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giovedì 26 ottobre 2023

I film del mese (Ottobre 2023)

Se pubblico in anticipo rispetto alla normale programmazione ci sarà un perché, e il motivo, abbastanza intuibile, è che martedì 31 ci sarà lo speciale Halloween, che tuttavia quest'anno, al contrario dello scorso, in cui ho presentato (in collaborazione con la Geek League) il volumetto de Le più belle storie (a fumetti Disney) di Halloween, sarà totalmente cinematografico. Saranno 6 i film a tema che recensirò, come 16 sono come sempre i film del listone mensile recensiti. Un listone tra l'altro, mai come in questo caso, da Oscar, in quanto sono presenti ben 4 film candidati agli ultimi Premi dell'Academy Awards di Los Angeles (ed ora me ne mancano solo 10 da vedere). E tra questi 4 ecco il film più atteso, l'unico dei 4 peraltro uscito anche vincitore dall'ultima cerimonia, trionfatore infatti di molti premi. Facile in tal senso capire quale sia, e se così non fosse, sufficiente sarebbe scorrere il post e leggere, possibilmente per intero. Buona presa visione.

John Wick 4 (Azione/Thriller 2023) - E' difficile al giorno d'oggi nel cinema commerciale e d'azione mantenere la qualità costante in una saga (di cui di buonissima era pregno il terzo capitolo), ma grazie al talento del reparto audio visivo ed alla discreta regia di Chad Stahelski questo film completa degnamente un'epopea storica di un personaggio che ha di fatto contribuito all'espansione e allo sviluppo del genere action. Keanu Reeves sembra quasi stanco, il suo personaggio ne ha viste fin troppe e si appresta a una prova quasi impossibile da superare. L'unico difetto è la poca incisività e il carattere debole del cattivo, troppo macchiettistico. Resta comunque un buon film, anche e nonostante duri davvero troppo, anche e nonostante sia probabilmente il meno riuscito della saga. Voto: 6

Everything Everywhere All at Once (Sci-fi/Commedia/Dramma 2022) - Premessa, non conoscevo i Daniels, e sarà mia premura andarmi a recuperare il loro precedente lavoro, ovvero Swiss Army Man, anche se EEAAO (titolo che userò abbreviato) non che mi abbia davvero convinto, anzi, non sono ancora sicuro se mi sia piaciuto oppure no. Un film, che ha vinto non si sa come e perché sette Oscar su 11 nomination, tra cui alcuni tra i più importanti, film di fantascienza migliori non hanno ricevuto niente, decisamente eclettico, con continui cambi di registro e un mix che va dal comico, al cringe, al drammatico, al sentimentale, per l'appunto "all at once" tutto insieme. Genio e sregolatezza, sono vari i momenti in cui mi sia chiesto "ma che caspita sto guardando" mentre scorrevano un numero abbondante di scene surreali, sequenze una più roboante della precedente. Uno dei film più folli che abbia mai visto ma che alla fine risulta un po' troppo prolisso e ripetitivo nei concetti e nelle immagini (un delirio tutto sommato ben fatto, ma non il miglior film dell'anno). Le prove degli attori meritano senza dubbio ma anche loro verso la fine sembrano stanchi dei loro ruoli, insomma poteva finire mezz'ora senza togliere nulla alla storia. Ad una storia semplice, quasi banale, ma raccontata in un modo, seppur audace, caotico. In questo senso mi aspettavo forse si chiudesse un po' meglio, però resta una visione inusuale e che lascia qualcosa. Perché ad ogni modo una ventata di novità, non lo rivedrei nemmeno se mi pagassero, ma non mi pento affatto di averlo visto. Merita assolutamente una visione. Voto: 7

giovedì 27 ottobre 2022

I film del mese (Ottobre 2022)

In anticipo questo mese, come spesso capita d'altronde in questo periodo, tuttavia questa volta non per fare spazio al classico "Movie for Halloween" di fine ottobre, che non è stato soppresso, solo spostato ed inserito nel listone presente (proprio all'inizio), ma per un'altra rassegna inerente alla notte delle streghe, ovvero l'Hallowgeek con gli amici della Geek League, in cui presenterò un albo a fumetti con le storie più paurose della "festa". Negli anni scorsi è capitato che andassero a braccetto, ma da questa volta in poi (salvo ripensamenti o difficoltà), non succederà più. In ogni caso altro materiale a tema horror c'è e molto ho già dato durante l'anno, basta scegliere con cura cosa vedere la notte di Halloween, così come bastano questi miei consigli su film di qualunque genere da vedere o meno.

