura è un copia e incolla di tanti cult di genere del passato, senza sprazzi di originalità né scarti in avanti. Così passi due ore di buon intrattenimento, senza mai sorprenderti ma neanche annoiarti, ma in attesa di qualcosa di più che però non arriva. E se la sceneggiatura, scialba e noiosa, manca di azione, colpi di scena o dialoghi memorabili, altrettanto sprecati appaiono i validi attori prescelti per interpretare i protagonisti delle vicende. Il numeroso cast di attori scelti ed ivi impiegati, come Joel Edgerton, Peter Sarsgaard, Benedict Cumberbatch, Kevin Bacon, Dakota Johnson, Juno Temple, Corey Stoll e David Harbour infatti, non riesce a sollevare il film dalla pura e semplice testimonianza diretta e lineare di un'esistenza criminale, non riuscendo ad approfondire, per esempio, la psicologia dei personaggi e le varie motivazioni. Pertanto Black Mass risulta una lunga serie di efferati crimini tesi a dimostrare solo la crudeltà insita del protagonista, protagonista interpretato da Johnny Depp tuttavia abbastanza efficacemente, ma non in modo del tutto convincente e tale da valorizzare tutto il lavoro (un lavoro senza anima, in cui manca una reale idea cinematografica). Scott Cooper dunque costruisce un'opera che risulta discreto dal punto di vista registico ma, a mio parere, senza alcun mordente e con qualche lungaggine di troppo. Giacché la coralità del racconto si perde ed ogni velleità politica viene riposta, e ciò che rimane è soltanto un'altra storia di criminali in una delle tante città statunitensi. Una storia, forzata e dimenticabile, in una pellicola che diventa un'occasione sprecata. Voto: 5,5
Ecco infine i film (di stampo prettamente non televisivo) scartati ed evitati in tv, da Sky (anche Premium) ed Infinity (per l'ultima volta, i ticket gratuiti ho finito):
Gramigna Dramma malavitoso italiano interessante ma convenzionale
Tafanos Commedia italiana trash tranquillamente evitabile
Canterville: Un fantasma per antenato Mediocre adattamento di un'opera di Oscar Wilde
Tiro libero Molto similmente, favoletta buonista, molto convenzionale e scontata
Terapia di coppia per amanti Praticamente un film, in tutto e per tutto, che è una presa in giro
The Darkness (6 Miranda Drive) Il quasi certamente peggior film di Greg McLean è un banalissimo horror sicuramente dimenticabile
Le avventure di Spirou e Fantasio Avventura di serie B banale e prevedibile
Matrimonio con l'ex Nonostante il gran cast, questa è una commedia romantica proprio ordinaria, anche troppo
Incubo biondo Thriller scontato e per niente interessante
Dead Draw - Nessun vincitore Heist movie decisamente banale, anche troppo
Atto di difesa - Nelson Mandela e il processo Rivonia Film biografico certamente importante ma poco interessante
Earth - Un giorno straordinario Rispetto la natura, tuttavia questi tipi di documentari proprio non fanno per me
Ragazze nel pallone: Sfida mondiale Cheerleader alla riscossa in un film, che nonostante l'abbondanza di giovani fanciulle, non intriga particolarmente
Honey 3: Il coraggio di ballare Come appena sopra, ma poi dico, ma che li fanno a fare?
Il viaggio di Amelie Avventura per ragazzi bella ma banale e quasi certamente scontata
Ricatto ad alta quota Thriller semplicemente di serie B, e quindi tranquillamente evitabile
Infedele L'ennesimo ed inutile thriller canadese sul classico e pericoloso triangolo amoroso
Veleno Film di denuncia retorico e banale
Mai fidarti della tua ex Lo stampino di questo suddetto genere andrà mai in pensione?
Rabbit School - I guardiani dell'uovo d'oro Film d'animazione tedesco moralmente prevedibile e perciò consigliabile solo ai bambini
Ange & Gabrielle - Amore a sorpresa Commedia francese largamente prevedibile e per niente originale
Edhel Fantasy italiano coraggioso e interessante, ma troppo simile nei temi e contenuti al film Penelope con Christina Ricci
Non ne ho visti neanche mezzi :) Vedo che sta Amy Schumer è in rampa di lancio, ho visto pure il trailer di un nuovo film in arrivo al cinema..mah
RispondiEliminaIn America sta avendo successo in effetti la Schumer, ma sinceramente la sua comicità è fin troppo fastidiosa..