Halloween Killer (Horror/Commedia 2004) - Piccolo gioiellino cult di cattiveria e cattivo gusto ambientato in un bizzarro microcosmo dove sembra che tutti siano stupidi o quasi (bisogna chiudere un occhio su diverse incongruenze e inverosimiglianze, ma se si sta al gioco dello script il divertimento non manca). C'è un po' di tutto: gattini morti ammazzati, donne incinte e ciechi malmenati, un padre sbudellato davanti alla sua intera famiglia, senza contare piccole blasfemie (il killer mascherato da Gesù) e un finale beffardo che non poteva essere migliore. Sciocco ma decisamente godibile. Pochi soldi, ma tante buone idee. Non serve altro per fare un buon horror e questo film ne è la prova. Jeff Lieberman mischia horror e comedy trovando un giusto equilibrio (una commedia nera travestita da slasher movie). Una pellicola tutt'altro che politicamente corretta (citazionista non per caso), che vuole essere irriverente e ci riesce. Certo, il doppiaggio è abbastanza mediocre, gli attori un po' così, e tra questi c'è la Katheryn Winnick futura Lagertha (il bambino invece totalmente odioso), ma Satan's Little Helpers, che si avvale di una "maschera" alquanto efficace e di gran resa scenica, un piccolo spazio merita, almeno tra gli amanti dello slasher. Voto: 6+

Nell'erba alta (Dramma/Horror 2019) - Mentre guidano verso la California, due fratelli, Becky e Carl, si addentrano in un campo del Kansas, attirati da una richiesta di aiuto. Tratto da Stephen King, il film di Vincenzo Natali (il famoso regista de Il cubo) è un horror che funziona nel ricreare atmosfere cupe ed angosciose legate ad un luogo apparentemente idillico e in realtà minaccioso e terrorizzante, ma è più riuscito nella prima parte rispetto alla seconda, in cui appare più convenzionale con la storia maggiormente "tirata per le lunghe". Inoltre i personaggi sono poco convincenti e pure la stessa star del film, ovvero Patrick Wilson, appare poco convinta. Nulla di memorabile (alla fine si ha l'impressione che l'idea si potesse sfruttare meglio) ma comunque non male, l'intrattenimento c'è. Voto: 6

sabato 27 febbraio 2021

I film del periodo (8-23 Febbraio 2021)

E' cambiato qualche cosa dall'ultimo periodo cinematografico? No. Negli ultimi 15 giorni nulla è cambiato, all'interno del mio microcosmo almeno, perché fuori è successo un po' di tutto, da arancione a giallo, da Conte a Draghi, e poi c'è stata la neve, ed è passato San Valentino e pure Carnevale. A proposito di ciò, nel giorno degli innamorati ho visto un horror, così per dire, e a Carnevale anche, che poi i dolci del periodo carnevalesco non ne ho mangiato manco uno. Che desolazione sì, per fortuna c'è il cinema a farmi compagnia, ci sono i film, ci son stati questi film di oggi. Ed a proposito, continua la missione Japan Animation, quella dei recuperi (da Oscar) e quella delle revisioni vintage, mentre dal catalogo MySky un'altra selezione di pellicole come da programma. E non si ferma ovviamente la Promessa, presto ci sarà quella con le vostre richieste, insomma, film da vedere ne ho tantissimi, e la compagnia mai mi mancherà, e comunque c'è sempre la blogosfera.