EliminaAvevo letto il libro di Terapia di coppia per amanti e mi era piaciuto un sacco. Del film ho sempre letto solo recensioni negative quindi ho lasciato perdere...
RispondiEliminaProprio per quel motivo che ho evitato anch'io ;)
EliminaOvviamente anche io non ho visto nessuno di questi, ma concordo sulla fiducia sul 4.5 alla foresta dei suicidi. Troppo facile lavorare di Jumpscare nel contesto foresta!
RispondiEliminaEd è un peccato perché il contesto foresta poteva essere usato decisamente meglio e diversamente con risultati anche migliori!
EliminaCodice criminale ha abbastanza deluso anche me, molto meglio Black Mass benché, tra tutti i film a tema visti, sia uno dei più deboli.
RispondiEliminaJukai veramente inguardabile, io non ho salvato nemmeno la Dormer, qui cagna maledetta e pure doppia XD
Hai fatto bene a scartare The Darkness, passo falso di McLean (benché, avendo già visto Jukai, alla fine non saresti andato troppo distante dal diludendo)!
Black Mass è senza dubbio uno dei più deboli del genere gangster, seppur non del tutto cestinabile, al contrario di Codice Criminale, direttamente nel camion dei rifiuti :D
EliminaNatalie Dormer effettivamente mi ha fatto più volte innervosire, soprattutto nel suo essere dappertutto!
Mi sono fidato di tanti giudizi negativi su The Darkness, e ora che anche tu mi hai dato conferma, mi sento in pace avendolo preventivamente evitato ;)
Già il titolo "La foresta dei suicidi" non mi ispira molto, comunque non ho visto nessuno di questi film 🎬 e neanche li guarderò!😊
RispondiEliminaE non è un termine cinematografico, è proprio così che si chiama, e quindi certo che spaventa un po' :D
EliminaTuttavia faresti una scelta saggia ad evitarli tutti, non credo ti perderesti granché ;)
Non ho visto nessuno di questi film, ma la locandina di Fottute mi avrebbe incuriosita, sempre per lo stesso motivo de "Una mamma per amica". Ma se mi dovesse passare davanti in tv prometto che cambio! ;)
RispondiEliminaMi ha incuriosito anche me seppur per altri motivi, ecco perché l'ho visto, ma purtroppo si è rivelato un buco nell'acqua..
EliminaHo visto solo Fottute! e pensa che è uno dei film che più ho adorato ad inizio anno 😝
RispondiEliminaPer me solo la piccola parte di Meloni vale la visione ma mi sono piaciute tanto anche le due protagoniste, sarà che visto il genere, mi aspettavo una caduta in basso della Hawn che per fortuna non c'è stata.
Sulle commedie non andiamo molto d'accordo ma sul resto solitamente sì, quindi evito tutti gli altri 😉
Va beh, in merito a Fottute! non mi esprimo oltre, siamo in effetti completamente e spesso in disaccordo, tranne sull'ultimo punto (tutti gli altri qui), più che giustificabile ;)
EliminaConfesso di aver visto, o almeno quasi finito di vedere alcuni film del tuo elenco. Codice Unlocked l'ho visto completamente, il che nella mia scala di gusti significa molto, sono d'accordo con tutto quello che hai detto ma aggiungo solo che non rimane per niente impresso nella memoria, anzi leggendo il nome sapevo di averlo visto ma non ricordavo niente al riguardo e ho dovuto leggere la tua descrizione per capire che era il film dove avevano sprecato i soldi portando in scena anche Orlando Bloom. Fottute lo avevo scartato dopo essermi accorta che uno dei personaggi principali era recitato da Goldie Hawn che non mi è mai piaciuta. Per quanto riguarda Codice crimale, mi sono veramente impegnata nel vederlo anche perché Fassbender è uno dei miei attori preferiti ma nono sono riuscita e ci ho rinunciato per via della trama dispersiva e molto confusionaria.
RispondiEliminaSaluti,
Flo
Che dire, sono d'accordo sulle tue scelte e/o dubbi, perché di Codice Unlocked effettivamente rimane poco anche a me (seppur l'ho visto settimane fa), Goldie Hawn mai piaciuta neanche a me (anche se ho visto comunque il film) ed infine che spesso non basta un attore per fare un film, soprattutto se questo vale relativamente poco ;)
Eliminaa me black mass è piaciuto ^_^
RispondiEliminaI gusti son gusti ;)
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