Lezioni di persiano (Storico/Dramma 2020) - Che cosa sareste disposti a fare pur di salvarvi la vita? Un ebreo catturato dall'esercito tedesco e diretto verso morte certa s'inventerebbe una lingua per far colpo su un'ufficiale che il persiano vuole imparare. Ennesima storia ispirata a uno dei momenti più bassi raggiunti dalla razza umana, Lezioni di persiano è ispirato a fatti realmente accaduti e riesce a fornire un'ulteriore chiave di lettura di un fatto storico ormai sviscerato in ogni suo aspetto. L'espediente di Gilles, i dubbi dei soldati e del capitano tedesco, la difficoltà di inventare e soprattutto ricordare le parole, contribuiscono a mantenere alto il livello della tensione per buona parte del film. L'eccessiva lunghezza e il fatto che, a un certo punto, le dinamiche si consolidino, fanno perdere parte dell'emotività, anche se obiettivamente quella accumulata nella prima parte basta e avanza. Senza attori particolarmente noti (a parte Lars Eidinger), Lezioni di persiano si appoggia comunque su interpretazioni solide (in primis su quella equilibrata e disperata in parti uguali di Nahuel Pérez Biscayart, co-protagonista nel film 120 battiti al minuto del 2017). Il regista Vadim Perelman (ucraino naturalizzato canadese noto per il suo esordio con La casa di sabbia e nebbia, film del 2003 con Jennifer Connelly) vola basso, limitandosi a mettersi al servizio della storia, che è poi il cardine attorno a cui il film ruota e che lo rende interessante e meritevole di una visione, e questo nonostante le forzature (sul fronte della credibilità) e gli sviluppi poco approfonditi dei personaggi. Voto: 6

Odio l'estate (Commedia 2020) - Aldo, Giovanni e Giacomo, dopo il flop di Reuma Park e il fallimentare esordio da solista di Aldo Baglio con Scappo a casa, tornano (finalmente) quelli di una volta grazie a una commedia divertente, sincera, anche un po' commovente e con un inedito tono agrodolce. E forse non è un caso che questo coincida con il ritorno di Massimo Venier alla regia (lui che è stato il regista e sceneggiatore delle prime memorabili opere cinematografiche del trio). Non c'è grande originalità nell'idea di partenza (tre famiglie in vacanza costrette a vivere nella stessa villa in affitto) e in corso d'opera il trio si autocita con scene che richiamano alla mente altri loro (gran) lavori (la partitella in spiaggia su tutte), ma la storia raccontata è gradevole, molto, affondando le radici in battute e scene da repertorio miscelandole, però, con una dose abbondante di sentimenti (fra problemi personali e di salute, rapporti con mogli e figli, adolescenti e non, anche la partecipazione musicale di Massimo Ranieri, idolo di Aldo, commuove). Odio l'estate è un lavoro quasi serio, dove si affrontano temi importanti e dove si avverte un grande senso di malinconia, soprattutto nell'epilogo, che chiude una bella storia di amicizia (e di riscoperta) che intrattiene, diverte (fantastiche le scene con il carabiniere di Michele Placido) e commuove allo stesso tempo. La scelta delle attrici (Lucia MascinoCarlotta Natoli e Maria Di Biase, più la bella Sabrina Martina) si rivela giusta e quanto mai importante per la riuscita finale. Scorre liscio fino alla fine e lascia col buon umore. Davvero assai godibile. Voto: 7

mercoledì 27 giugno 2018

I peggiori film del mese (Giugno 2018)

Nel mese in cui l'inizio dei Mondiali ha gettato nello sconforto milioni di tifosi italiani, il motivo è (ahimè) arcinoto, una piccola sorpresa per questo consueto post, clamorosamente tuttavia in negativo, quella di un genere che ha visto giorni migliori. Perché a parte due thriller, che scontano soprattutto la prevedibilità del racconto, sono ben 6 le commedie che in questo calderone dei peggiori film del mese liberamente sguazzano. Colpa di cosa non so, anche se non ci vuole certo un genio per capire che il genere stia subendo una certa preoccupante involuzione, perché se alcune riescono a tener botta, altre latitano nella assoluta mediocrità, come queste sei commedie. Commedie (italiane, francesi, spagnole e americane) tutte poco originali e poco divertenti. E quindi spero presto di imbattermi nel primo caso, ma nel frattempo eccovi le recensioni del secondo, e dei motivi del perché essi non mi sono sufficientemente piaciuti.

Una piccola impresa meridionale (Commedia, Italia 2013): La seconda fatica cinematografica di Rocco Papaleo (dopo Basilicata coast to coast  e prima di Onda su onda) può definirsi in tutto e per tutto "un'occasione sprecata". Il film infatti, al di la delle nobili intenzioni del regista (che agisce in modo genuino e indipendente), che s'ispira a un racconto scritto da lui medesimo, s'impantana nei luoghi comuni, all'insegna del facile buonismo, con una sceneggiatura raffazzonata. Perché la suddetta commedia, anche se riesce a farsi apprezzare per più fattori, innanzitutto lo scorcio di territorio utilizzato è semplicemente meraviglioso, peraltro ripreso spesso e volentieri, un vero protagonista partecipativo (il film difatti è ambientato in Puglia ma interamente girato in provincia di Oristano), è discontinua, risultando anche incompiuta in diversi settori, visto che si aprono tante strade, dovute alla coralità dell'insieme, che non sempre trovano degna valenza e/o una destinazione calibrata. E questo nonostante una trama all'apparenza accattivante, quella di Costantino, che costretto a trasferirsi in un faro una volta "spretato", si ritrova presto a condividere questo spazio con l'ex prostituta Magnolia ed il cornuto Arturo, lasciato dalla moglie nonché sorella di Costantino. In breve tempo poi com'è ovvio altre persone convergono in questo luogo che riprende vita tra nuove consapevolezze e qualche sogno. Ma saranno proprio quest'ultime, insieme all'inutile e men che meno divertente compagnia girovagante dei due uomini e la bambina che aiutano nella ristrutturazione Papaleo e gli altri, ad "affossare" una commedia che non riesce ad essere particolarmente incisiva, come dovrebbe e vorrebbe (soprattutto nel suo debole tratteggio omosessuale). Certo, il registro è ad ogni modo piacevole, sufficientemente delicato e scandito senza (troppe) uscite fuori luogo e qualche scorcio surreale, ma la struttura, come detto, è assai più opinabile, appare infatti esile, prevedibile seppur coraggioso nel finale, ma soprattutto insoluta, colpa anche di una regia poco attenta al ritmo (qui lento), una narrazione non scorrevole e dialoghi alquanto slegati. Peccato perché il cast in parte è buono, a partire da Rocco Papaleo, che è bravo e simpatico, tutti gli altri invece non tanto (Riccardo Scamarcio lasciamo perdere, Sarah Felberbaum con cadenza russa stona, Giuliana Lojodice prigioniera del personaggio e Barbora Bobulova che sembra da qui averci preso gusto a denudarsi come visto anche recentemente in Lasciami per sempre), ma è la storia, poiché discontinua e che non decolla, a non convincere in questo film derivativo, non spregevole ma certamente dimenticabile, innocuo, mediocre. Voto: 5+

lunedì 16 aprile 2018

John Wick - Capitolo 2 (2017)

Nel 2014 (anche se io l'ho visto due anni dopo), Chad Stahelski e David Leitch, collaboratori di vecchia data con lunghi trascorsi da stuntman, hanno esordito alla regia col primo John Wick e, insieme allo sceneggiatore Derek Kolstad, sono riusciti a creare un franchise action di grande successo praticamente dal nulla. Sono partiti da un budget risicato, hanno costruito un eroe-antieroe duro e puro, dai connotati essenziali, addosso ad un Keanu Reeves che sembrava alla frutta, hanno ideato con pochi mezzi la mitologia e le regole di un network di assassini su commissione, hanno dato nuova linfa a tutti i migliori elementi del b-movie e, soprattutto, hanno venato la narrazione di un'ironia sottilissima, punto di forza sul quale molti franchise falliscono scivolando su una serietà eccessiva o su una comicità di grana troppo grossa. La stessa genuina artigianalità si evince nel sequel, intitolato semplicemente John Wick - Capitolo 2 (John Wick: Chapter 2), con la medesima squadra produttiva (e un Leitch più defilato che si è occupato di Atomica Bionda, John Wick al femminile con Charlize Theron, che non vedo l'ora di recuperare prossimamente, e ha diretto Deadpool 2, prossimamente al cinema) e un budget raddoppiato. La trama com'è ovvio, e se si è visto il primo capitolo e si sa già cosa aspettarsi tanto meglio, è un puro pretesto per mettere John contro tutti gli altri sicari, memorabile, in tal senso, il montaggio incrociato che mescola svariate ed elaborate coreografie di combattimento con un moderato splatter digitale. Tuttavia di "moderno" c'è ben poco (a parte un aspetto che è rimasto invariato e di cui fortunatamente questo sequel non fa a meno). Questo film del 2017 infatti, è un action vecchio stile, cosa che si evince anche dalla quasi totale assenza di tecnologia e di elementi che lo collochino ai tempi nostri. Questo elemento incredibilmente vintage, tuttavia, rafforza la fascinazione verso il personaggio, mettendone in mostra l'eleganza e la maniacalità, ma anche la dedizione e la freddezza.

martedì 19 dicembre 2017

Tutti gli altri film visti durante il 2017: Azione/Western (American Ultra, Criminal, Man of Tai Chi & The Salvation)

Nono e penultimo appuntamento con l'inossidabile genere action, a cui facile è affiancare il genere western, dopotutto sempre di sparatorie e mazzate qui si parla. Un po' Chuck, un po' MatrixAmerican Ultra è una commedia d'azione del 2015, per fortuna con più azione che comicità, che nonostante la poca originalità e la non eccezionalità della trama, senza infamia e senza lode, porta a casa il risultato. Anche perché la prima impressione guardando questo film, è che sia derivato da un fumetto, un po' come (il passabile) Scott Pilgrim o (l'ottimo) Kick Ass, il giovane e solitario Mike (Jesse Eisenberg) vive con la coetanea Phoebe (Kristen Stewart) e quando non lavora (ma anche quando lavora) in un market sempre deserto, passa il tempo a fumarsi canne su canne e disegnare fumetti di scimmie astronaute. Salvo essere preso da assurde crisi di panico ogni volta che cerca di allontanarsi dalla routine o dal paese tra i boschi della Virginia dove vive. Potrebbe essere l'inizio di una commedia alla Clerks, ma la svolta si fa interessante, e il tono più drammatico, non appena si scopre che in realtà Mike è un operativo della CIA cui è stata piallata la memoria e data una nuova identità. Il progetto che lo vedeva "dormiente" è stato annullato e un ambizioso capetto dell'Agenzia (Topher Grace) vorrebbe toglierlo di torno definitivamente, ma un'altra dirigente con scrupoli di coscienza (Connie Britton) decide di "risvegliarlo" perché possa difendersi. Mike è rappresentato come un tenero stordito che naturalmente non si capacita delle doti assassine che scopre di avere. E questo riesce però a rendere le situazioni più divertenti e la violenza meno realistica, specie in alcune scene dagli effetti speciali molto azzeccati (la prigionia nella cantina dello spacciatore illuminata da luci UV, l'uso di una padella come sponda per sparare stando nascosti, ecc.).

giovedì 2 novembre 2017

The Neon Demon (2016)

Fiaba cupa e violenta diretta con un grande stile che spesso sconfina nel manierismo dal Nicolas Winding Refn di Drive è The Neon Demon. Difficile guardare a questo film (del 2016) stratificato, citazionista, suggestivo e originale dal punto di vista visivo e disturbante in un paio di scene evitabili e di cattivo gusto, senza riandare infatti con la mente al grande film interpretato da Ryan Gosling. Tanti sono difatti i punti di contatto tra Drive e The Neon Demon, a partire dallo stile, riconoscibilissimo ormai, fatto di atmosfere sospese, un'illuminazione suggestiva, un'attenzione maniacale alla messa in scena. Peccato che dal film del 2011, quest'ultimo lavoro si discosta per una  minor coerenza narrativa e una minor efficacia dei personaggi. Perché anche se visivamente è molto ben fatto, psichedelico, artistico in alcuni momenti, con una fotografia alquanto pregevole, ha una trama un po' piatta, con dialoghi abbastanza (troppo) banali, tanto da annoiare presto. Sì c'è questo finale abbastanza inaspettato, disturbante, anomalo che è quello che giustifica l'etichetta di film horror (anche se di horror in generale c'è ben poco, l'avrei più definito un thriller cupo), ma prima del finale la storia non è nient'altro che quella della classica giovane campagnola dalla bellezza diafana che entra nel mondo della moda, fatto di apparenze, finzioni, invidie e manie, e incredibilmente si scopre essere in possesso della bellezza più fulgida in circolazione facendo rapidamente breccia nel jet-set. Il film racconta tutti i cliché del caso, trasmette questo senso di plastico, finto, vuoto di un certo mondo dello spettacolo, facendoci scattare sempre il solito interrogativo, è il film che vuole trasmettere il senso di vuoto del mondo della moda, oppure è proprio un film vuoto di contenuti. Difficile rispondere. Purtroppo in genere quando ci si pone questa domanda significa che si è visto un film piuttosto sterile e poco umano, volere o no del regista, posso apprezzare la parte visiva ma trovo stucchevole tutto il resto.

martedì 12 luglio 2016

47 Ronin (2013)

Sono sempre rimasto molto affascinato dalla cultura asiatica e quindi ne vedo e cerco di vedere più film possibili così (anche se non lo prediligo come genere) ma non sempre riesco, non ci ero riuscito neanche quando hanno mandato il film 47 Ronin in chiaro in tv, fortunatamente internet è grandissima fonte d'aiuto in questi casi, e ho recuperato questo film (del 2013), che attendevo (se non con impazienza) da tempo. Comunque prima di cominciare bisogna partire da una premessa importante, ovvero che la pellicola è intrisa del fascino di una cultura (quella giapponese) molto diversa dalla nostra, e quindi bisogna adeguarsi ad uno stile e mentalità completamente diversa, difatti gli usi e i costumi dell'arte e della storia Giapponese, così diversi dai nostri difficilmente riescono ad essere apprezzati dai più ma soprattutto bisogna comprendere appieno la mentalità giapponese dei samurai (caratterizzati da un profondo senso dell'onore, che comprendeva il suicidio cerimoniale, con lo sventramento, e lealtà incrollabile al loro padrone) e di tante altre tradizioni e riti del paese del Sol Levante. Non solo, se non vi piace Zack Snyder e i suoi film più iconici come '300' o Sucker Punch, allora lasciate stare, non è questo il film che fa per voi. Se invece i vostri orizzonti cinematografici dovessero essere ampi e progressistici, vi piace la CGI di qualità e non siete perniciosamente ancorati al passato e al soppesare ogni parola della sceneggiatura, allora (forse) questo film potrebbe catturarvi. Io perciò ne ho visti molti, e quindi, chi scrive conosce, anche se in modo non approfondito, la storia e la cultura dei samurai, ed è proprio per questo motivo che ho potuto apprezzare quello che è un film a mio avviso, molto bello (ma non eccezionale). In ogni caso, 47 Ronin si presenta, senza troppe pretese, come un film d'azione e nulla di più, quindi intrattenimento allo stato puro. Questo, che è comunque il film d'esordio del regista inglese Carl Rinsch, ha in Keanu ReevesHiroyuki Sanada i protagonisti principali di una pellicola che trae ispirazione da un fatto realmente accaduto, una leggendaria storia di lealtà e onore.

martedì 15 marzo 2016

Knock knock (2015)

Prima di cominciare la recensione è necessario una precisazione importante, Knock knock non è assolutamente un film horror (come vuol farsi credere), è un intrigante e sensuale thriller perché è innegabile che il film attiri attenzioni e pulsioni, difficili da nascondere. Il film (del 2015 remake di un film del 1977, Death Game) è scritto, diretto e prodotto da Eli Roth, con protagonista uno stralunato ma convincente Keanu Reeves. La storia del film è quella di un uomo (Evan Webber, un architetto) che pare aver avuto tutto dalla vita: ha una moglie bella e affermata, due bei figli, una casa meravigliosa che ha progettato lui stesso. Durante un fine settimana da solo (proprio il giorno della Festa del Papà), Evan vede la sua tranquilla esistenza interrotta dall'arrivo improvviso di due ragazze (giovani e avvenenti donne) apparentemente innocenti, ma che dopo averle ingenuamente accolte in casa, trasformeranno la sua vita da sogno in un incubo a occhi aperti. Perché al primo impatto le due ragazze appaiono sì molto carine, molto educate e rispettose ed Evans si lascia conquistare dalla loro spontanea gentilezza e freschezza giovanile, ma dopo molto tempo di chiacchiere e di tentazione, da parte delle due sconosciute (gioviali e disinibite), il tutto avrà conseguenze inaspettate, nell'unica volta che pensava di essersi lasciato andare ad un momento di debolezza, provocato dalle insistenze delle due giovani che non sembravano voler altro che il suo corpo, infatti lui cerca di resistere quanto può, ma poi capitola e il triangolo amoroso viene consumato. Arriva mattina e le due tentatrici sono ancora in casa. Il loro comportamento però è diverso, diverso e strano rispetto alla sera precedente, e come si può immaginare non vogliono più lasciare la calda casa di Evan, che, giustamente vuole farle uscire il più presto possibile. Da qui il film accelera, prende il volo, perché si scatena il 'pink inferno': le ragazze gli demoliscono casa, poi fanno scempio delle preziose sculture della moglie e alla fine lo accusano di essersi approfittato di due minorenni, accusandolo di adulterio e pedofilia, giudicandolo colpevole, distruggendogli così l'esistenza. Perché l'uomo, come è giusto aspettarsi, si dimostra inadeguato alla situazione e, preso dall'imbarazzo di dover rispondere alle chiamate dell’ignara consorte e difendersi dalle provocazioni delle due lolite, finisce per perdere sensi e onorabilità.

mercoledì 10 febbraio 2016

John Wick (2014)

John Wick è un esplosivo action (del 2014) con protagonista Keanu Reeves. È necessario però fare un piccola premessa, per gustarsi il film, bisogna vederlo con lo spirito giusto, perché è inutile soffermarsi ad un trama scontata o già vista, perché se è vero che è un film d'azione con una trama all'osso, che non lascia spazio a gran fantasia, a differenza del thriller, è altrettanto vero che si tratta di un prodotto di ottima fattura, curato nei dettagli in maniera quasi sorprendente. Certo, i film basati sulla vendetta sono innumerevoli, ma ogni tanto qualche novità o cambiamento è quello che ci vuole per far sì che il prodotto funzioni. Ed è quello che questo film riesce secondo me a fare. Un vecchio inesauribile e imbattibile killer professionista (John Wick per l'appunto), ha lasciato la malavita e si è ritirato ad una vita privata serena e felice, per amore di una donna. La donna amata però muore per malattia. Gli lascia come suo ultimo ricordo un cagnolino, perché su di lui riversi l'amore perduto. A una stazione di servizio ha un diverbio con un giovane spregiudicato e invadente, Iosef, che vorrebbe comperare la sua auto, una Mustang d'epoca. Quella notte, Iosef e due amici irrompono a casa di John per fregargli la macchina, malmenandolo e uccidendogli il cane. Quando si riprende dalla pestata, John seppellisce il cane e parte per una vendetta in cui ritroverà a malincuore il vecchio se stesso e i fantasmi del suo passato. Di solito sono l'uomo o la donna normali a reagire, con una violenza che non sanno di possedere, a gravi situazioni di sopruso, ma il caso di John Wick è diverso, perché il protagonista sa come uccidere e non lo turba farlo, visto che era un assassino di professione. Come nei noir più classici la storia è raccontata in un flashback, la parte più gradevole del film perché il ritmo è veloce, come in tutto il film. Ma dei noir classici il film ha solo l'atmosfera cupa e i personaggi (forse) segnati dal destino, per il resto predomina l'azione. La descrizione dello stimolo alla vendetta è ridotta al minimo sindacale, ma mantiene un forte valore simbolico come richiamo a principi in qualche modo morali, il cane è chiaramente (in qualche modo lo spiega lo stesso Wick) una metafora della ricerca di un'impossibile normalità, infranta dall'arroganza e dalla superbia di chi crede che tutto abbia un prezzo. Da quel momento inizia il meccanismo di vendetta, che scatterebbe anche a me se dei ladruncoli, impunemente, uccidessero il mio fedele amico a quattro zampe, se mai ce ne avessi uno.